4. Da quanto tempo amica mia?

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RIELE
Joanna è talmente gasata che saltella camminando nel tempo in cui ci dirigiamo nella steakhouse, e si guadagna delle occhiate scettiche dai viandanti.

«La maggior parte delle persone ti guarda male» la informo.

Lei non accenna a fermarsi.

«Che mi guardino pure, non me ne frega un cazzo ahah» ghigna di gusto.

Sospiro divertita. Joanna se ne sbatte altamente delle persone che la parlano o la scrutano male, le scarta come se fossero le cartine delle caramelle. Vorrei avere anch'io questo livello di menefreghismo; in certe situazioni può essere davvero utile.

«Jo, siamo arrivati puoi anche fermarti» le dico.

«Di già?» proferisce spaesata.

«Ebbene sì.»

A questo punto smette di saltellare.

«Meglio per noi. Vayamos a comer, dulce!!» si compiace strascinandomi nella steakhouse.

Ok che hai una fame assurda, ma calmati Jo.
Sembra che non mangi da giorni.

«Da quando in qua sai lo spagnolo?» chiedo incuriosita.

«Dal momento in cui mi divoro le telenovele spagnole su Netflix, eh, eh» sogghigna e ordiniamo dal bancone, dove troviamo un'affascinante cassiere.

«Cosa vorreste ordinare, gentilissime clienti» ci domanda osservando in particolare mia cugina che non gli presta attenzione, essendo concentrata sul menù.

Lascio che Joanna ordini per prima e le spunta la bava dalla bocca. Si riprende grazie alla mia gomitata, e più che ordinare una cena al ristorante pare fare la spesa.

«Jo, contieniti. Non siamo in un supermercato, pure il cameriere fa fatica a starti dietro» le indico.

Solleva lo sguardo, incrociando gli occhi del bel cassiere. Si sposta su di me.

«Davvero? Peccato, volevo prendermi anche questa succulente brace. Vabbe' sarà per un'altra volta, se no ci impoveriamo ahah» emette un risolino.

Mi schiaffeggio la fronte e il cameriere le sorride imbarazzato. Dopo aver preso anche la mia ordinazione ci sediamo al tavolo, dove stuzzico mia cugina.

«Jo interessi al cassiere di poco fa» le sorrido strizzandole l'occhio.

Mi rivolge una buffa espressione.

«A me?» si indica.

«E chi se no? Non staccava gli occhi da te, prestandoti la sua totale attenzione. Devi ammettere che è un bel ragazzo con dei begli occhi grigi.»

Mia cugina mi esamina sconvolta.

«Prego, accomodati, è tutto tuo quel tipo. Nemmeno ci ho dato peso» fa un gesto con la mano.

Lo sbircio e noto che continua a fissarla.

«Girati, ti sta fissando ancora» dico trattenendo un riso.

Si volta incrociando il suo sguardo e lei ricambia con uno infastidito.

«Penoso» esala annoiata.

Arrivano le nostre portate e si abbuffa, mentre io procedo con calma.

«Perché sei così dura? È bello» dichiaro.

«Sarà bello e affascinante come dici tu, ma sono questi uomini ad avere una mentalità tendente alla stupidità oltre ad essere doppiogiochisti» dice tra un boccone e l'altro.

«Non tutti» la contraddico.

Mia cugina si ferma con in mano la coscia di anatra o altra carne che sia. Mi studia in silenzio.

«Che c'è?»

Ora perché mi analizza così?
Ho solo espresso la mia opinione.

«Riele» mi interpella «Da quanto tempo che non esci o stai con un ragazzo oppure uomo che sia?»

Apro la bocca con disinvoltura per poi zittirmi.
Merda. Da un sacco di tempo. Lei sorride beffarda, azzannando l'intera coscia unita alla bistecca.

«Ecco appunto.»

La sfido.

«E tu da quanto tempo, uh?» mordo l'insalata.

Alza le spalle ma replica:

«Dalla seconda liceo, forse?»

È messa peggio di me.
Mi alzo di scatto dal tavolo, indicandola:

«Ah-ah!» attiro qualche attenzione dalla clientela.

Imbarazzata mi ricompongo.

«Mi spiace illuderti, ma sono giustificata.»

E quale sarebbe la sua giustificazione?

«Sentiamolo» dico a orecchie aperte.

«Sapessi, Riele, sapessi» dice con tono apatico allo stesso tempo misterioso.

Bah, certo che Joanna certe volte è davvero strana; tutto sommato è la sua stravaganza a renderla unica. Dopo aver finito di cenare lasciamo una mancia al cameriere, e usciamo a pancia molto piena dal ristorante. Le strade in questa serata non sono più sommerse dai tanti passanti e turisti, ma sono molto accessibili. La vorrei portare sulla spiaggia eppure la noto sonnolente.

«Jo preferisci ritornare in hotel? Ti vedo assonnata.»

Lei sbadiglia.

«Mi vedo costretta a dirti di sì, sono stanca. Il viaggio è stato duro» mi comunica.

«Ma se hai dormito per l'intero volo.»

Riflette.

«Non ho recuperato abbastanza energia» si giustifica.

«Vorrà dire che visiteremo la città e Santa Monica Beach domani» le pronuncio.

Lei annuisce con debolezza e facciamo la strada di ritorno. In hotel Joanna si butta sul letto a mo' di sasso, e prendo il mio computer calcolando il fuso orario. Se qui sono le 8:00 di sera da Rylee saranno le 8.00 del mattino. Credo che sarà sveglia.

Provo a chiamarla intanto che posiziono meglio Joanna sul materasso, siccome ha metà corpo sul letto e l'altra metà sul pavimento. Al sentire la voce della mia migliore amica di infanzia mi precipito a raccogliere il portatile.

«Ciao Rylee» la saluto felicemente.

Lei sbadiglia con il volto infiacchito.

«Ciao Riri» mi sorride sbadigliando a gran voce.

Inclino il collo.

«Come? Stavi dormendo? Oh cavoli, ti chiedo scusa, non era mia intenzione svegliarti» mi mortifico.

«Stai serena, anzi hai fatto benissimo visto che la mia sveglia tradizionale, tarda com'è, non mi ha svegliata» mi rivolge la linguaccia.

«E poi sono contenta che mi hai chiamata, dopo quella brusca interruzione da parte di Joanna. A proposito dov'è?»

Giro il pc in modo che la vedesse nella sua dormita.

«È sprofondata. Non so come possa dormire nonostante abbia divorato parecchia carne» proferisco.

Rylee ride.

«Ormai non dobbiamo più sorprenderci» mi comunica accendendo la macchina del caffè.

Passo la vista tra Joanna e la mia cara migliore amica. Ardirei con la storia di Scarlet, morendo dalla voglia di sapere che mi nascondono, tuttavia non è proprio il momento adatto.

«Dopo Los Angeles dove andrete di bello?» mi conversa.

Ottima domanda.

«Siamo indecise. Ma sto pensando che potremmo andare in America Latina, non ci siamo mai state e sarebbe carino andarci.»

I suoi occhi brillano.

«Wow! È in che paese precisamente?» domanda curiosa.

«In Argentina o Ecuador. Pure il Brasile non è male.»

«Ma non sai il portoghese e nemmeno Joanna» mi ricorda.

Sbuffo sapendo che ha ragione.

«Ok il Brasile non lo considereremo, che peccato. E con che Paese latino potremmo sostituirlo?» chiedo consiglio.

Rylee pensa, avendo poi un'idea.

«Non sarebbe male la Colombia e il Messico. Mio zio c'è stato in entrambe e mi ha riferita che sono due paesi stupendi. Si è trovato benissimo.»

Prenderò in considerazione questi ultimi paesi, mi ispirano un sacco.

«Grazie mille per il suggerimento. Mi confronterò poi con lei» dico vivace.

Nell'attimo in cui cala il silenzio sentiamo un russo fragoroso.

«Certo che Joanna russa peggio di un qualunque animale» ride.

«Perché gli animali russano?»

«Sai che non lo so» sorseggia la bevanda.

Continuamo a conversare, fino a che l'ennesimo russo si inserisce nel nostro udito.

«Dai Riri ti saluto, devo andare in ufficio. A domani.»

Attacco la linea, andando in bagno a lavarmi i denti e mettermi il pigiama. Spengo la luce, sdraiandomi sul letto e volgo lo sguardo verso la luna piena, dietro alla tenda della finestra. Non vedo l'ora che sia domani cosicché farò visita ad Ella e Lizzy. Non se l'aspettano proprio di rivedermi; sarà un enorme sorpresa.

Al mattino successivo degli spruzzi al viso, mi costringono ad aprire gli occhi.

«Jo che mi stai facendo?» massaggio le palpebre.

«Olé, era da un quarto d'ora che ti puntavo questa ciotola d'acqua con le dita. Mi devi far visitare la città e non mi importa se sono solo le 7.00 del mattino.»

Rimango allibita. Come le sette?!

«Jo» la chiamo esasperata «Andiamo, potevi svegliarmi tra un'ora.»

Nega con la testa, incitandomi ad alzare.

«Dai su, il tempo scorre» canticchia.

«Ma la mia sonnolenza no» ricambio.

Lei riflette schioccando le dita.

«So io come farti passare il sonno» manifesta tutta sorridente.

«Come, sentiamo» mi massaggio le palpebre.

Lei mi squadra come se la mia curiosità la risultasse sciocca.

«Attraverso la musica!!» emette accendendo la mini cassa collegata alla sua lista musicale.

Sospiro incredula tuttavia mi alzo con voglia, cantando assieme a lei una musica reggae.

«Gyal! Sei ancora intonata!» esprime sorpresa «Pensavo che avessi smesso di partecipare ai cori della chiesa.»

Gyal= Ragazza

«Infatti ho smesso, ma dopo aver frequentato il coro e con i corsi canori dall'età di tre anni mi è rimasta l'intonazione; perché comunque canto spesso quando non ho nulla da fare. Anche se faccio finta di essere stonata con gli amici» dico con semplicità «Però sono piuttosto arrugginita.»

Dal momento in cui avevo ottenuto la parte nel cast di Henry Danger avevo smesso con la chiesa e i corsi canori, cantando seriamente quando ero sola o in famiglia. Li seguivo per non annoiarmi.

«Non male» pronuncia «Io sono pessima a cantare. Se ci provo sembro un gallo che gli stanno strozzano le corde vocali da quanto faccio schifo, ma in compenso padroneggio molto bene lo spagnolo e il nostro amatissimo patois giamaicano, gyal

«È grazie a te se ora riesco oltre a capirlo, anche a parlarlo» l'abbraccio di lato.

Lei fa un piccolo inchino.

«Lo so, lo so.»

Prendo l'occorrente per prepararmi essendo ormai sveglia. In seguito chiudiamo la serratura e chiamiamo l'ascensore. Le chiedo se preferisse fare colazione in hotel o in qualche bar.

«Come preferisci, l'importante che poi mi porti a visitare L.A.» mi riferisce.

«Certo» le assicuro.

Ci rechiamo al quinto piano dove ci sono le cucine e la zona ristorante. La sala è spaziosa e la colazione è self-service per cui ci rechiamo nel bancone. Joanna prende una grande quantità di cibo mentre io mi limito a due brioche e un succo al lampone.

«Io non so come tu faccia a mangiare soltanto quei due miseri croissant» proferisce sedendosi al tavolino lontano dalla piccola vetrata dell'hotel «Gyal, ci offendi.»

Nonostante sia una gran mangiona, il suo corpo brucia qualsiasi cosa ingerisca. Facendola rimanere snella. Mmh... anzi, forse avrà un po' di pancetta.

«Non ho molta fame, mi è ancora rimasto la carne di ieri. Sarei io quella che dovrebbe chiederti come tu possa avere fame nonostante l'abbuffata che ti sei fatta.»

Lei sghignazza e pensando a ieri mi viene in mente la conversazione con Rylee sul prossimo posto che visiteremo. Joanna mi anticipa con un'altra questione:

«Mica devi andare a trovare i tuoi vecchi amici?»

Annuisco, aggiungendo:

«Infatti dopo la visita turistica che ti mostrerò, ci avvieremo a casa di Ella e Lizzy» le confermo.

Lei corruga la fronte.

«Ella? Mmh... mi suona familiare. Aspetta, non è quella tizia che interpretava la bambina insopportabile e da' prendere a schiaffi in Henry Danger?»

«Esatto, ma è tanto e dico tanto differente dalla sitcom. Vedrai, ti starà simpatica» sorrido a pieni denti.

Come mi aspettavo non la convinco.

«Bah ne dubito fortemente» pronuncia.

Terminato con la colazione, scendiamo al pianterreno uscendo dall'edificio. Durante la camminata, mi dice che possiamo fare un salto da Ella e rimandare il tour a dopo. Per arrivare a casa sua dovremmo prendere la metro; a ciò sbuffa.

«Basta che non ci mettiamo troppo.»

...

In linea successiva approdiamo finalmente nell'abitazione di Ella. Mi guardo intorno e non riesco a contenere l'emozione: tra poco la rivedrò! Dopo quattro interi anni senza che lei se lo aspetti!!

Devo dire che il quartiere ha avuto una sorta di cambiamento e anche un pochino la sua abitazione.

Suono il campanello elettrizzata più che mai. Spero di cuore che sia in casa, nel caso contrario non saprei che fare. Non udendo nessun suono dall'altro lato, risuono una seconda volta dilungandomi con una terza. Alla quinta e ultima campanella la porta di ingresso rimane serrata.

Amareggiata indietreggio, inciampando quasi nei gradini. Che peccato. Sospiro sconfitta, percorrendo gli ultimi gradini con il corpo non più rivolto verso la porta.

«Andiamocene. Abbiamo perso solo tempo» mi invita Joanna stufa, prendendomi per il braccio.

«Che disdetta» mi rammarico.

Quanto mi sarebbe piaciuto rivederla.
Sento distrattamente un rumore fioco.

«Riele che puoi farci? Capita» fa spallucce.

«Cos... hai detto Riele?!» ascolto alle nostre spalle.

«Sì ho detto Riele, non hai compreso? Ma, un secondo. Con chi sto parlando?» esterna distrattamente per poi rendersi conto all'ultimo che la voce non mi apparteneva.

Subito mi volto con una speranza che si fa sempre più vivido. La porta d'entrata è spalancata e si piazza una figura bionda mediamente alta, ma poco più bassa di me con un viso cresciuto e con i capelli a caschetto.

«Ella» la chiamo avendo gli occhi lucidi.

Lei allarga la bocca e la mandibola.

«R-Riele?» balbetta frastornata.

Annuisco velocemente e in contemporanea ci precipitiamo ad abbracciarci.

«Oh è assurdo!! Sei davvero te Riele?!» esprime esterrefatta.

«Certo che sì Ella» soffoco in lacrime «Diamine, quanto sei cresciuta!»

«Non quanto te amica mia. Ne vogliamo parlare, sei diversissima: sembri un'altra persona!!» strilla eccitata «Quanto tempo Ri.»

«Troppo. Decisamente troppo» dico scoppiando di gioia.

È un miracolo! Quella piccola speranza è stata efficace. Dopo tanti anni io e Ella ci rincontriamo, non più telefonicamente bensì fisicamente; faccia a faccia.

«Ella» la nomino versando altre lacrime di felicità.

Che incredibile gioia!

«Riele, amica mia» ricambia anche lei in lacrime.

«Wow» diciamo all'unisono.

Mi sembra un'allucinazione.

«Bene, adesso possiamo sorvolare ad altro? Ok vi siete riviste. Ora che si fa?» ci interrompe Joanna impassibile.

Io ed Ella ci stacchiamo dall'abbraccio, asciugandoci le restanti gocce.

«Scusate la mia intromissione ma, dolcezza, mi sto annoiando» mi rivolge schietta.

Ella mi chiede sottovoce chi sia e la informo che si tratta di mia cugina.

«Il mio nome è Joanna Downs, sì, in sostanza sono sua cuzin da parte del padre. My fadda e il suo, sono fratelli» spiega.

Cuzin= Cugino

Ella inclina il capo ai termini 'cuzin' e 'fadda'.

«A volte inserisce dei vocaboli giamaicani quando parla» la informo.

«Ha un sonoro accento» riconosce.

A sua volta anche la mia amica si presenta e ci invita ad entrare in casa sua. Come sospettavo anche l'arredamento è cambiato. Ci sediamo attorno al tavolo rettangolare non più rotondo posto infondo alla cucina, nel frattempo che Ella ci offre dei biscotti appena sfornati e delle bevande.

La ringrazio per l'ospitalità.

«Altro cibo? Non mi dispiace eh, eh» sogghigna Joanna prendendo tre biscotti al cioccolato.

Mi schiaffeggio la fronte.

«Allora Ella che mi racconti? Sono super curiosa di sapere come hai trascorso questi ultimi anni. Caspita, ora sei una diciannovenne; quando ero partita ne avevi quindici» dico.

Lei sorride a dismisura.

«Eh sì. I tempi sono volati e anche l'età, insomma tu hai addirittura ventitré di anni. Sei un'adulta ormai e puoi andare lecitamente nelle discoteche» mi strizza l'occhio.

Mia cugina l'appoggia.

«Eccome se ci andrà» fa un verso di approvazione.

«So che non vedi l'ora di andare in qualche locale, ma resta tranquilla Jo. Ci andremo prima o poi.»

Successivamente orientiamo l'argomento su appunto le attività di Ella in questi anni.

«Niente di che. Ho viaggiato spesso tra Los Angeles e la mia città natia, ho partecipato a diverse serie televisive avendo un ruolo piuttosto importante per poi approfondire al college, dove sono al secondo anno. E ne approfitto per riferirti, visto che i miei due fratelli sono usciti con i miei genitori...» si guarda in giro «Ho una relazione segreta insieme ad un ragazzo da un anno!!»

Rimango senza respiro nel senso positivo.

«No...» effondo sbalordita.

«Sì» annuisce con frenesia.

«No...»

«Sì» afferma lei agitando le mani dall'entusiasmo.

«No...» ribadisco come un loop.

«Sì.»

«Quand'è che la finite? Avvisatemi, che intanto vado in bagno» si irrita Joanna ed Ella glielo indica.

«No!!» mi alzo saltellando.

«Sì!!» riconferma alzandosi anche lei, e strilliamo entrambe. Ma è una grandiosa notizia.

«Congratulazioni!!» l'abbraccio contenta.

Si meritava un ragazzo e desiderava molto averne uno. Sono contentissima.

«Perché cavolo non mi hai informata di ciò?»

«Avrei voluto riferirtelo direttamente di persona, infatti stavo pensando di venire a Toronto per farti una sorpresa eppure mi hai anticipata» gonfia le guance.

Le sorrido. Joanna ritorna ed Ella mi chiede come ho trascorso questi anni alla University Fashion. Le racconto che mi sono laureata ad inizio settembre e che andrò a fare la stagista da Rebecca Trevi.

«Quella stilista che realizza delle borse e degli abiti stupendi con la sua firma magnifica? Wow Riele!» si eccita «E in quale sede lavorerai?»

Faccio spallucce.

«Non lo so, l'Università non mi ha informata in modo specifico. Verrò contatta tra tre settimane e mezzo.»

Ella mi augura una buona fortuna e le faccio i complimenti per il suo nuovo taglio di capelli.
Le donano molto.

«Ti ringrazio. Mentre a te si sono allungati e sono più ricciolosi di prima; stupendi» mi comunica.

Appena termina udiamo mia cugina sbuffare rumorosamente con il labbro all'infuori e il viso stufo. La guardiamo.

«E dai è da più di un'ora che continuate a parlare. Riele, mi hai garantita che non ci avremmo messo tanto e che saremmo andate a prendere il tour bus di L.A. alle 11:25 a.m. E guarda caso? Sono le 11:00 in punto» si lamenta, scivolando dal divano.

Ha ragione, altrimenti per il prossimo tour bus della città dovremmo attendere un'oretta e mezza circa. Non mi ero accorta che il tempo fosse volato.

«Sì Jo, scusami» mi scuso e di risposta mangiucchia i restanti biscotti dalla ciotola.

Ella attira la mia attenzione.

«Avete detto tour bus? Tua cugina vorrebbe visitare l'intera Los Angeles, vero?»

Annuisco.

«Vengo con voi ragazze!» si auto invita, prendendo gli occhiali da sole dalla mensola.

Le sorrido entusiasta. Un'altra bella compagnia non ci dispiace affatto.

«Non ti spiace vero?» indirizza a Joanna.

Lei si alza.

«Basta che ci sbrighiamo ad arrivare alla fermata.»

Ci fiondiamo ad abbracciarla.

____________________________________
Angolo Autrice:

Buonasera a tutti voi bella gente! Come state? Spero alla grande. Riele ed Ella dopo tantissimo tempo si sono rincontrate e sono assai felicissime di rivedersi. E Joanna? Be' nel frattempo si scola tutti i biscotti di Ella 🍪
Mi auguro che abbiate gradito il capitolo, e vi espongo una cosa: state in guardia 👀
Perché vi dico così? Lo scoprirete prossimamente. Al prossimo capitolo con:

5. Vecchi conoscenti pt.1

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