Capitolo 6 Appartengo a te, Falco

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Rafflesia, Fox e Bruce, con una minima collaborazione di Tony, progettavano quasi per l'intera giornata. Inserire il motore di creazione Stark-Banner all'interno di The Hawk non era stato complesso. La parte più difficile era l'assemblaggio globale e la maledetta ampolla di iridio. Le prove effettuate non erano andate a buon fine perché si surriscaldava ed alla fine si lesionava.

'Su, non fate quelle facce, siete sempre depressi e musoni' Nat, fiduciosa nelle loro capacità, era entrata nel laboratorio, cartone di pizza alla mano, i colleghi Avengers al seguito.

'Veniamo a sfamarvi, portiamo cibo per il cervello' il Falco fece una battuta e l'occhiolino alla Tyler. L'idea della pizza era stata sua, sapeva l'adorasse.

'É da stamattina, a colazione, che non tocchiamo cibo, ottimo!' il professore si alzò, per servirsi, e così gli altri.

'Allora, lo schifo di simulatore?' domandò la mora.

'É arduo, lo hai provato' Steve confermò i dubbi.

'Ho rimesso l'anima. Sono poco portata per pilotare' ammise la donna.

'É questione di tempo e di abituarsi alle condizioni' Clint, che riusciva benissimo, la incoraggiò.

'Il tempo è la variabile; dobbiamo fare in fretta, per perfezionare The Hawk e noi stessi'.

'Ti aiuterò io, tranquilla' abbozzò un sorriso pieno di promesse.

Fox si inquietò 'Basta! Non me posso più delle vostre stucchevolezze. Mi fate venire il voltastomaco. Teneteci fuori, anzi tenetemi, tu soprattutto' si rivolse alla sua amica 'Non pensavo di arrivare a fare questo discorso, non sono tuo padre! Come fai a comportarti così? Ad andarci a letto, a stare insieme a lui? E' la persona più antipatica e pedante che abbia mai conosciuto, e per di più è un uomo sposato, e pure tu, visto che lo hai scordato, meglio ricordartelo'.

Rafflesia era ammutolita, costretta, suo malgrado, a vergognarsi di ciò che stava vivendo, un'altra volta. Sposata, altresì, era un parolone...vedova da cinque anni!

Il suo collega proseguì come uno schiacciasassi 'Tu, Falco! Apparentemente disperato per la tua famiglia, hai ammazzato centinaia di persone, in ogni parte del mondo. Giustiziere del cavolo, è bastato portarti a letto una femmina in calore per dimenticare tutto?' lo aggredì verbalmente, pesante.

Erano a New York da un mese esatto e aveva tenuto d'occhio la sua amica del cuore. Ospitava Barton, in albergo, moltissime notti, data la vicinanza con la sede del New S.H.I.E.L.D., e le sere che ne mancava, era certo fosse nell'appartamento di lui. Entrambi giravano con uno zaino, che conteneva i propri oggetti personali, il minimo indispensabile per un cambio. Era diventata una relazione stabile, seria; lui sentiva salire la bile ed era sbottato, molto sgarbato e volgare.

Rogers seppe cosa sarebbe accaduto alla prima sillaba pronunciata dal federale; figurarsi se Clint gliele mandava a dire!

Quest'ultimo scattò verso Mulder, lo colpì al viso con un sinistro spaventoso, e lo fece vacillare vistosamente. Era allenato, Fox; il Falco parecchio superiore.

L'agente non riuscì nemmeno a difendersi; Barton lo immobilizzò a novanta gradi sulla scrivania di Banner, con la schiena piegata.

'Adesso lo dai il posteriore agli Avengers, maledetto? Non ti permettere mai più! Che ne sai, di ciò che proviamo?' guardò Rafflesia, distrutta.

Fox mormorò, in lacrime, senza reagire 'Sei una merda, Barton; Jason, invece, era fantastico ed era mio amico' singhiozzò 'Mi manca e non riesco a farmene una ragione'.

Steve si avvicinò e poggiò la mano sul braccio tatuato per fermare l'Avenger, che già si era comunque bloccato, desistendo da un ulteriore confronto fisico; pur fuori dai gangheri, si era ugualmente impietosito davanti al dolore di quell'uomo sincero, che avrebbe voluto picchiare a sangue. Lo lasciò libero e l'altro si voltò.

La Tyler si mosse verso il collega per sincerarsi stesse bene; lui la allontanò con una spinta e l'ennesima smorfia di disgusto.

Clint sbuffò la sua rabbia e la sua inquietudine fuori dai polmoni come una locomotiva e minacciò il federale 'Agente Mulder, ascoltami con attenzione, perché non lo ripeterò una seconda volta. Dal primo giorno ho sopportato i tuoi atteggiamenti ed i tuoi modi sgradevoli. Come hai detto, ho compiuto azioni riprovevoli, forse spinto dalle motivazioni giuste. Sia chiaro però che non ho mai giudicato nessuno in vita mia, figuriamoci un amico e nella maniera in cui ti sei permesso. Non posso chiederti di metterti nei nostri panni e ti auguro di non esserci neanche per un minuto; di una sola cosa, ti prego. Non ferire più Rafflesia, con parole o comportamenti come quelli che hai tenuto finora; in caso contrario, finirò il lavoro iniziato oggi, è una promessa'. Lo fissò, duro, girò sui tacchi, fece una carezza sulla guancia della moretta ed uscì, senza cenare.

Gli Avengers terminarono di mangiare la pizza, in silenzio.

Fox, tornando dal bagno, dove si era lavato il viso, sedette accanto alla Tyler 'Ho esagerato, scusami...'. Provò, mortificato. Era diventato un moralista bigotto e aveva sfogato con lei, con loro, le proprie frustrazioni personali connesse a lutti, perdite e dissolvenza.

'Non importa, passami un'altra fetta di pizza, così mi rimetto al lavoro; fra un'oretta vorrei tornare in hotel, a dormire un pochino...' lo esortò, per chiudere il conflitto. Le importava, però tentò di dissimulare i propri sentimenti. Le sue frasi avevano disintegrato in un lampo ogni grammo di felicità che le era caduta dal cielo come un dono, quando i suoi occhi avevano incrociato quelli del Falco dal vetro della sala comando della base.

***

Clint era scappato e l'aveva attesa nella camera dell'albergo, di cui aveva la chiave magnetica.

Stesisi a letto, entrambi tesissimi, le aveva tolto la giacca del pigiama, per farle un massaggio rilassante.

'Sei nervosa?' era preoccupato alla luce dello scontro che aveva avuto con Mulder durante la cena.

'Detesto litigare con chicchessia, figuriamoci col mio amico più caro. Ugualmente, sentirvi discutere e oggi pensavo che lo avresti ucciso, per ...' non riusciva a parlarne, non voleva.

'Ha ragione Fox, ha capito perfettamente quello che provo, e lo usa contro di me, per difendere la causa di tuo marito, che non può farlo' era semplice come ragionamento.

La federale non replicò, era abbastanza ferita dai commenti che aveva ascoltato.

'Sei così bella' l'arciere prese il suo apice sinistro, fra le mani, per giocarci 'non sono mai stato tanto coinvolto con qualcuna, piccola, nemmeno con mia moglie'.

'Non dirlo, te lo avevo già chiesto e insisti sempre' lo pregò. Odiava paragoni di quel tipo.

'É la verità e ciò che sento, perché mentire. E tu?'.

'Io cosa?' aveva compreso perfettamente dove volesse arrivare.

'Con tuo marito, è come farlo con me?' chiese, serio e glaciale.

'Mi avvalgo della facoltà di non rispondere' rise, augurandosi smettesse. Era diventato insistente, su quell'argomento e la litigata furibonda lo aveva aizzato.

'Non puoi' si gettò, come un folle, con la testa in mezzo ai seni e prese in bocca il roseo bocciolo, che stava ancora tormentando, con una foga che la stupì. Lo morse, quasi a sangue, sentendola lamentarsi e rabbrividire allo stesso tempo.

'Com'era, con tuo marito? Uguale?' gridò, inquieto.

Rafflesia non disse nulla; passò la mano sulla cresta di capelli castani, affettuosa. Clint era insieme profondamente insicuro e arrogante, una commistione irresistibile.

Lui si infervorò di più. Con forza, le tirò giù gli slip che rimasero a metà coscia, per poi liberarla. Le spalancò le gambe, veemente, e  valicò il suo fiore con le dita della mano in un movimento maschio e veloce, profondo, affondando, al contempo, la testa sulla sua intimità. Trovò il suo dolcetto in rilievo gonfio e lucido di umori, il suo paradiso personale. Ci passò la lingua sopra e lo chiese ancora 'É meglio con me?' arrabbiato e in attesa di una risposta verbale che non arrivò.

Gli giunse sul viso, invece, un rivolo di umori profumati; udì sussulti trattenuti, percepì le contrazioni femminili sulle sue falangi, ridondanti. Gli parve sufficiente, come responso, ma voleva di più, voleva che ammettesse ciò che provava per lui. Ne aveva bisogno, gli insulti di Mulder erano stati tremendi da digerire.

'Basta, ora facciamo sul serio' in ginocchio davanti a lei si tolse i boxer, e si mostrò più maestoso e perfetto di come lo avesse mai visto.

La mora sentì un lunghissimo brivido dalla punta dei capelli alle dita dei piedi, un misto di paura ed eccitazione profonda.

L'uomo le si avvicinò velocemente con la mano sinistra dietro il collo, per guardarla dritta nelle ametiste. Fu un bacio travolgente, carnale, unione di lingue e di anime. La prese con tutta la forza che possedeva, sbattendola sul materasso, con un colpo di bacino via l'altro.

Le parve udire il rumore delle loro ossa che si infrangevano. Guaì, sofferente.

Clint si fermò un attimo, incerto.

'Continua' lo pregò, un lieve sussurro; il dolore che le stava infliggendo era nulla rispetto al piacere che provava.

Il partner ricominciò la pressione violenta, lo sfregamento di ogni lembo di pelle. Fu imperterrito e animalesco fin quando poté resistere, scoppiando in un fiotto di squisitezza, un secondo prima di chiederle, per l'ennesima volta 'Era così bello, con tuo marito?'.

Nemmeno in quel frangente, gli fu difficile comprendere quali sarebbero state le sue parole, se le avesse pronunciate. L'aveva stretto a sé, travolta da un piacere sfrenato, appena il suo nettare caldo e squisito l'aveva invasa.

Il Falco, in silenzio, uscì da lei, per rimirarla, in ginocchio. Vide i capezzolini massacrati dalla sua bocca, l'intimità sollecitata, ricoperta del suo piacere, unitamente a secrezioni rosee, presenti pure sul proprio inguine. Le aveva rubato la verginità una seconda volta, era diventato il suo primo uomo, in una vita successiva. Ansimando, con gli occhi azzurri fissi nei suoi, si augurò di non averle fatto troppo male. 'Scusa' bisbigliò.

Rafflesia lo scrutava, tentando di ritrovare un barlume di lucidità. Si sentiva legata a lui, profondamente, al di là della fisicità estrema, al di là dell'atto sessuale che avevano condiviso. Era la sua donna, non c'erano dubbi, dall'attimo in cui i loro sguardi si erano incontrati. Se le cose fossero potute andare in modo diverso, forse... Allontanò pensieri e speranze di un futuro insieme per vivere quel momento, quell'attimo di eterno, materializzatosi fra i loro due cuori.

Le uscì dalla bocca l'unica frase che avesse un senso, nella sua testa 'Appartengo a te, Falco!'.

Lui, in attesa, si emozionò. I battiti accelerati nel torace, si avvicinò per sfiorarle le labbra. Scendendo verso il suo volto, vide gli occhi violetti colmi di lacrime, e di quei sentimenti che riusciva, a stento, a trattenere. La sbaciucchiò per pulirla con la bocca, gustando, felice e disperato, il sapore salato del suo dolore e del loro amore inespresso e inesprimibile.

'Piccola mia, come faremo?' si lamentò, scivolandole affianco, preoccupato dal futuro incombente.

***

'Sono stanca morta! Tra progettare al computer, ore e ore, ed il simulatore di volo, mi sento a pezzi' Rafflesia, esausta, si lamentò; erano le sette passate e stavano andando via dalla base, dopo ore di intenso lavoro.

'Sono giornate pesanti, fisicamente e psicologicamente. Propongo un'attività per svagarci!' Barton aveva avuto un'idea.

'Di che tipo?' chiese, ironica.

'Non è ciò che pensi' ridacchiò, facendo lo stupido 'mi vedi come un pervertito, un maniaco sessuale!'.

'Nooooo, figuriamoci. È che sei sempre pronto, mettiamola così' gli rispose per le rime.

'Solo perché la mercanzia è irresistibile' le dette uno schiaffetto sul sedere, giocoso e allegro.

'Che maleducato!' si sbellicò dalle risate.

'Il maleducato stasera ti farà divertire moltissimo, seguimi!' la prese per mano, senza rivelarle la meta, e, in una decina di minuti, arrivarono a una sala giochi. Fuori, adolescenti che fumavano e bevevano.

'Che posto è?' intanto che la trascinava all'interno e i ragazzi la squadravano, si lamentò.

'Su, non fare la schizzinosa, genietto, e non mi dire che questo non ti piace' indicò il gioco dell'air hockey!

Capì di aver colto nel segno, vedendo brillare le due ametiste 'In effetti, lo adoro. Ci giocavo da ragazzina! Sarà una lotta all'ultimo sangue, Barton, preparati!'.

'Vado a prendere i gettoni' si allontanò per cambiare i soldi.

'In quantità!' lo pregò; si tolse la giacca, nel locale faceva molto caldo. I leggins scuri ed attillati, sopra gli stivaletti neri, col tacco alto, ed il top leggermente scollato di seta azzurra attirarono l'attenzione di alcuni giovani presenti.

'Ti va una partita, bambolina?' le propose uno di loro, muovendosi verso di lei.

La mora scosse la testa 'No, grazie'.

'Dai, solo una' quello insiste'.

'Sparisci' Clint, il tatuaggio ed i muscoli a vista, lo sibilò al tipo, che faceva lo splendido 'La signora è già accompagnata'.

'Scusa, amico, sei un uomo fortunato!' con una battuta sciocca si dileguò.

'Falco, non sarai un tantino geloso?' Rafflesia lo prese in giro, appositamente, e lui, permaloso com'era, si inalberò ancora di più.

'Non devi!' la donna gli piazzò le mani sul torace, le fece scorrere in maniera sensuale verso le spalle, lo abbracciò, e lo baciò sulla bocca. Fu un lunghissimo e passionale bacio con i ragazzi che fischiavano dal balcone del bar.

'Sei pazza, ci guardano tutti' la rimproverò, gli occhi zeppi di felicità e soddisfazione. Era fantastica e capiva al volo ciò di cui aveva bisogno; era una dote innata, una sensibilità personale e particolare al di là del talento nel profiling.

'Un po' pazzerella, sì, puoi giurarci: giochiamo?' si piazzò al tavolo da hockey.

Era piuttosto brava, Barton eccezionale. Le piacque che non la fece mai vincere di proposito. Alternarono decine di giochi. Flipper e persino un vecchio biliardino; la Tyler era sudatissima e sorridente 'Da tanto non mi divertivo così, hai avuto ragione a insistere per venire; devo bere qualcosa, andiamo al bar'.

'Posso prendere una birra?' le chiese malizioso, appena sedutosi.

'Certo, perché no?' non aveva colto il senso della questione, in quell'attimo.

'Non ero sicuro di poterti baciare, in caso contrario, astemia come sei. E non posso vivere senza baciarti, per cui, dimmelo adesso e rinuncerò a un sana bevuta' era sempre attento al suo problema ed era stato dolcissimo.

'Ti bacerei comunque; non esagerare, però, ti voglio lucido, per stanotte, rimani in te!' lo schernì.

'Te lo prometto' la sbaciucchiò, intanto che ordinava.

'Mi piace questo posto. Ci vieni spesso?'.

'A volte, coi colleghi; cazzeggiando, scarichiamo la tensione e il più fomentato è Rogers, non ci crederesti mai' spiegò.

Presi l'uno dall'altra e dalla fitta conversazione, non si erano accorti che proprio Steve, Mulder e Tony erano sopraggiunti e li osservavano, dall'entrata della sala giochi.

'Certo, non mi aspettavo proprio di trovarli qui' il Capitano era sorpreso.

'Perché no? A volte li sento chiacchierare; sai, fanno cose normali nel tempo libero, quel poco che vi lascio. Capitano, hai il chiodo fisso di immaginarteli esclusivamente a letto; la loro relazione o quello che è o può essere invece è andata parecchio avanti, oserei dire che è consolidata!' asserì Stark.

'Mi sento uno schifo, ragazzi. Le ho fatto la paternale e l'ho trattata molto male e pure il Falco. Quando li vedo assieme così felici, me ne pento' Mulder si rammaricò.

'Già. Hanno sofferto e soffrono per la perdita delle loro famiglie' Rogers concordò 'e Clint... Noi siamo amici eppure discutiamo di continuo. Da quando frequenta Rafflesia è più tranquillo, meno aggressivo e  sgarbato'.

'Non è solo questo; con invidia, mi chiedo quand'è che sono stato così felice. Voi?' il federale era in vena di confidenze.

'Molto tempo fa' Tony era amareggiato. La dissolvenza gli aveva tolto tanto, a livello morale. Aveva Pepper, aveva sua figlia Morgan, la gioia della sua vita; però aveva perso Peter... e il resto.

'Mai, tranne quando ero con Bucky' sussurrò il Capitano, alzando la mano destra verso Barton, che lo aveva intercettato.

'Ciao' la mora era un po' in imbarazzo. Lei e Fox non si erano chiariti e non desiderava vederlo fuori dal lavoro. Per di più, con Clint si stavano divertendo come pazzi e avrebbe volentieri continuato la serata da soli.

'Ciao, amica mia' le circondò le spalle con un braccio, sedendole accanto stranamente affettuoso.

I colleghi fecero un saluto generale, osservando Barton, in difficoltà anch'egli.

'Propongo una sfida per rompere il ghiaccio' Mulder sghignazzò, sembrava tornato quello dei vecchi tempi.

'Di che tipo?'.

'Spettrali contro Avengers! Che altro? Li stracciamo, socia!'.

'Si può fare' Stark si mosse verso l'area giochi, timoroso di essere stato sfidato dai geni dell'FBI.

'Voi due alla volta: siete e tre e vi dovrete alternare' la mora tentò di portare acqua al suo mulino.

'Va bene, sei la solita rompiscatole precisina!' Clint dovette arrendersi all'evidenza.

Dopo un'ora di giochi di tutti i tipi, erano stremati e quasi pari.

'Basta, non ne posso più, ho le braccia che mi fanno male, tra biliardino e air hockey! Da adolescente, reggevo meglio questi ritmi, ero instancabile' la Tyler suggerì di fermarsi. Si era fatto tardi, ed il giorno seguente li attendeva l'abituale e pesante routine.

'Falco, hai mostrato alla fanciulla qui presente la tua bravura al tiro a freccette? Prima di andare via, devi esibirti!' Steve lo spronò.

'Veramente no; visto com'è finita la prima volta, soprassiedo! È come rubare caramelle ai bambini' fu sincero.

'Mi piacerebbe tanto vederti all'opera. Per favore!' Rafflesia si voltò verso di lui, incuriosita; quando lo guardava con il suo sguardo ammaliatore e quel bel sorriso sensuale non poteva negarle alcunché. Abdicò. 'Solo una partita'.

'É uno spettacolo da non perdere' sottolineò Stark.

Clint, pagata la quota, si mise in posizione, davanti al gabbiotto, e, in pochi secondi, fece nove centri con nove diverse freccette colorate, uno dietro l'altro. Era una macchina da guerra di estrema precisione! E ottenne il punteggio massimo tra un tripudio di applausi e fischi dei clienti della sala giochi.

Il gestore si compimento' 'Mai assistito a nulla del genere, hai ottenuto novecento punti, che corrispondono a questo premio; se non piace alla tua ragazza' indicò la Tyler 'Puoi scegliere qualcos'altro' gli passò un morbido pupazzo, a forma di falco, lungo una ventina di centimetri  dalle ali e la cresta beige chiaro, il becco grigio, due pietre azzurre a definire gli occhi, ed un nastrino viola su una delle due zampette palmate. C'era  una somiglianza stupefacente con colui che ne portava il nome di battaglia.

La moretta e i colleghi, basiti, fissarono il pelouche, in silenzio. A nessuno parve un caso. 'Lo teniamo, grazie' Rafflesia rispose a nome di tutti.

Barton glielo consegnò emozionato, e lei lo rimirò, assorta, stringendolo a sé teneramente 'Abbiamo trovato la mascotte di The Hawk!'.

Sentì gli altri annuire, la mano sinistra del Falco nella sua destra.

'Smettila di limonare col pupazzo!' in albergo, Clint la fissava dalla porta del aperta del bagno, lavandosi i denti; era nuda, stupenda, e lo aspettava, stesa sul talamo, sorridendogli. Appoggiato addosso, all'altezza del seno, il pelouche che aveva vinto un'ora prima.

'Uhm, la tua gelosia sta arrivando a dei livelli che non avrei mai creduto' lo canzonò 'è molto carino perché ti somiglia'.

'Tu sei carina. Carina è riduttivo. Il senso è che sei carina in ogni cosa. Stasera mi sono divertito tanto, ho staccato la mente. Quando siamo insieme, mi sento leggero, felice, completo. Era veramente moltissimo tempo che non provavo queste sensazioni. E credimi, non si tratta della dissolvenza, o del fatto che mia moglie si sia volatilizzata. Non vuoi sentirtelo dire ed io non desidero discuterne ancora. Ma con lei non sono mai stato così, era diverso' confessò, sincero e pacato, per una volta. Era una riflessione dell'anima.

'Che vuoi dire?' lo aveva intuito.

'Che ciò che ho con te, comunque lo voglia etichettare, è meglio. E che io, insieme a te, sono migliore: ti suona?' non era riuscito ad esprimersi in maniera più consona.

Era lo stesso ragionamento, che nelle propria testa aveva fatto più volte; Jason era stato il suo ragazzo, fidanzato e marito. Tutto quello che viveva con Clint era stupefacente. Come si sentiva quando la guardava, quando la sfiorava, quando le parlava. Perdeva un battito del cuore via l'altro 'Sì, di una musica che non credo potremo ascoltare a lungo'.

Clint si ammutolì. Lo sapeva, perfettamente. La missione appariva suicida; nell'improbabile caso contrario, avrebbero ripristinato il mondo conosciuto e riportato in vita anche i propri partner. Era una bizzarra prospettiva e distruttiva!

'Arciere, abbiamo trascorso una serata allegra, niente sconforto o dispiacere! Hai bevuto pochissimo e meriti un premio' lo attirò a sé per baciarlo. Così facendo, il pupazzo venne schiacciato dal torace del partner che lo prese e lo gettò a terra, facendolo volare.

'C'è un solo falco! Io!' provò a buttarsi alle spalle anche i cattivi pensieri e a dedicarsi alla femmina dolcissima che lo teneva teneramente fra le proprie braccia.

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