14 - Essere attratti

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– Allora, direi di iniziare dal portamento.–

Kyra faceva avanti e indietro per la sua camera guardando il foglio che teneva in mano. Suo padre le aveva dato una lista di punti su cui si sarebbe dovuta probabilmente soffermare in quanto la corvina non conosceva molto sulle abitudini delle più illustre famiglie di Stavira.

– Anche se non mi pare che tu abbia problemi al riguardo.– aggiunse squadrandola. Sheera era seduta sul suo letto tranquilla a fissarla e ridacchiando per la sua agitazione.

– Sei troppo tesa.– le disse alzandosi.

– Tu dici?– ribatté di rimando l'altra ironica.

– Dai vediamo come sei messa.– aggiunse. Kyra andò verso il suo armadio e prese un paio di tacchi dandoli all'altra che sbuffò.

– In cosa mi sono cacciata.– si lamentò mettendoli senza dire altro, vedendo poi Kyra prendere un paio di libri.

– Cammina un po'.–

– Non è difficile sai? Lo fanno pure i bambini a momenti.–

– Tu fallo e basta.–

Sheera ridacchiò, in cinque minuti le stava già dando fastidio e le piaceva da matti.

– Tadà.– le disse una volta camminato per l'intera stanza perfettamente e Kyra tirò un sospiro di sollievo. Meno lavoro da fare per lo meno.

– Direi che sei impeccabile, ma proviamo con questi...–

La chiara le si avvicinò mettendole sulla testa i libri.

– Scherzi vero?– le domandò la corvina annoiandosi e l'altra ridacchiò.

– Tanto ce la fai.–

– Allora si può anche evitare di farlo se sai che ci riesco.–

Kyra le si avvicinò pericolosamente e la guardò negli occhi. La corvina rimase in silenzio guardandola, non si aspettava di ritrovarsela così vicino e si ritrovò con il battito accelerato senza il proprio volere. In quel momento si sentì attratta da lei più che mai, che cosa aveva Kyra che la rendeva così instabile?

– Vedi di muoverti.–

Kyra si allontanò e si sedette sul letto per guardarla e Sheera si riscosse, camminando poi tranquilla senza far cadere i libri.

– E una cosa si può spuntare. Come te la cavi con il ballo?–

La corvina la guardò con le braccia incrociate al seno dopo essersi tolta i libri da sopra la testa.

– A parte il fatto che odio ballare e non ne ho la ben che minima voglia, tu cosa ne deduci?–

Kyra si diede una botta in testa. Perché doveva essere così difficile quella ragazza? Ogni cosa la faceva sembrare stancante.

– Vediamo come possiamo fare...–

In breve Sheera si ritrovò a dover seguire ogni passo della chiara, sentire le sue spiegazioni e seguire i suoi movimenti. Continuava a chiedersi per quale motivo avesse accettato la proposta del Protettore della magia. Ma c'era qualcosa di più preoccupante nella sua testa che vagava mentre cercava di non fallire in quella lezione di ballo improvvisata: la notte. La festa sarebbe stata di sera, come avrebbe fatto a starsene al chiuso con il suo malessere notturno? Non era come essere nella cella che era solo lei con il proprio dolore, lì ci sarebbero state moltissime persone. In più Andreas l'avrebbe osservata. Come fare? Non ne aveva idea.

– Visto? Non te la cavi male, impari in fretta.–

La voce di Kyra la riscosse, non si era nemmeno resa conto dell'ora che era appena passata, talmente fosse presa dai suoi pensieri.

– Non capisco il divertimento nel ballare.– sbuffò la corvina passandosi una mano tra i capelli e guardando fuori, vedendo che il cielo si scuriva.

– Non saprei. Direi che per ora basta, domani dovrai imparare alcuni nomi degli invitati, non so perché mio padre abbia deciso così.–

Sheera fece spallucce e si tolse le scarpe, andando verso la finestra. Kyra notò il suo nervosismo mentre metteva in ordine velocemente ciò che era fuori posto, e le si avvicinò.

– Puoi aprirla se ti senti male.– le disse aprendo la finestra per lei. L'aria fresca le travolse e la corvina si sedette sul divano proprio sotto alla finestra, sentendosi meglio. Il sole ormai era sparito all'orizzonte. Si sentì bussare e Kyra andò ad aprire, trovandosi davanti Gabrielle con un vassoio in mano.

– Grazie.– le disse prendendolo e la donna la guardò preoccupata.

– C'è qualcosa che posso fare o riferire a vostro padre?– le domandò e lei scosse la testa, chiudendo la porta.

– Buone notizie, si mangia.– annunciò alla corvina che non si era spostata. Si sedette accanto a lei poggiando il vassoio tra loro. Dato che Sheera non doveva essere vista dai loro amici e che Kyra avesse il compito di controllarla era scontato che non sarebbero state con tutti gli altri a cenare.

– Non mangerai da un po'.–

Sheera fece spallucce, sentendo il profumo dello stufato che aveva davanti. Non era di sicuro invitante quanto il sangue per lei ma se lo fece bastare.

– Non mi pesa la cosa, mangio poco di mio.– le disse prendendo uno dei due piatti e un cucchiaio, la stessa cosa fece l'altra. Dopo qualche minuto di silenzio la chiara la guardò e poi osservò il manto stellato della notte.

– Soffri da sempre di questa specie di claustrofobia?–

Sheera la guardò e si mise in bocca l'ultimo boccone, prima di bere dell'acqua.

– Penso di sì. Ho sempre dormito con la finestra di camera mia aperta ma ho scoperto di questa strana reazione del mio corpo quando avevo nove anni. Il padre della famiglia in cui stavo mi rinchiuse in cantina per qualcosa che non avevo fatto io. Lì non c'erano finestre né aria e quindi sono stata male. Penso sia stata la notte peggiore che io abbia mai passato. Non la auguro a nessuno questa cosa. O forse solo a chi odio profondamente.–

Kyra la guardò incuriosita.

– Tipo chi?–

La corvina la squadrò brevemente.

– Mh, una certa ragazza curiosa che non mi lascia in pace?– disse con finto tono freddo, ma la chiara vide i suoi occhi divertiti. Iniziava a leggere con meno fatica le emozioni della prigioniera.

– Tu non mi odi.– le disse ridacchiando e mettendo il vassoio per terra.

– E cosa te lo fa credere dolcezza?–

Kyra la fissò stupita. Non ci credo, ancora con questa storia?

– Ti ho già detto di non chiamarmi così.–

– Ma in fondo ti piace.–

– No per niente.–

Vide la corvina avvicinarsi pericolosamente a sé, di nuovo i loro volti abbastanza vicini da toglierle il fiato e zittirla.

– Bugiarda.– le sussurrò sulla pelle. Quegli occhi scuri erano così ipnotici che non riusciva a smettere di osservarli. Nascondevano così tanto e lo sapeva. Kyra le sistemò una ciocca scura dietro l'orecchio e poi le sfiorò il volto con le dita. La sua pelle era perennemente fredda.

– Dovresti riposare.– le disse sentendo la sua debolezza, chissà da quanto non dormiva. Sheera si allontanò ma l'altra la prese per un braccio, facendola ritrovare con la testa sulle sue gambe. La corvina la guardò confusa.

– Non puoi andare da nessuna parte, devo controllarti ricordi?–

Sheera sbuffò e rimase con il corpo steso su quel divano, osservando il cielo proprio come Kyra che sentì di nuovo quella voce. Eden... Incantatrice... Chiuse gli occhi e li riaprì poco dopo, osservando poi la corvina che si era addormentata. Sorrise appena e non riuscì a non toccare quei capelli neri morbidi, giocherellandoci senza rendersene conto. Si lasciò stregare dalla sua bellezza mentre quella voce ritornò, stavolta però la incantò con le sue parole mai sentite prima di allora. O forse sì?

Figlia della Creazione,

Potente e meravigliosa...– iniziò a dire mentre un leggero vento entrato dalla finestra spalancata le accarezzò la pelle chiara.

– Creatrice, Incantatrice e Liberatrice hai per nome,

Emissaria dell'Eden,

Portatrice della Vita,

Donatrice delle Anime,

Regina della Luce...–

Non riusciva a capire perché dicesse quelle cose. Ma soprattutto, chi era? Cosa voleva da lei? Per quale motivo si sentiva così nostalgica nel sentirle?

– La Musica è tua alleata,

La Luce è il tuo Universo.–

Il vento svanì facendole chiudere gli occhi addormentandola, non permettendole di vedere che davanti a sé ad osservarla, o meglio, ad osservare entrambe, c'era una figura azzurrognola e lievemente luminosa. Aveva sul volto un sorriso dolce e rassicurante mentre si avvicinò a loro, prima di svanire nel nulla così com'era apparsa.

– Risvegliati, e scatena il potere della Creazione...–

     

"Era avvolta dal buio, intorno a lei non c'era niente e si sentiva oppressa, l'oscurità non era di certo il suo elemento. Le faceva male, era come se bruciasse sulla sua pelle. Davanti a sé invece c'era uno spirito incorporeo nero che le teneva la mano senza mollarla e si sentiva così viva con quel tocco.

– Non lasciarmi!– gridò a quest'ultima tenendola ancora più stretta, le lacrime che le solcavano il viso fuori controllo.

– Ci rivedremo e poi non ti abbandonerò mai.– le disse quella figura. Poi si sentì dissolversi nell'aria e riecheggiò solo la voce straziante che gridava in mezzo al nulla."

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