Capitolo 12

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Fuoco e cenere

Mi voltai a guardare il cielo nero, inghiottito dalle fiamme vermiglio. I pezzi inceneriti che rimanevano, cadevano in una pioggia di scintille. Il tetto era sparito. Là sotto giaceva il mio ultimo disegno. Era andata per sempre.

Fiocchi di cenere vennero giù dal cielo come neve.

Mi sfiorò dietro la nuca con una mano, prendendomi il viso nell'altra.

Il suo sguardo mi spogliò completamente.

Era arreso, pronto a lasciare tutto per me.

Intorno a noi l'arena stava bruciando.

Cenere pioveva dal cielo come neve grigia che minacciava di seppellirci vivi, soffocandoci.

Io vedevo solo i suoi occhi di giada.

‹‹Non capisci! Ormai siamo alla fine, non c'è più niente da fare! E io sono perdutamente innamorato di te››

Ero come fuoco e cenere. I miei sentimenti mi rendevano polvere.

Non importava quali parole o promesse fossero uscite dalle nostre bocche. Due anni potevano cambiare tutto.

La vita era andata avanti senza di me ed io dovevo accettarlo. Avevo una possibilità per ricominciare e finalmente, sentivo di poterla cogliere al volo.

Un granello di cenere mi si posò sul naso. Sembrava che il mondo stesse crollando intorno a me mentre io rimanevo ferma al centro a guardarlo andare in pezzi.

Rimisi l'auricolare e contattai Jae.

‹‹Sono Rain, mi ricevi? Passo›› non riuscii a finire che lui irruppe nelle mie orecchie.

"Cos'è stata quell'esplosione, stai bene? Ti sto raggiungendo il più in fretta possibile. Torna al punto in cui ti ho lasciata, passo."

‹‹Ci sono quasi, arrivo. Passo e chiudo››

Non c'erano molti alberi intorno, quindi l'incendio sarebbe stato circoscritto alla casa. Presto sarebbe arrivato qualcuno a vedere cosa era successo. Dovevo andarmene di lì più in fretta possibile.

Cercai di spegnere i miei sentimenti lasciandoli bruciare come la mia vecchia casa, ma avevo troppa presunzione di riuscirci facilmente. Avevo ancora le parole di Finnick in testa.

Correndo a perdifiato immersa nei miei pensieri, non mi accorsi di una radice che sporgeva dal terreno. Inciampai finendo a pancia all'aria in un piccolo fiumiciattolo.

Zuppa dalla testa ai piedi, mi alzai e vidi Jae interdetto davanti a me.

‹‹Perché diavolo sei atterrato? Qualcuno potrebbe vederti!›› lo sgridai strizzandomi i capelli fradici.

‹‹Certo, come se te ne fossi preoccupata fino ad ora! Piuttosto, che cavolo è successo laggiù? Ho sentito un botto e poi ho visto il fumo! E che ci fai dentro al fiume?›› si gettò verso di me allarmato pensando che avessi delle ustioni. ‹‹Stai bene? Sei ferita?››

‹‹Non è niente, sono solo caduta››

‹‹Che cos'hai sul viso?›› mi sfiorò dolcemente il mento con due dita.

‹‹Lascia stare›› lo allontanai pulendomi i segni neri con la manica bagnata.

La pittura che si era seccata sulle bende, aveva iniziato a sciogliersi con l'acqua mescolandosi al sangue rappreso. Notai che gli avevo lasciato un'impronta scura sul braccio.

‹‹Ho dato fuoco a casa mia...non avevo pensato che potesse saltasse in aria...›› spiegai iniziando a camminare.

‹‹Che cosa? Sei impazzita? Pensavo che qualcuno ti avesse scoperta! Non hai idea di cosa potrebbe succedere adesso! Dobbiamo andarcene immediatamente e avvertire Amanda›› esclamò in ansia.

‹‹Lo so, è quello che stavo cercando di dirti! Avevo pianificato di montare subito sull'hovercraft e fuggire!›› risposi mentre cominciavamo a correre. Gocce d'acqua volavano a terra cadendo dai miei vestiti.

‹‹E quando me lo avresti detto? Ero venuto a controllare che non facessi qualcosa di stupido, ma sono arrivato tardi! Se ci vedono quelli di Capitol, siamo fottuti! Si può sapere che cavolo ti prende, eh?›› mi chiese arrabbiato.

‹‹Jae, non è rimasto più nulla. Snow penserà che è stato qualcuno che mi odiava e che non sopportava la vista della casa›› ipotizzai sperando che non ci venisse a cercare.

‹‹Non capisci! Nel distretto penseranno che sia stato lui perché eri un simbolo di speranza! Potrebbero scoppiare delle rivolte! Qualcuno potrebbe addirittura capire che sei viva e venire a cercarti. Cavolo, è una catastrofe!›› mi superò visivamente terrorizzato.

‹‹Tanto meglio, non mi importa...›› aggiunsi con la mente lontana.

‹‹Sky, deve importarti! Potresti averci messo tutti nei casini! Anni e anni di strategie...››

‹‹Jae!›› gli gridai contro fermandomi ‹‹Finnick e Sparkle mi hanno tenuto nascosto delle cose importanti! Ero arrabbiata e non volevo che nessuno andasse più davanti casa mia a rendermi omaggio come se fossi un'eroina! È così sbagliato? Non lo sono, sono solo un'assassina!›› esclamai arrabbiata. ‹‹Che mi uccidano, che mi imprigionino! Non me ne importa più niente ormai, voglio solo vedere tutto bruciare!››

Jae si fermò guardandomi sconvolto.

Si avvicinò ‹‹Si che è sbagliato se crei una catastrofe! Non pensi a noi? Credi che sia stato facile organizzare tutto questo per darti la possibilità di rivedere le persone a cui tieni? Credevo lo avessi capito...Adesso stai pensando solo a te stessa! Anche noi abbiamo delle cose che ci fanno stare male, ma non causiamo un casino di proporzioni colossali solo perché siamo arrabbiati! Non vorrei dirlo, ma forse Sebastian aveva ragione. Hai fatto un casino!›› esclamò atterrito.

Jae mi fece aprire gli occhi. Aveva ragione, mi ero comportata in modo insensato ed infantile. Avevo smesso di pensare a chi avrebbe risentito del mio gesto. Che cosa mi era preso? La testa iniziò a pulsarmi con forza, ma ripresi a camminare.

‹‹Hai ragione, sono stata una stupida, mi dispiace›› cercai di scusarmi.

‹‹Adesso le scuse sono inutili. Sbrighiamoci a tornare all'accampamento›› mi guardò un'ultima volta, poi distolse lo sguardo scuotendo la testa.

Sembrava davvero arrabbiato e non mi parlò fino a che non fummo sull'hovercraft. Io mi morsi la lingua per evitare di peggiorare la situazione.

Mentre guidava, decise di mantenere il silenzio radio per paura che qualcuno controllasse le frequenze.

‹‹Quindi, si può sapere cosa ti ha detto Finnick per dare fuoco a casa tua?›› esordì schiarendosi la voce.

‹‹Io...›› esitai ‹‹te l'ho detto. Volevo solo chiudere col passato ed evitare che qualcuno mi scambiasse per un'eroina. Strano che nessuno nel distretto lo avesse già fatto. Avevo...molte persone che mi odiavano›› aggiunsi con rammarico.

‹‹Perché dici questo?›› sembrava stranito da quella mia affermazione.

Non sapevo se raccontargli tutto, ma se volevo cambiare, dovevo iniziare a dire la verità.

‹‹Devi sapere che nei primi distretti, non è strano vedere gruppi clandestini che si allenano per avere più possibilità di vincere. Dato che non ne potevo più di vedere ragazzini morire, un bel giorno decisi di organizzarne uno. Per paura che ci punissero, non interpellai né mentori né insegnanti. Costruii un po' di armi e iniziai ad insegnare ciò che avevo imparato da sola. Fu un errore e...ad un certo punto decisi di continuare da sola›› spiegai velocemente tralasciando i dettagli. Non ero pronta del tutto a quella conversazione. ‹‹Nessuno deve credermi un'eroina››

‹‹Capisco che la situazione ti abbia fatto tornare alla mente ricordi dolorosi, ma questo non giustifica le tue azioni avventate›› mi sgridò con dolcezza.

‹‹Lo so e sono pronta ad affrontarne le conseguenze›› confessai guardandomi le bende sporche. Avevo dipinto nonostante quelle e il dolore. In quel momento era stato come se il mio cervello si fosse resettato.

In tutta risposta assunse un'espressione vacua. Sembrò totalmente immerso nei suoi pensieri. Dopo poco giungemmo all'accampamento.

‹‹Comunque ti avevo detto di andartene se fosse successo un casino›› gli ricordai alzandomi per andare ad aprire il portellone.

‹‹Non potevo›› mi liquidò uscendo dall'hovercraft.

Appena fummo fuori, non ebbi nemmeno il tempo di mettere piede a terra, che Sebastian mi attaccò furioso.

‹‹Stavolta ti stacco la testa con le mie mani, lo giuro! Ci hai messo in un enorme casino!›› mi sbraitò contro scuotendomi per le spalle.

‹‹Forse dovevi stringerle di più quelle catene›› gli risposi cinicamente spingendolo ed allontanandomi da lui.

‹‹Ne ho abbastanza! Dove credi di andare? Pensi che le tue azioni rimarranno impunite?›› fece lui riafferrandomi per un braccio.

In un secondo estrassi Emeraude. ‹‹Avanti, smettiamola di girarci intorno. Uccidimi e finiamola qua!›› lo sfidai puntandogli la lama al collo.

‹‹Smettetela tutti e due! Sky vieni immediatamente con me, tu Sebastian aiuta Jae a nascondere le nostre tracce›› ci interruppe Amanda.

‹‹Ma...›› si lamentò Sebastian.

‹‹Niente ma!›› rispose lei secca.

Lui mi lasciò andare spingendomi a terra. Prima che potessi ribattere, Amanda mi portò via per un braccio. Jae afferrò Sebastian per le spalle e lo trascinò con sé.

Iniziammo a camminare mentre mi ricomponevo i vestiti ancora bagnati. Volevo davvero scusarmi con lei, ma prese per prima la parola.

‹‹Sky, se continui così non potrò più proteggerti. Stavolta l'hai combinata grossa›› mi rimproverò senza guardarmi.

‹‹Lo so e mi dispiace davvero, ma...›› iniziai a giustificarmi, ma mi fermò con un gesto della mano.

‹‹Qualunque sia la motivazione, non puoi andare in giro a bruciare case...›› sottolineò seria.

Stavo per risponderle quando mi bloccai. Solo Jae lo sapeva e lui non aveva comunicato con nessuno. ‹‹Come...››

‹‹La Coin mi ha contattato dopo che Capitol ha trasmesso alcune immagini. Per fortuna non c'erano telecamere dentro...hanno ripreso solo le macerie. Ho finto stupore rispondendo che non ne sapevo niente, ma lei voleva parlare con te. Le ho spiegato che eri in missione, ma non ci metterà molto a fare due più due. Adantia poi ci sta alle calcagna. Sono certa che le riferirà tutto›› mi spiegò in fretta. Sembrava più preoccupata che arrabbiata.

‹‹Sono pronta a prendermi le mie responsabilità. Non importa quali punizioni vorrà infliggermi›› aggiunsi con sicurezza mentre strizzavo i vestiti.

‹‹Questo mi fa piacere›› sorrise ‹‹ma non puoi usarla come giustificazione alle tue azioni sconsiderate›› puntualizzò guardandomi di sottecchi.

‹‹Non potrebbe essere stato qualcuno che mi odiava?›› azzardai un sorriso tirato ‹‹Secondo Jae alcuni potrebbero vederlo come un gesto di Snow per eliminare ogni mio ricordo...›› riportai le sue parole.

‹‹Non ha tutti i torti, è un bel casino. Non potevi evitare di fare un gesto così sconsiderato?›› domandò toccandosi la fronte esasperata.

‹‹Finnick mi ha detto delle cose...sui giochi, su ogni cosa! Volevo cancellare tutto! Voglio che la gente smetta di radunarsi a casa mia come se fosse un altarino commemorativo!›› esclamai con rimorso. Continuavo a ripetere quelle parole forse più per me stessa che per gli altri.

‹‹Vuoi dirmi esattamente cosa è successo?›› mi chiese con fare materno.

Mi fermai incerta di poterle davvero dire tutto, ma il modo in cui aveva mi aveva incoraggiata più di una volta, mi convinse a raccontarle ciò che era successo. 

Non potevo lasciarla all'oscuro. Dopo un veloce racconto, si toccò il mento con la mano pensierosa.

‹‹Questa è davvero una brutta situazione, però devi imparare a mantenere il controllo... altrimenti non potrò prenderti nella mia squadra›› mi ricordò con tono comprensivo ma allo stesso tempo turbato. ‹‹Cercherò di tenere buona la Coin, ma appena sarai nel 13, dovrai parlarle...tra poco inizieranno i nuovi giochi e per quel tempo sia tu che Sparkle sarete là sotto... Cosa farai se ti assegneranno alla sua squadra?›› mi chiese quasi sospirando.

‹‹Non lo so...›› risposi cercando di non pensarci. Dal suo sguardo capii che aveva intuito il caos che regnava nella mia testa. Anche il solo vedere gli occhi di Sparkle, mi procurava una ferita lacerante al cuore.

‹‹Te lo dico io. Gli parlerai e sistemerai le cose come una persona adulta! Questo è quello che farebbe un soldato!›› esclamò dandomi una pacca sulla spalla.

Con un sorriso, se ne andò nella sua tenda dopo che Uriah le aveva fatto un cenno.

Sapevo di aver creato troppi casini, quindi nei giorni successivi, cercai di mantenere un profilo basso. Tentai di evitare in ogni modo Sparkle, Adantia e Sebastian, che continuamente mi lanciava frecciatine. Iniziavo a farci quasi l'abitudine.

La Paylor mi assegnò a Jae per evitare che me ne stessi con le mani in mano a rimuginare sui miei problemi. Ribadii le mie scuse per averlo aggredito, ma lui mi aveva già perdonata.

Sembrava che il mio rapporto con lui, Uriah e Nathan, stesse migliorando. Erano davvero dei bravi ragazzi e molto diversi dai rapitori cruenti e sanguinari che avevo immaginato in quella stanza fredda e buia. Il freddo metallo delle manette mi aveva turbata meno di quanto mi aspettassi.

Condividevamo i pasti insieme, facevamo i turni di guardia a rotazione e dormivamo in tende vicine. Mi divertivo molto a chiacchierare e scherzare con quel gruppo. 

Ma nemmeno loro riuscivano a scacciare via i miei incubi.

‹‹Com'è che tutte le volte che ti lascio sola due minuti, assumi quell'espressione...›› Jae interruppe i miei pensieri mentre mi scaldavo davanti al fuoco.

‹‹Se quella che hai portato è anche la mia cena, vedrai un enorme sorriso›› risposi trasognante osservando le cosce di pollo che aveva nel piatto.

‹‹E mi rubi anche la cena!›› scherzò allontanandosi.

Appena gli feci il broncio, alzò gli occhi al cielo e si sedette sul tronco accanto a me.

‹‹Dovresti davvero essere più severo! Il tuo cuore tenero ti tradisce sempre›› gli consigliai mentre mi porgeva il piatto. Ne afferrai una e gli sorrisi.

‹‹E tu dovresti smetterla di "abbuiarti"...non ti fa bene››

‹‹Mdi pfare ckhe?›› chiesi con la bocca piena.

‹‹Lo sai benissimo›› mi puntò la coscia contro come per rimproverarmi.

‹‹Non è colpa mia, ma del mio cervello...i miei ricordi sono ancora un po' confusi, ma quelli peggiori sono tornati...non è semplice›› cercai di trovare le parole giuste.

‹‹A volte parlarne aiuta...›› cercò di incoraggiarmi.

‹‹Lo so, ma non li allontana...›› feci una pausa non sapendo come spiegare ciò che mi stava succedendo. ‹‹Quando sono entrata in casa mia è tornato tutto a galla e non ce l'ho fatta...››

Lui si fermò per un attimo ad osservarmi, come se stesse per dire qualcosa di risolutivo. Ma poi abbassò lo sguardo.

‹‹Posso capirti...vedrai che adesso cambierà tutto. Ricorda che non sei da sola, siamo un gruppo! Il passato è passato e devi guardare al futuro perché non sai mai cosa può riservarti›› mi sorrise gentilmente. I suoi occhi neri brillarono come stelle nella notte.

Riflettei su ciò che aveva detto appena tornati: non aveva potuto andarsene. Per qualche strano motivo, non mi aveva lasciato nei casini voltandomi le spalle.

‹‹In ogni caso, condividere le cose del passato può aiutarci a lasciarle andare›› aggiunse come se stesse parlando dei suoi ricordi.

Se c'era una cosa che era riemersa quando avevo messo piede nel mio distretto, era il senso di colpa. Avevo fatto molte cose di cui non andavo fiera. Non mi andava giù che tutti le avessero dimenticate solo perché me ne ero andata dopo essermi offerta ai giochi.

Mi squadrò cercando di capire perché non stavo rispondendo.

‹‹Tutti abbiamo dei brutti ricordi che ci bloccano. Una volta ho fatto a botte con Sebastian, sai? Ti sembrerò una persona calma e tranquilla, ma in realtà capita anche a me di dare di matto. Sei in buona compagnia! Mi dispiace davvero di averti sgridato...›› continuò scusandosi. Mi stupì sapere che anche lui aveva un lato aggressivo.

‹‹Non devi! Avevi perfettamente ragione e io...ne avevo bisogno›› interruppi la sua confessione. ‹‹Bene, allora, da dove comincio?›› cercai di assumere un tono divertito ‹‹Diciamo che il controllo non è mai stato il mio forte, soprattutto in passato! Perdevo la testa facilmente...una volta ho fatto finire dei ragazzi in ospedale...uno ha rischiato grosso››

Temevo ciò che le persone che non mi conoscevano pensassero di me, soprattutto quando raccontavo quegli eventi.

‹‹Quando mi venne l'idea di allenare dei ragazzini, inizialmente non riscossi molto successo...alcuni avevano paura di mettersi in gioco e venire scoperti, altri invece volevano solo stare lontani dalle armi›› iniziai.

Non potevo diffondere troppo la voce perché non volevo che la mia famiglia lo venisse a sapere, dato che erano sempre stati contrari alla violenza. La maschera consisteva anche nel nascondere la mia natura aggressiva e violenta. A scuola, avevo imparato come la mia esuberanza potesse rappresentare un problema.

‹‹Alcuni ragazzi iniziarono a partecipare per curiosità e quando si accorsero che oltre ad essere utili, erano anche divertenti, iniziarono a chiamare i loro amici. Man mano che il tempo scorreva, eravamo diventati sempre di più. Avevo ideato un sistema di comunicazione per indicare il posto sempre diverso dove incontrarci. Ero fiera di quei ragazzini, perché chi all'inizio sembrava temere di impugnare un coltello, alla fine poteva combattere con prontezza e velocità. Ma ovviamente le cose non potevano andare bene per sempre...›› quel momento mi apparve davanti agli occhi, come se lo stessi rivivendo.

‹‹Un giorno, il gruppo iniziò a ridursi fino a che smisero di venire tutti. Rimasi da sola. Venni a sapere che Ethan, il bullo del distretto, aveva convinto gli altri a desistere perché secondo lui era inutile. C'era la possibilità che non venissero estratti ed io, dato che non ero nessuno, non potevo avere la presunzione di insegnare. Su quest'ultima cosa aveva ragione, ma fui incapace di trattenermi e decisi di affrontarlo››

***

La piazza era illuminata da un sole cocente come la mia furia.

Avevo attraversato la città a lunghi passi per verificare se quello che mi aveva detto Gil, era vero. Ethan se ne stava seduto sul bordo della fontana a ridere sguaiatamente con i suoi stupidi amichetti.

Mi diressi immediatamente verso di lui senza nemmeno degnare di uno sguardo gli altri. Appena mi vide, si alzò in piedi e incrociò le braccia al petto per farsi più grosso. Non avevo nessuna paura di lui.

‹‹Si può sapere che problemi hai?›› lo fronteggiai finendogli a un centimetro dalla faccia.

Lui mi squadrò con i suoi stupidi occhi a palla.

‹‹Non vedi che siamo impegnati, mozzo?›› sputò quell'offesa facendo ridere i suoi amici.

La mia mano destra scattò istintivamente. Lo afferrai per il bavero della camicia stringendola più che potevo. ‹‹Lascia in pace il mio gruppo se non vuoi che ci siano delle conseguenze›› lo minacciai.

‹‹Oh, il mozzo sta cercando di sfidarmi, che paura! Ma se non sai nemmeno tenere un'arma nelle mani›› continuò prendendomi in giro mentre mi dava una spinta.

Cercai di frenare la rabbia.

‹‹Se sei così forte, perché non ti offri tu? Che c'è, hai paura? Sei solo una codarda e una mentecatta! Lascia stare gli allenamenti e torna a fare quelle cose da ragazza. Che ne so creare collanine con le conchiglie o disegnare stupidi scarabocchi›› quelle parole mi fecero scattare. Gli sferrai un pugno sulla mascella imprimendo troppa forza sulla mia spalla. Il mio corpo iniziò a tremare.

‹‹Sei solo un figlio di...›› ma lui mi spinse a terra prima che potessi continuare. Urtai un braccio contro il pavimento sassoso, ma quello non mi impedì di rialzarmi e scagliarmi contro di lui mentre mi rivolgeva un altro insulto. Lo guardai, aveva un rivolo di sangue che gli scorreva sul mento.

Presi il coltello che avevo in tasca e glielo puntai alla gola. Il panico prese possesso dei suoi occhi.

‹‹Adesso non fai più lo sbruffone, eh? Che c'è, il gatto ti ha mangiato la lingua?›› a giudicare dalla sua espressione, dovevo sembrare spaventosa.

‹‹Non avresti il coraggio...›› la sua voce tradì un fremito.

Prima che potesse continuare, gli procurai un taglio che impregnò di rosso la sua camicia.

‹‹Tu sei pazza!›› gridò qualcuno dei suoi amici.

‹‹Questo è quello che insegni alla gente? A picchiare degli innocenti perché non vuoi sentire ragioni? Moriranno tutti per colpa tua...›› le sue parole mi fecero esitare, permettendo a qualcuno di allontanarmi da lui.

‹‹Ripetilo se hai il coraggio!›› gridai trattenendo le lacrime.

‹‹Quei ragazzi si offriranno perché tu gli hai fatto credere di essere abbastanza bravi da vincere. Ma quando si troveranno faccia a faccia con degli assassini, moriranno tutti! E sarà solo colpa tua. L'unica cosa giusta che potresti fare, è offrirti e morire tu al posto loro››

Ricordavo ancora le parole che avevo pronunciato per incoraggiarli: "La paura di non farcela è grande, ma la speranza di vincere deve esserlo ancora di più". Non volevo più vedere morire altri ragazzi, ma non volevo insegnargli ad essere spietati. Volevo solo che fossero in grado di difendersi, volevo solo aiutarli.

‹‹Mostragli che cosa sei davvero. Fagli vedere la bambina che uccideva le lumache per divertimento quando aveva solo otto anni...o quella che morse un'altra sul braccio solo per una collana che voleva. Fagli vedere ciò che entrambi sappiamo. Che sei tu ciò da cui dovrebbero difendersi›› sputò il sangue a terra e io non ci vidi più dalla rabbia.

Iniziai a prenderlo a pugni riversandomi su di lui. Aveva ragione e io lo sapevo, ma la mia ira prese il sopravvento. Lo ferii perché volevo che sentisse il dolore che provavo io. Mi fermai solo quando qualcuno mi prese per le spalle trascinandomi via da lui. Il vero mostro ero io.

***

‹‹La voce si sparse nel distretto. Quando lo vennero a scoprire i miei, mi proibirono di continuare, ma io avrei smesso comunque. Decisi di allenarmi da sola e di allontanarmi da tutti per evitare di fare del male a qualcun altro. Alcuni ragazzi quando mi vedevano, cambiavano strada. Vedevo il terrore nei loro occhi quando mi guardavano. Altri mi dissero che avevo fatto bene a dare una strigliata a quell'idiota e che volevano che io li allenassi, ma rifiutai. Nessuno osò farmela pagare perché avevano paura di me e di come avrei potuto reagire. Quello è stato un periodo difficile. Quando ho risentito nuovamente quella sensazione nell'arena, ho provato disprezzo per me stessa›› conclusi stringendo i pugni quasi guariti.

‹‹Come ti ho detto, ti ho vista nei giochi. Certo, in passato puoi avere avuto dei problemi con la gestione della rabbia e anche adesso forse dovresti cercare di evitare le provocazioni, ma non sei il mostro che credi›› Jae mi sorrise ancora una volta e mi prese la mano destra. ‹‹Nei giochi, se non si reagisce, si muore. Tu hai protetto e non solo attaccato. Non dimenticarlo mai. Quelle persone ti hanno reso omaggio non perché pensavano che tu fossi un'eroina, ma perché eri loro amica›› le sue parole viaggiarono nella mia mente. Non sembrava affatto spaventato dal mio racconto.

‹‹Come puoi dirlo? Nemmeno mi conosci...›› cercai di allontanarmi, ma posò la mia mano sul suo cuore. Lo guardai negli occhi e vidi che non erano pieni di terrore.

‹‹Non ne ho bisogno›› sussurrò avvicinandosi al mio viso ed accorciando la distanza tra di noi ‹‹Tu hai un talento. Più cerchi di allontanare le persone e più loro ti vengono incontro››

‹‹Ehi...come stai?›› la voce esitante di Sparkle mi sorprese alle spalle, costringendo Jae a tirarsi indietro. ‹‹Ho saputo che la tua casa ha preso fuoco...›› iniziò lui cercando un contatto con me.

Mi allontanai dall'altro cercando di ignorare quegli occhi verdi puntati su di me. Non riuscivo nemmeno a guardarlo.

‹‹Si, sto bene, meglio così›› gli risposi troncando il discorso. Incrociai le braccia al petto con fare protettivo.

‹‹Beh, vedo che il mio turno è finito. A domani, buonanotte!›› esclamò Jae alzandosi. Io gli rivolsi uno sguardo supplicante, ma lui lo ignorò.

Forse Amanda gli aveva suggerito di lasciarci soli per parlare. Dovevo seguire il suo consiglio e affrontare il discorso da persona adulta.

‹‹Se vuoi parlarne...›› aggiunse lui insicuro.

‹‹Certo, parlarne. Come tu avresti dovuto parlarmi del fatto che sapevi che alla fine avrei dato la pasticca a te!›› esclamai inviperita. Salutai tutti i miei buoni propositi.

‹‹Cosa...››

‹‹Ho visto Finnick!›› esclamai voltandomi per guardarlo bene negli occhi. Erano più spenti di come li ricordassi ‹‹Mi ha raccontato tutto››

‹‹Io...›› ma non lo lasciai finire e mi alzai fronteggiandolo.

‹‹Sapevo di non potermi fidare nessuno, ma io ti avevo davvero creduto...Non mi sarei mai aspettata che tu mi prendessi in giro in quel modo! Non avrei mai dovuto accettarti nella mia alleanza o forse non mi sarei mai dovuta offrire! Avrei risparmiato un sacco di problemi a tutti...›› sputai fuori come veleno.

Rimase in silenzio facendomi infuriare ancora di più.

‹‹A proposito, sembra che tu ti sia trovato bene nel 13! Hai perfino fatto nuove amicizie! Credo che tu sia perfettamente tagliato per il ruolo che ricopri, complimenti!›› esclamai cinicamente rivolgendogli uno sguardo di ghiaccio.

‹‹Sky...›› iniziò lui, ma non lo lasciai finire.

Ricordavo bene quel momento nell'arena. Aveva detto che mi avrebbe chiamata sempre col mio diminutivo. Sapeva che mi piaceva e che la sua voce lo rendeva ancora più dolce. Ma in quel momento sembrò che mille pugnali si conficcassero nel mio petto facendolo sanguinare.

‹‹Sono Rain adesso, solo perché tu lo sappia. Non dimenticarlo›› conclusi girando i tacchi e allontanandomi da lui.

Non mi chiamò e io non esitai a fermarmi.

Tornai nella mia tenda più veloce che potevo. La chiusi impedendo a chiunque di entrare.

Sarebbe rimasto Sparkle da solo a fare la guardia. Magari Adantia gli avrebbe tenuto compagnia. Non mi importava.

O almeno era quello che mi ripetevo mentre mi scioglievo nelle mie lacrime.

*****

Down to you
You're pushing and pulling me down to you
But I don't know what I
Now when I caught myself, I had to stop myself
I'm saying something that I should have never thought
Now when I caught myself, I had to stop myself
I'm saying something that I should have never thought of you, of you

You're pushing and pulling me down to you
But I don't know what I want
No I don't know what I want

You got it, you got it
Some kind of magic
Hypnotic, hypnotic
You're leaving me breathless
I hate this, I hate this
You're not the one I believe in
With God as my witness

Now when I caught myself, I had to stop myself
I'm saying something that I should have never thought
Now when I caught myself, I had to stop myself
I'm saying something that I should have never thought of you,

You're pushing and pulling me down to you
But I don't know what I want
No I don't know what I want

Don't know what I want
But I know it's not you
Keep pushing and pulling me down
But I know in my heart it's not you

Now when I caught myself, I had to stop myself
I'm saying something that I should have never thought
Now when I caught myself, I had to stop myself
I'm saying something that I should have never thought of you
I knew, I know in my heart it's not you
I knew, but now I know what I want, I want, I want
Oh no, I should have never thought








***

Ciao a tutti, sono sempre io!

Spero che la storia vi stia piacendo!

Vi ricordo che potete trovare la playlist con le canzoni su Spotify! https://open.spotify.com/playlist/0BtWAezfGb9ziLDHqCvlZj?si=efJ5pbcGRj2rKcj2NBOpng&utm_source=copy-link

Fatemi sapere quali sono le vostre teorie su come proseguirà la vicenda, ma soprattutto scrivetemi quali sono le vostre coppie preferite! Sono davvero curiosa!

Baci a tutti! xoxo ❤️

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