Capitolo quindici: Trauma トラウマ

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Inolya si era svegliata. Si guardava intorno con aria confusa e stralunata perché quella stanza dai colori così scuri non era certamente la sua.
C'era David in quel letto e dedusse quindi che fosse nella sua camera. Arrossì tantissimo, raggomitolandosi a riccio per evitare gesti inconsulti da persona timida qual era. Ma come ci era finita lì?
-D-David..
-Sì, piccolina. Sta tranquilla, sarò per sempre con te e nessuno ti farà più del male.
Nessuno mi farà più del male?, questo risuonava nella testa di Inolya.
A mente non del tutto lucida, iniziarono così a venirle alla mente, veloci e rapidi come in una sequenza cinematografica impazzita, gli episodi di circa un'ora prima: Ben, Herman, Herman che la stava per stuprare, la consapevolezza che David l'aveva vista nuda, perché si trovava vestita in un altro modo.
Si guardò le maniche che le andavano lunghissime, poi spostò lo sguardo innocente su David che le chiese teneramente:
-Stai bene?
Inolya non disse niente.
Stava per essere stuprata. L'avevano intrappolata, l'avevano spaventata al punto da toglierle quella felicità che, seppur mite e tranquilla, aveva di solito.
Si lasciò scivolare sul cuscino, incurante che ci fosse David o meno accanto a lei, incurante di trovarsi in una casa sconosciuta. Il solo pensiero andava ai brividi che aveva provato poco prima e alla paura che la stava lentamente divorando.
Poco prima di addormentarsi, si rivolse a David:
-Non mi lasciare mai più, David.
Lo disse con voce talmente flebile che nessuno sarebbe riuscito a sentirlo tranne David, che sorrise e carezzò la testa della bionda.
-Mai.
La fanciulla però era già caduta in un sonno ricco di ansie e incubi.

9.50 a.m
David's point of view
Era mattina inoltrata e Inolya non si era ancora svegliata, forse per riprendere le forze e cercare di riprendersi da quel trauma che l'aveva colpita. Se prima Inolya non amava parlare, ora si sarebbe ancora più chiusa in se stessa.
David stava facendo colazione; suo padre era uscito e non sarebbe tornato che a sera inoltrata.
Prese un piccolo dolce e lo masticò.
Cosa c'entra Ben Simmons in tutto questo?
Salì in camera per controllare la ragazza e notò che si era svegliata ed era completamente accasciata e riversa in una posizione innaturale. Fissava il vuoto, senza battere ciglio.
-Buongiorno, Ino.
Lei non gli rispose.
-Vuoi mangiare qualcosa?
Non ribatté nemmeno questa volta. Nemmeno lo guardava, si rese conto.
David voleva veramente fare qualcosa per aiutarla, ma più di tanto non poteva e di questo si doleva tantissimo.
Si sedette accanto a lei.
-Ehi.
Inolya non diede quasi segni di vita. Aveva soltanto gli occhi neri spalancati, circondati da occhiaie scure, che regalavano a chi li osservava un senso di vuoto e totale solitudine.
David era preoccupato come non lo era mai stato. Inolya era caduta in una sorta di apatia, era come se non si stesse accorgendo di lui.
Le toccò il braccio delicatamente.
-Ino..
Lei allora finalmente si voltò, con gli occhi iniettati di sangue, ed iniziò a strillare.
-Va'via! Vattene, lasciami in pace, Herman!
Urlava come una dannata e inutili furono i tentativi di David di calmarla e di farle comprendere che era solo una visione, che non c'era realmente più Herman ma lui, David Samford.
Inolya si afferrò la testa fra le mani e si coprì gli occhi con le dita, singhiozzando.
A David non restò altra scelta che uscire e andare a chiamare i genitori della fanciulla, prima che la situazione diventasse irrecuperabile.

-Hanno bussato, forse è Inolya!
Una donna castana aprì la porta della villetta e invece della figlia si ritrovò davanti il ragazzo che l'aveva accompagnata il giorno prima.
-Buongiorno, signora Zuko.
-Ehm, buongiorno.
Fumiko lo studiò con aria interrogativa, quasi ansiosa. Batté ripetutamente un piede a terra, come per calmarsi.
-Ecco, è meglio se veniate a casa mia.
Era sopraggiunto anche Liang, marito della donna. I due si guardarono e non ebbero un minimo di esitazione. Presero le loro cose e seguirono l'azzurro, che li condusse all'interno di casa sua.
Fumiko continuava a torturarsi le mani e Liang le teneva una mano sulla spalla. David sicuramente aveva qualcosa a che fare con il ritardo di Inolya.
Si fermò davanti una porta. Aveva la testa bassa, il pugno chiuso, stretto intorno alla maniglia.
-Cosa succede? - disse Liang, confuso.
-Inolya è qui.
-Cosa? Ma come..Ben- Fumiko fu interrotta immediatamente.
-Vi prego, lasciate che vi spieghi. Non è facile e solo voi potrete riuscirci.
Prese un respiro e raccontò gli ultimi avvenimenti di cui Inolya era stata vittima, senza tralasciare un solo particolare.
Mano a mano che parlava, le espressioni sul viso di Melanie diventavano sempre più terrorizzate e terrificate. Liang cercava di essere più razionale, tentava di calmare la moglie che nel frattempo sembrava essere quasi impazzita.
-Questo è tutto.
Fumiko allora esplose in un urlo e si lanciò nella camera, sfuggendo all'abbraccio di Liang.
-Inolya! Inolya!
Inolya aprì di nuovo di scatto gli occhi come se si fosse destata da un lungo sonno ed iniziò ad urlare.
-Lasciatemi in pace! Andate via, lasciatemi in pace.
Fumiko scoppiò a piangere, Liang entrò e provò ad abbracciare la figlia.
Inolya stese le braccia davanti a sé urlando ancora più forte.
-Vattene via, Herman! Non mi toccare!
Furono costretti ad uscire e ad andare in salotto.
David non parlava, Fumiko non la smetteva di piangere e Liang non sapeva più cosa fare.
-La mia bambina..l'hanno rovinata.. - mormorava la donna fra i singhiozzi, che non poteva credere che una creatura così dolce come Inolya potesse essere stata turbata e raccapricciata a tal punto da non volere accanto a sé neanche i suoi genitori.
Non c'era altra soluzione che lasciarla lì ed andare a chiamare al più presto uno psichiatra, che avrebbe potuto somministrarle dei calmanti adeguati ed aiutarla a riprendersi dopo l'agguato subito.
Fumiko si alzò e uscì senza salutare.
Liang, prima di farlo, strinse la mano del ragazzo.
-Abbi cura di lei.
-Come se fosse l'unica cosa della mia vita.

David prese il borsone per andare agli allenamenti, cercando di non disturbare Inolya, che nel frattempo era caduta in un altro stato di dormiveglia mista a panico. Aveva una leggera bavetta che le colava dalle labbra, sembrava l'ombra di se stessa.
Uscì di casa e si diresse verso la scuola.
Entrò e raggiunse Jude e Joe, che stavano già iniziando a riscaldarsi.
-Ehi, ragazzi.
-David! -lo salutò Joe.
-Ciao David. Come sta Inolya? -chiese Jude.
David scosse la testa.
-Per niente bene. È terrorizzata, è immobile nel mio letto e ogni volta che qualcuno si avvicina inizia ad urlare.
-Sai, ho analizzato anche io la faccenda e credo che Simmons non abbia avuto un ruolo da sottovalutare! -disse Joe, visibilmente arrabbiato.
David nel frattempo guardò Ben che si intratteneva con Drent e Alan.
Sembrava non nascondere nulla, ma lui sapeva di che pasta fosse fatto il ragazzo.
Ad un certo punto Ben incrociò proprio lui:
-Ehilà, David!
Troppo estroverso.
-Simmons.
-Senti, ma hai visto Inolya? Doveva ritornare a casa con me.
Per niente preoccupato.
-Sì, è da me.
-Ragazzi, ma dov'è Waldon? - urlò John Bloom.
-Ve lo stavo giusto per chiedere. -disse una voce tetra dal fondo della palestra.
Il comandante.
Erano spacciati.

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