42 - Essere fratelli?

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– Deathblack, alzati.–

La voce insopportabile di Xerxes la portò a sbuffare per l’ennesima volta, seduta nella mensa completamente sola e avvolta dal buio della notte. Non riuscendo a dormire, sia per la sua strana mancanza di sonno dopo il tramonto sia per il corpo teso e in allerta, aveva vagato per un po’ tra i vari corridoi con le mani in tasca, lo sguardo basso e la mente vuota dopo ciò che aveva fatto. O perlomeno, ciò che ricordava di aver fatto, molte immagini erano sfuocate e non tutto era chiaro. Sapeva solo di essersi ripulita tranquillamente del sangue e rivestita.

Poi si era ritrovata a rubare qualche rimasuglio di carne sanguinolento di quella sera nelle cucine, standosene tranquilla seduta ad un tavolo su cui aveva poggiato le gambe accavallate, le braccia al seno, la testa contro lo schienale della sedia e gli occhi chiusi ad ascoltare il silenzio. Si era beata per un po’ di quella splendida sensazione, la tranquillità intorno alla sua anima caotica che ancora non capiva alla perfezione. Infatti si era messa ad analizzare ogni stranezza che le era capitata fino ad allora, confrontandola con le abilità degli Yarix che conosceva. 

Quando, nella scuola di Agraq l’insegnante aveva parlato al riguardo, lei non aveva prestato attenzione alle sue parole, eppure nella sua testa ogni cosa era rimasta. Non pensava di avere una memoria così eccellente senza nemmeno doversi sforzare. Perciò, confrontando il tutto, non era una Yarix: le cose che aveva in comune con loro c’erano, quali le ali, a volte controllare il tempo, il vedere l’aura delle persone. Ma c’erano abilità che non c’entravano nulla con quella razza come il fatto che le sue ali fossero nere, che avesse poteri telepatici o che non aveva alcun potere curativo o che vedesse la vera indole delle persone, le loro anime. In più, dentro di sé, sentiva di appartenere ad altro, qualcosa di molto più grande e complesso.

– Mi sto facendo gli affari miei se non ti dispiace.– disse Sheera senza muoversi. Era in momenti come quelli che sentiva in sé un senso di superiorità, come se fosse nettamente di un livello più alto. E vedeva i Salir come formiche.

– È una questione importante, potrebbe cambiarti la vita.– continuò lui mentre una seconda figura si avvicinava, Ahren. Lo sentiva dalla sua aura che fosse lui.

– Tsk! Se sono i Superior venuti fin questo inutile e squallido posto possono tornare indietro, non li incontrerò.–

– Oh non sono loro. È qualcuno che ha espressamente chiesto di te, e sa anche molte cose sul tuo conto, anche se alcune sono strane e non credo siano reali.– disse Ahren.

– Tutti pensano di conoscermi.–

– Bevi sangue per vivere?–

A quella domanda la ragazza spalancò gli occhi e li fissò. Come lo sapevano? Lei non si era mai fatta beccare stando sempre attenta a tutto, ogni volta.

– Chi mai potrebbe dirvi una cosa del genere? Nessuno vive di sangue, sarebbe assurdo.– disse loro in un ringhio cercando di rimediare la situazione. Già non era vista come una persona normale, figurarsi un mostro famelico di un liquido così denso, scuro, caldo ed estremamente allettante. Dannazione, la fame sta tornando! Non è bastato uccidere quel tipo sconosciuto!?

– Quel ragazzo che è venuto qui per te, che vuole incontrarti. Dice di essere tuo fratello.–

Si alzò in piedi, pensava di aver capito male.

– Il mio cosa?–

– Ha detto così, e in effetti vi assomigliate molto. Ha detto che hai pure una sorella.–

Li fissò accigliata, era impossibile. Per anni il Kafar che si occupava di Agraq e i suoi dintorni aveva provato a capire da dove provenisse, se appartenesse a qualche famiglia. Ma non c’era stato niente. Qualcosa non quadra… Si sentiva tesa, irrequieta, i suoi sensi in allerta.

– Vieni.– le disse Xerxes con tono più freddo e la ragazza inizialmente tentennò, prima di convincersi a vedere cosa stava accadendo. Com'era possibile che una persona la trovasse in quel luogo sperduto e non ad Agraq?

– Ha chiesto di parlarti da solo ma gli abbiamo permesso solo qualche minuto.– aggiunse lui quando arrivarono all'esterno, tra gli alberi e i prati fioriti. L'aria fresca della notte la accolse, da quanto tempo non usciva? Forse un mese o poco più.

– Non ti azzardare a provare a superare la barriera, chiaro?– la avvisò Ahren serio e lei alzò gli occhi al cielo già scocciata, spostando la sua attenzione verso la figura che si trovava in lontananza ai piedi di un albero, dalla quale sentiva paura. Ma che… Poteva sentire anche ciò che provavano non solo le persone ma anche le piante? Ogni essere vivente…

– Oh, sei arrivata.–

Il ragazzo che si ritrovò davanti si voltò quando Sheera le arrivò a pochi passi di distanza, bloccandola sul posto. Ci vedeva più che bene nell'oscurità della notte, come fosse stato giorno a momenti, e la rabbia si insinuò nel suo corpo senza un motivo apparente; eppure sembrava riconoscere quegli occhi che aveva visto svariate volte: rossi come il sangue. Aveva la pelle chiara ma mai quanto la sua, poi capelli neri, spalle larghe, ed era più alto di lei di almeno una spanna buona. Anche lui pareva che, come aveva sempre amato lei, amasse vestirsi di nero con quei pantaloni, dove le sue mani erano nascoste nelle tasche, e quella camicia eleganti. Sembrava avere vent’anni e non di più. Ma, in realtà, si celava ben altro dietro quel viso giovane a ammaliante.

– Finalmente ci incontriamo, ti ho cercata a lungo sai, Sheera?–

– Chi sei? Cosa vuoi da me?– domandò lei senza scomporsi, totalmente in allerta. Perché sentiva più che chiaramente che bramava qualcosa. 

– Mi chiamo Shedan. E…– iniziò a dire avvicinandosi a lei. 

– Voglio te.–

Lui tolse una mano dalla tasca e le toccò il volto, obbligandola a fissarlo negli occhi. E lei rimase immobile, non riusciva a muoversi. In sé stava crescendo qualcosa: un senso di completezza, di forza. Allo stesso tempo però si sentiva indebolita e la sua energia sembrava scivolare come sabbia tra le dita.

– Il tuo potere è così grande, come fai a tenerlo a bada? A fare in modo da sembrare una semplice Salir?–

Le parlava tranquillamente, come se niente fosse. E nel mentre, lui si sentiva sempre più vittorioso, finalmente avrebbe avuto ciò che da tempo bramava.

– Hai due opzioni cara Incantatrice. O ti allei con me o io ti farò fuori prendendo ogni singola goccia del tuo potere oscuro.– continuò senza smettere di fissarla.

– Di che stai parlando?– riuscì a dire lei mentre sentiva la sua mano spostarsi fino al collo dove la presa iniziò a farsi sempre più stretta, fino a toglierle il respiro. Perché non riusciva a fare niente? Perché non riusciva a muoversi? Era quello che le sue vittime sentivano ogni volta quando cadevano in sua balia?

– Sono passati tremilasettecento ventisei anni dal nostro ultimo scontro, ho aspettato abbastanza che tu tornassi. Diciotto anni fa ho percepito di nuovo la tua splendida aura, la tua anima nera. Eri tornata, il problema era capire sotto quali spoglie.–

Ma che sta dicendo? Non ha senso! La stretta divenne insostenibile, il fiato ormai le mancava già da un po’ e la vista si stava offuscando.

– Non avrei mai immaginato che sarebbe stato così semplice prenderti e farti a pezzi.– ridacchiò Shedan malignamente mentre osservava come la sua giovane vita scivolava via lentamente.

– E dopo di te, penserò alla tua energia sorella e sarò invincibile.–

Creatrice… Un’immagine apparve nella mente della corvina: una ragazza era stesa a terra, lunghi capelli chiari, pelle rosea, una veste bianca macchiata di sangue. No! Una grande forza si espanse per tutto il suo corpo, la collana che portava al collo si illuminò di una luce violacea accecando Shedan che si staccò da lei e indietreggiò. Subito dopo, fu scaraventato via da una forza mostruosa, finendo in mezzo alla polvere svariati metri più lontano da prima. E il suono delle sue ossa rotte fu assolutamente piacevole per Sheera ora perfettamente in piedi, l’aria che le inondò i polmoni respirando di nuovo. Il suo corpo era circondato da scariche di potere violacee, sul suo braccio sinistro apparve un tatuaggio nero che partiva dalla spalla fino al polso raffiguranti piume, rose, ossa e fiori appassiti. E presto, il suo volto rimasto fino ad allora chino, svelò la potenza che si celava dietro quegli occhi viola scuro, quello sguardo irato e carico d’odio verso quell'essere che aveva provato a strappare via la sua stessa essenza vitale. Se pensava che sarebbe rimasta lì impassibile se lo poteva scordare.

– Non penso proprio.– gli disse infatti, raggiungendolo e guardando mentre cercava di rialzarsi mentre il suo corpo iniziava a guarirsi da solo. Lei lo spinse di nuovo a terra con il piede per poi appoggiarglielo al torace e facendo pressione, sentendo il suo urlo straziante per il dolore mentre delle catene di oscurità create da lei dal nulla lo tenevano ancorato al terreno con forza.

– Cosa credevi di fare? Farmi fuori? Dimentichi che sono molto più forte di te, non sei nulla a confronto.–

Il tono della corvina non era mai stato così con nessuno prima di allora, o perlomeno non tra i Salir con cui aveva vissuto quegli anni. Ma molto, moltissimo tempo addietro era stato anche peggio, la sua anima l’aveva portata a fare di peggio. Perché lei era il Male, il Nero, la Morte.

– Il tuo corpo, però… Non è ancora completamente abituato alla tua forza, vero?– disse lui a stento maligno e ridacchiando.

– Non puoi e non sei come eri un tempo. Te lo ricordi? La più temuta di tutti, così sanguinaria, spietata. Hai raso al suolo città, ucciso così tante creature, macchiato sempre più la tua anima che era già putrida ancor prima che venissi creata.–

Shedan tossì e dalla sua bocca uscì sangue nero. Lui non era come gli altri, lei sapeva, ricordava cosa era e la faceva infuriare. In quel momento, finalmente, ricordava cos’era successo, per quel motivo era nel Regno Assoluto, cosa era accaduto agli Yarix secoli addietro. Il mistero sulle sue origini, la sua magia diversa, le sue abilità e conoscenze, il suo istinto era tutto dovuto a ciò che era davvero. E, soprattutto, sapeva cosa era accaduto a lei e perché in sé aveva sempre avuto una sensazione di vuoto costante, quel vuoto lasciato dal Demone, l’essere che la fissava ridacchiando ancora con quello sguardo divertito.

– Sai, è così assurdo che tu voglia così ardentemente farmi fuori. È come se tu volessi uccidere te stessa.–

– Vedi di tacere!– urlò lei dandogli un pugno, altro sangue che si sparse sul terreno, l’erba intorno che stava iniziando ad appassire di fronte alla sua energia che cresceva sempre di più.

– Uccidimi pure, tanto sai che mi rigenererò. Se tu vivi, vivo anch'io. Se tu muori, muoio anch'io. Ma non è una morte definitiva, ritorneremmo entrambi qui. È il pregio dell’essere immortali, no?–

Voleva innervosirla, portarla oltre il limite e farle perdere il controllo, di modo che distruggesse ogni cosa e che perdesse i sensi. Solo così sarebbe riuscito a prenderla e lasciare che i poteri di entrambi si potessero fondere. Sheera lo sapeva, per quello stava cercando in tutti i modi di tenere a bada le proprie emozioni, e, purtroppo, per lei era sempre stato tremendamente difficile.

– Stammi bene a sentire, quello che hai fatto agli Yarix è imperdonabile.– iniziò a dirgli prendendolo per il colletto senza alcuna difficoltà e avvicinando i loro volti violentemente.

– Li hai imprigionati solo per voglia di potere, e io non sono così, non lo sono mai stata. Quindi, tu ed io non abbiamo nulla in comune.–

– E come pensi di fermarmi?– la stuzzicò, riuscendo a liberarsi e a lanciarle contro una scia di energia negativa che lei schivò all’istante.

– Perché non vieni qui a scoprirlo?– ribatté lei di rimando con un sorrisetto maligno e malizioso. Non deve ferire nessuno pensò mentre schioccò le dita, facendo addormentare tutti quelli che si trovavano all’interno del tempio, di modo che nessuno potesse correre fuori a vedere il motivo del trambusto che si sarebbe creato. Subito dopo generò una barriera violacea più potente di quella già preesistente attorno alle mura, almeno l’edificio sarebbe rimasto intatto.

– Non aspettavo altro, sai?– le disse ridendo Shedan di nuovo in piedi e completamente guarito, creando alle dita degli artigli neri di pura energia negativa e scattando subito verso di lei. Purtroppo, come aveva detto Shedan prima, il suo corpo non era perfettamente in grado di sostenere gli incantesimi e la forza che avrebbe usato dato che solo da qualche ora aveva iniziato a cambiare per adattarsi all’energia che la ragazza celava in sé. In più, in testa ancora aveva immagini di ricordi lontani che a volte le offuscavano la mente, rendendola debole.

Colui conosciuto come il Demone provò ad assestarle svariati colpi di pugni e graffi che riuscì ad evitare tranquillamente. Era inutile usare la magia però dato che entrambi avevano le stesse abilità. Certo, Sheera era di gran lunga più forte ma Shedan era in grado di nutrirsi di quell’energia e non voleva proprio per niente che lui le rubasse il suo potere. L’unica cosa che le rimaneva era la difesa.

– Non vedo l’ora di bere il tuo dannato sangue divino.– le sussurrò all’orecchio quando riuscì a mettersi dietro di lei e a tenerla ferma con un braccio sulla vita e l’altro intorno al collo, approfittando del suo stato confusionale dato da continue immagini passate. Odiava quella sensazione, odiava sentirsi così impotente quando sapeva che, in realtà, le sarebbe bastato poco per renderlo innocuo almeno per un po’, giusto il tempo di andarsene lontano e trovare una soluzione a quel problema che da secoli esisteva. Ma non sarebbe potuta scappare all’infinito nel mentre, lui l’avrebbe ritrovata. C’è solo un modo per fermarlo temporaneamente per come sono messa. Questo corpo non è pronto alla mia magia, non ancora… 

– Davvero non hai alcuna voglia di farmi fuori? Hai perso così tanto?– rise maligno Sheran facendo apparire una lama nera pronto per colpirla. Sheera strinse le mani a pugno digrignando i denti per quanto si stesse trattenendo dal non perdere il controllo, doveva decidere in fretta sul da farsi. Così, dopo un sospiro, riuscì con uno scatto a prendere il ragazzo e scaraventarlo con un forte vento lontano. Lui rispose subito, lanciandole contro una ventina di lame affilate come rasoi apparse dal nulla e lei spiegò quelle ali nere che aveva tenuto nascoste fino a quel momento per evitarle. Forse Shedan ebbe paura che lei potesse andarsene volando, motivo per cui per poco la ragazza non si ritrovò una miriade di scariche d’energia negativa sopra di sé pronte a colpirla per riportarla a terra. Lei riuscì comunque a creare una barriera che fosse in grado di proteggerla, mentre della polvere si espanse nell’aria.

– Credi di fregarmi lurido verme?– ringhiò quando fermò un fendente dopo che lui si mosse veloce e abile attraverso la nube che per un attimo non le permise di vedere oltre. –Sei molto più buona di quanto tu creda…– Una voce fece sussultare la ragazza, portandola a distrarsi e venendo atterrata dall’altro. Tuttavia, riuscì ad invertire le posizioni presto. –Mi hai mostrato il tuo mondo, e l’ho accettato. E ho accettato te, io so ciò che sei.– sentì ancora dire da quella voce calda, melodiosa. Una voce che conosceva molto bene. Dannati ricordi, perché dovete distrarmi proprio ora!?

Un dolore lancinante la colpì in pieno, il fuoco vivo le bruciò le interiora, il sangue iniziò a fuoriuscire da quella ferita inflittale da una spada che le aveva trapassato il ventre. E il colpo le era stato inflitto da un altro ragazzo che conosceva e che, insieme a Shedan, si stava avvicinando a lei. Perciò usò la magia e creò una barriera magica che poi esplose appena i due la toccarono, lasciandogli sopra i corpi ferite gravi già sanguinanti.

Demon, da quanto tempo.– disse lei maligna, estraendo l’arma dal suo corpo che subito iniziò a guarire, seppur lentamente. Ma il dolore non l’avrebbe di certo fermata. Lanciò all’istante la spada ancora macchiata del suo sangue verso il nuovo arrivato che lo trafisse all’istante, gridando dal dolore che lo travolse. Subito dopo delle catene lo legarono a terra.

– Peccato che non sia la tua occasione di scontrarti con me!– le ringhiò lei addosso evitando un nuovo colpo di Shedan.

– E ora che farai?– ritornò a stuzzicarla e lei sorrise maligna.

– Questo.–

Sheera protese un braccio verso di lui e la terra sotto i suoi piedi si sollevò all’istante con una velocità impressionante, portando il ragazzo verso una nube nera che si era creata dal nulla.

– No!– esclamò quando riconobbe quel portale magico, cercando in qualche modo di spostarsi da lì. Ma Sheera fu più veloce, spiegando le sue ali e raggiungendolo, toccandogli il torace e creando un violento vento che lo spinse all’interno del portale. E nell’istante in cui lui sparì oltre il buio, la ragazza fu scossa da un dolore che non aveva mai provato prima. Era come se ogni singola parte di sé si stesse sgretolando pezzo per pezzo, venendo scosso da una scarica bruciante. La vista si offuscò, il suo corpo si fece sempre più pesante e si sentì cadere, precipitare. Quello era il prezzo da pagare per averlo rinchiuso in un luogo oscuro rompendo il loro legame.

– Devo trovarla…– sussurrò stremata dal dolore quando riuscì a pensare ad altro e non al suo corpo che chiedeva solo di riposare. Ma non aveva tempo. Si guardò attorno mentre provava perlomeno a mettersi a sedere. Sapevo che se ne sarebbe andato quell’idiota pensò quando notò che di Damon non ci fu più traccia. Una fitta al petto la colpì togliendole il fiato.

– Non ho molto tempo… Devo trovarla prima che lo facciano loro…–

Si alzò in piedi, ignorando la polvere che si era sollevata intorno a lei, la terra che si era smossa e messa sotto sopra, l’erba e gli alberi intorno privi di vita. Aveva fatto una promessa, e l’avrebbe mantenuta a costo di morire all’infinito, così aveva detto. E quello contava.

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