Capitolo quattordici: La Festa パーティー

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ᴀᴛᴛᴇɴᴢɪᴏɴᴇ, sᴏɴᴏ ᴘʀᴇsᴇɴᴛɪ sᴄᴇɴᴇ sᴇɴsɪʙɪʟɪ ᴇ ғᴏʀᴛɪ. ᴄʜɪᴜɴǫᴜᴇ ᴠᴏɢʟɪᴀ ᴘᴜò sᴀʟᴛᴀʀᴇ ɪʟ ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ

Herman's point of view.
Si stava godendo il suo solito aperitivo, quando un'ondata di freschezza investì il suo tavolo.
Mentre sgranocchiava un'oliva, Herman si rese conto di quanto fare quell'accordo con Ben sarebbe stato piacevole.
Aveva portato una ragazzina, una matricola, decisamente carina. Sembrava una bambola, con quei lunghissimi capelli biondi e i suoi occhi neri che emanavano dolcezza e tranquillità.
Il suo nasino era tempestato di minuscole efelidi dello stesso colore dei suoi capelli.
E sembrava così ingenua e stupida.
Era da mozzare il fiato.
Conscio che l'aspettava una bella sventola e tanti vantaggi da colui che gli aveva ordinato di stuprare quella bambina, non ci mise molto ad attirarla in trappola, come un uccellino in gabbia.

Inolya's point of view
Inolya scivolò contro il muro esterno, le forze l'avevano abbandonata proprio in quel momento tragico.
Provò fin da subito a gridare, ma Herman fu più veloce e le legò un fazzoletto sulla bocca.
Con le mani sollevate sopra la sua testa, in modo da impedirle gesti inconsulti, Herman si portò su di lei.
Inolya provò a divincolarsi e a scalciare, ma non c'era nulla da fare: Herman era molto più forte di lei.
Inolya non era così innocente: sapeva quello che il ragazzo voleva fare, perché era successa la stessa cosa ad una sua amica in Cina. Quello che però non sapeva era se avrebbe retto o meno tutta quella tensione.
Graffiò ripetutamente la schiena contro il muro freddo nel tentativo di liberarsi da quella tortura. Mugugnava mentre il ragazzo le metteva le mani sui fianchi, avvicinandoli ai suoi.
Inolya respirava affannosamente, dopo aver tirato calci e ginocchiate del tutto inutili per difendersi.
Herman ghignò, nel vederla sudata e accaldata, completamente in balia di lui.
La sbatté contro il muro, provocando un gemito di dolore della bionda che provava a regolare il respiro.
Il battito del suo cuore così alto le faceva salire il sangue al cervello e le impediva di rimanere lucida. Tentò di liberarsi i polsi, che però il ragazzo strinse ancora più forte piantandoci le unghie.
Herman sollevò le cosce di Inolya, in modo da poter farla aderire completamente alla parete.
Senza mai perdere il controllo sulle sue mani, le strappò il body nero, lasciandole solo il reggiseno a coprirle le sue misere forme.
Il corpo della ragazzina era scosso da continui tremiti e brividi. Sentiva di non potercela più fare e iniziò ad avere conati di vomito, in preda al più terribile panico.
-Lasciami! Lasciami in pace, ti prego!
Fu così facile poi far scivolare sulle sue gambe esili la gonna e le parigine, che andarono a creare un mucchietto a terra di oscenità e terrore.
Inolya provò un'ultima stregua resistenza, dimenandosi e strattonando Herman per quanto poteva. Il ragazzo era però molto più grosso di lei, lei che era così piccola e minuta.
Herman, ridacchiando per i futili movimenti che Inolya faceva, sganciò i ferretti del reggiseno, osservando quei suoi piccoli bottoncini rosa pronti per lui.
Gli occhi leggermente a mandorla di Inolya si spalancarono.
Grosse, candide lacrime andarono a bagnare il viso rosso e sudato della ragazza che, abbassando la testa, si stava lentamente abbandonando al suo infausto destino.
Herman si avventò su di essi mentre Inolya piangeva, piangeva senza fine.
Le lacrime che scendevano andavano poi a creare sulla bocca della ragazza e sul suo naso una barriera di bava ancora più ostile del fazzoletto che le impediva di respirare.
Herman posò poi una mano sulle mutandine di Inolya e fu lì che la piccola riuscì a liberarsi di quel fazzoletto, urlando tutto il proprio orrore.
Urlava, urlava, urlava in quella fredda notte di inizio novembre e Herman non riusciva a tapparle le bocca.
Fu scaraventato a terra senza pietà e malmenato a sangue con violenza.
Il ragazzo provò a balbettare qualcosa, mentre il sangue gli colava dalla narice spaccata.
-B-Ben..non dovevi essere così viol-
Si bloccò, vedendo però che quello che lo stava picchiando era completamente un'altra persona. E cominciò ad avere seriamente paura per la propria incolumità.
Inolya, nel frattempo, si era lasciata crollare ed era caduta a terra come se fosse un corpo esanime, accasciandosi sul pavimento priva di sensi. Aveva accumulato troppa tensione e paura e per la sua fragile emotività tutto ciò non era stato per niente divertente.

Una chioma azzurra, dopo aver lasciato il suo compagno di squadra in gravi condizioni in un angolo, si chinò sulla biondina, esaminandola.
Si tolse il giubbotto e glielo infilò, facendoglielo andare a mo' di vestito.
David prese in braccio Inolya e lanciò un ultimo sguardo di disprezzo a quel viscido stupratore, augurandogli tutte le peggiori disgrazie.
Raccolse i vestiti della piccola abbandonati sul pavimento e cercò la borsetta con il cellulare di Inolya, controllandolo.
Vide un messaggio e lo aprì.
Da Mamma:
Ino, dato che mi hai detto che dormirai da Ben questa notte domani mattina ritorna presto a casa.
Inolya avrebbe perciò passato la notte fuori con quel traditore.
David ripercorse con la mente gli ultimi minuti e ciò che aveva detto Herman e si rese conto che lui si aspettava che arrivasse Ben. C'era qualcosa di marcio in quella brutta faccenda e David intendeva risolverla al più presto. Menomale che, uscendo fuori a fumarsi una sigaretta, aveva sentito le urla di terrore di Inolya, altrimenti a quest'ora la ragazzina ci avrebbe lasciato la pelle, per quanto gli riguardava.
Scelse di portare a casa sua la ragazza, non gli andava di svegliare la madre e far morire di dolore la povera donna.
Effettuò una deviazione, mentre gli tremavano le braccia per la rabbia trasportando Inolya incosciente, priva di vitalità come mai avrebbe voluto vederla. Le sue nocche erano ancora incrostate del sangue superficiale di Herman.
L'avrebbe pagata cara, lui e qualsiasi altra persona avrebbe osato fare del male a quella biondina a cui teneva così tanto.
Arrivò di nuovo davanti l'ingresso, avvicinandosi a Joe che parlava con Jude e Daniel.
I tre smisero di parlare e puntarono il loro sguardo verso quel misero fagotto afflosciato fra le braccia forti di David.
-Io vado a casa.
-Ma cosa diamine è successo? -urlò Joe, allibito.
-Quel bastardo di Waldon! -replicò David con aria torva.
Jude storse il naso e Daniel si offrì per andarlo a picchiare. David fece un cenno con la mano, non era necessario in quel momento.
Voltò loro le spalle e si allontanò velocemente verso casa sua, intenzionato a mettere quanta più distanza possibile fra la fanciulla e quel luogo nefasto in cui non sarebbe mai dovuta giungere.
Camminava e nel frattempo guardava Inolya che aveva la testa abbandonata sul proprio petto, come se fosse svenuta di colpo. Aveva il naso fra i suoi capelli, che odoravano di zucchero filato.
La sua sensibilità era stata gravemente turbata da ciò che era appena successo e David non se lo perdonava, come se fosse colpa sua.
Il suo trucco era sciolto e i suoi capelli erano tutti arruffati: sembrava una bambola strapazzata. David le carezzò il viso con un dito, consapevole del fatto che quel trauma non se ne sarebbe andato così presto.

Entrò nella sua casa, incurante di fare rumore o meno.
Salì in camera sua, chiudendo la porta dietro di sé. Appoggiò Inolya sul suo letto e si cambiò, cercando poi qualcosa per lei.
Trovò in un cassetto del comodino una divisa della Royal Academy con le maniche lunghe e si apprestò a fargliela indossare.
Aprì la cerniera del suo giubbotto e glielo sfilò.
Alla vista dei piccoli seni nudi di Inolya, tempestati anch'essi di efelidi, e delle sue mutandine colorate, David deglutì e inspirò profondamente. Cercò di toccarla il meno possibile, mentre le infilava il reggiseno e quella specie di pigiama.
Le toccò la fronte: non sembrava avere la febbre, e poco ci mancava.
La mise sotto le coperte e si posizionò accanto a lei. Migliaia di volte aveva sognato quel momento, ma in una situazione meno orrenda e certamente non con Inolya svenuta.
David, guardando quel viso così dolce e tenero, aveva compreso di essersi innamorato di Inolya, e avrebbe ucciso mille Herman e diecimila Ben pur di stringerla felice fra le sue braccia.
Percepì allora che il materasso cigolava e vide Inolya aprire piano gli occhi.
La bionda si voltò verso di lui, sorridendo leggermente.
-D-David..
-Sì, piccolina. Sta tranquilla, ti proteggerò sempre e nessuno ti farà più del male.

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