Capitolo 40 - Night Of The Hunter

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'Carissimi telespettatori, grazie per esservi sintonizzati, e seguire insieme a me questa diretta speciale del Daily District. Qui sempre Joyce Campbell per voi'

Gufo riuscì a vedere solo una moltitudine di persone fare il loro ingresso nel vialetto della villa. Almeno venti di loro avevano i fucili spiegati; i restanti stringevano solo microfoni e videocamere.


Gufo sbirciò da dietro la finestra, nascondendosi il più possibile alla vista.
In quel momento udì la voce del caposquadra Rottemberg urlare attraverso un megafono.


«Jep Tucci! Abbiamo un mandato di perquisizione. Sappiamo che ha sequestrato due miei agenti. Se non apre la porta saremo costretti a sfondarla».


Gufo si sentì afferrare le braccia da dietro, ritrovandosi a terra. Voltò di scatto il capo, per ritrovare Vin, in piedi, dietro di lui.


«Dobbiamo andarcene», mormorò lei, serissima.
«Non lascio Anita», rispose Gufo.

Vin imprecò sottovoce, «Lei starà bene. Non vedi che ci sono i suoi amici là fuori?»
«Conosco Jep. E lo conosci anche tu».
«Io torno a Dritch. Jep può marcire all'inferno. Tu fai come credi»
«E di tua figlia? Non ti importa?» berciò Gufo, amaro.
Vin ridacchiò. «A lei ci ho già pensato».


La donna uscì dalla sua stanza qualche secondo dopo. Gufo non sapeva cosa intendesse né come avrebbe fatto a uscire da quella villa, ma non gli importava.
Doveva raggiungere Anita e proteggerla.

'Siamo stati contattati dal Caposquadra Rottemberg questa mattina presto. Ci ha comunicato della retata organizzata nella villa del famosissimo magnate, Jep Tucci. Si dice che abbia rapito due agenti della Squadra duecentocinquantaquattro. Attendiamo sviluppi. Tucci non ha ancora aperto la porta.'

River fissava la sua amica, senza davvero rendersi conto che fosse lei. Quel mostro che aveva davanti gli occhi non poteva essere Anita.


«Quindi Brick era il tuo fratellastro?» chiese River, dopo aver ascoltato tutta quella storia assurda.
Anita annuì, gocciolando materia putrida sul terreno.


«Questa faccenda non ha senso, cazzo», borbottò River, massaggiandosi la testa per cercare di alleviare il dolore sul punto dove era stato colpito.


«Dobbiamo cercare un modo per farti tornare normale», mugugnò infine.


Anita non riusciva a spiccicare una parola. La pelle tirava ogni volta che provava a muovere qualsiasi muscolo del viso, provocandole un dolore simile a una ustione.
Sapeva di essere un mostro in quel momento. Si vergognava dello sguardo di River su di lei, ma era anche contenta di non essere da sola in quella situazione orribile.


«Devi nutrirti, Anita. È necessario», disse River, guardandosi intorno, preoccupato. «Non sappiamo quando arriverà qualcuno a salvarci».


Anita avrebbe voluto rispondere che presto sarebbe arrivato Gufo e l'avrebbe salvata, ma aveva come l'impressione che qualsiasi parola fosse fuoriuscita dalla sua bocca non avrebbe avuto alcun connotato umano.


«Mangia me», concluse River, risoluto.


Si arrotolò velocemente la camicia all'altezza dell'avambraccio e poi lo distese davanti a lei.
Anita negò, con forza. Scaglie e liquido verdastro schizzarono ovunque durante quel movimento.

River non spostò il braccio neanche di un millimetro.


«Forza, non hai molto tempo prima che diventi permanente»


Anita si chiese come facesse River a sapere tutte quelle nozioni sui Diversi, ma non era il momento giusto per chiedere. Il braccio di River tremava davanti al suo sguardo. Le vene in rilievo pompavano del gustoso sangue. Poteva sentirlo scorrere, annebbiandole i pensieri.
Estrasse due fila di denti aguzzi, incapace di mantenere oltre il controllo.
River chiuse forte gli occhi, voltando il capo dall'altro lato.
Nessuno dei due sembrò sentire il rumore della porta che si apriva.


«Ferma!»

'Signori spettatori, è un momento di altissima tensione qui a Villa Tucci. Il proprietario dell'abitazione non ha ancora aperto le porte. Vuole rilasciare qualche dichiarazione, caposquadra Rottemberg?'
'L'ho convocata qui solo per mandare in onda in diretta distrettuale le barbarie di Tucci, la prego di non stare tra i piedi'

«Oh no...», mormorò Gufo, osservando con attenzione lo stato in cui versava Anita. Improvvisamente le parole di Vin sembrarono acquistare un nuovo senso.
Gufo volse lo sguardo verso River.


«Hai qualcosa da farle mangiare?»


Gufo fece un segno di diniego con la testa, mantenendo lo sguardo fisso in quello di Anita.
Lei riuscì a percepire l'enorme sentimento che lui doveva provare nei suoi confronti, nonostante fosse ridotta in quello stato pietoso.


«Allora non abbiamo altra scelta, Nit. Mangia me», insistette River, dispiegando nuovamente il braccio.


«Non c'è bisogno. Ora la portiamo fuori di qui e troviamo un'altra soluzione. I vostri amici sono venuti a prendervi, in un modo molto discreto, aggiungerei... Jep non si è ancora fatto vivo e Vin è scappata a Dritch»


Anita sobbalzò a ogni parola di quella frase.

«E perché dovremmo fidarci di quello che dici, schifezza?» berciò River, bruscamente.
Anita poggiò una mano sul braccio del suo coinquilino, come per calmarlo. River notò che anche le sue mani stavano trasmutando in quelle di sua madre, scagliose e con lunghi artigli neri.


Un brivido percorse tutto il suo corpo.


«Sono la vostra speranza migliore in questo momento», disse Gufo. «E voglio che Anita sia salva».


River serrò le mascelle, ignorando il dolore alla testa che il gesto gli provocava.


«Andiamo. Prendi questa e seguitemi», disse Gufo, lanciando una Beretta a River.
Avrebbe preferito farsi coprire le spalle da Anita, ma le nuove mani nodose non le avrebbero permesso dei movimenti coordinati.


Non appena la luce del salone, appena sopra al sotterraneo, li investì, dovettero chiudere gli occhi per riuscire a riabituarsi a quel chiarore.
River strisciò contro il muro, guardando bene a destra e sinistra.


«Spara a vista», disse Gufo, muovendo falcate ampie e sicure verso l'ingresso.
«Dove pensate di andare?» trillò la voce graffiante e completamente fuori controllo di Jep, da sopra le scale.


I tre voltarono lo sguardo verso di lui.


Gli occhi d'ambra spiritati e una grossa mazza ferrata appoggiata alla spalla. Jep rise forte, con lo sguardo puntato in quello di sua figlia, come a deriderla per lo stato in cui si trovava.
Poi iniziò a correre verso di loro, completamente impazzito, brandendo la sua mazza.
Un colpo di pistola, preciso e secco, lo colpì a bruciapelo al braccio destro. River riabbassò l'arma, osservando il fumo che ne fuoriusciva, come in trance.


Jep si chinò a terra, dolorante, per poi rialzarsi quasi immediatamente dopo per riprendere la sua corsa.


«Uscite! Di corsa!» urlò Gufo rivolto a River e Anita.
River afferrò Anita per un braccio, ignorando la sensazione di vischiosità che avvertì, e corsero fuori, verso la salvezza.
Anita lanciò un ultimo sguardo disperato a Gufo, sperando che capisse ciò che voleva dirgli anche senza parlare.

'Attenzione, amici telespettatori, abbiamo sentito uno sparo e ora la porta d'ingresso si sta aprendo. I nostri poliziotti attendono, pronti a fare fuoco. La situazione si fa sempre più tesa. Riesco a vedere il primo ostaggio, River Sellkis, ex agente. Sembra che stia trascinando qualcuno con sé...
Oh mio Dio... cosa diavolo è quella cosa?'

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