Capitolo 65 - It Is Not Hell If You Like The Way It Burns

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River si affacciò dal finestrino dell'abitacolo; la bocca spalancata e gli occhi pieni di incredulità. Avevano appena percorso il Grande Mare Prosciugato, e ora, all'orizzonte, era ben visibile Dritch.

Jep emise uno sbuffo, come a voler sminuire la vista.

«Questa è una diavoleria che si sono inventati mia moglie e il capo Morris... niente di quello che vedi è vero, ragazzo»

River non comprese molto bene ciò che intendesse, ma comunque pensò che fosse una vista incredibile.

«Fra venti minuti atterriamo. Sai già dove si trova Anita?»

La voce di Jep sovrastava il rumore delle eliche dell'elicottero facilmente, ma comunque si sporse verso di lui per rispondergli senza dover alzare troppo la voce.

«Sì, mi aveva detto di trovarsi a SeelenFleisch»

Jep annuì. «Immaginavo. Non ci fermeremo all'eliporto allora. Morris e Oppenheimer ci ucciderebbero a vista»

Calò il silenzio per qualche minuto, disturbato solo dal rumore bianco provocato dal motore del velivolo.

«Perché mi stai accompagnando?» chiese River, blando.

Jep distolse lo sguardo dal punto di atterraggio, ma si riebbe subito, riportando l'attenzione sul posto giusto.

«Pensi che non mi importi di Anita?»

River rimase spiazzato. Per lui era difficilissimo stare accanto all'uomo che odiava di più al mondo, l'uomo a cui aveva dato la caccia negli ultimi due anni.

Ma quella domanda era troppo. River tremò visibilmente.

«Le hai tagliato una mano, l'hai rapita, le hai dato il tormento»

Jep emise un altro sonoro sbuffo.

«Non sapevo chi fosse, all'epoca. Comunque, non l'ho uccisa. Se fosse stata qualsiasi altra persona sarebbe tre metri sottoterra da anni».

River strinse i pugni, costringendosi a non attaccarlo.

Come diavolo si era ritrovato in quella situazione?

«Come sai dove dobbiamo andare?» chiese River, cambiando nuovamente argomento.

«Ho venduto e comprato parecchi Diversi. Nel mondo odierno, è il modo migliore di fare soldi, dopo le centrali idroelettriche e gli stabilimenti per il filtraggio»

River si innervosì ancora di più dopo quella risposta, quindi decise che fosse meglio non chiedere più nulla a quell'uomo.



Anita dormiva profondamente, e Gufo la osservava con curiosità sottile. Il respiro calmo e cadenzato che faceva muovere su e giù il suo petto, il sangue che fluiva velocemente nelle sue vene, il desiderio che sentiva ogni volta che la vedeva. Strinse i pugni e decise di accendersi un'altra sigaretta, incurante del fatto che presto le avrebbe finite, e che di certo Vin non gliene avrebbe portate di nuove.

Gufo non sapeva dire che piani avesse per loro due, ma in cuor suo sperava che sarebbero sopravvissuti entrambi, e che avrebbero potuto avere una nuova opportunità. Si diede dell'ingenuo, e sbuffò una nuvoletta di fumo in grandi cerchi concentrici.

«A che pensi?» chiese la voce piccola piccola di Anita, appena sveglia.

«A noi», rispose Gufo, senza pensarci un attimo.

«Argomento interessante. A cosa nello specifico?»

Gufo stiracchiò un sorriso, voltandosi a guardarla. Anita venne scossa dalla sua bellezza letale, ma innocente. Le sembrava che fosse indistruttibile, ma fragilissimo al tempo stesso.

«Se avremo mai davvero una possibilità»
Anita spalancò gli occhi, colpita da quella domanda.

«Quindi ti interessa averne una»

Gufo sbuffò una risata, ironico. «Avevi ancora qualche dubbio in merito?»

«Beh, dalla nostra ultima conversazione mi era sembrato di capire che non fossi meritevole della tua scoppiettante compagnia»

Gufo rise di cuore, tenendosi la pancia e sputando fuori tutto il fumo che aveva appena aspirato.

«Sei veramente una scema»

«Almeno ti faccio ridere».

Calò un silenzio quasi snervante, che lo costrinse ad alzarsi in piedi e muoversi.

«Ho fame», sussurrò Anita, tremando visibilmente al solo pensiero. Odiava avere fame. Odiava sentirsi in quel modo. Era orribile.

Gufo annuì, facendole capire che stava sentendo lo stesso dolore al petto.

«Ancora non sei arrivata a quella lezione, ma te la anticipo per amore della nostra sopravvivenza. I Diversi hanno qualche metodo per sopportare la fame più a lungo»

Anita spalancò la bocca, incredula.

«E me lo dici solo ora?» trillò, innervosita.

«È la prima volta che siamo rinchiusi insieme da qualche parte, non ho mai avuto modo»

«E tutte le volte che ti venivo a cercare come una disperata, a Meshert, per farmi dare del cibo?»

Gufo sorrise. «Mi piaceva che mi venissi a cercare. È una scusa sufficiente per non avertelo detto?»

Anita sbuffò, quasi rassegnata all'idiozia di quel ragazzo.

«Sono allibita, comunque muoviti a parlare»

«Sdraiati a terra, tappati il naso e respira cinque volte da una narice, e cinque volte dall'altra. Chiudi gli occhi»

Anita sollevò un sopracciglio, evidentemente perplessa.

«Forza, fai come ti dico».

Anita fece spallucce ed eseguì minuziosamente gli ordini di Gufo. Il rumore cadenzato dei suoi respiri riempì l'aria umida di quel posto.

«Va meglio?» chiese Gufo, in un sussurro.

«Stranamente sì»

Anita si mise di nuovo seduta, le gambe incrociate e una espressione buffa sul volto.

«È una tecnica di rilassamento. La nostra fame dipende molto spesso da uno stato d'animo agitato e nervoso. Per questo ti senti meglio».

Anita annuì, ringraziandolo con uno sguardo.



Dritch non era assolutamente come se l'aspettava. River la osservava con curiosità e incredulità.

Jep stava procedendo a far atterrare l'elicottero nel mezzo di una foresta.

«Non credi che l'elicottero possa danneggiarsi?» bofonchiò River, reggendosi più forte ai maniglioni per non sobbalzare a causa dei vuoti d'aria.

Jep non gli rispose neanche, concentratissimo in quella manovra pericolosa.

River chiuse gli occhi, sobbalzando a ogni scossone. Furono secondi interminabili, in cui credette sinceramente di morire, ma Jep riuscì ad atterrare abbastanza dolcemente, e senza danneggiare niente.

River lo fissò, stordito e incredulo.

«Te l'ho già detto prima... non esiste niente di ciò che vedi. Questa foresta non è davvero qui», spiegò Jep, nuovamente. «E ora andiamo. SeelenFleisch ci aspetta».

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