Capitolo 22.

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"Era da mesi che cercavo il modo per vederlo!" Sussurra tra le lacrime. "Avevo una ragazza all'interno che mi raccontava cosa faceva, cosa non faceva... Però l'avrebbero scoperta se la cosa si sarebbe protesa. Mi aveva anche riferito che stava per essere dato in affido, ma poi è scomparsa. Cioè, l'hanno trasferita in un'altra struttura e non ne ha più saputo niente nemmeno lei... Ed eravate voi!" Sospira. "Io... Come posso sdebitarmi? Devo, assolutamente. Farò qualsiasi cosa"

"Non ce n'è bisogno, avevamo noi un dovere verso di voi" Risponde Federico con tono deciso, mentre la mia amica lo guarda.

"Come mai hai così tanto a cuore la questione? Ti ha impietosito la mia amica?" Scherza.

"Avevo un dovere..." La voce gli si spezza. Arrossisce violentemente, dopodiché si schiarisce la voce e prosegue: "Avevo un dovere nei confronti di Walter"

Mi avvicino al suo orecchio.

"E' okay se piangi, non tenerti dentro più le cose. Ti fai solo del male... Va tutto bene, Fede" Lo abbraccio, e lui mi stringe forte.

"Walter..." Sorride stringendo i denti Fatima.

"E' morto" Risponde duro Federico irrigidendosi. "E ti chiederei di non usare più quel tono per favore"

La mia migliore amica sbarra gli occhi.

"I-Io pensavo..."

"Che fosse una messa in scena?" Fa sarcastico il mio vicino. "Beh, non lo era. L'album... Era una sua volontà" Conclude con tono severo.

"Lo so" Risponde allo stesso modo lei.

"Ehy..." Cerco di calmare le acque. "Siamo tutti ancora impreparati ad affrontare l'argomento, la cosa mi pare alquanto evidente. Non per questo dobbiamo iniziare a ringhiare come cani però. Non trovate?"

I due si guardano, e annuiscono.

"Il bambino è in famiglia! Questo è... L'importante. Scusate, tolgo il disturbo. Buona giornata" Termina Federico andandosene.

Lo seguo e, accarezzandogli il braccio, sussurro: "Ehy, tutto bene?"

Annuisce.

"Ciao. Sono qui eh, lo sai" Lo saluto allora dandogli un bacio una volta alla porta.

Una volta chiusa la porta, lei la guarda con aria interrogativa, io le faccio segno di lasciarlo andare.

"Ha bisogno di stare da solo" Le spiego.

"Noi invece abbiamo bisogno di parlare!" Sorride. "Voglio sapere tutto. Dov'era? Come avete fatto? Perché diavolo non mi avete avvisata?! Come stava? Cosa faceva? Come lo trattavano? Amore della mamma..." Gli accarezza la manina. "Non l'ho dato io via, non so se ti ricordi... Me l'hanno tolto"

"Mi ricordo amica, mi ricordo..." Sospiro ricordando il giorno in cui mi chiamò.

Era un giovedì pomeriggio, e lei naturalmente era sconvolta.

Walter non dava su notizie oramai da qualche settimana, e lei era nel panico. Non sapeva cosa fare, il bimbo era ancora in fasce e necessitava di attenzioni continue, in più la scuola, i pettegolezzi.

"Stava diventando un macello gestire tutto... E poi, giusto per darmi il colpo di grazia... " Sorride sarcastica guardando il piccolo. Le lacrime iniziano a farsi spazio nei suoi occhi.

"Adesso è qui" Le sorrido. "Prendilo se vuoi... E' tuo figlio dopotutto!" Sorrido porgendoglielo delicatamente. Lei scoppia a piangere.

"Amore grande..." Gli passa le mani tra i capelli e intanto gli lascia dolci baci sulla tempia, come io faccio con lei, e nel frattempo Gae inizia a giocare con i tuoi capelli.

Ridiamo tra le lacrime.

"Quindi, il tuo inquilino..." Mi guarda.

"Federico"

Sorridiamo.

"Federico" Ripete lei. "Era... Amico di ..."

"Sì" Annuisco.

"E non ha detto niente a nessuno della sua morte"

"L'ha scoperto quando l'ho scoperto anch'io" Cerco di giustificarlo.

"Altra cosa simpatica" Fa ironicamente.

"Io volevo dirtelo, ma abbiamo pensato che tu non sapessi e che avessi anche la tua vita... Se non ci fossimo riusciti?" Tento di spiegarmi.

Lei mi guarda negli occhi, e finalmente si tace, tornando a godersi il suo splendido bambino.

"Come stava lì dentro? Dov'era?"

"Lontano, al Bambin Gesù"

"Dov'è?" Insiste.

"Ascoltami, io te lo dico... Però tu non devi fare cazzate. Hai il bambino, siamo tutti felici. Fatima, abbiamo lottato per due anni. Due anni!"

Scoppia a piangere, e io con lei.

"Non possiamo perderlo, non lo ritroveremmo più"

Scuote il capo.

"No... Il mio bambino no..."

La stringo forte e accarezzo i capelli del bimbo.

"E' qui con noi, sta bene. Va tutto bene, possiamo vivere in modo normale, come se niente fosse accaduto. Non roviniamo tutto questo! Va bene? Il karma è arrivato come vedi. Tanta sofferenza, però dopo anni ce l'abbiamo fatta. A volte si è fortunati, altri un po' meno, ma prima o poi ce la si fa sempre se non si molla. E noi non l'abbiamo fatto. Non possiamo rovinare tutto il lavoro, sennò potremmo ritrovarci a dover rifare ogni cosa. E' questo che vuoi? "

"No"

Pianti. Tanti. Tutti quelli trattenuti fino ad ora, adesso escono fuori e irrompono.

"Senti, ma... Possono tornare ancora gli assistenti sociali?" Domanda incerta.

"Teoricamente adesso no. E' passato il momento del preaffido"

"Ti posso chiedere il permesso di portarlo a casa? Lo potrai venire a vedere quando vorrai. Sia tu che Federico, la porta sarà sempre aperta"

Sorrido.

"Certamente tesoro"

Piange nuovamente.

"Grazie" Mi abbraccia. La stringo forte.

Guardo poi il piccolo, che fa andare gli occhioni bellissimi prima su di me poi su di lei con aria spaesata. Lo guarda anche lei.

"Amore..."

"Si torna a casa..." Sussurro io accarezzandogli la guancia. "Quella vera, amore bello. Torni con la mamma" Gli do un bacio sulla fronte.

Ce l'abbiamo fatta veramente... Non mi sembra vero.

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