Capitolo 13.

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Lo aiuto a ramazzare la stanza come posso.

"Sai, all'inizio ero arrabbiato con te" Dice.

Alzo immediatamente lo sguardo e salto sulla difensiva.

"Perché? Cosa ti avevo fatto? All'inizio quando, poi?"

"All'inizio! Quando ancora sapevo solo il tuo nome. Ed era così perché avevo una brutta sensazione... Ogni volta che mi allontanavo da te, era come se qualcosa mi mancasse. Ma non capivo che cosa! Più mi avvicinavo più mi sentivo bene, e in colpa verso la mia... Ex moglie. Però continuavo a non capire, quindi mi tenevo a debita distanza " Abbassa il capo. "Si vede che lei lo capiva, bho... Sta di fatto che diventava sempre più gelosa.

Una volta pensi dai, scherza. Due volte ti dici forse sbagli qualcosa. Alla terza cerchi di essere più presente, fai di tutto... Ma caspita, oramai sono quasi sei mesi! Ho cercato con qualsiasi mezzo di farle capire che la amo, adesso però basta! Tu che dici? Ho sbagliato?"
È agitato.

Sorrido.

"Oggettivamente, avrei fatto le stesse identiche cose che hai fatto tu" Dico sincera. "A meno che tu non l'abbia tradita, o abbia avuto pensieri strani su qualcun'altra... Non sei tu la persona che sbaglia qui, per me"

Tira un sospiro di sollievo.

"Se lo pensi davvero, ti ringrazio per avermelo detto"

"No... Che, lo penso davvero? Ma figurati! Stavo scherzando! Cosa vai a pensare?!" Lo prendo in giro.

"Ma vai a studiare, scemetta!"

Ridiamo.

Adoro il fatto che non cada mai nel volgare, nemmeno per scherzare. È unico. È raro.

A un tratto mi sorge un pensiero.

"Mi daresti mai la colpa per quanto successo?" Chiedo.

Lui non ne sembra affatto stupito, e prontamente risponde: "Ti dirò... Fino a qualche mese fa sì. Non ti conoscevo affatto, vedevo una bambina che mi si attaccava come una cozza e non sapevo che fare, che dire... Mi sentivo in imbarazzo, quindi avrei pensato a qualsiasi cosa pur di avere una scusa per starti lontano, devo ammetterlo" Fa una pausa guardandomi negli occhi, sorride. "Poi non ci sarei mai riuscito - come possiamo facilmente notare! - " Esclama subito dopo ridendo. "Però questi sono dettagli!"

Io non so che dire.

Rido anch'io, tra l'imbarazzo, il mezzo shock e l'ansia di dire o fare la cosa sbagliata.

Mi butto.

"Io... " Balbetto inizialmente. "Grazie! Mi viene da dire questo... Credo" Scoppio a ridere, lui con me.

"Di nulla! Sai che sono sincero" Mi ricorda, ed io annuisco. "Non potevo tirarmi indietro ormai"

"Questo è poco ma sicuro! Sai dove ti avrei fatto volare?!" Mi alzo.

"È una minaccia?" Si finge sorpreso.

Senza lasciarmi intimidire, molto spontaneamente, con tutta la naturalezza di cui sono dotata, lo guardo negli occhi.

"Sì" Decreto, mettendolo a tacere una volta per tutte.

Segue una fragorosa risata.

"Sei preoccupata per domani?" Domanda a un tratto, lasciandomi di stucco.

Domani andremo a incontrare Gaetano per la prima volta noi due da soli. O meglio, ci sarà il colloquio con il bimbo io, Federico e Gaetano. E nessun altro.

"No" Rispondo sincera. "Però sono un po' emozionata. Tu come ti senti?"

"Preoccupato" Scandisce la parola facendomi ridere.

"Perché? Saremo solo noi tre!" Cerco di farlo ragionare.

"Appunto! E se sbagliassi? Se dicessi qualcosa che non dovrei e bloccassero tutto? Se..."

"Con i ma e con i se non si è mai fatta la storia" Lo interrompo pacata. "Sono legittimissimi, certo. Però anche da controllare" Termino con il cuore che batte fortissimo nel petto, ma poco dopo mi sento una stupida e dico anche l'altra verità: "Sono preoccupatissima anch'io, non vedo l'ora che questa storia finisca!" Alzo gli occhi al cielo, ricomponendomi subito dopo: "Però la calma prima di tutto"

Sorride.

"Hai ragione. Tanto anche i documenti sono a posto. A proposito, li ho inviati questa mattina"

"E allora cosa c'è da temere?!" Esclamo ironica.

Scoppia a ridere.

"Dai!"

Mi si avvicina sorridente, posa dolcemente le mani sulle mie spalle e sussurra: "Va tutto bene, okay?"

Scruto da sotto le ciglia i suoi occhi grandi, e mi torna in mente l'inizio di questa storia. Non riesco a trattenere una risatina.

"Scusami..."

"Sì?" Fa stupito.

"Come abbiamo fatto a capovolgere i ruoli?"

Ridiamo.

"Non lo so!"

Scuoto il capo ridendo.

"Comunque, veramente... Non dico che sarà una passeggiata, non lo sarà di certo... Però affrontiamola con lo spirito giusto!" Rido.

"Già!"

Una volta finito tutto, andiamo finalmente a sederci.

"Tu come pensi che sarà averlo per casa? Un piccolino che scorrazza libero.." Si guarda intorno: "Dovremmo coprire ogni spigolo!" Osserva.

Mi volto e me ne accorgo.

"Giusto!"

Ci guardiamo negli occhi e ci alziamo, pronti a fare tutto ciò che serve.

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La sveglia suona alle sei. Mi sveglio, non capendo dove mi trovo. Ah, sono sul divano.

Cerco di muovermi per andare a spegnere la musichetta proveniente dal telefono in carica, ma qualcosa me lo impedisce. Abbasso lo sguardo e vedo i capelli di Fede. Sollevo di poco la coperta  e vedo che sta beatamente dormendo.

Sorrido, poi lentamente cerco di spostarlo, per poi correre a zittire il cellulare.

Metto tutto in ordine e poi vado a lavarmi e a cambiarmi.

Sono così emozionata!

Alle nove dobbiamo essere all'orfanotrofio, ma io dovevo sistemare alcune cose in casa e poi devo riprendere a studiare per l'esame di settimana prossima.  

Vado a prendere i libri e mi metto sul piano della cucina, inizio dunque a fare gli schemi, quando anche un altro telefono suona. 

Fede continua a dormire.

Lo cerco, ma capisco che è nella sua tasca. E il rumore rimbomba per tutta la stanza! Come fa a non svegliarsi?

"Ehy... Fede!" Cerco di fargli aprire gli occhi dolcemente. "Fede..." Inizio a scuoterlo un poco, preoccupata. Niente.

Che cosa.. No, no non è successo niente. E' impossibile. Come...

"Federico!" Strillo, e lui si alza subito. 

"Cos'è successo? Siamo in ritardo?" Si tira subito a sedere, veloce come un razzo. Tiro un enorme sospiro di sollievo portandomi una mano al petto.

"Oddio..." Mi passo una mano sul volto, e lui non capisce.

"Cos'è successo? Va tutto bene?"

Annuisco.

"Potevi dirmelo che hai il sonno pesante..." Sospiro tornando a studiare, e finalmente comprende.

"Oh... Me ne sarò dimenticato!" Scherza, per poi avvicinarsi. "Mi dispiace, ti sei spaventata tanto?" 

"Sì!" Esclamo. "Ma adesso devo calmarmi. E continuare a studiare" Chiudo la questione. "Se vuoi qualcosa per fare colazione... "

"Non preoccuparti, un appartamento ce l'ho anch'io" Fa serio. "Grazie per la pazienza, e scusa per lo spavento. Ci vediamo dopo" Fa uscendo, lasciando il senso di colpa circolare per la stanza, che mi invade.

Seguirlo non serve a niente, litigheremmo soltanto. Mi dico per costringermi a continuare sui libri, e così faccio fino a quando non arriva l'ora.

 Mi preparo ed esco. Mi avvicino alla porta, che si apre di schianto. 

Faccio un passo indietro per lo spavento, e lui esce come se niente fosse.

"Ti spaventa anche una porta che si apre? E io che credevo di essere il problema!" Scherza.

"Infatti lo sei!" Mi scappa, ma non lo ritiro. Anzi. "Mi sono spaventata prima, ho cercato di svegliarti ma tu non rispondevi..." Gli spiego.

Scoppia a ridere.

"Non ci credo..." Sussurra scuotendo il capo. 

"Basta, non dormiremo più insieme!" Scherzo.

"Sicura di riuscirci?" Mi prende in giro.

"Oh, e tu?"  Faccio beffarda.

Deglutisce continuando a guardarmi negli occhi con quello sguardo e quel sorrisetto che mi lasciano davvero senza parole.

"Stai pensando a quanto io sia bello?" Scherza.

"No. A quanto tu sia egocentrico!" Gli faccio la linguaccia prima di sorpassarlo e continuare dritta per la mia strada, seguita da lui.

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