La biblioteca [New]

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Il pomeriggio successivo Kathy era in biblioteca e stava aspettando Suzanne per le ripetizioni di scienze, però la ragazza era in ritardo, così si era a persa ad ammirare la neve che cadeva a fiocchi fuori dalle vetrate. Guardandoli danzare nella bufera, aveva l'impressione di osservare una lotta silenziosa tra la volontà di sopravvivenza e la caducità umana. Quelle piccole ballerine, strette nei loro abiti eterei, sfidavano il vento e l'oscurità senza cedere alla violenza o trasfigurare la loro bellezza. La danza era uno dei suoi rimpianti di bambina, nonostante tutta la sua buona volontà, ballare col busto era veramente un'impresa impossibile: si era dovuta rassegnare. Una voce nota la attirò verso le scale: Michael discuteva con un altro ragazzo. Era stata molto arrabbiata con lui la sera precedente: aveva trovato una scusa per farsi portare la cena da Angela in camera pur di non vederlo. Oggi però era un giorno diverso, le avevano messo l'impianto nuovo, non voleva farsi trascinare delle dicerie scolastiche.

«Amico, perché no?» brontolava lui contrariato.

La verità era che le piaceva parlargli: le faceva dimenticare di essere in trappola. Erano stati entrambi due bambini a lungo voluti e cercati, a cui il destino aveva regalato una scintilla di vita sporcata dalla precarietà delle loro condizioni di salute. Si erano raccontati molto del loro passato. La cicatrice che entrambi portavano sul petto e che non avrebbero osato far vedere ad anima viva sembrava legarli come un filo invisibile. Lui però portava anche segni più profondi di quelli chirurgici, molto più dolorosi. Aveva sentito voci contrastanti nella scuola, ma non le importava: preferiva cambiare corridoio quando percepiva che lui era il protagonista dei pettegolezzi. Sapeva di essere anche lei oggetto di racconti artefatti, ma aveva deciso che il loro rapporto era più importante di sussurri persi tra le aule.

«Non sbloccherò il tuo badge, non questa volta: ho imparato la lezione» rispose contrariato il ragazzo. Non l'aveva mai visto alla mensa con gli altri: forse non era uno studente? Non riusciva a dargli un'età: era più basso di Michael di una spanna, ma più robusto. Aveva i capelli neri corti, la barba di qualche giorno e due occhi blu, profondi, quasi irreali. Kathy si chiese se sarebbero diventati così anche a lei.

«Ho fatto solo una sciata, non è un reato!» sbuffò Michael. Nel frattempo, i due avevano continuato a salire le scale e ormai erano a pochi passi da lei.

«Ti hanno tirato fuori da sotto un metro di neve dopo aver causato una valanga!»

Kathy li fissò entrambi stupita.

«Non era niente di che, tranquilla, una pista come tante.» Alzò le spalle Michael.

«Ma se non hai nemmeno guardato i cartelli!» Il ragazzo gli diede un colpo dietro le spalle.

Michael arrossì per un istante, poi scoppiò a ridere. «Lei è Kathy, comunque» aggiunse per uscire dall'impasse del momento.

«So chi è. Dimentichi che le ho attivato io il badge? Tom, piacere, responsabile della sicurezza della scuola.» Le porse la mano; Kathy ricambiò la stretta.

«Che facevi qui ferma nel nulla?» le chiese Michael.

«Guardavo la neve. Non è strano che nevichi a marzo inoltrato?»

«Non in svizzera» se la rise Michael. «Non lo dovevo dire?»

Tom lo silurò con lo sguardo scuotendo la testa lentamente. Era rimasta completamente di stucco alla rivelazione.

«Tienilo per te: in teoria nessuno dovrebbe saperlo.»

La precisazione di Michael gelò Kathy: non le piacevano i segreti di quella scuola o essere sola in tutte le lezioni. Angela le aveva promesso che presto sarebbero giunti altri studenti LWF della sua età, ma per ora non si era visto nessuno e i più grandi, a parte i ragazzi del circolo, la osservavano come una mummia in un museo: una creatura rara e spaventosa con cui non voleva avere nulla a che fare. In ogni caso, finché non scopriva il modo migliore per uscire da quella scuola, non cambiava molto sapere dove si trovasse.

«Piuttosto hai dato quell'esame di biotecnologie?» stava chiedendo Tom a Michael.

«Sei vecchio dentro, lo sai! Neanche fossi mia madre!»

«Se vuoi andartene di qui, l'unico modo è finire il college.»

«Per poi essere spedito in qualche posto sperduto e lavorare per mio padre? No, grazie!»

«Fa come vuoi, il badge non te lo abilito, non questa volta.» Tom li lasciò lì e si inoltrò tra gli scaffali della biblioteca.

«Si crede un adulto... Solo perché ha finito il college con un anno di anticipo. Detesto i blu puri, sono più intelligenti e te lo fanno pesare!»

«Penso sempre di più che ci sia un errore nei miei esami» rispose soltanto Kathy quasi stesse parlando da sola, tra sé e sé. «Sai per caso dov'è Suzanne? La stavo aspettando per scienze.»

«Non credo che venga oggi, ieri sera ha avuto una brutta nottata. Non c'era nemmeno a lezione, stamattina. Soffre da sempre di forti emicranie: mio padre sperava che il siero l'aiutasse, ma per ora non è stato così.»

«Mi dispiace, non lo sapevo» commentò pentita di non averle chiesto nulla.

«Ti hanno messo il nuovo impianto?» Si voltò verso di lei impaziente battendo tra loro le mani. Kathy arrossì, poi abbassò la zip e mostrò a Michael il braccio, tenendo gli occhi a terra per la vergogna.

Il ragazzo studiava l'impianto con i diamanti che rilucevano alla luce dei faretti. Era soddisfatta del cambio di posizione, si sentiva molto più libera, come se le avessero tolto un peso.

«È il posto più sexy in cui ho mai visto un impianto.»

Kathy arrossì leggermente e poi lo allontanò ridendo. Quando sorrideva così le faceva dimenticare tutto, compreso il fatto si trovassero entrambi in gabbia.

«Volevo dirti che mi dispiace per ieri, ma non devi pesare quello che dicono. Questa scuola è un mattatoio, ma non resteremo qui per sempre, almeno non io. Tu ci verresti fuori di qui con me?» chiese all'improvviso Michael. Lo guardò stupita, col cuore a metà della gola e il fiato strozzato. Non si aspettava una proposta del genere. «Lascia stare, tanto non convincerò mai Tom» sbuffò prima di allontanarsi. La salutò distratto e fermò un altro paio di ragazze chiedendo notizie di Luke.

Kathy sospirò e rimase a guardarlo, poi ripensò alla loro conversazione precedente. Individuò Tom tra gli scaffali e decise di seguirlo. Era curiosa di saperne di più su di lui: se era il responsabile della sicurezza della scuola, certamente conosceva tutto il sistema e sapeva come disabilitarlo. Se anche Michael voleva fuggire, dovevano solo trovare il modo giusto. Gli avrebbe dimostrato che poteva fidarsi di lei, sapeva essere una grande alleata, tenace e terribilmente convincente quando qualcosa la interessava veramente: era una delle abilità che aveva preso da sua madre. Si inoltrò nella sezione osservando i cartelli: biologia, medicina, tecnologia. Che noia assoluta! Tom era fermo a studiare la parete di libri e nemmeno la vide. Kathy prese un testo a caso per calarsi nella parte. "Architettura dei calcolatori elettronici" lesse distrattamente. Stava per rimettere il volume nel suo spazio esprimendo il suo disappunto, quando Tom si voltò a guardarla.

«Non sembra la tua sezione.»

«Ero solo curiosa.» Kathy sistemò il libro sullo scaffale.

Tom trovò finalmente il volume che stava cercando. Intravide che Kathy si sporgeva per vedere cos'era. «Non hai niente da fare?»

«Non mi piace leggere e ho già fatto un'ora di allenamento, stavo aspettando Suzanne per ripassare in scienze, ma lei ha il mal di testa e da sola ...» tentò di giustificarsi Kathy.

Tom non la lasciò finire e si allontanò scomparendo dietro uno scaffale.

Kathy sbuffò e si mise a sedere su un divanetto rosso poco distante, demoralizzata dal fallimento del suo tentativo di approccio con Tom. Mise il broncio, le braccia conserte e appoggiò le sneakers su un tavolino.

«I piedi» aggiunse una voce maschile nascosta.

Kathy alzò lo sguardo paonazza: ancora lui! Michael aveva ragione: era vecchio dentro quel ragazzo e un vero bacchettone. Poi Kathy cominciò a pensare: doveva trovare qualcosa che facesse crollare le sue barriere difensive. Tutti hanno un punto debole: il suo era lo sport. Si perse a studiarlo per un attimo: d'informatica non si intendeva; quindi, la scartò come punto di contatto. Sembrava più grande di loro, circa dell'età di Michael, Roxy aveva certamente qualche anno in più. Se non era più uno studente, doveva essere arrivato tra i primi a scuola, forse era stato rapito anche lui! Kathy si alzò ritemprata e si appostò con fare indifferente appoggiata allo scaffale in cui Tom stava cercando un libro.

«Forse mi puoi aiutare...»

«Se è per la storia di Michael, la mia risposta non cambia.»

«No, scusa, non c'entra nulla... è solo che vorrei un ricordo della mia famiglia. Non ti mancano mai?»

Tom alzò gli occhi verso di lei e la guardò sconsolato. «Boston è molto lontana da qui.»

«So che per la nostra sicurezza non possiamo accedere a Internet e lo capisco, ma davvero mi piacerebbe avere una foto dei miei genitori.»

«Da regolamento, non potrei.»

«Non ti preoccupare, non sono più una bambina, ho diciott'anni, me ne farò una ragione.» Si voltò per andarsene, scontrosa. Tom però le afferrò la mano e la trattenne. Kathy lo guardò stupita.

«Vieni con me, dai, ma non devi farne parola con nessuno.»

Kathy si lasciò trascinare. La guidò verso un'altra ala meno frequentata della biblioteca e le indicò una sedia vicino a un terminale. Il ragazzo si mise a sedere di fianco a lei e accedette con le sue credenziali. Tom rimase un attimo perplesso a fissare lo schermo.

«Sui social non posso andare, farei scattare migliaia di allarmi che ho messo io stesso, ma i siti di notizie non sono tracciati dal firewall, quindi forse se una testata parlasse della tua scomparsa, ci potrebbero essere una foto dei tuoi genitori. Hai preferenze su dove cercare?»

«Non mi piacciono i giornali, non li leggo mai.»

«Cerchiamo col tuo nome, Kathy Richardson» digitò il ragazzo. «Ai quotidiani tu piaci, invece! Ben dieci testate: pochi studenti della Lotus hanno avuto questa visibilità quando sono stati portati qui. D'altronde l'inseguimento attira!» rise Tom indicando i titoli.

«Aspetta, parlano di me?» Kathy allungò il collo curiosa: una parte di lei non voleva leggere quegli articoli, ma un'altra non poteva farne a meno.

«Se vuoi te li stampo, così ritagli le foto dei tuoi genitori» propose lui visto che Kathy gli aveva preso il mouse e continuava a scorrere avanti e indietro la schermata senza curarsi del fatto che potevano essere visti da qualcuno.

«Grazie» acconsentì Kathy alzandosi in piedi.

«La stampante è in fondo a destra» disse distrattamente Tom indicando la direzione.

Kathy scattò eccitata.

«Perché corri?» sentì Tom che le gridava dietro.

Kathy si girò ridendo e quasi prese in pieno il mobile della stampante. Raccolse alcuni fogli da terra e alzò la mano verso di lui, per rassicurarlo sulle sue condizioni. Lo vide che scuoteva la testa e sorrideva divertito. Quando finalmente il plotter sputò i suoi fogli, li raccolse e tornò da Tom.

«Sei davvero in forma per essere caduta in bici fratturandoti tre costole» commentò lui stupito.

«Sono abituata a cadere.» Kathy teneva quei fogli tra le mani al pari di un piccolo tesoro.

Tom aggrottò la fronte, poi si voltò a guardarla: la fissava intensamente in viso. «Blu sicuro. Ma c'è altro... Rosso no! Forse bianco?»

«Odio come stanno schiarendo i miei capelli! Ti avverto, la questione della propensione con me non funziona» Non faceva che sentirsi sbagliata per il fatto che non le piaceva quasi nulla dello scibile contenuto in quell'enorme biblioteca.

Tom si mise a ridere. «Kathy, non è possibile! Tutti hanno una propensione e non sto parlando unicamente dei ragazzi LWF!»

«Io sono diversa. A me interessa solo giocare.»

«Prendi Michael, per esempio: sembra l'essere più svogliato sulla faccia della terra, ma non devi farti ingannare, in chimica è un mezzo genietto. Qualcosa da suo padre l'ha presa, volente o nolente, anche se lui negherà fin alla fine dei tempi.»

«E tu? In cosa ti sei laureato?»

«Information Security. Sono un classico NERD, niente di più banale.» Alzò le spalle Tom mentre chiudeva il terminale. «Dopo che hai ritagliato i giornali, distruggi tutto: se scoprono che te li ho fatti leggere, passo un casino.»

«E allora perché hai accettato di darmeli?»

«Non puoi rimanere qui tutto il tempo a guardare la neve cadere!» Tom prese le scale verso il basso coi suoi libri ridendosela sotto i baffi.

Kathy lo salutò, imboccò un corridoio laterale, poi salì di un livello facendo le scale a due per due fino ad arrivare alla sua camera. Si piegò in due per riprendere fiato. I sensori che erano nel suo impianto notificarono la sua presenza e la porta si aprì. Kathy scivolò all'interno guardandosi attorno per verificare che nessuno l'avesse vista. Si tolse le scarpe lanciandole nel mezzo della stanza e si buttò sul letto sparpagliando quei fogli. Il suo piano aveva funzionato oltre le sue più grandi speranze.







Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro