14. Pensami

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RIELE
( * = Alla comparsa dell'asterisco consiglio di cliccare il video, posizionato nel secondo contenuto multimediale )

Quelle sensazioni... quelle percezioni, e quel nesso mi hanno veramente portata da lui. È irreale ciò che ho appreso, sotto ai miei occhi

«Jace Norman, Jace Norman» reitero sbalordita.

Ha invertito le iniziali del suo cognome e nome, abbreviandolo. NJ è lui, si tratta seriamente di Jace!

"Perché lo avrà ribaltato?"

Joanna attonita allarga gli occhi, dilatando la bocca.

«Cosa?!! NJ è Jace Norman, quel Jace Norman? I-il tuo ex?! Ma Riele ne sei proprio sicura?»

Tocco con le dita il mio cuore tremolante. Ne ho la certezza; e sebbene si sia rasato, e nonostante il suo viso e la sua corporatura siano evoluti è rimasto lo stesso. Riconoscibile almeno per me

Lei scettica, nega che sia lui:

«Ti starai confondendo. Non può esserlo davvero» piega la mano verso il basso.

Stringo la pelle del mio petto, non distogliendo i miei occhi acquosi dal viso di Jace.

«Joanna» la invoco con un male alla gola pulsante «È Jace. Il mio cuore mi sta dicendo che è chiaramente lui.»

Mi scandaglia incredula. Senza sostarsi passa la visuale tra me e lui, paralizzata dalla mia sicurezza.

«E cosa ci fa sul palco? Da quand'è che canta? Non era soltanto un attore?» mi pone questi interrogativi che non so nemmeno io dare una spiegazione.

«Jo, non lo so» spiattello onestamente indirizzando la mia attenzione al discorso tra lui e il presentatore.

Dev'essere lui. Mi fido pienamente di ciò che mi sta comunicando il cuore. Ora più che mai

«Vorresti dirci il tuo nome completo NJ?» richiede passandogli il microfono.

Jace medita sia il pubblico e sia il presentatore, indugiando nel confessarlo. Sospira minimamente contro il microfono al che i miei polmoni si arricciano:

«Jace Norman» annuncia liberando la gabbia toracica.

Mi sento svenire. I miei sensi stanno collassando e mia cugina mi sventola il dépliant.

Quel collegamento si è rivelato veritiero,
quel nesso mi ha seriamente portata da Jace

Mi è irreale. Non può essere che dopo tutti questi anni a elucubrare su dove fosse finito, me lo ritrovo accidentalmente nel locale di un paesino colombiano. Non è una coincidenza. Non può esserlo minimamente.

«Oh cazzo» riporta, lasciando cadere il volantino «È veramente il tuo ex.»

La offusco riemergendomi nella conversazione tra il presentatore e... e... lui. Il primo se ne va lasciando il secondo, solo e al centro del palco, il quale sta tenendo l'asta del microfono.

«C-che si sono detti? C-cos'altro ha esternato?» balbetto in preda al delirio.

La voce di Joanna mi risulta muta e l'adocchio con il labiale proferire che non lo sa. Mi direziono su di lui che abbassa la testa, impugnando saldamente una mano sul microfono e nell'altra tiene l'asta.

Canterà realmente?

Le luci si assottigliano, tralasciandone un minimo, e del fumo chiaro avanza a terra, accompagnata da una melodia dolce e ritmata che mi suona troppo familiare.

«Riele, ma è...» non continua.

La medesima che Joanna aveva messo in auto, in quel viaggio di ritorno da mia nonna Cecilia. Quella che avevo volutamente interrotto per non far riaffiorare il mio passato con lui. E ora lui, proprio Jace, lo sta cantando. Sotto la mia visuale.

Pare che la stia dedicando alla nostra fine, al termine del nostro amore che secondo lui è stato una crudele e aspra illusione. Delle lacrime sgorgano dai miei bulbi rossicci precipitandosi a fiume sulle mie guance caldissime. Non ho neppure la forza di sbattere le ciglia.

Ciò che sto ascoltando risucchia tutta la pace interiore che ho cercato di tenere e mantenere con fatica durante questi quattro anni senza di lui. Infondo questa canzone descrive sotto tutti gli aspetti, il nostro triste noi e ogni momento che abbiamo vissuto dove ho tentato, non riuscendoci, di cestinare:

*

"Don't think that we - Non pensare che noi" introduce con un tono della voce bassa così intonata e così sensibile che non gli ho mai sentito in tutti gli anni che l'ho conosciuto.

Quasi mi incanta.

"Could ever be friends again - Potremmo mai essere di nuovo amici" prosegue sempre con questo ritmo sensibile e addolorato, volgendo la vista nei vari punti del locale.

"Io non sarò mai tuo amico, te lo devi scordare" rimembro nel momento in cui me l'avevo detto in quel lontano giorno, perso nel dolore.

"'Cause our history - Perché la nostra storia" mi unisco fiocamente alla sua voce.

"Seems like it never ends - Sembra non finire mai" diciamo nello stesso momento, e ciò mi provoca un crampo al torace.

Vero, pare non sia finita eppure lo è.
Con nostra grande dolenza

Passa con i versi seguenti con un ritmo allentato ma dolce, da incrinarmi il cuore. Nessuno potrà mai fare questi gesti se non lui. È l'unico:

"Who's gonna make love like I do? - Chi farà l'amore come faccio io?" domanda con occhi persi e vaganti nella fascia dei nostri ricordi, come lo sto praticando anch'io.

"Yeah, nobody - Sì, nessuno" si replica da solo, sconfitto, stringendo di più il microfono.

"And who knows your touch like I do? - E chi conosce il tuo tocco come faccio io?"

"Yeah, nobody - Sì, nessuno."

Serro le palpebre tirando il naso all'insù, alla reminiscenza dei suoi tocchi e delle sue coccole sulla mia pelle color cacao.

"And who's gonna make sure that you come first in everything they do? - E chi si assicurerà che tu venga per prima in tutto ciò che fanno?"

Questa frase rievoca quando mi aveva riferita che ero la sua cima e che sarebbe restato al mio fianco dovunque sarai andata e qualsiasi cosa gli avrei fatto, proteggendomi e amandomi come nessun altro.
Altre lacrime mi scendono.

"Everything you do, I want you to tell the fuckin' truth - Tutto quello che fai, io voglio tu dica la fottuta verità" strepita per poi staccare il microfono dal palo.

"I know you still think about me - Io so che mi pensi ancora."

"I know you still think about me - Io so che mi pensi ancora" esterna con più convinzione.

Sì ti penso Jace, e come se ti penso.

"Way up there all alone - Lassù tutto solo" si stringe con espressione prostrata indicando in alto.

"Yeah, I bet they'll never know - Sì, scommetto che non lo sapranno mai."

"I know you still think about me - Io so che mi pensi ancora."

Non l'ho mai smesso di farlo e mai lo farò.
Morirei se non lo facessi.

"How could you not think about me? - Come hai potuto non pensarmi?" ripete avvilito muovendosi sul palco.

Anche se ammetto che a partire dal secondo anno universitario di tanto in tanto le mie riflessioni non ricadevano su di te.

"Way up there all alone - Lassù tutto solo" rindica in alto e i suoi occhi paiono limpidi. Di lacrime.

"The best that you've ever known - Il migliore che tu abbia mai conosciuto."

Abbassa il volume, rendendolo posato.

"I know you still - Io so che ancora" si morde il labbro.

"I know you still think about me - Io so che mi pensi ancora" una traccia di luce passa tra le sue iridi, malgrado sparisca subito.

"Do you not think about me? - Non mi pensi?"

"You're gonna think about me - Mi penserai" esprime chiaro e forte, passando lo sguardo a tutto il pubblico al suo lato destro.

"Don't think that we - Non pensare che noi."

"Could ever be just platonic - Potremmo mai essere solo platonici" indietreggia riagganciando il microfono all'asta, portandolo vicino alle labbra.

Il nostro amore oltrepassava quel grado.

"And is it just me - E sono solo io" la sua voce trema sottilmente e le sue palpebre rimangono chiuse.

"Or would that be too ironic? - O sarebbe troppo ironico?" sorride beffardamente, riducendolo.

"Now who's gonna make love like I do? - Ora chi farà l'amore come faccio io?" li riapre con lo sguardo fisso e perso di poco fa.

Nessuno, Jace.

"Yeah, nobody - Sì, nessuno."

"And who knows your touch like I do? - E chi conosce il tuo tocco come faccio io?"

"Yeah, nobody - Sì, nessuno" risponde sconsolato.

Soltanto tu mi provochi quelle sensazioni che sappiamo solo io e te che cosa siano.

"And who's gonna make sure that you come first in everything they do? - E chi si assicurerà che tu venga per prima in tutto ciò che fanno?"

"Everything you do, I want you to tell the fuckin' truth - Tutto quello che fai, io voglio tu dica la fottuta verità" innalza la voce.

"I know you still think about me - Io so che mi pensi ancora."

"I know you still think about me - Io so che mi pensi ancora" esprime duramente.

"Way up there all alone - Lassù tutto solo."

"Yeah, I bet they'll never know - Sì, scommetto che non lo sapranno mai."

"I know you still think about me - Io so che mi pensi ancora."

"How could you not think about me? - Come hai potuto non pensarmi?" distacca l'oggetto raccogliendolo tra le sue mani.

"Way up there all alone - Lassù tutto solo."

"The best that you've ever known -
Il migliore che tu abbia mai conosciuto" eleva maggiormente l'intonazione.

Gli sorrido debolmente. Già, il migliore in assoluto.

Di sorpresa passa la visuale nel pubblico di sinistra in cui mi trovo, e il mio cuore pompa a tutta velocità.

"I know you still - Io so che ancora" espone con delicatezza, storcendo lievemente il labbro superiore.

"I know you still think about me (yeah, I know that you do) - So che mi pensi ancora (sì, so che lo fai)."

"Do you not think about me? - Non mi pensi?" mi guarda dritta nelle mie pupille e muoio di paralisi.

Oh cielo mio! Jace mi sta osservando! Proprio me!

"You're gonna think about me - Mi penserai" allunga l'ultima nota prima di concludere non smettendomi di fissare, quanto basta da sciogliermi.

Richiude gli occhi, le melodie finali seguitano e si allontana dal microfono, retrocedendo sui suoi passi fino a che scompare dietro alla nuvola di fumo che lo ha avvolto. Le luci si riaccendono piano piano, assieme all'eccitazione del pubblico che applaude con gran vociare la sua esibizione molto toccante e io non riesco a frenare le mie lacrime intrise di tristezza e dolore. Non c'è più...

«Riele» effonde Joanna finemente, asciugandosi i lati delle ciglia «Ehi come ti s-...»

«Devo vederlo!» dico disperata, balzando fuori dalla sedia e correndo alla volta delle quinte.

«Riele, aspetta!»

Corro, scontrandomi con la marea di gente che si è alzata in piedi a fischiarlo, avendo l'unico obiettivo di precipitarmi in direzione del lato posteriore del palco. Non posso riperderlo ora che siamo tutti e due nello stesso luogo. Lo cerco da così tanto tempo!

Salgo i quattro gradini approfittando della gran confusione e mi infilo nelle tende, spuntando nelle quinte. Il mio cuore incrinato batte irregolarmente con le lacrime che si riformano, malgrado le asciughi con il polso. Dove sei? Ti prego fatti trovare. Voglio e devo rivederti.

L'oscurità dello stage non mi aiuta e tasto l'aria fino a ravvedere delle luci infondo al corridoio congiuntamente ad una figura, che esce da una porta venendo verso di me.

Il mio cervello smette di produrre ossigeno. È lui.

«Sì si, vedo se c'è quel dri-...» posiziona la testa verso quella porta fino a quando non lo pone su di me, appena mi incontra «...-nk.»

Oh santo cielo.

"Jace!" mi dico solcando all'esterno un fiume di lacrime.

Avercelo di fronte, a tenue distanza, fa dolere il cuore in un modo insostenibile e ora che siamo faccia a faccia posso notare con maggior definizione il suo sviluppo. Avevo visto bene: Il suo caro ciuffo dorato ben curato è ormai assente, essendo rasato.

Come mai se lo sarà tolto? Lo adorava assai e non l'avrebbe tagliato neanche per scherzo.

Il suo viso si è definito maggiormente di quanto non lo fosse in precedenza, e noto ai lati delle guance e sopra il labbro della barba leggera. La sua corporatura quattro anni fa era magra, alquanto secca direi, ma comunque splendido a mio avviso, e adesso si è tonificato dove ammiro le sue braccia un po' irrobustite che si stringono nella giacca in jeans. È aumentato in altezza, gli arriverò alla spalla.

Se non fosse stato per il mio cuore, non l'avrei riconosciuto. È diventato un uomo, completamente.

Ci contempliamo in silenzio, senza sbatter ciglio. Siamo entrambi freddati l'uno dall'altro.

"Mi avrai riconosciuta?" mi chiedo tristemente.

I suoi occhi color ebano non appaiono come quelli di un tempo, si dimostrano vuoti e flemmatici; quasi gelidi. Mi trasmettono un senso di pesantezza che è opprimente. Al contrario io faccio apparire le mie emozioni infelici nel rivederlo dopo interi giorni, mesi, anni chiedendomi se mi avesse rimossa tra i suoi pensieri oppure che mi stesse pensando.

Quella canzone, intitolata letteralmente 'Pensami' mi ha devastata, lasciandomi senza alcuna parola. Il modo in cui l'ha interpretato mi aveva riportata a ritroso. Mi era parso di rivivere il Jace di quattro anni passati.

Ad occhio mi accorgo di un ombra dietro di lui.

«Anzi Jace, prendimi per favore una... uhm?» si silenzia accorgendosi della situazione.

Maggie Lindemann?! Mi impietrisco. Da quando Jace la conosce? E innanzitutto da che momento lui sa cantare così bene? Che mi sono persa?!

«Riele eccoti!» udisco Joanna che mi raggiunge
«Dobbiamo andar-... Maggie Lindemann?! Non ci credo» esclama stupefatta.

La cantante sorride apertamente, salutandola con la mano e con l'altra l'avvolge la spalla di Jace. Sgrano gli occhi, avendo una sorta di debolezza. Quest'ultimo ha sussultato un minimo spalancando la vista all'udire il mio nome. Cambia lo sguardo verso i miei capelli e trasale impercettibilmente continuando poi a fissarmi.

Perché non riesco a capire le sue emozioni?
Sul palco riuscivo ad intendere cosa provasse mentre ora sembra che abbia celato o meglio dissimulato ogni sua trasparenza. Un aspetto nuovo di lui che non gli ho mai visto fare. E ciò mi spaventa.

Indietreggio di un passo tenendomi il collo, sbattendo velocemente le ciglia.

"Riele, come l'hai ridotto."

Nei peggiori dei modi veniamo spinte fuori da due guardie di sicurezza della cantante. Io e Jace per tutta la durata continuiamo a contemplarci, venendo interrotti dai corpi grandi dei bodyguard. No, aspettate!

Allungo la mano sforzandomi di contrastarli. Invano l'abbasso non vedendolo più, a questo punto.

«Non osate nuovamente ficcare il naso!!» strillano con severità quei due.

Il ritorno all'area principale del locale con la musica e la gente che si svaga, mi disorienta tanto da posare la schiena contro il muro. Un incontro insperato, un trauma che mi stende; moltiplicato al cruccio.

Incomincio a respirare affannosamente con il torace che mi pigia battente e mi inginocchio a terra, portando le mani sulle tempie.

Oh no, i miei attacchi di panico...

«Riele!» mi chiama Joanna preoccupata, precipitando a soccorrermi.

La sua voce fortunatamente la sento ma mi sento così irrigidita e spaesata.

«Riele, dolcezza. Mi senti? Se è affermativo muovi scattante le palpebre» si piega di fronte a me e io lo eseguo.

«Oh Giamaica ti ringrazio! Meno male che mi senti. Cerca di tenere duro, ti riporto in hotel.»

Una figura che non distinguo immediatamente si avvicina a noi.

«Oh eccovi ragazze, vi stavo cercando dappertutto. Le bevande vi stanno attendendo da due quarti d'ora» pronuncia Léon guardando l'orologio, al che Joanna si infastidisce.

«Non è proprio il momento opp-...» mi sollevo lesta, gridandogli risentita:

«Perché non mi avevi detto che Jace Norman era qui?!» sbotto, svelando le mie pietose lacrime.

Léon sapeva che ci sarebbe stato in compagnia di Lindemann! È stato l'organizzatore in quest'occasione, anticipando la sua partenza da Bogotà per accogliere lo staff della cantante tra cui NJ proprio Jace Norman a tutti gli effetti! Mi aveva palesemente vista addolorata quando ne stavamo parlando questo pomeriggio. Perché non mi aveva avvertita?!

All'inizio rimane turbato dal mio pianto e si giustifica:

«Non sapevo che fosse lui NJ. Mi dispiace» pronuncia difendendosi «Quando sono rientrato da Bogotá, presentando alla cantante e al suo staff il locale, non mi era parso di averlo visto.»

Scontro le sopracciglia aprendo un varco tra lui e Joanna, uscendo dal Local de Sorpresas. Il divertimento garantito si è trasformato in una tragedia assicurata!

All'esterno, stordita, mi reggo la testa nel palmo facendomi aria da sola per il panico che si divampa con la mia vista che si doppia. Non va affatto bene, non va affatto bene! Quanto li odiavo! Mi venivano conseguentemente a forte emozioni negative. È dal mese della rinascita che non mi venivano questi attacchi.

«Dolcezza» mi aiuta Jo a rimanere in piedi venendo raggiunta da Léon che porta una sedia.

«Stai bene Riele?» mi chiede lui in pensiero.

Lei lo guarda come se ci stesse prendendo in giro.

«Certo che no, tardo!» controbatte acida «Ma vedi o no il suo stato?»

Si mortifica.

«Già che domanda stupida che ho elaborato. Cosa posso fare per aiutarvi?» pone intanto che lei mi posa sulla sedia.

«Nulla, nessuno può fare niente» mormora con espressione calante.

«Si calmerà, basta che non sia sola.»

Il mio attacco di panico gradualmente si attenua e vengo aiutata da lei a camminare in direzione dell'hotel.

«Joanna non sai quanto mi dispiaccia per ciò che sta accadendo a Riele. Non era mia intenzione che stesse così, non avevo idea che J-...» lo tronca.

«Non citarlo, per favore. Abbi pietà di mia cugina.»

Si zittisce sconsolato sussurrando un piccolo:

«Vuoi una mano?» si offre.

«Non preoccuparti ci penso io a lei. Vai tranquillo» accenna un debole sorriso.

«Per qualunque cosa, contattatemi.»

Lei non gli risponde e con fatica ci incamminiamo.

...

Al nostro rientro mi lascia sul bordo del materasso, dovendo dirigersi urgentemente al bagno. Io in attesa mi sdraio, fissando il soffitto rientrato e chiudendo le palpebre per qualche minuto. La figura canora di Jace sul palco mi riempie le fessure contrapponendosi al suo volto privo di emozioni, dal momento in cui ci eravamo ritrovati di fronte, l'uno davanti all'altro.

Mi avrai riconosciuta?

Indietreggio sullo schienale staccando tra i ricci il fermaglio, custodendolo con premura sulle mie mani.

Con la canzone che hai cantato ti stavi davvero riferendo a noi oppure sono io che navigo troppo nella fantasia?

Poso la testa sulle ginocchia, portando il dono nel mio torace rilasciando un lieve pianto. Era lui in persona, era Jace! Faccio ancora fatica a crederci! Stava nel medesimo Paese, nella medesima città.

Cosa ci faceva qui a Medellín? Da quando è diventato un'aspirante cantante e conosce Maggie Lindemann? Non voleva fare il regista? Perché ha velato le sue emozioni nel momento in cui ci siamo ritrovati? Non mi avrà riconosciuta, forse. Oppure sì? Ha trasalito un po' al sentire il mio nome pronunciato da Joanna. Inoltre ha posato gli occhi tra i miei capelli.

Osservo il fermaglio rilasciando ancor più pianti. Avrai riconosciuto questo piccolo regalo che tu stesso mi hai dato?

«Ricordi quando me l'avevi donato per non farmi sentire sola, affinché un pezzo di te fosse sempre con me? Te lo ricordi Jace?» mi chiedo sentendomi i bulbi oculari tumidi ed esausti «Oppure l'hai cancellato come hai fatto con i messaggi?»

Mi sale l'angoscia. Non sarà che si era comportato in quella maniera per via della presenza della cantante? Potrebbero avere qualcosa...

Punto lo sguardo sulla volta celeste, stellata e oscurata dalla notte loquace. Se fosse vero che hanno qualcosa perché mai cantare una canzone così significativa  sapendo che l'ascolta? Ho la certezza, non so come, che si riferisse al nostro passato.

«Pensami» sibilo dischiudendo le labbra, riportando a mente quei versi che mi hanno provocata delle sensazioni talmente profonde d'avermi fatta lacrimare e riflettere per tutto l'arco del brano.

«Io so che mi pensi ancora. Non mi pensi? Mi penserai» espongo la conclusione avendo avuto i suoi occhi dritti, dritti sui miei intorbidati.

Io ti penso ogni singola notte, sognandoti

Sospiro, scovando Joanna che mi sbircia dietro il muretto senza far rumore.

«Ehi» emetto a pena dando delle pacche sul tessuto del letto «Non ti accomodi?»

Lei non risponde e si limita a sedersi sul pavimento, pensierosa.

«Dolcezza» mi chiama prudente «Raccontami tutta la verità su te e quel ragazzo. Per favore.»

Ah, prima o poi avrei dovuto raccontarglielo.

«So che sono una poco di buono a non pazientare per farti assorbire uno shock del genere nel discernere il tuo ex dopo anni, ma c'è una ragione per cui te lo sto chiedendo e non è affatto per farmi gli affari tuoi» si avvicina.

«La canzone che ha cantato si intitola 'Think about me', letteralmente 'Pensa a me' o 'Pensami' tratta dall'album di un duo canadese dal nome dvsn» mi presenta «Tralasciando queste informazioni abbastanza futili, arrivo al punto focale del mio discorso.»

Porta le mani sulla mia spalla non distogliendomi.

«L'hai tradito?»

Come può benché minimo pensarlo? Ribatto subito:

«No, assolutamente! Scherzi?!»

«So che non ne saresti in grado, e scusami se te l'ho posto, tuttavia...» si asciuga i lati delle ciglia «Il dolore, lo sconforto, la disperazione e la sofferenza che ha inciso nella mia song preferita mi ha tanto commossa.»

Anche a me, parecchio.
Non la sto smettendo di piangere.

«Che gli hai fatto da fargli fare quell'esibizione così toccante e così magnifica? Insomma qual è il motivo che ti ha portata a lasciarlo?» mi tempesta di richieste.

Sono un macigno da sostenere ed è ora di doverlo levare. Formulo il mio concetto nella mente dovendo diseppellire quella fine indigeribile.

«Va bene Joanna, ti racconterò tutta la verità. Meriti delle spiegazioni che sia a te e Rylee non ho rivelato, aggiungendoti e spiegandoti chiaramente il comportamento burbero di Daniella con la delusione di Brian» mi asciugo la faccia.

È l'ora di raccontare la vicenda, prendendo atto e forza di metterla al corrente.

«Quella tipa egocentrica di Los Angeles e il suo amico?» si ribrezza.

«Proprio loro, anche se lei quattro anni precedenti aveva mantenuto sotto controllo il suo ego smisurato.»

Tralasciando quel tema, parto diretta con la risposta:

«L'ho lasciato per paura di non contraccambiare in pieno il suo amore, dubitando dei miei sentimenti» rivelo debolmente.

«Spiegati meglio» mi invita disorientata.

«Lui mi amava assai dall'incirca cinque anni. Da amico e da ragazzo mi proteggeva, mi rallegrava, mi stava accanto, facendomi sentire amata e confortata. Durante le prime settimane da quando siamo stati una coppia mi aveva dedicato dei 'ti amo', e io non ero stata in grado di arrivare a quel punto.»

«Come mai?»

«Non me la sentivo, avrei voluto dirglielo in piena consapevolezza; non a caso. Io considero 'il ti amo', un termine assai profondo per dichiarare al proprio partner che proviamo un intimo e forte amore nei suoi confronti. Vero, sincero e soprattutto sicuro» promulgo inclinando la testa.

«È normale che fossi insicura all'inizio» considera.

«Jo» reprimo il naso «Non sono neppure riuscita a dirglielo nei mesi successivi. E la nostra relazione è durata sette mesi.»

Lei mette le dita sotto il mento:

«Per lui provavi comune interesse, cotta, piacere insomma chiamalo come ti pare, oppure ne eri innamorata?»

Non permetto al silenzio di circolare.

«Era sia una cotta, però questo non l'ho capito sin da subito, ma anche innamoramento, inizialmente. Mi trovavo nel mezzo» le faccio sapere «Mi scatenava emozioni affascinanti e incredibili e credetti di essere innamorata di lui, confessandoglielo al nostro primo mesiversario. Eppure successivamente al dialogo tra la sorella di lui e la sua migliore amica che è appunto Daniella, mi hanno fatta sorgere delle insicurezze portandomi al turbamento.»

Mi domanda cosa mi hanno proferito.

«Mi avevano chiesta se fossi sicurissima dei miei sentimenti, supplicandomi di non ferirlo visto il suo grande amore per me. Per cui avrei dovuto amarlo con la sua stessa intensità. Ed è qui che le mie incertezze mi hanno portata al gesto che ho compiuto assieme ad uno ancor più cruento» la mia voce si squarcia.

«A cosa ti riferisci?» pone con estrema cautela.

«Non volendo che vivesse in un amore non totalmente corrisposto, essendo stato il ragazzo più amorevole e migliore dell'universo per me, volendogli un bene dell'animo, l'ho dovuto lasciare. Ma è qui che avevo sbagliato» mi mordo dolorosamente il pollice versando un'altra lacrima «Aver interrotto il nostro rapporto ha portato all'illusione. Avrei dovuto parlargli di questo mio timore e invece ho fatto tutt'altro, peggiorando le cose tra noi.»

«E il cruento che hai accennato di cosa si tratterebbe?»

Stringo la coperta.

«È stato dirgli negli occhi e con finta impassibilità, dritto nel suo cuore scoperto e innamorato, che non l'avevo mai amato e che ero stata con lui con lo scopo di saldare tutti i gesti che mi aveva rivolto» mi mordo la guancia interna.

Joanna porta le mani in aria, esalando un verso stupito:

«Riele» mi interpella con tono strozzato «Che hai detto??»

«Lo so, sono stata una cogliona e il brutto è che mi ero accorta quando ormai era troppo tardi che lo ricambiavo totalmente. Dovevo solo far maturare i miei sentimenti con il tempo e non agire d'impulso» mi raggomitolo e riversando delle gocce calde «Non sai quanto mi ero pentita, e al riconoscere che sia stato talmente male da essere stato ricoverato mi uccide il cuore.»

«Oh Riele» si dispiace abbracciandomi di lato «Povera la mia cugina.»

Scoppio dalla botte inarrestabile di rimpianto.

«La sua famiglia e i suoi amici mi odiano, in quantità industriale sua sorella e Daniella. L'ho lasciato per proteggere il suo cuore ma anziché custodirlo l'ho stravolto» mi soffio il naso, sotto le carezze di Joanna «E guarda in che stato siamo a causa della mia vecchia e insicura me.»

Non voglio che ricapiti più un errore del genere. Mai! Abbiamo sofferto troppo.

«Almeno non gli hai detto di rimanere amici.»

Giro il collo annuendo lentamente.

«Ragazza perché??» mi scuote senza tregua la spalla.

«Stavo agendo per conto del mio cervello, non soffermandomi ai segnali del mio cuore» abbasso la testa.

Poi Joanna smette di colpo, allontanandosi da me nel momento in cui riporto:

«Non pensare che noi potremmo mai essere di nuovo amici» rialzo lo sguardo, ripescando il verso iniziale «Perché la nostra storia sembra che non finisca mai.»

«Ecco a cosa si stava rivolgendo» comprende.

«Eppure non capisco 'il non finisca mai'» dico.

La sua opinione mi accende il muscolo cardiaco:

«E se ti amasse attualmente?»

Mi spunta un malinconico sorriso.

«Mi sembra improbabile. Ha dovuto sottoporsi ad una terapia di guarigione al fine di dimenticarsi di me» rendo noto abbracciandomi.

«Non è detto che la terapia abbia automaticamente eliminato i suoi sentimenti per te» confuta.

«Hai anche ragione, però non capisco perché abbia cantato quella canzone» enuncio in un filo di voce.

«E se nutrisse dell'eventualità in nuovo voi? Non volendoci credere che fosse tutta una finzione? Per cui con 'Think about me' dei dvsn, gli avrà fatto sorgere il vostro rapporto drammatico, rispecchiandosi nel pezzo e l'ha voluto inscenare per tirare fuori quella speranza» teorizza.

«A che scopo?»

«Per ritornare insieme a te? Non lo so, sto supponendo» fa spallucce «È tutto un caos.»

Non riesco a collegare i ragionamenti di Joanna.
Il mio corpo è ancora sconvolto. Improvvisamente la sua voce si abbassa, mostrandosi dolce e calma:

«Ed è questo il motivo per cui hai cambiato pezzo nel viaggio in auto. Ti riaffiorava lui è così?»

Faccio un cenno di sì, indirizzando la mia attenzione al mio caro e tenero mini portafortuna.

«Immagino che quel fermaglio te l'abbia regalato lui» si avvicina per scrutarlo meglio.

Incurvo il labbro superiore, illuminata.

«Sì, è stato il suo dono speciale prima di Natale assieme ad un altro che però è andato perduto» diminuisco il sorriso.

Quel bellissimo ciondolo della pace con su scritto il mio nome: "Sai la ragione per cui ho scelto questi simboli? Perché tu me li infondi."

«Ecco perché ci tieni davvero tanto. E dimmi una cosa, come mai sei voluta andare dietro le quinte?»

Prendo un profondo respiro prima di confessarle:

«La canzone che aveva interpretato mi aveva spinta, non immagini quanto, a confessargli la verità» mi scompiglio lo chignon «Ma non appena ce l'ho avuto di fronte sono stata talmente colpita che non sono più riuscita a fare nulla.»

Determinata mi alzo, asciugandomi le rimanenti lacrime e riagganciandomi il fermaglio. Avrei dovuto sbloccarmi in qualche modo e dirglielo lo stesso!

«Non posso e non voglio archiviare il mio conto sospeso con lui. Devo affrontarlo, dichiarandogli la verità che gli spetta nonostante siano passati quattro lunghi anni» divulgo con convinzione «Jace merita di sapere il vero motivo e ho sbagliato ad arrendermi subito. Ora più che mai è arrivata l'ora che io glielo riveli di persona.»

Joanna applaude soddisfatta di me.

«Brava dolcezza, è così che si fa! Dovremmo escogitare un piano per mettere in atto la tua confessione ora che vi trovate nello stesso posto.»

Assolutamente, eppure purtroppo c'è una cosa: voglio indagare se quella cantante sia solo una sua amica o conoscente che sia oppure c'è dell'altro. Voglio agire con prudenza e calma.

«Ad ogni modo non mi hai mai detto che il tuo ex fosse un cantante» ghigna Jo depositando il cuscino dietro di sé.

Sono sorpresa anch'io.

«Non lo sapevo nemmeno.»

«Conosce pure Maggie Lindemann, wao» si guadagna un mio sguardo seccato.

Improvvisamente strilla:

«Wooo ho avuto a cinque passi da me Maggie Lindemann!! Caleb impazzirà!» ridacchia a seguito ricredersi «Oh cazzo! L'autografo! Questi avvenimenti me l'hanno fatto bruciare!!»

Si muove nella stanza tutta disperata e io soffoco un risolino, divertita dalle sue smorfie buffe.

Mi preparo per andare a sonnecchiare, elaborando nel frattempo un piano per far sì che io gli dica la verità. Ci dev'essere un motivo se l'universo ci ha fatti incontrare, non può essere casuale in unione al nesso che mi ha avvertita della sua presenza.

Chissà se l'avrà sentito pure lui

Mi stiracchio mentre esco dal bagno. Forse rimango per mezz'ora sveglia considerato che sono solo le 12:05 p.m. Guardo stranita Joanna che è alle prese con una chiamata. A quest'ora?

Ascolto la conversazione:

«Scusi chi? No, non lo sono. Sarei sua cugina. Come? Oh, ora gliela passo» pronuncia accorgendosi di me.

Ma non è il mio cellulare? Le chiedo con chi stia parlando e lei me lo passa subito. Ehm ok.

«Pronto? Con chi sto parlando?» la linea è distorta, stento a capire chi sia «Mi scusi ma non la sento molto bene.»

La linea si interrompe e io allontano il dispositivo dall'orecchio. Mia cugina pare più confusa di me.

«Chi era?» interrogo e vengo interrotta dallo squillo.

«È lo stesso di prima» mi avvisa vedendo lo schermo.

Speriamo sia la volta buona.

«Pronto? Sì, sono io Riele Downs. Potrebbe dirmi chi è lei?» la linea migliora nel lungo andare.

«C-con chi? H-ho sentito bene?» mi porto le mani sulle labbra.

E dall'altra parte della linea risponde:

«Con Rebecca Trevi in persona, signorina Downs.»

Che?!

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Angolo Autrice:

OLÉEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE
FINALMENTE È APPARSO!!! Gente, con nostra enorme speranza è comparso il caro Jace! Dopo anni e capitoli ce lo ritroviamo proprio nel ben ormai noto 'Local de Sorpresas' e sorprese delle sorprese, meraviglie delle meraviglie sale sul palco CANTANDO UNA CANZONE!! WHAT?!! SUL SERIO?! Sotto gli occhi della nostra adorata Riele!! E non è finita qui: SI SONO PURE INCONTRATI FACCIA A FACCIA!!!! Be' non si saranno parlati ma come si dice, uno sguardo dice più di mille parole ;)

Avrete così tante domande nella mente tra cui quello più martellante: DA QUANDO JACE È UN'ASPIRANTE CANTANTE? SA CANTARE? Perché ha citato quel brano? E conosce davvero Maggie Lindemann? In breve come gli saranno andate le cose nei quattro anni senza Riele? Che Mistero.

Cosa ne pensate di questo lungo e atteso capitolo? Vi è piaciuta la canzone se l'avete ascoltata? Secondo me rappresenta al meglio la loro situazione, oltre ad essere il titolo stesso del sequel (inoltre è una dei miei brani preferiti ^^). E se non fosse già abbastanza, Riele riceve una chiamata da Rebecca Trevi in persona, la stilista che dovrebbe fare lo stage da lei!!

Al prossimo capitolo con:

Il titolo lo scoprirete al momento ;)

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