1. Sara

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

LUCE: Buongiorno fiorellino, più tardi passo a trovarti. È un problema?
SARA: Se riesci a passare attraverso il traffico del Principato oggi, certo.
LUCE: Dimentichi chi sono io. Oltretutto non è così male, c'è un po' di vita.
SARA: Tu sei malata, fatti curare.

Gran Premio di Monaco 2024

Detesto la settimana del Gran Premio.

La città diventa invivibile.

Non posso uscire di casa senza trovarmi un fan sfegatato che scatta foto a ogni singolo angolo su cui riesce a posare gli occhi.

Sarà perchè sono nata e cresciuta a Mentone, ma non ho mai capito come mai la gente smania per Montecarlo.
Che ha di speciale? Ha dei palazzi, negozi, parrucchieri, un porto, ristoranti decenti e delle barche.

È una normalissima città che si affaccia sul mare e che per puro caso è diventato un paradiso fiscale per le sue leggi che permettono a chiunque acquisti un immobile e apra un conto bancario, di non versare nemmeno un centesimo in tasse.
Forse è proprio per questo che molti sportivi si stabiliscono qui.

Sfortunatamente, non hanno considerato il fatto che la loro è una mossa idiota, dato che porta qui tutti i loro fan, i quali disturbano il quieto vivere di noi onesti cittadini che non abbiamo fatto niente di male per venire disturbati la domenica mattina da orde di tifosi in maglietta raffigurante la squadra del cuore o copricapi vistosi.

E a dir poco imbarazzanti, oserei aggiungere.

Oggi è sabato, dunque la città non è così piena come dovrebbe esserlo domani, ma è comunque più incasinata di quanto lo sia normalmente.

Mi abbasso mentre cerco di evitare un tifoso del nord Europa, lo capisco dai capelli biondi e gli occhi azzurri, che ha calato sulla testa un cappello blu su cui è issata una monoposto in miniatura. Tanto miniatura non è, dato che la parte davanti stava per cavarmi un occhio.

Dico, ma che ho fatto di male?

Okay, ho capito. Dio ha deciso di punirmi per quella volta che in terza elementare ho preso una caramella in più al compleanno di Pauline.

Tiro fuori le chiavi e sollevo la serranda della mia libreria.

Il profumo del nuovo deodorante per ambienti al limone mi inebria le narici, sistemo le mie cose e attendo come ogni giorno che il primo cliente si presenti.

Ho tanti pacchi da consegnare oggi, per la maggior parte sono romanzi che le ragazzine del Principato comprano per passare il tempo quando non sono a feste oppure a esporsi fin troppo sui social media.

Mi siedo dietro il bancone e riprendo la mia lettura, il priorato dell'albero delle arance è un fantasy che dalle dimensioni può incutere molta paura ma non appena ho iniziato a leggerlo mi sono resa conto che non l'avrei mollato per un po'. Sono immersa nelle avventure di cavalieri, draghi e regine e sono talmente presa dalla lettura che non ho notato che nel negozio è entrata Luce, la mia migliore amica che sta sbraitando al telefono in olandese.

È una wedding planner di fama mondiale, conosce sei lingue tra cui il cinese mandarino, e al momento sta organizzando il matrimonio della figlia maggiore della famiglia reale olandese, cosa che le porta via una quantità di tempo non quantificabile.

Alzo la testa e chiudo il libro mentre la vedo salutarmi con un gesto rapido della mano.

Potrebbe star parlando di quali fiori usare per decorare la navata ma il suono ruvido della lingua olandese lo rende simile a una maledizione lanciata su tutta la stirpe della persona che si trova dall'altro capo del telefono.

La osservo sorridendo mentre lei appoggia la borsa sul bancone e alza gli occhi al cielo, ascoltando la risposta della persona con cui è al telefono.

-Geen callas, zei ik! Ja ja, tot ziens! (Niente calle, ho detto! Si si, arrivederci!)- borbotta lei chiudendo la chiamata.

Si passa le mani sulla faccia ed esasperata, dice con un filo di voce:-Chi diavolo sceglierebbe le calle per un matrimonio?-.
Faccio spallucce mentre la guardo, è sempre in ordine con i suoi tailleur confezionati su misura, ma oggi ha un look decisamente diverso dal solito.

Indossa un vestito lilla con decori floreali, lungo ma leggero, adatto per il tempo un po' indeciso di questo maggio, e ha i capelli legati in uno chignon morbido alla base della nuca ma ha lasciato cadere qualche ciocca di capelli sulla fronte per dare un tocco fresco alla sua acconciatura.

-Wow, quanti scatoloni! Hai bisogno di una mano?- mi chiede additando i pacchi che si trovano poco dietro di me, sono le nuove uscite della settimana e qualche offerta del tipo "prendi due libri, li paghi 10 euro" anche se credo che ai milionari del Principato non importi un fico secco.

-Te ne sarei grata ma so che sei molto impegnata con qualsiasi minaccia tu stessi lanciando in olandese- ridacchio ripensando alla scena a cui ho assistito pochi secondi fa.

Luce alza gli occhi al cielo e borbotta:-Sono così belli i tulipani! Non capisco perchè insistano a volere le calle, io credo che siano dei fiori tristi... tu che ne pensi?- dice mentre prende una scatola e la apre, rivelando il nuovo giallo in vetta alle classifiche del New York Times e ora tradotto in venti paesi.

-Quello lo devi mettere laggiù- le indico l'isola del thriller e dei gialli, successivamente Luce si riempie le mani di copie e le porta nel punto che le ho illustrato poco prima.

Mentre sistema i libri, mi incalza dicendo che non ho risposto alla sua domanda.

-In effetti sì, le calle mi sembrano molto tristi. Io preferirei le rose bianche, magari con qualche altro fiore colorato- rispondo mentre sfoglio il catalogo delle nuove uscite e appunto qualche ordine da fare nel pomeriggio.

Fuori dal negozio proviene un chiacchiericcio assordante e una marea di tifosi si riversa sulle strade. Non capirò mai che cosa muova tutte queste persone ad accalcarsi sugli spalti o sui balconi di casa per guardare della macchine che girano in cerchio.

È come guardare venti idioti che rincorrono un pallone sul campo.

Sì, non sono mai stata una fan sfegatata degli sport, preferisco rimanere seduta sul divano con una tisana calda e un buon libro.

Oggi e domani saranno tutti affacciati su balconi e terrazze ad acclamare il loro idolo locale, ma io mi barricherò in libreria, uno dei pochi posti sicuri che conosco.

Non ho bisogno di vedere altre persone che urlano a gran voce il suo nome e tantomeno necessito di vedere un altro cartellone o striscione su cui è raffigurato il suo sorrisetto da idiota.

Alla fine, questo è quello che sono quei tipi che salgono in macchina e decidono di sfidare la morte andando a trecento all'ora.

Degli emeriti coglioni.

-Seeeenti- afferma Luce giocando con l'anello che porta al dito e che le ha regalato suo padre, so benissimo cosa succede quando fa così.

-Che succede?- le domando incrociando le braccia al petto.

-Se ti dicessi che il principe mi ha dato due biglietti per il Gran Premio di domenica e in quanto personalità di spicco sono invitata anche all'after party...- la prende larga lei, mentre apre un altro scatolone e trova un album illustrato per bambini.

Sospiro e la incoraggio con lo sguardo ad andare al nocciolo della questione.

Luce lancia un sospiro e dice:-Insomma, mi accompagneresti? Non ci voglio andare da sola! Sai quanta gente cerca di rimorchiarmi quando vado a eventi di questo tipo?-

Ridacchio all'espressione schifata della mia amica e come ogni volta che lo fa, le pongo il mio dubbio:-Sei una wedding planner ma hai un'avversione per gli uomini... credo che non riuscirò mai a capirti, sai?-.

Luce alza gli occhi al cielo e la sua risposta è sempre la stessa.

Non ho un'avversione per tutti gli uomini, solo per quelli che girano intorno a me.

La conosco da così tanto e soprattutto conosco tutto quello che ha passato che non mi stupisco mai della sua conclusione.

-Sei incredibile- la prendo in giro mentre, con le braccia piene delle copie del nuovo libro di Sarah J. Maas, mi dirigo verso lo stand che si trova all'ingresso e che ho appositamente creato per raccogliere tutte le novità che potrebbero interessare ai lettori.

Luce fa spallucce mentre sfoglia il libro per bambini che ha estratto poco prima dallo scatolone.

Le chiedo se me ne lascia uno sul bancone, dato che oggi pomeriggio un cliente deve venire a ritirarlo per sua figlia.

-Non hai risposto alla mia domanda- mi incalza Luce con la sua tipica espressione offesa, siamo amiche da tempo immemore e ormai so che quando è veramente risentita, non è quella la faccia che fa.

-No, ovvio che non vengo- rispondo senza degnarla nemmeno di uno sguardo.

Riesco a immaginarmi perfettamente il suo volto, occhi e bocca spalancati dallo stupore, sopracciglia alzate fino all'attaccatura dei capelli. Sorrido quando poso gli occhi su di lei e noto che avevo perfettamente ragione.

-Che vuol dire "no"?- chiede lei scioccata mentre comincia a tampinarmi in ogni mio singolo movimento. -No indica una negazione. Puoi guardare sul dizionario e posso dirtelo anche in altre lingue se desideri no, ne, non, nein, não, niet...- continuo a blaterare sperando che non mi interrompa e cerchi di convincermi a guardare per settanta e passa giri delle macchine che vanno in tondo.

-Placati, miss traduttrice umana. Ti prego, vieni a tenermi compagnia. Sei l'unica persona con cui so di poter sostenere una conversazione senza fare a gara a colpi di followers e like. Alla prima modella che vedo che non capisce niente di quello che le sta succedendo davanti agli occhi, potrei avere un tracollo nervoso- borbotta la bruna muovendosi avanti e indietro per la stanza mentre la sua gonna ondeggia a ogni suo passo.

A differenza mia, Luce è una patita di Formula Uno.

Non si perde un weekend di gara e quando è a uno dei matrimoni che ha organizzato non accende il telefono personale fino a quando non ha visto la gara, per evitarsi spoiler o di sapere il risultato finale perdendosi tutta l'azione. Per lei, essere invitata a questo weekend è un'occasione unica e irripetibile e se qualcuno le offre un pass, non ci pensa due volte ad accettare.

Tuttavia, so quanto si senta a disagio in mezzo a chi non conosce, in particolare se non è obbligata a starci insieme per motivi di lavoro.

-Ascolta, vengo- le dico alzando una mano, pregando di far placare il suo continuo avanti e indietro.

Luce alza la testa di scatto e con gli occhi luccicanti dalla felicità mi domanda:-Dici davvero?-.

Con un sospiro, annuisco e la vedo alzare la braccia al cielo e mettere in scena il suo balletto della felicità.

Ognuna delle due ha il suo, lo abbiamo inventato in prima superiore e da quel momento festeggiamo ogni piccolo traguardo o successo in questo modo.
Può sembrare infantile? Sì, lo sappiamo.
Ci divertiamo lo stesso? Ovviamente sì
Ci importa di quello che pensano gli altri? Decisamente no.

Come non ci importa un bel nulla di quello che pensa la gente quando, nel momento in cui entriamo al nostro bar preferito, cerchiamo "il nostro tavolo".

È un tavolino in ferro dipinto di verde pastello con un piccolo vasetto in vetro all'interno del quale ci sono fiori secchi oppure delle piccole margherite. Ci ritroviamo lì i giorni in cui abbiamo dei momenti di pausa e vogliamo chiacchierare un po' riguardo la nostra vita.

Per la maggior parte del tempo, Luce è in giro per il mondo a organizzare matrimoni da favola per multimilionari mentre io vivo in libreria, circondata dal profumo della carta e dalle storie degli anziani che entrano nel mio negozio per cercare una nuova lettura con cui occupare il tempo o per trovare regali per i loro nipotini.

-Ho detto vengo, ma a una condizione- alzo il dito indice e Luce smette immediatamente di ballare.

-Perchè devi essere così crudele e distruggere i miei sogni? Che ho fatto di male?- chiede abbandonando le braccia lungo il corpo, per la seconda volta in meno di mezz'ora, e non posso fare a meno che scoppiare a ridere alla vista. -Ridi ridi, prima o poi vengo a vendicarmi- sibila chiudendo gli occhi in due fessure.

-La condizione è la seguente- affermo senza badare alle sue parole.

Mi muovo dietro il bancone e appoggio le braccia su di esso.

Luce mi osserva curiosa, lascio che le parole mi escano dalla bocca una dopo l'altra:-Niente foto, nè sui tuoi social e neanche con i fotografi del circuito. Sai che non voglio espormi-. Luce alza un sopracciglio, sembra non capire ma in poco tempo la sua espressione si rilassa.

-Va bene, niente foto. Parlerò in qualche modo con tutti i fotografi che ci sono, tanto ormai li conosco tutti- sorride lei mentre il suo telefono riprende a squillare.

La vedo sbuffare e sogghigno sapendo che sarà trattenuta ancora per un po' a parlare di fiori lungo la navata oppure su dove fare il taglio della torta.

-Devo andare, ma ci vediamo domani mattina da me! Dobbiamo scegliere che cosa farti indossare per essere wow!- dice lei, muovendo le dita come a simulare delle stelline.

La liquido velocemente, lei esce dal negozio portandosi il telefono all'orecchio e rispondendo ancora una volta in olandese. Sorrido e attendo l'arrivo del primo cliente.





La domenica mattina sono a casa di Luce mentre lei mi sta sottoponendo diversi abiti tra cui scegliere.

Lei ha scelto un vestitino bianco con fiorellini blu e azzurri, che ricorda molto le fantasie dei piatti in Grecia.

Dovrebbe essere strano il fatto che portiamo la stessa taglia e che per la maggior parte delle volte prendo in prestito i suoi vestiti? Secondo il nostro codice dell'amicizia, creato in prima media, possiamo condividere qualsiasi cosa. L'eccezione a questa regola sono i prodotti per le labbra, quelli per i capelli, qualsiasi tipo di costume da bagno e anche le scarpe, visto che ho il piede più grande del suo.

-Sono sicura che questo ti piacerà, è un nuovo arrivo di Valentino ed è molto primaverile- dice lei, tenendo su un dito la gruccia sulla quale è appeso un abito azzurro a stile impero.

-È molto bello ma...- constato mentre guardo il vestito, la gonna ondeggia leggera e la schiena leggermente scoperta lo rende molto accattivante ma ho questa strana sensazione che serpeggia sotto le mia pelle. Sono sicura che se lo dovessi indossare, sarei ridicola.

-Oddio, un altro ma! È da tutta la mattina che trovi una pecca in qualsiasi vestito ti propongo!- sentenzia con la voce squillante mentre nota la mia faccia dispiaciuta.

Davvero, normalmente non sono così pignola ma tutti quei vestiti sono... troppo per me!

-Facciamo così- afferma Luce mentre rimette la gruccia all'interno del suo armadio di dimensioni enormi. La ragazza fa un passo indietro e si mette le mani sui fianchi, mi lancia un sorrisetto e quando la fisso con un'espressione confusa, la castana squittisce:-Forza, dai un'occhiata-.

-Ascolta, sei molto gentile ma non vedo che cosa ha di male quello che ho deciso di indossare- mormoro, nel frattempo indico con un dito il mio abbigliamento.

Ho scelto un paio di jeans a zampa e una canottiera bianca, accompagnati da delle sneaker comode altrettanto bianche.
Per proteggermi dal sole ho scelto un cappellino con visiera nero e una borsetta nera a tracolla.

La mia migliore amica spalanca gli occhi e mi fissa. -Tesoro, tu avresti davvero bisogno di andare a una puntata di ma come ti vesti?. Non fraintendere, adoro il tuo outfit urban ma mi duole ricordarti che siamo considerate degli spettatori vip!- sbotta indicando i due pass verdi e neri, adagiati sul comò della sua camera super instagrammabile.

Ha le pareti bianche, ai lati del soffitto ha appeso delle luci led che accende di sera e che cambiano colore, da un lato ha la sua postazione trucco con tanto di specchio con luci a led che le permettono di vedere ogni singolo poro e dall'altro c'è la sua scrivania con computer e una stampante. Su di essa c'è ancora l'orchidea bianca e rosa che le ho regalato per il compleanno, se ne prende cura con molto amore.

La guardo confusa, quindi il mio "stile urbano" non si sposerebbe abbastanza bene con il fatto che siamo considerate VIP? Non mi sembra che la gente si scandalizzi tanto per gli outfit di Kanye West, eppure è cento, se non mille, volte più vip della sottoscritta.

Luce, che ha capito che sto ancora cercando di processare la sua frase, prende un respiro profondo e comincia a spiegare:-Dunque, per quanto lo stile urban sia molto apprezzato dal popolo di Instagram e da alcune fanatiche su Pinterest, non è affatto adatto a un Gran Premio, specie se è quello di Monaco e soprattutto se sei considerata una VIP e hai un pass che lo dimostra-

-E allora che mi consigli, guru della moda?- le domando buttandomi di schiena sul suo letto e fissando il soffitto, tamburello le dita sulla pancia in attesa della sua risposta.

-Ti consiglio di fidarti di me- dice ficcandosi nuovamente nella sua cabina armadio e facendo rumore, muovendo le grucce che reggono tutti i suoi abiti.

-L'unica cosa che ti lascio passare sono le scarpe, dobbiamo camminare tanto ma ti ci vuole un vestito fresco e non troppo lungo tipo... questo!- esclama mentre riemerge dall'armadio.

Mi metto a sedere sul letto con le gambe incrociate e la vedo davanti a me che regge un appendino con adagiato un vestitino leggero verde salvia, lo osservo per un po' piegando prima la testa verso un lato e poi verso l'altro.

Cerco di immaginarmelo addosso, da dietro il vestito Luce sfodera un sorriso smagliante e canticchia:-Ti piace, ti piace, ti piaceee.-

Alzo gli occhi al cielo mentre sento che se non le dò la soddisfazione di provarmelo, cercherà di infilarmelo a forza oppure me lo metterà addosso dopo avermi stordito con il panetto di burro che tiene in frigorifero e che è duro come un mattone.
Muove il vestito producendo un gradevole fruscio con la stoffa della gonna, lo osservo ancora per qualche secondo, indecisa su cosa fare.

Voglio davvero lasciarmi vestire come una bambolina per un evento che non è nemmeno nelle mie corde?

-Sono sicura che ti starà benissimo. Puoi almeno provarlo? Se non ti piace, ti lascio venire in stile urban- sorride comprensiva Luce.

Lo sorrido di rimando, ringraziandola nella mia mente in tutte le lingue a me note.

Prendo la gruccia e mi infilo nella sua cabina armadio che funge anche da camerino, in questa casa c'è qualsiasi cosa l'immaginazione ti possa suggerire.

C'è perfino il distributore di coca cola zero che Luce adora, con tanto di ghiaccio tagliato in pezzi piccolissimi e fettine di limone sempre fresche. Credo che quello sia il suo angolo preferito.

Mi guardo allo specchio mentre apprezzo ogni dettaglio di questo vestito.
La gonna scende leggera fino al ginocchio, il tessuto mi fascia perfettamente il busto e le mezze maniche a campana nascondono la parte di cui sono più insicura.

-Di solito non ci vuole così tanto per mettere un vestito. Devo cominciare a preoccuparmi?- chiede Luce dall'altra parte della porta, sento da come parla che sulle sue labbra si è dipinto un bel sorrisetto.

Senza dire una parola, apro la cabina armadio e mi sottopongo allo sguardo da ispettrice della mia migliore amica che a bocca aperta esclama:-Ma chi sei?! Dove hai messo la mia migliore amica?-.

Le dò una leggera spinta sulla spalla mentre lei continua a guardarmi con la bocca aperta, la riprendo dandole un colpetto sul mento e risvegliandola dal suo stato di trance dicendole:-Se continui a tenerla così, ti entreranno le mosche-.

-Scusa, è che... wow!- afferma sbalordita e nel frattempo mi scannerizza il corpo in modo minuzioso.

-Smettila! È un vestito come gli altri- constato mentre mi guardo ancora una volta allo specchio. Però, Luce ha ragione! Quest'abito è stupendo e mi calza anche bene. Magari con un paio di tacchi bianchi non sarebbe affatto male.

-Ehm, quel "vestito come gli altri" è stato realizzato dalle sapienti mani di Armani ma va bene lo stesso. Allora possiamo anda... CHE DIAVOLO STAI FACENDO?- grida lei, mi guarda scandalizzata mentre armeggio con la zip posta dietro la schiena.

-Io questo non lo metto- dico in un lamento di frustrazione.

Luce contrae le mani e cerca di mantenere la calma mentre borbotta:-Hai detto che ti piaceva!-.

Alzo un dito per obiettare:-Non l'ho mai detto in modo esplicito-, alle mie parole segue immediatamente la sua reazione:-Perchè diamine te lo stai togliendo allora?-.

-Ti dice niente Armani?- le domando muovendo le mani su e giù per il mio vestito, o meglio il vestito di Luce.

-Sì, è uno stilista italiano che ha cucito l'abito che indossi in questo momento. Certa gente ucciderebbe per metterci le mani sopra!- gesticola la mia migliore amica, esasperata come solo io sono in grado di renderla.

-Lo so, ma è davvero troppo per me. Insomma, gestisco una libreria, non sono un'influencer o una wedding planner di fama mondiale- sparo a raffica e nel frattempo cerco in qualche modo di liberarmi da questo vestito, tanto stupendo quanto costoso.

-E poi mi conosci. Sono l'incarnazione della legge di Murphy. Se una cosa può andare male, puoi essere sicura che con me nei paraggi andrà assolutamente peggio! I disastri mi amano.- borbotto.

-Sicuramente qualcuno berrà una cioccolata calda in pieno maggio e si scontrerà con la sottoscritta. Il vestito verrà rovinato e il conto della tintoria sarà esorbitante perchè, parliamoci chiaro, è di Armani che stiamo parlando-brontolo mentre giro su me stessa come un cane che insegue la propria coda.

Deve essere uno spettacolo esilarante, visto dall'esterno, ogni volta che davo in escandescenze simili mia madre rideva e solo dopo cercava di calmarmi. Luce riesce a prendermi le mani e a tenerle ferme, impedendomi di raggiungere la stoffa.

-Ascoltami, sei davvero stupenda con questo vestito. Ti prometto che questa volta non confermerai la legge di Murphy, ma per favore non togliertelo- mi prega lei mentre appoggia il viso sulle nostre mani giunte e sfodera i migliori occhi da cucciolo ferito che io abbia mai visto sulla faccia della terra, nemmeno le bambine che vengono in libreria e chiedono disperatamente un libro ai propri genitori sono così adorabili. Sospiro, sentendomi leggermente in colpa per le mie lamentele di questa mattina, la guardo sorridendo e dico:-Andiamo-.

Sul viso della mia migliore amica gli angoli della bocca si curvano all'insù, poco dopo mi ha infilato il pass VIP al collo e mi sta trascinando fuori da casa sua.





Quello che la gente chiama paddock è pieno di personalità appariscenti.

Credo di aver visto Emily Ratajkowski girare con una giacca da motociclista che lasciava ben poco spazio all'immaginazione. Mi chiedo come faccia a non beccarsi un atroce mal di pancia, lasciando quella parte del corpo praticamente scoperta.

Abbiamo superato in modo efficace fotografi, giornalisti e persino il Principe Alberto, non chiedetemi come ma ce l'abbiamo fatta.

In questo momento siamo su una specie di balcone che si affaccia sulla linea del traguardo. Sotto di noi, ci sono meccanici di tutte le squadre, che Luce mi ha insegnato chiamarsi "scuderie", che si muovono da una parte all'altra in tutta fretta.

-Quanto dura questa cosa?- chiedo mentre mi sistemo gli occhiali da sole che mi stanno scivolando sul naso.

-Dipende. Sono poco più di settanta giri ma non è detto che filino lisci. Di solito ci sono degli incidenti alla partenza e si ricomincia solo quando la pista è sistemata- afferma con un sorriso luminoso stampato sulla faccia. È nel suo elemento naturale, come quando si trova ai matrimoni e riesce a tenere tutto sotto controllo.

Un boato si diffonde per il circuito e con gli occhi riesco a vedere un piccolo puntino con la tuta rossa che passeggia nel centro della pista, salutando le persone sedute sugli spalti.

Appena la telecamera lo inquadra, lo riconosco. È quell'idolo locale che vedo da quasi un mese su tutti i cartelloni pubblicitari.

Si chiama Charles Leclerc.

Pensavo che nelle foto fosse ritoccato per quando i suoi occhi verdi erano brillanti e i suoi denti troppo bianchi, invece ora che lo vedo in diretta noto che è tutto vero. Storco il naso, non può essere tutto naturale. Sicuramente i denti bianchi sono il risultato di qualche trattamento sbiancante dal dentista.

È come quando tutti dicono che Kylie Jenner è nata così bella, tuttavia se si scava un po' nel suo passato si viene a scoprire che non è vero e che per la maggior parte è merito della chirurgia. Semplicemente non siamo noi che siamo brutti, comparati a loro. Siamo solamente poveri.

Charles guarda la telecamera e strizza l'occhio alle migliaia di fan che lo stanno guardando dal circuito e da casa. Dal circuito, si sollevano una serie di gridolini prevalentemente femminili mentre tiro uno sbuffo.

-Si danno tutti così tante arie?- domando distogliendo lo sguardo dal megaschermo e riportandolo sulla mia migliore amica.

Luce ridacchia:-Qualcuno ha messo troppo limone nel tè caldo stamattina-.

-Non è vero!- esclamo incrociando le braccia al petto e corrugando leggermente le sopracciglia.

La mia migliore amica scuote la testa sorridendo ma poco dopo torna seria.

-Non tutti sono come lui. Diciamo che quando è partito dal basso era come tutti gli altri. Era umile, si fermava spesso a salutare i fan e a firmare qualcosa. Lo vedevano tutti come il bravo ragazzo della griglia, insomma uno che ha il bel faccino ed è gentile con chiunque- spiega lei mentre un altro boato invade l'aria e noto che l'idolo di casa se ne sta tornando indietro, nella striscia di asfalto proprio sotto di noi.

Cammina a testa alta, non guarda nessuno che si trova lungo la sua traiettoria e da una stretta di mano ad alcuni dei suoi meccanici che cominciano a parlargli all'orecchio fitto fitto.

-Sento che c'è un poi in arrivo. Che è successo?- pongo il quesito appoggiandomi con la schiena alla ringhiera.

Le labbra di Luce si curvano in un sorrisetto, ho letto abbastanza libri per capire che in queste affermazioni c'è sempre un risvolto negativo.

-Poi è arrivata la fama, ha firmato per la Ferrari che sarebbe come firmare per una squadra di serie A nel calcio. Si è montato la testa. Macchina di lusso, donne una dopo l'altra, feste, case sparse un po' ovunque, business aperti e poi non continuati. L'unico progetto che è andato in porto è stato quello del gelato low cal. È pure buono per essere un gelato in barattolo, ma lo vendono solo in Italia alla modica cifra di 5 euro- mi spiega Luce mentre mantiene lo sguardo fisso sotto di lei, dove le prime vetture stanno cominciando ad entrare in pista.

Seguo il suo sguardo e quando vedo una vettura rossa uscire, sento una vocina allegra che trilla:-Papà, guarda! È uscito lo zio!-. Volgo il mio sguardo verso la direzione da cui sento provenire la voce. Una bambina dai sottili capelli biondi, legati in adorabili treccine chiusi con nastrini azzurri, si trova sulle spalle di un uomo dai capelli biondi ma di una sfumatura diversa.

La piccola indica la vettura rossa appena entrata in pista.

La persona che ha chiamato papà, la guarda inclinando un po' la testa indietro e le sorride:-Hai visto come andava veloce?-. La piccola bionda annuisce ridacchiando e schiocca al papà un bacino sulla fronte.

Sorrido a quella vista e sento che anche la mia migliore amica sta osservando la scena, ha un debole per i bambini.

-Se continui a fissarlo, lo consumi- bisbiglio mentre mi piego leggermente verso di lei per raggiungere il suo orecchio.
-Potrei dire la stessa cosa di te- mormora lei con un sorrisetto furbo.
-So che stai morendo dalla voglia di dirmi chi è- la punzecchio sulle costole, Luce ridacchia un pochino e annuisce.

-Lui è Arthur, il fratello dell'idolo locale. Ha avuto quella bambina, Sole, con la sua fidanzatina del liceo ma lei, purtroppo, ha perso la vita in un incidente d'auto. Ho sentito dire che è stato devastante. Qualsiasi persona viva nel Principato adora Sole. Credo abbiano scelto un nome perfetto per lei, è raggiante proprio come il sole- spiega non riuscendo a togliersi quel sorrisetto dalle labbra.

Rido in modo sommesso e attendo che questo supplizio cominci al più presto possibile e che finisca con altrettanta rapidità.





L'idolo locale è riuscito a strappare la vittoria, dopo anni di sfortune a quanto mi è stato riferito.

Sole e suo padre sono scesi a festeggiare poco prima che Charles tagliasse il traguardo.

La piccola continuava a strillare dicendo che avrebbe chiesto allo zio di portare la coppa a scuola, così da farla vedere ai suoi amichetti ma dopo che l'avrebbero usata per mangiare gelato al cioccolato.

Il padre ha detto che sarebbe stato difficile ma avrebbe dovuto parlarne con zio Charles per vedere se era d'accordo.

Io e Luce ci siamo intenerite davanti a quella visione.

La mia migliore amica ha esultato in modo contenuto ma sono riuscita a leggere nei suoi occhi tanta felicità, temevo che sarebbe potuta scoppiare a piangere da un momento all'altro ed è per questo che le ho tenuto un braccio sulle spalle per tutto il tempo.

Abbiamo assistito alla premiazione e ora stiamo cercando di farci largo tra la calca per tornare a casa.

Ho davvero bisogno di far riposare le mie orecchie e dormire, magari ordino anche dei samosa.

-Allora, come ti è sembrata questa prima esperienza dal vivo?- avvia il sondaggio la mia amica, alzo gli occhi al cielo mentre penso come formulare una risposta gentile per comunicarle il fatto che non parteciperò mai più a un evento simile.

-Prima e ultima esperienza. Troppo rumore e persone snob. Grazie dell'opportunità, amica mia, ma ho capito che questo non è il mio posto- sorrido e mi giro verso Luce ma nel punto in cui dovrebbe esserci il suo vestito estivo, c'è un uomo alto due metri con le spalle grosse come un armadio.

Sbarro gli occhi.

Il mio incubo peggiore si è avverato.

Mi trovo nell'ultimo posto al mondo in cui vorrei essere, non ho la mia migliore amica e la cosa peggiore è che non ho neanche un po' di senso dell'orientamento.

-Okay, niente panico. Respira. Chiedi a qualcuno di darti una mano- sussurro a me stessa per cercare di non farmi divorare dalla crescente sensazione di terrore che si sta espandendo dal centro del mio petto verso le appendici del mio corpo.

Esco dalla folla con il cuore che batte all'impazzata e mi infilo in una piccola via che mi fa sbucare tra una serie di edifici, hanno tutti dei loghi sopra.

È nettamente più libero della parte in cui ero prima, perciò comincio a guardarmi intorno alla ricerca di qualche anima pia che mi possa aiutare a uscire da questo nuovo girone infernale.

Nel frattempo, respiro profondamente, cercando di scacciare la nebbia di ansia in cui è avvolto il mio cervello.
Ci deve essere una via d'uscita da questo manicomio.

Come sono entrata dovrò pur uscire, no?

Mentre sono immersa nei miei pensieri, ovvero di come passerò la serata dopo questo incubo, stravaccata sul divano a mangiare samosa e guardando una serie tv demenziale per adolescenti, sbatto contro qualcuno.

-Ehi!- tuona la voce davanti a me.

Dio mio, puzza!
Puzza da morire!
Puzza di sudore e champagne ed è una cosa stomachevole.

Oddio, potrei vomitare.

Ma fanno entrare anche gli alcolizzati qui? Capisco che chiunque abbia soldi e possa permettersi un biglietto sia in grado di entrare ma così mi sembra un tantino esagerato.

Alzo lo sguardo e capisco che mi trovo in una situazione che dovrebbe essere inserita nei manuali di sopravvivenza.

Come sopravvivere a una celebrità snob.

Esatto, perchè la persona che ho davanti è niente poco di meno che il vincitore di questa gara che mi ha annoiata a morte.

Charles Leclerc.

Rimango allibita e in silenzio.

Va bene, è alto. Non tanto ma comunque devo piegare leggermente la testa per poterlo guardare in faccia.

Okay, da vicino è meglio dei cartelloni pubblicitari. Sarò pure avversa a questo sport ma non si può negare che sia un bell'uomo.

Ma come fanno gli uomini a lavarsi la faccia con il detersivo per i piatti e avere una pelle così liscia e senza imperfezioni, rispetto a me che spendo centinaia di euro in prodotti certificati?

-Qualche problema?- domanda con voce dura, notando che sto rimanendo in silenzio per un lasso di tempo considerevolmente lungo.

-Ehm... io...- comincio ma vengo interrotta dalla vocina di Sole, che da sopra la testa dello zio dice:-Ciao! Tu sei quella che era vicino a noi sul balcone. Come ti chiami? E come si chiama la tua amica? Il mio papà ha detto che aveva un bel vestito. Era tua amica vero?-.

Il padre la guarda dal basso dicendole:-Sole, non si fa.-
-Ma hai detto che aveva un bel vestito!- risponde a tono la bambina appoggiandosi con il mento sulla testa dello zio.

Il pilota sorride al contatto con la nipotina ma quando torna a guardarmi, il suo sguardo muta e torna ad essere inespressivo.

-Tu cosa?- domanda con un cipiglio seccato.

-Mi sono persa, avrei bisogno che mi indichiate l'uscita- chiedo in modo semplice semplice, credo che se usassi parole più complicate di così, potrebbe non capire.

-Ci stavamo andando anche noi! Possiamo accompagnarla, zio? Ti prego- dice la piccola bionda con voce dolce, scommetto che è uno dei modi per non farsi dire di no.

Charles mi guarda ancora un secondo.

-Va bene, seguici- conclude in modo secco.

Per il resto del tragitto, l'unica voce che si sente è quella di Sole che racconta di quante cose belle dirà domani a scuola riguardo alla vittoria dello zio.

All'uscita lei mi saluta con un cenno della mano e mi domanda:-Potresti dare il numero della tua amica con il bel vestito al mio papà?-

Spalanco gli occhi mentre il padre la riprende:-SOLE!-.
-Uffaaa, va bene- dice mentre riadagia la testa sul capo dello zio.

Saluto tutti con un cenno della mano e intercetto con lo sguardo la mia amica che mi sta raggiungendo a grandi falcate, trafelata e con lo sguardo preoccupato.

-Scusa se ti ho fatta preoccupare, mi sono persa e non sapevo come fare per tornare indietro quindi ho preso una via e ho trovato loro che mi hanno...- spiego velocemente mentre Luce cerca di seguire il filo del discorso.

-Okay, l'importante è che sei qui. Ora però devi dirmi di più di lui!- dice indicando con lo sguardo la macchina di Charles che sta uscendo dal parcheggio in cui ci troviamo.

-Ci siamo scontrati e mi hanno portata qui, punto- concludo mentre mi avvio a grandi passi verso l'uscita.

-Sai cosa cominciano in questo modo? Le più grandi storie d'amore!- cantilena Luce dietro di me.

Sollevo la mano e le mostro il dito medio, sorridendo.

saraisreading

263 persone

saraisreading polene_lux è venuta a trovarmi🤗

Nota autrice
Ciao! Vi sono mancata?
Sono felice di mostrarvi la nostra nuova storia che spero vi accompagni per un po'.
Sono molto contenta se deciderete di intraprendere questo viaggio con Luce e Sara!
Ci vediamo il prossimo martedì con il secondo capitolo!
Se volete rimanere aggiornati su questa storia, vi aspetto sul mio profilo IG: lucrezia_stories.
Vi voglio bene.
Splendete sempre

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro