Capitolo 9

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Gli gnomi del villaggio organizzarono una festa per i ragazzi.
Una grande piccola tavola piena di tanto piccolo cibo era stata sistemata al centro del villaggio e i quattro giovani dovettero fare attenzione a non schiacciare nessuno.
A Serafine e ai suoi amici risultò piuttosto complicato tagliare i cibi e bere dai bicchieri, ma riuscirono ad arrivare a fine cena.
Più tardi, seduti intorno ad un minuscolo fuoco che di calore non emanava niente, i ragazzi raccontarono a Edulis e agli altri gnomi tutto quello che era accaduto: l'attacco al villaggio, quello che Serafine e Luce avevano sentito al Lago, il troll...
Quando sentì ciò che il figlio del Tiranno aveva detto, Edulis aggrottò la fronte e disse:
«Questo è male, amici. Male per voi e per noi. Se il Tiranno vuole te» ed indicò Sera «vuol dire che farà distruggere tutto quello che gli impedirà di trovarti. Villaggi, boschi, ogni cosa.»
Gli gnomi intorno stavano zitti, ogni tanto qualcuno faceva qualche commento con il vicino o si scambiavano sguardi pieni di timore.
«Dovete trovare un posto sicuro in cui stare, non qui. Qui è troppo pericoloso...»
«Dove potremmo andare? Ci dovrà pur essere un luogo sicuro. No?» disse Serafine.
Edulis guardò i ragazzi per un po'.
«C'è un unico posto dove l'esercito di Dhort non può andare: il regno degli Elfi. È protetto da una barriera impenetrabile che solo chi è autorizzato può attraversare.»
«Perfetto! Andremo lì allora!» disse Shaida con tono deciso.
«Non vi faranno passare, perciò dite che vi mando io. Di tanto in tanto porto delle erbe curative a palazzo e sono il benvenuto.»
I quattro annuirono.
«Partirete questa notte stessa. Con il buio. I draghi che utilizzano le guardie sono piccoli, deboli e lenti, e con una pessima vista notturna. Se ne doveste incontrare uno, state solo attenti al loro morso: è velenoso.»

***

La notte arrivò presto. Non appena il sole scomparve all'orizzonte, i quattro amici, e anche Luce, dopo aver salutato e ringraziato tutto il villaggio, partirono verso Nord.
La strada era coperta di ghiaia, con pochi alberi che li nascondevano alla vista.
Di tanto in tanto, ululati e zoccoli che calpestavano il terreno, o anche solo il fruscio delle foglie, facevano spaventare i ragazzi che tuttavia continuavano il cammino.
Allorché udirono un potente battito d'ali disperdersi nel cielo, ai ragazzi venne un colpo.
Erano vicinissimi al bosco, lo si poteva vedere a occhio nudo.
Ad un certo punto si sentì un... sibilo simile a un ruggito, molto vicino a loro.
Dovevano raggiungere il bosco. Subito. Ma andavano troppo lenti.
«Ce la fai a volare, ora?» chiese frettolosamente Serafine a Kaspar.
«Sì... No... Credo di sì.»
«Perfetto. Tenetevi pronti, allora.»
Il drago ora lo vedevano. Era un puntino che, man mano che si avvicinava, diventava sempre più grande e i ragazzi rischiavano di farsi vedere.
Ad un certo punto il drago, con un altro ruggito, accelerò il suo battito d'ali come se avesse visto una preda. Si stava dirigendo proprio verso di loro.
«Via!»
Volando bassi, ad una velocità assurda, i ragazzi si diressero verso il limitare del bosco.
La notte era calata e non vedevano granché. Solo la luna illuminava la strada.
Nel preciso istante in cui i quattro atterrarono nei cespugli più vicini, il drago sfiorò terra e risalì per poi fermarsi a mezz'aria, con un soldato dell'esercito del Tiranno che sbraitava.
«Stupido drago rimbecillito! Ti sembra questo il momento di uno spuntino? Lascia stare quel topo e andiamo!»
Non erano loro la preda! Non li avevano nemmeno visti, loro!
«Muoviti, stupido!» gridò il soldato dirigendo il suo drago verso Sud, dalla parte opposta rispetto alla direzione dei ragazzi.
«Wow! Che colpo di fortuna, eh?» disse Bahryus ridendo.
«Questo non si chiama "colpo di fortuna"...questa è una vera e propria botta di...!»
Ma Kaspar non poté finire la frase, perché un rumore di zampe e di latrati invase l'aria.
Degli enormi lupi neri passarono davanti a loro, senza neanche notarli.
Soltanto uno si fermò.
Era un lupo gigantesco, della stazza di un toro, con la bava che gli colava dalla bocca.
In più, una fila di denti aguzzi della dimensione di un piccolo pugnale.
I ragazzi si trattennero dal non urlare quando il lupo si girò nella loro direzione.
A guidare l'animale c'era un orco pieno di cicatrici, seduto sul dorso della creatura. Scrutava tra gli alberi come se avesse sentito la loro presenza.
Poi però, continuò il suo cammino. Anche loro andavano a Sud, mentre un'altra parte della schiera a Est.
Quando si accertarono che non c'era più nessuno, i quattro tirarono un sospiro di sollievo.
Potevano continuare il loro viaggio.
Erano salvi.
Per ora.

***

«Allora, facciamo così. Te lo chiederò un'ultima volta: DOVE È LA RAGAZZA?» tuonò Ghiarf scandendo bene le parole, stringendo ancora più forte l'anziano Edulis.
I lupi avevano seguito le tracce che portavano al villaggio degli gnomi. La Guardiana quindi era passata di là.
«Io non dirò assolutamente nulla, dovesse costarmi la vita» rispose calmo il capo degli gnomi.
«Non costerà solo la tua vita. Costerà quella di tutto il tuo villaggio!! Perciò o mi dici dove è diretta... o io faccio dare fuoco ad ogni casa di questo villaggio!»
Edulis Boletus guardò il suo amato popolo, la sua famiglia.
Erano stati ammucchiati tutti in un angolo, e ora tremavano dalla paura.
Poi fissò dritto negli occhi l'orco e disse: «Se farai del male al mio popolo, io non dirò niente. E invece mi uccidi... non saprete niente lo stesso.»
Ghiarf rifletté un attimo, poi con un ghigno esclamò:
«Guardia! Porta il nostro coraggioso amico e gli abitanti del suo amato villaggio al castello.
Gli farà bene qualche tempo nei sotterranei... E distruggete tutto! Tanto ora questa legna non servirà più a nessuno.»

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