Capitolo 49 - Paradise

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Le avevano messo le manette di titanio, questa volta. La stavano trasportando con silenziosa rabbia verso un elicottero. Fortunatamente, le avevano lasciato gli occhi scoperti, tanto non sarebbe comunque riuscita a riconoscere il posto dove si trovavano.


Seinfeld precedeva di almeno dieci passi lei e gli agenti alle sue spalle. Il rumore delle pale dell'elicottero era talmente penetrante che Anita si sentiva strappare in due.
A bordo dell'elicottero c'era un uomo coi capelli brizzolati, gli occhi gialli come la più tonda delle lune e un sordido sorriso che gli colorava il volto, insieme a due zanne piuttosto aguzze che facevano capolino da sotto il labbro superiore.


Seinfeld si avvicinò all'uomo e gli diede la mano, sorridendogli come se fosse stato un vecchio amico.


«Non ci credo. Ti sei scomodato addirittura tu», commentò Seinfeld, dando una pacca sulle spalle all'uomo.


Anita era assorta, fissa con lo sguardo sull'uomo. Era il primo Diverso che vedeva, fatta eccezione per Gufo e per Vin. Loro, però, l'avevano colpita in modo differente. Loro erano spaventosi. L'uomo che le si parava di fronte, invece, sembrava puro. Come se avesse imparato a padroneggiare il suo essere. Come se essere un Diverso fosse per lui una benedizione e non una condanna.


«Beh, è raro vedere anche te, fuori dal tuo caldo e accogliente ufficio. Non senti freddino, Kilian?» frecciò ironico il Diverso, ridendo, poi rivolse lo sguardo verso Anita. «Molto piacere, signorina Miller. Ho sentito grandi cose su di lei».


Anita si guardò intorno, cercando disperatamente qualcuno che le potesse suggerire chi diavolo fosse quell'uomo.
Lui dovette rendersene conto perché le sorrise, procedendo con passi sicuri verso di lei.

«Che maleducato, non mi sono presentato. Sono il Capo Morris, del Distretto Dritch».


Anita sgranò gli occhi, puntandoli verso l'uomo.
«Lo stesso Capo Morris che ha inventato lo stupido siero che mi ha trasformata in questa bestia immonda?» chiese Anita, sfacciatamente. Ne aveva abbastanza delle buone maniere e quella notizia era decisamente troppo da digerire.


Gli agenti che la tenevano ferma la scossero violentemente, facendole capire che doveva moderare il linguaggio. Seinfeld lanciò uno sguardo preoccupato a entrambi, pronto al peggio.

Il Capo Morris, invece, scoppiò in una limpida risata. Le poggiò una mano sul capo, dandole una leggera scompigliata ai capelli.


«Sei molto buffa, Miller. Lavoreremo bene»


Anita per poco non lo prese a calci sugli stinchi, ma lo sguardo che le lanciò Seinfeld la fece desistere. Non poteva rovinarsi tutti i rapporti a Meshert, altrimenti, quando Rottemberg sarebbe riuscito a farla tornare, non avrebbe più potuto esercitare la sua professione.
«Toglietele quelle stupide manette, per pietà», borbottò Morris, rivolto agli agenti di Seinfeld. Li trattava come se fossero stati un branco di mosche. «Ora andiamo, mia cara. Siamo già in ritardo».

Sorvolare il Grande Mare Prosciugato era sempre stato uno dei sogni di Anita. Quella infinita, ma spaventosa desolazione l'aveva sempre attirata. Non c'era alcun altro modo di percorrere il Grande Mare se non in elicottero, perché la profondità era troppa per poter essere discesa con dei mezzi a quattro ruote.


Resti di enormi cetacei, - scheletri di animali talmente imponenti, che Anita non riusciva neanche a elaborare come potesse essere il loro aspetto da vivi -, foglie e piante secche, residui di plastica, cumuli di sale, materiali di ogni genere, metalli, tutto circondato e costellato da polvere di ruggine.
«È bello, vero?» chiese Morris, urlando per cercare di farsi sentire oltre il rumore delle eliche.
Anita annuì, nonostante pensasse che fosse terribile, oltre che bello.


Alla guida dell'elicottero c'era un altro Diverso che non aveva detto una parola, limitandosi a lanciarle qualche occhiata a intervalli regolari di cinque minuti.

«Mi scusi per quello che ho detto prima, sa... sono sempre così tanto arrabbiata. Con tutto e tutti», mormorò Anita, certa che Morris avrebbe sentito ugualmente.
«È normale. Dopo la trasformazione non sei stata instradata nel modo corretto».


Anita si chiese che diavolo volesse dire, ma immaginò che avrebbe avuto tempo per capirlo direttamente a Dritch.


Dopo un'ora di volo, riuscì a scorgere un pezzettino di terra, in lontananza. Svettava in mezzo al niente grazie al suo inconfondibile colore verde, rigoglioso. Tutto il resto del mondo era rossiccio, malato, visto attraverso lenti colorate arancioni. Dritch sembrava l'unico posto a non subire quel malessere. Era la prima volta che intravedeva quel luogo, ma Anita seppe istintivamente che le sarebbe piaciuto stare lì.


«Come è possibile?» chiese Anita. Il vento, che proveniva dai finestrini aperti dell'elicottero, le provocava brividi fitti lungo tutto il corpo.


Morris sorrise, guardando il suo Distretto. Era la felicità sincera di qualcuno che rivede casa sua. Anita non poté che esserne colpita.


«Durante il tuo addestramento ti sarà spiegato tutto, mia cara», rispose il Capo Morris, appoggiandosi di nuovo al sedile. Il sorriso che gli era spuntato sulle labbra dopo aver visto Dritch, sempre lì, immutabile.


«Il mio addestramento?»
Morris smise di risponderle, lasciandola a bearsi del panorama che prendeva forma sotto di lei.


Dall'alto, Anita riuscì a vedere almeno tre varietà diverse di piante e arbusti. Non avrebbe saputo dire come si chiamassero, considerando che non ne aveva mai visti di veri, né dal vivo né costruiti con il materiale sintetico del sottosuolo. La lunga distesa verde veniva interrotta ogni dieci chilometri da alcuni piccoli villaggi. Anita riuscì a scorgere dei contadini che lavoravano la terra, delle lavandaie e alcuni animali da soma, che erano completamente scomparsi a Meshert, lasciando posto solo a randagi, topi e conigli infetti di ruggine.


Anita osservava tutto, ammirata e turbata. Come era possibile che al mondo ci fosse qualcuno così fortunato? Perché non potevano condividere le proprie informazioni con il resto del mondo? Anita si ritrovò nuovamente arrabbiata e nervosa.


L'elicottero iniziò la sua discesa, inesorabile, fino a terra. Una grande pista di atterraggio, stranamente molto moderna, li aveva accolti. Morris e il pilota scesero quasi subito, fermandosi a terra per aspettare che lei smontasse dal velivolo.


Anita annusò per la prima volta l'odore di Dritch. Sapeva di prati appena tagliati, grano maturo e pioggia. Anita si trovò nuovamente rilassata solo a sentire quell'odore.


«Da qui ti devo affidare a Oppenheimer. Io devo già volare via», disse Morris, con sguardo triste.
Anita immaginò che il pilota fosse Oppenheimer e annuì in direzione del capo Morris.
«Ci vedremo presto. Dovrei essere di ritorno alla fine del tuo addestramento».


Anita strinse la mano al capo Morris, ringraziandolo con lo sguardo. Non riusciva più a trovare le parole, tanta era la bellezza di quel luogo.


Aveva preso in simpatia il capo Morris più di quanto volesse ammettere a sé stessa, ma non era il caso di farglielo capire. Ormai sapeva che i Diversi sapevano approfittarsi delle situazioni, a discapito di chi avevano davanti.
Oppenheimer si era già messo alla guida di una graziosa Jeep nera, senza tettuccio.

Anita rivolse un ultimo sguardo a Morris, ma lui si era già volatilizzato.
Quella abitudine dei Diversi di sparire nel nulla non l'era mancata per niente.

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