Capitolo 5

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Tempeste e terremoti

Anticipai l'alba alzandomi dalla brandina, appena un bagliore pescato accese il cielo sfuggendo alle tende davanti alla finestrella.

Una fitta mi costrinse a guardami la mano.

La ferita sul polso aveva smesso di sanguinare, però la fasciatura di fortuna che avevo fatto, si era spostata mentre dormivo. Non mi faceva troppo male, quindi non le detti peso.

I respiri dissonanti degli altri, riempirono la stanza.

Mi accorsi che Sebastian mancava di nuovo all'appello. Forse neanche lui riusciva a dormire.

Aprii la finestra socchiusa e appoggiai la testa allo stipite.

Per tutta la notte non ero riuscita a chiudere occhio. I pensieri continuavano a vorticare nella mia testa insieme a sprazzi di ricordi confusi. Pensai al 13 e a Sparkle. I ricordi si bloccarono a metà strada. Perché non riuscivo a recuperarli con facilità? Forse era il peso dei due anni che si faceva sentire, o il mio cervello che non voleva rivivere quei traumi.

Oppure Sebastian mi aveva davvero svegliato prima del tempo. Se la macchina si era rotta anticipando il mio scongelamento, forse non aveva completato la mia guarigione.

L'insonnia però, non aveva niente a che fare con quella vasca.

Mi sedetti sul bordo della finestra. Certo, non era un'ottima idea per chi soffriva di vertigini, ma avevo bisogno di sentirmi immersa nel vuoto.

My head is underwater but I'm breathing fine.

Respirare, dovevo solo respirare e sarebbe andato tutto bene.

Non ci credevo minimamente, ma seguitavo a ripetermelo.

Continuavo a vedermi coperta di sangue ed il pensiero mi nauseava. Avevo tentato di raschiarlo via fino a scorticarmi la pelle, ma era tutto inutile, non riuscivo a lavare via quel rosso dalle mie mani.

Nel cielo si susseguirono, danzando, diverse sfumature, fino a che non spuntò l'azzurro.

Oltre il bosco in lontananza, il fumo delle ciminiere non riusciva a coprire il giorno che stava nascendo.

Il vento che dondolava le foglie, attirò la mia attenzione.

Sebastian se ne stava appoggiato ad un tronco e anche lui stava fissando il cielo. Ciocche ribelli sfuggivano al vento ricadendogli sulla fronte.

Prima che potesse accorgermi di me, mi voltai tornando dentro e chiudendo la finestra.

Decisi di uscire di casa. Forse una passeggiata avrebbe schiarito le mie idee.

‹‹Tutto bene?›› una voce addormentata si librò da quelle che ancora russavano.

Vidi Jae sedersi sulla sua brandina sbadigliando. Stava guardando la mia fasciatura.

‹‹Non fare quelle faccia preoccupata. Si sto bene, era solo un momento di debolezza›› lo liquidai ripensando a come mi aveva vista il giorno prima.

Dovevo chiudere i miei sentimenti in una scatola e non mostrarli a nessuno.

‹‹Che stavi facendo?›› aggiunse stiracchiandosi le braccia.

‹‹Niente›› risposi ignorandolo e dirigendomi verso il piano di sotto.

Amanda si trovava già nella cucina ed era intenta a scrivere velocemente su un taccuino.

‹‹Buongiorno›› mi salutò lei quasi stupita di vedermi già in piedi.

‹‹Buongiorno›› le feci eco ‹‹sono sveglia e pronta ad ulteriori istruzioni›› aggiunsi insicura copiando il modo in cui l'avevo sentita parlare.

Amanda annuì e in quel momento Sebastian entrò dalla porta sul retro.

Non mi salutò e non mi degnò nemmeno di uno sguardo. Camminò per la stanza andando a sedersi sul bordo della finestra. Iniziò a fissare il lago, con sguardo lontano e perso.

Passi frettolosi giunsero dalle scale. Jae doveva aver svegliato tutti gli altri.

Amanda li salutò annunciando che Sebastian aveva preparato il caffè e qualcosa da mettere sotto i denti. Lo guardai con stupore, ma lui non batté ciglio.

I due ragazzi che non avevo conosciuto, si presentarono ancora assonnati: si chiamavano Uriah e Nathan. Questo era il più alto dei due, aveva la pelle chiara, gli occhi scuri e i capelli mossi neri lunghi; il primo invece era più abbronzato e aveva i capelli castani rasati.

Tra stiracchiamenti vari, Amanda ordinò a Sebastian di distribuire quella colazione a base di caffè amaro e biscotti.

Mentre noi ritardatari mangiavamo, lei iniziò a spiegare il piano. Era riuscita a convincere la Coin a lasciarmi temporaneamente in quel distretto, ma se volevo raggiungere il 4 e il 7, dovevo fare in fretta.

Secondo la carta, quei due comunicavano direttamente tramite il corridoio che divideva tutta Panem in 14 parti. Il distretto 8 invece, si trovava dalla parte opposta.

La strategia prevedeva naturalmente l'uso dell'hovercraft.

‹‹Non si accorgono di voi quando li usate? Immagino che Panem abbia un radar che individua ogni elemento nella zona di volo›› ero spaventata. Non volevo mettere in pericolo nessuno per colpa di un mio capriccio. Avrei preferito muovermi da sola a piedi, o infiltrarmi nei treni merci.

‹‹Sono dei vecchi modelli perfezionati. Posso rendersi invisibili sia alla vista che ai radar. Disturbano il segnale›› spiegò Sebastian quasi spaventandomi. Se ne stava appoggiato alla finestra con gli occhi chiusi.

‹‹Il rumore però...››

‹‹Non devi preoccuparti›› mi interruppe Jae ‹‹lo abbiamo fatto centinaia di volte, e non ci hanno mai scoperto››

Ripensai al mio rapimento. Anche se il 13 era vicino, avevano sicuramente volato su due distretti per tornare nell'8.

‹‹Sono esterrefatta, sembra che non vi siate davvero mai arresi›› non avevo mai respirato l'aria di quei distretti poveri. Lì faticavano molto per vivere, ma non avevano mai smesso di lottare.

‹‹La speranza a volte, è l'unica cosa che ti permette di andare avanti. Mollare per alcuni, equivale a morire›› mi fece notare la Paylor. Quella donna riusciva ad istillare coraggio in chiunque l'ascoltasse. Era un capo perfetto.

‹‹Quindi comunicate con gli altri distretti e il 13 con le trasmittenti?›› volevo saperne di più.

‹‹Sai cosa sono?›› chiese Jae stupito mentre la Paylor si sfilava dalla tasca un oggetto nero e grigio rettangolare e lo posava sul tavolo.

‹‹Una volta ne ho rubati un paio nel distretto...›› risposi arrossendo.

‹‹Utilizziamo una frequenza sicura, quindi non veniamo intercettati da Capitol›› mi spiegò lei.

‹‹Ma è fantastico!›› esclamai sognante. Jae si mise a ridere, mentre Sebastian alzò gli occhi al cielo.

‹‹Come dicevo, ci hanno concordato degli spostamenti, anche se non li ho precisati alla Coin. Per prima cosa, ci dirigeremo nel 7. Io ne approfitterò per aggiornarmi sulla situazione. Sarà una visita veloce e poi torneremo qua›› ascoltai ogni singola parola con attenzione annuendo. ‹‹Cosa fondamentale: dovrai entrare e uscire dal distretto senza farti notare da nessuno. Sarai un'ombra silenziosa. Hai detto che sei capace di farlo, quindi spero di poter contare su di te. Ho visto come ti muovevi nei giochi. Se ti addestrassi, sono certa che saresti un'ottima risorsa per la ribellione›› mi guardò con fiducia. Sembrava credere davvero in me e quello, mi dette sicurezza.

‹‹Non resisterà 5 minuti là fuori da sola. Qualcuno dovrà andare con lei›› rimarcò Sebastian esasperato.

‹‹Non ho bisogno di un babysitter...›› gli risposi lanciandogli un'occhiataccia.

‹‹Invece si! Lo capisci che se ci scoprono, manderai all'aria anni e anni di piani?›› mi sgridò arrabbiato.

‹‹Non è mia intenzione mettervi in difficoltà, ma...››

‹‹Sky ha ragione. Può farcela benissimo da sola e in due, sareste più visibili›› lo contraddisse Amanda. Pensai che avrebbe dato ragione a lui, invece non lo fece.

‹‹È ridicolo!›› in tutta risposta, lui colpì con un pugno il muro e uscì dalla stanza sbattendo la porta.

Quel gesto mi fece infuriare. Sapevo benissimo che li stavo mettendo in pericolo, ed era proprio per quel motivo che volevo andare da sola.

Certo, lui era sicuramente più addestrato di me, ma anche io mi ero allenata e avevo partecipato ai giochi. Non ero una sprovveduta.

Mi alzai di scatto e lo seguì ignorando Amanda che mi diceva di lasciar perdere.

Uscii in giardino e lo affrontai.

‹‹Qual è il tuo problema?›› gridai costringendolo a fermarsi.

‹‹Tu sei il mio problema!››

‹‹Capisco che mi odi, ma almeno potresti evitare di sabotare i piani degli altri›› aggiunsi fermandomi sulla soglia.

Lui si voltò ‹‹Penso che tu abbia capito che anche solo la tua vista, mi disgusta›› rispose fronteggiandomi.

Non fui colpita dalle sue parole ‹‹Allora non guardarmi!›› esclamai come se fosse una cosa ovvia.

‹‹Non posso, sei ovunque!›› ribatté facendo un passo verso di me.

‹‹Non preoccuparti, tra poco me ne andrò. Non sarai più costretto a vedermi!›› conclusi alzando le braccia.

‹‹Sarebbe meraviglioso, il problema è che finché continuerai a comportarti come una ragazzina capricciosa, io sarò costretto a tenerti d'occhio! Non voglio certo finire nei casini per colpa tua!›› mi rimproverò come se fossi una bambina.

‹‹Non ho bisogno della tua custodia, me la cavo benissimo da sola! Non è che siccome sei stato addestrato, puoi trattarmi con superiorità! Anche io mi sono allenata per poter partecipare ai giochi, e so davvero muovermi senza che nessuno mi veda›› gli feci notare.

‹‹Peccato che tu non sia una vincitrice›› sottolineò strizzando gli occhi.

‹‹No è vero, non lo sono, e nemmeno tu›› rimarcai con ovvietà.

‹‹Credi che non mi sarei offerto se avessi potuto? Dannazione! Tu non hai idea di cosa abbiamo passato noi! Siamo le spie di un distretto invisibile che ogni giorno ci mette in pericolo perché persone come te, possano vivere in pace›› spiegò esasperato.

Pensai alle sue parole. Non doveva essere facile vivere come loro, in costante stato di pericolo.

Non sapevo cosa rispondere perché non conoscevo il loro stile di vita, ma volevo saperne di più. Sebastian, per quanto odiassi ammetterlo, aveva ragione: non ero una vincitrice.

‹‹Nemmeno tu mi conosci! Però...hai ragione, vorrei saperlo›› mi voltai rientrando nella casa. Il discorso della Paylor mi aveva incoraggiato, non volevo più vivere nella paura.

Mi inchiodai sulla porta rivolgendomi a lei. Se volevo fare qualcosa per la rivolta, dovevo chiederle aiuto e impegnarmi fino in fondo.

‹‹Voglio far parte della rivolta. Voglio diventare un membro attivo del tuo gruppo›› dichiarai raddrizzando le spalle.

‹‹Che cosa?›› mi domandò lei guardandomi confusa.

‹‹Voglio fare sul serio e quando andremo dalla Coin, lo farò presente anche a lei. Non me ne starò con le mani in mano a fare la principessa rinchiusa in un castello›› rimarcai sicura di me fulminando Sebastian che stava rientrando.

‹‹Sei impazzita? Non dire scemenze!›› rise lui ‹‹non potresti mai essere utile là fuori! Ci toccherebbe farti da balia continuamente per evitare che tu ti metta nei guai››

‹‹Ma almeno li hai guardati i giochi?›› gli chiesi senza voltarmi. Odiavo essere considerata una ragazzina che stava ferma a farsi salvare.

Ci fu uno scambio di sguardi freddi e sprezzanti, prima che la Paylor si frapponesse ancora una volta tra di noi.

‹‹Certo, non è una cosa che puoi fare dal giorno alla notte...ma... permesso accordato!››. Amanda mi sorrise. ‹‹Sappi che non sarà facile convincere la Coin a farti uscire dal 13...›› aggiunse sospirando.

La mia era stata una richiesta avventata ma necessaria. Volevo essere certa di poter fare qualcosa di utile per i distretti e per Panem. Gli altri ragazzi non sembrarono dissentire.

‹‹Fai come ti pare›› si lamentò Sebastian sorpassandomi dandomi una spallata. Avrei voluto prenderlo a calci.

‹‹Forza, non abbiamo più tempo da perdere! Se non ci muoviamo scopriranno le nostre intenzioni›› ci sgridò lei.

Ci riunimmo tutti intorno al tavolo e lei finì di illustrarci ogni dettaglio su come ci saremo mossi. Dopo aver indossato delle vesti scure con il cappuccio per passare inosservati, ci dirigemmo nel luogo in cui era nascosto l'hovercraft.

Percorremmo di nuovo il distretto come se nulla fosse e seguii il gruppo senza perderlo di vista nemmeno per un attimo.

Ritrovammo di nuovo la casetta in cui mi avevano legato, e lì Amanda si fermò per prendere le ultime cose.

Avevo nuovamente con me Emeraude e non sarei mai più andata da nessuna parte senza di lei. Non avevo chiesto come era stata recuperata dall'arena perché forse non volevo saperlo. Non aveva senso che qualcuno l'avesse semplicemente appoggiata nella camera criogenica. Forse qualcuno ce l'aveva nascosta. Una volta arrivata nel 13, avrei fatto molte domande.

L'hovercraft si trovava in mezzo alla foresta. Se non mi avessero detto che stava davanti a me, non lo avrei mai notato. Era ricoperto da un enorme telo mimetico e da delle foglie. Era gigantesco, ma sfuggiva perfettamente all'occhio umano.

A quanto sembrava, la funzione di invisibilità si attivava solo quando era in volo, quindi avevano dovuto trovare un luogo idoneo per nasconderlo.

Ci mettemmo in formazione e dopo sforzo, riuscimmo a scoprirlo.

Per primi entrarono Amanda, Sebastian e Jae che una volta aperto il portellone, ci fecero sedere nella parte retrostante.

Un flash si attivò nella mia mente quando entrai.

Era identico a quello che ci aveva portato nell'arena la prima volta, quando avevo dato la mano a Lily perché temevo l'altezza.

Anche se leggermente più piccolo, quando si librò in volo mi fece contorcere lo stomaco allo stesso modo. Strinsi il pugnale più forte nello stivale, e fu come se lei fosse lì a consolarmi.

Jae, che già quella mattina si era accorto del taglio che avevo sul polso, sorrise e decise di rifarmi la fasciatura senza dire niente. Avevo tentato di nasconderla di nuovo, ma lui si era alzato per prendere l'occorrente senza permettermi di replicare.

Guardai verso i finestrini. I diversi paesaggi dei distretti si susseguirono velocemente. L'hovercraft sembrava più silenzioso di quello che ricordavo.

Mentre guidava, Amanda iniziò a spiegare.

‹‹Quando saremo atterrati, ci piazzeremo nel campo base in mezzo ai due distretti. Dovrebbe esserci ancora quello che avevamo montato tempo fa. Devi sapere che purtroppo non sono riuscita a fermare l'hovercraft in arrivo per riportarti nel 13. La Coin ha incaricato personalmente dei suoi sottoposti...vuole essere sicura che non ci siano...intoppi›› aggiunse fulminando Sebastian che le faceva da copilota.

Il mio sguardo sconsolato la fece sorridere tristemente. Aveva ragione, non avevamo molto tempo. Ero certa che la Coin non vedesse l'ora di rinchiudermi sottoterra, dove potevo essere controllata e non rappresentare un pericolo.

‹‹Comunicheremo con queste›› aggiunse Jae mentre mi porgeva una radio.

‹‹, Dovresti trovarti un nome in codice. Nel remoto caso in cui qualcuno ci stia ascoltando...immagina se qualcuno sentisse improvvisamente il nome Sky o Skylar...›› suggerì la Paylor.

Ci pensai un attimo. ‹‹Che ne pensi di Rain? Troppo scontato?››

‹‹Carino!›› esclamò Jae facendomi l'occhiolino.

‹‹Certo che fantasia non ne hai proprio...›› rispose Sebastian saccente.

‹‹Certo che tu simpatia non ne hai proprio...›› gli feci io di rimando.

‹‹L'importante è che tu rimanga sempre in contatto con noi tramite radio›› si raccomandò Jae accendendola ‹‹sono certa che tu lo sappia già, ma quando finisci una frase, dii sempre "passo" e quando vuoi terminare la conversazione "passo e chiudo"››

Ricordava molto quella che avevo rubato per parlare con i miei amici a distanza.

‹‹Stiamo per sorvolare il bosco vicino alle case dei vincitori del 7›› declamò Amanda virando a destra. ‹‹Avrei un'idea, ma dovrai fare esattamente ciò che ti diciamo›› a quelle parole io annuii in silenzio. ‹‹Se ti lasciamo qua, sarà più facile per te addentrarti nel distretto senza essere vista›› suggerì rallentando il mezzo. Sebastian fece un verso di disappunto.

‹‹Ma non dovevamo raggiungere il campo base?›› le chiesi un po' impaurita.

‹‹Si, ma hai detto che vuoi far parte del nostro gruppo. Diciamo che questo, potrebbe essere un modo per darti il benvenuto nella rivolta...›› continuò fermando l'hovercraft e voltandosi verso di me.

Io continuai a fissare tutti stupefatta.

‹‹Che ne diresti di provare a saltare giù con la corda?›› mi fece Jae ridendo sotto ai baffi, quasi leggendo nella mente di Amanda.

‹‹Cosa?›› chiesi terrorizzata, pensai che stessero scherzando.

‹‹Qua è perfetto›› sostenne Sebastian fermandosi in una zona tra bosco e rocce ‹‹buttati, vedrai che divertimento›› aggiunse con un ghigno che mi fece venire i brividi.

‹‹Voi state scherzando›› continuai io interdetta, mentre Jae srotolava una corda.

‹‹Lo facciamo sempre quando dobbiamo spostarci e non possiamo far atterrare l'hovercraft›› mi spiegò Uriah ‹‹ci avviciniamo al suolo, ci attacchiamo a queste corde con dei moschettoni e saltiamo giù per poi scendere lentamente a terra›› lui la faceva sembrare una cosa da nulla.

‹‹Ma voi siete pazzi!›› esclamai guardando con aria interrogativa le corde nere arrotolate al soffitto.

‹‹Dai, puoi farcela!›› mi incoraggiò Nathan.

‹‹Se non vuoi provare...›› Jae alzò le spalle, facendo per rimettere al posto la pettorina. Soffrivo di vertigini, ma se quel gesto avrebbe dimostrato la serietà delle mie intenzioni, lo avrei fatto.

‹‹No, cioè...si, voglio provare!›› fui stupita dalla fermezza del mio tono. Non potevo tirarmi indietro alla prima difficoltà. ‹‹Morirò di paura, ma voglio farlo!›› in un certo senso ero anche curiosa di sapere cosa si provava.

Jae mi aiutò a mettere la pettorina. Sembrava abbastanza leggera. Sulla parte davanti c'era una spessa cintura a cui andava attaccato il moschettone.

‹‹Normalmente ci vuole un po' di allenamento per imparare a usare queste cose, ma scommetto che non avrai problemi›› declarò Uriah. Io ero scettica.

‹‹Soprattutto dopo quello che ti abbiamo visto fare nell'arena. Vedrai che sarà un gioco da ragazzi per te!›› continuò ad incoraggiarmi Jae, mentre controllava che l'imbracatura fosse stretta abbastanza.

‹‹Inizio a pensare che siate tutti pazzi...›› aggiunsi cercando di non tremare di paura.

‹‹Più o meno. Ci siamo addestrati quasi tutti sottoterra nel 13. Amanda ci ha aiutato a superare una situazione difficile e dato che eravamo portati, ci ha spediti laggiù›› scherzò mentre sistemava la corda. Quel ragazzo sembrava sempre troppo gentile con me.

‹‹Sei stato nel 13? E com'è?›› gli chiesi curiosa.

‹‹Scuro, grigio, deprimente e pieno di gente robot›› rispose lui mentre mi strattonava per essere sicuro che fosse tutto ben fissato.

‹‹Non sembra molto interessante...›› sottolineai io.

‹‹Sono tutti soldati là sotto, sono addestrati per eseguire gli ordini, effettuare l'allenamento, mangiare velocemente ed andare a dormire›› sembrava triste a quel ricordo, non doveva essere stato facile.

‹‹E...la Coin com'è?›› domandai a bassa voce mentre gli altri ricordavano una figuraccia fatta da Sebastian.

‹‹L'ho vista poche volte. Se ne sta sempre nel suo ufficio a dare ordini e a valutare tattiche. Ogni tanto faceva qualche discorso per tenerci aggiornati sulla situazione nei distretti. Sono felice di essere sotto il comando della Paylor sai, almeno non sono stato costretto a rimanere là sotto. Non so come la gente faccia a non impazzire...››

‹‹Siamo pronti!›› gridò Uriah dal portellone interrompendolo.

‹‹Bene, adesso apriremo la porta e ti caleremo lentamente fuori. Come nell'8, c'è un passaggio vicino alla recinzione. Entraci e attraversa il bosco che troverai davanti a te. Ti seguiremo tramite il localizzatore nella radio e ti daremo altre istruzioni più avanti. Non spengere mai la trasmittente›› spiegò Amanda scrutandomi.

Sarebbe stata una visita veloce. Non sapevo come avesse convinto la Coin del loro improvviso spostamento. Forse le aveva detto che a confine col 7, sarei stata più al sicuro.

Il portellone si aprì con un tonfo e il vento iniziò a sferzarmi sul viso con violenza.

Jae mi accompagnò al bordo del vuoto. Guardai giù. Vedevo solo le cime degli alberi. Sembrava molto alto.

‹‹Non dimenticare questa›› mi ricordò incastrando la radio al mio fianco ‹‹e reggiti forte›› aggiunse Jae mentre la corda si arrotolava.

Avevo sempre avuto paura dell'altezza e guardare il vuoto da quel punto, mi dette il voltastomaco.

Jae mi strinse per le spalle mentre il portellone si apriva totalmente.

Dovevo saltare.

Forse sarebbe stato meglio rinunciare, tornare indietro e andare a nascondermi nel 13.

La mia vita forse sarebbe stata più tranquilla, ma la verità era che mi sarei per sempre sentita in gabbia.

Ormai avevo deciso di dare una nuova piega alla mia vita e non potevo fermarmi.

Ormai, non si tornava più indietro.

Feci un respiro profondo, e poi saltai nel vuoto.

***

Ever since I could remember
Everything inside of me
Just wanted to fit in (oh, oh, oh, oh)
I was never one for pretenders
Everything I tried to be
Just wouldn't settle in (oh, oh, oh, oh)

If I told you what I was
Would you turn your back on me?
And if I seem dangerous
Would you be scared?
I get the feeling just because
Everything I touch isn't dark enough
If this problem lies in me

I'm only a man with a candle to guide me
I'm taking a stand to escape what's inside me
A monster, a monster
I've turned into a monster
A monster, a monster
And it keeps getting stronger

Can I clear my conscience
If I'm different from the rest
Do I have to run and hide? (Oh, oh, oh, oh)
I never said that I want this
This burden came to me
And it's made it's home inside (oh, oh, oh, oh)

If I told you what I was
Would you turn your back on me?
And if I seem dangerous
Would you be scared?
I get the feeling just because
Everything I touch isn't dark enough
If this problem lies in me

I'm only a man with a candle to guide me
I'm taking a stand to escape what's inside me
A monster, a monster
I've turned into a monster
A monster, a monster
And it keeps getting stronger

I'm only a man with a candle to guide me
I'm taking a stand to escape what's inside me
A monster, a monster
I've turned into a monster
A monster, a monster
And it keeps getting stronger

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