Parte seconda

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Nota per il giudice  Animus-ignotus: Genere della storia --> Avventura/Romanzo storico

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Edimburgo, Scozia, 1566 d.C.

Era novembre inoltrato. Ian poteva sentire il freddo pungente trapassare lo spesso strato di pelle di cui erano fatti i pantaloni dell'uniforme, le dita serrate attorno all'elsa della spada sempre più intorpidite.

Erano ormai tre ore che il soldato era di guardia sul lato ovest della cinta muraria che circondava il castello.

Dall'alto della rocca poteva ammirare la città diramarsi dalla base della collina come la fitta tela di un ragno, con le sue case e botteghe costruite in parte in pietra e in parte in legno.

Ian osservava quel panorama da ormai tre anni, da quando, poco più che diciassettenne, aveva deciso di arruolarsi nel reggimento al servizio della regina Mary Stuart.

A quel tempo era un ragazzino pieno di sogni e di ambizioni, convinto che servire la sovrana lo avrebbe fatto sentire utile, importante e chissà, forse indispensabile un giorno. Ma la realtà si era dimostrata ben diversa, decisamente meno avventurosa e molto più noiosa.

E quando quel giorno Ian vide una donna percorrere il fianco della collina in tutta fretta, mai avrebbe immaginato che il suo destino stesse per subire una svolta inaspettata.

Il soldato seguì la figura avvolta in un logoro mantello verde scuro correre giù per la scarpata, con i capelli neri sciolti scompigliati dal vento.

Ian aveva l'ordine di rimanere a presidiare le mura, qualsiasi cosa fosse successa; ma la tentazione di seguire la donna e scoprire cosa l'avesse spinta a precipitarsi fuori dal castello ebbe la meglio, contro ogni logica e buon senso.

Così si affretto verso le scale che lo condussero ai piedi delle mura e poi fuori dalla cinta, per lanciarsi all'inseguimento della misteriosa fanciulla.

Ian corse a perdifiato, con la donna a diverse centinaia di passi dinanzi a lui. Gli ci volle un buon quarto d'ora prima di raggiungerla. Si erano inoltrati già da un po' nel boschetto a sud della città, oltre le ultime case dei contadini. La fanciulla, evidentemente stremata, si era accasciata ai piedi di un maestoso tasso dalla chioma ingiallita dall'inverno.

«Ehi, tu, perché sei fuggita dal castello?» provò a chiedere il ragazzo, senza però ricevere alcuna risposta.

Solo quando fu a pochi passi da lei, Ian sentì qualcosa che non aveva udito in precedenza.

Un vagito.

Il soldato, senza attendere oltre che la donna parlasse, si chinò accanto a lei e, scostando il mantello che portava stretto intorno al corpo, lo vide.

Avvolto tra un una coperta di lino bianca e una più pesante bordata di pelliccia di volpe, un neonato dalla pelle chiara sonnecchiava tra le braccia della donna.

Ian non ebbe bisogno di fare altre domande per sapere l'identità del bambino.

In tutta la Scozia non erano molti a potersi permettere una coperta come quella per un neonato. E al castello sicuramente poteva trattarsi di una sola persona.

La regina Mary.

Il bambino tra le braccia della donna era James Stuart, futuro re di Scozia.

«Dio, donna, cosa hai fatto? Perché hai rapito l'erede al trono?» chiese Ian incredulo.

«Ti prego, non denunciarmi, sono stata costretta a farlo, è importante che non salga al trono, o il destino della Scozia sarà segnato» lo supplicò la donna, in lacrime ed esausta.

Il soldato la osservò con attenzione. Qualcosa nei suoi occhi color dell'ambra gli sembrava familiare, come se in un altro luogo e in un altro tempo gli fossero appartenuti.

Sapeva che il suo dovere gli imponeva di portare la donna al castello insieme al neonato e denunciarla al suo superiore; ma l'istinto lo spinse ad agire diversamente, contro ogni buon senso.

«Qual è il tuo nome?» chiese Ian, curioso.

«Linsey. Mi chiamo Linsey Bear» rispose lei con un filo di voce.

«Vieni con me, vi porterò a casa mia, il bambino ha bisogno di mangiare.»

«Non mi denuncerai?» chiese lei speranzosa.

«Non lo so ancora, deciderò domani il da farsi» concluse lui bruscamente.

E quando un'ora dopo entrarono nella casa che Ian divideva con suo padre, appena poco fuori da Edimburgo, la donna si accasciò sul letto stremata e si addormentò con il fagottino stretto tra le sue braccia, anche lui troppo stanco persino per piangere.

Ian rimase sull'uscio della stanza ad osservarli.

Non riusciva proprio a spiegarsi come una fanciulla all'apparenza così innocua ed innocente avesse potuto compiere un gesto tanto sconsiderato. Aveva detto di averlo fatto per il futuro della Scozia... Ma cosa significava? Cosa ne poteva sapere questa Linsey del futuro del loro paese?

Il flusso di pensieri del ragazzo fu interrotto dall'arrivo di suo padre, di ritorno dai campi.

«Ian sei in casa?» lo sentì chiamare.

Così si affrettò a raggiungerlo davanti al focolare, dove l'uomo tentava di riscaldarsi le mani infreddolite.

«Buonasera padre. Vi prego, fate silenzio, nella mia stanza ci sono una donna e un bambino che stanno dormendo» spiegò il ragazzo.

Il padre si voltò di scatto per guardare il figlio negli occhi, evidentemente sorpreso.

«Chi è questa donna?! Cosa ci fa in casa nostra?!» chiese l'uomo allarmato.

«È una fanciulla che ho sorpreso a fuggire da palazzo... L'ho inseguita e ho scoperto che ha rapito il figlio della regina...» confessò Ian, con lo sguardo basso rivolto ai suoi stivali di pelle.

«Cosa?!» esclamò il padre, incredulo nell'udire quelle parole. «Hai portato qui la donna che ha rapito il futuro re di Scozia?! Ti sei ammattito?!» sbraitò l'uomo, furibondo.

«Padre, non potevo consegnare Linsey alle guardie, l'avrebbero di sicuro impiccata per tradimento...»

Non appena il giovane soldato pronunciò quel nome, le pupille dell'uomo si dilatarono, piene di stupore e sgomento.

«Hai detto Linsey? Come fa di cognome?» chiese brusco.

«Bear, Linsey Bear. Ma questo ora cosa centra?» domandò Ian, confuso.

«Non è possibile... Non può averci trovati...» balbettò l'uomo, correndo verso la camera in cui la fanciulla riposava col bambino.

E non appena posò gli occhi su di lei, sui suoi capelli neri come le piume di un corvo, gli fu tutto più chiaro.

«Ian, devi consegnare la ragazza alle guardie, ora! È importante che tu lo faccia, per il tuo bene» ordinò il vecchio in tono perentorio.

«Ma padre, posso riportare il bambino al castello stasera stessa, dire che l'ho trovato nel bosco... Così lei avrà salva la vita...» tentò di trovare una soluzione il ragazzo.

Ma prima che potesse continuare a controbattere, l'uomo afferrò la ragazza ancora addormentata per un braccio, la strattonò per svegliarla e costringerla ad alzarsi, e la trascinò fuori dalla piccola casa, incurante delle sue urla disperate e delle suppliche del figlio.

Ian provò diverse volte a dissuadere il padre dal portare a compimento quel gesto, ma l'uomo fu irremovibile.

Trascinò la ragazza lungo la salita che portava alla rocca, seguito dal figlio con in braccio il neonato. Quando furono al cospetto del capo delle guardie reali, l'uomo gli consegnò Linsey, dicendo che lui e suo figlio l'avevano trovata mentre girovagava nel bosco con l'infante reale tra le braccia.

Ian rimase in silenzio, senza essere in grado di pronunciare neanche una parola per scagionare la giovane fanciulla dagli occhi color dell'ambra che per un secondo aveva fatto sussultare il suo cuore.

Il soldato, onorato e ricompensato dalla regina per aver riportato sano e salvo l'erede al trono, fu costretto, solo due giorni dopo, ad assistere all'impiccagione di Linsey.

Ogni suo gemito era per lui come una lama conficcata nel petto.

E Ian rimase lì, immobile, dinanzi al patibolo, a chiedersi come potesse il destino essere così crudele da averlo costretto a conoscere tale bellezza per poi vederla sfiorire così prematuramente, per un oscuro motivo che lui di certo non avrebbe compreso mai.

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