21. Ultimatum - Parte 2

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Nel frattempo, Luana era ancora alle prese con i suoi disperati tentativi di imporre un sigillo su un oggetto qualunque.
Durante le ultime due prove era riuscita a utilizzare meglio i suoi poteri, ma aveva dei seri dubbi sul fatto che il debole sigillo che era riuscita a evocare sarebbe bastato per fermare un alieno potente come Kevin.

Stava per ritentare, quando il rumore di un corpo in collisione contro il tetto dell'edificio, seguito da un coro di voci accorate, ruppe la sua concentrazione, inducendola a puntare lo sguardo verso il soffitto, allarmata. – Oddio, stanno attaccando davvero! – gemette, colta da un'improvvisa ondata di panico.

Non pensava che il trauma dell'ultima battaglia avesse lasciato un'impronta tanto indelebile su di lei, ma dovette ricredersi, dato che non appena il suo cervello registrò i rumori dello scontro, fu travolta dall'istinto irrefrenabile di raggomitolarsi su se stessa con la testa tra le mani, mentre le immagini delle violenze che aveva subito da parte di Kevin si materializzavano davanti ai suoi occhi, mozzandole il fiato.

Vedendola a un passo dal perdere il controllo, Kisshu le fu subito accanto, cingendole le spalle in un gesto consolatorio. – Ehi, ehi! Va tutto bene.

– Non voglio che mi trovino! Mi faranno del male! – singhiozzò lei, gli occhi serrati e le mani convulsamente strette attorno alle orecchie nel tentativo di isolarsi anche dal più piccolo rumore.

– Ascoltami, nessuno ti farà del male. – riprovò lui, con più decisione, posandole delicatamente un dito sotto al mento per costringerla a guardarlo negli occhi e strapparla così dai suoi traumatici ricordi. – Mi vedi? Sono qui, accanto a te. Siamo protetti dalla mia barriera e nessuno può raggiungerci. – La rassicurò, iniziando ad accarezzarle con gesti lenti la schiena sudata e tremante.

Luana, pur continuando a respirare affannosamente, si lasciò andare a un impercettibile cenno di assenso, abbassando con cautela le mani dalle orecchie per stringere invece la veste del proprio compagno di squadra. – Ho paura. – mormorò in un flebile soffio, cercando istintivamente la vicinanza con il suo corpo. – Ho paura di morire, ho paura che ti feriscano di nuovo, di non riuscire a fare nulla come l'ultima volta, di essere un fallimento, io-

– Luana, – la redarguì l'alieno dagli occhi dorati in tono fintamente severo, allontanando le mani dalla sua schiena per accarezzarle invece il contorno del viso. – non sei un fallimento. Devo forse ricordarti che se non fosse stato per te, a quest'ora io sarei ancora sotto il controllo di Kevin?

Lei rimase per qualche istante in silenzio a contemplare quelle parole, per poi ribattere con voce spenta: – Non è stato merito mio. È stato il sigillo a svegliarti.

– Lo sai benissimo che non è così. Kevin aveva intrappolato la mia mente per impedire che il sigillo si attivasse, ma io ho sentito comunque la tua voce, e mi sono liberato.

Nonostante il panico che ancora le stringeva la gola in una morsa, quell'affermazione scatenò in Luana un lampo di curiosità così intenso da fargli dimenticare per un attimo il terrore che stava provando. – La mia voce? E che cosa ti ho detto?

Il compagno di squadra, per qualche motivo, a quella domanda parve esitare.Non sembrava a disagio, ma era comunque a corto di parole, come se le sensazioni che aveva provato fossero particolarmente difficili da descrivere. 

– I miei ricordi sono confusi, ma so per certo di aver sentito la tua voce sussurrare qualcosa. – rifletté, aggrottando le sopracciglia come per estrapolare qualche dettaglio in più. – E anche se stavi sussurrando, le tue parole mi sono risuonate nella testa come uno sparo. Mi piaceva quello che stavo vivendo nella visione di Kevin, ma la tua voce era così dolce e invitante. Mi ha fatto sentire... – S'interruppe, colto da un improvviso moto di imbarazzo, rendendosi conto che la parola giusta per descrivere quella sensazione sarebbe stata "amato".

– ... importante. – Si risolse invece a dire, per sentirsi meno vulnerabile di fronte allo sguardo incuriosito della sua protettrice. – Ho capito che c'era qualcuno che aveva bisogno di me, così sono riuscito a distinguere la realtà dalla finzione e a liberarmi dalla prigione mentale.

Anche se l'alieno aveva cercato abilmente di sorvolare sui dettagli imbarazzanti, l'implicazione contenuta nelle sue parole fu sufficiente a mandare in cortocircuito le capacità cognitive della giovane, dato che quest'ultima ricordava quegli interminabili secondi con la precisione di un film, comprese le parole che aveva sussurrato quando era convinta di stare per morire. Era certa fossero le uniche che aveva pronunciato appena prima che il sigillo si attivasse.

Stavolta il cuore le schizzò nel petto per motivi che non avevano nulla a che vedere con la paura. "Ti amo! Gli ho sussurrato ti amo! Per questo si è svegliato?!"

– Ti manca ancora l'aria? – fortunatamente per lei, Kisshu interpretò la sua espressione smarrita come una nuova manifestazione di ansia per il combattimento in corso. – Forse dovresti riposarti. Hai cercato di attingere ai tuoi poteri fin troppe volte, oggi.

Luana boccheggiò, scuotendo la testa con veemenza. – Se smetto di allenarmi proprio adesso non migliorerò mai!

– Hai già fatto enormi progressi, credimi. E poi te l'ho detto, se le cose dovessero mettersi male, ho in mente un piano.

Per nulla soddisfatta da quella spiegazione, la ragazza sbuffò, smettendo tuttavia di opporre resistenza e lasciandosi accompagnare verso il letto: in fondo, era meglio che quest'ultimo la credesse in preda alla stanchezza o al panico, piuttosto che imbarazzata.

– E sentiamo, quale sarebbe il tuo geniale piano? – indagò, una volta sedutasi accanto a lui sul materasso.

– Quando abbiamo recuperato le manette, ti ho guidato nell'utilizzo dei tuoi poteri sfruttando la connessione che abbiamo in quanto protetto e protettrice. – le spiegò l'alieno, sorridendole con fare cospiratorio. – Stavo pensando che forse potremmo ritentare con quel metodo.

Dopo quella proposta, cadde un silenzio carico di sottintesi.
Luana rammentava alla perfezione come era andata a finire quando avevano provato a sfruttare quella connessione, ed era oltremodo stupita dal fatto che Kisshu ora stesse prendendo in considerazione l'idea di riprovarci, soprattutto considerando come aveva reagito l'ultima volta.

– Ti ricordi, vero, che quando ci abbiamo provato ho letto i tuoi pensieri e visto i tuoi ricordi? – gli domandò con voce tesa.

L'espressione incoraggiante di quest'ultimo si congelò per un attimo, segno che, come aveva pensato, anche lui non ricordava con piacere l'attimo in cui la giovane aveva avuto libero accesso alla sua mente.

Tuttavia, quell'istante di smarrimento non durò a lungo, subito sostituito da un'espressione di cupa determinazione. – Sì, e non nascondo che mi dispiacerebbe se succedesse di nuovo. Ma se è il modo più veloce per creare quel dannato sigillo e ottenere risposte dal nostro nemico, allora sono disposto a farlo.

Vedendo che Luana continuava a guardarlo con espressione poco convinta, aggiunse: – E poi quello era solo il nostro primo tentativo. Rispetto ad allora, io sto meglio e tu sai usare di più le tue capacità. Potrebbe anche non succedere nulla di male. Quindi non continuare a fissarmi come se fossi pazzo, per favore.

– Ti guardo così perché non sembri tu. Fino a qualche giorno fa, eri così chiuso nei miei confronti da rivolgermi a stento la parola, e adesso te la senti addirittura di rischiare che io entri nella tua testa? Quando non ti fidi nemmeno a raccontarmi i tuoi sogni? – lo incalzò la giovane, senza nascondere il suo evidente scetticismo.

Sentendosi rivolgere quelle velate accuse, Kisshu aggrottò le sopracciglia, travolto da un'ondata di stizza. – Se non te li racconto non è perché non mi fido di te, ma perché per me è doloroso parlarne. – Si lasciò sfuggire, in un impeto di rabbia mista ad acredine.

La Mew alien ammutolì di fronte a quello sfogo, dandosi mentalmente dell'imbecille per aver tirato di nuovo fuori l'argomento, proprio ora che l'alieno aveva cercato di mostrarsi più aperto e disponibile nei suoi confronti. Per quanto il suo comportamento potesse essere incoerente, era chiaro che si stava sforzando per venirle incontro, per aiutarla a portare avanti il suo piano riguardo a Kevin. Avrebbe dovuto essergli grata per quella proposta, anziché mostrarsi sospettosa.

Osservando l'espressione tormentata del proprio compagno di squadra, non riuscì a trattenersi dal sollevare una mano, fino a sfiorargli la guancia diafana in un gesto consolatorio. "Quanto vorrei poter capire che cosa ti addolora così tanto." pensò, lasciando scorrere le dita sul suo viso, come a voler cancellare l'espressione di profonda angoscia che l'aveva distorto.

Lui, avvertendo il suo tocco caldo sulla pelle, si lasciò sfuggire un sospiro, chiudendo gli occhi.

Rimasero in quella posizione per qualche istante, quasi timorosi di rompere la connessione sempre più intensa che sentivano l'uno per l'altra.

Finché una nuova domanda non si fece strada con prepotenza nella mente di Luana, inducendola a spezzare, ancora una volta, il silenzio. – Posso chiederti solo una cosa?

Prendendo atto della sua espressione mortalmente seria, il giovane si lasciò sfuggire una risatina nervosa. – Dipende. Non hai uno sguardo molto rassicurante.

– Se non ti piace la mia domanda, puoi anche non rispondere.

– E va bene, sentiamo. – concesse, suo malgrado incuriosito.

Una volta ottenuto il via libera, Luana si umettò le labbra con fare nervoso, pensando a quale potesse essere il modo più delicato per introdurre una questione così spinosa. Ma c'era davvero un modo giusto? Forse avrebbe dovuto semplicemente sputare il rospo e farla finita.

– Quel giorno, durante lo scontro, Kevin mi ha fatto capire il contenuto della visione con cui ti ha intrappolato.

L'espressione che l'alieno dagli occhi dorati assunse quando pronunciò quelle parole non contribuì affatto a rassicurarla, dato che s'irrigidì di colpo, come se qualcuno lo avesse appena pungolato con uno spillo ghiacciato sulla schiena.

– Non è una domanda. – lo sentì replicare con voce tesa, mentre i suoi occhi iniziavano a correre frenetici da un lato all'altro della stanza, in cerca di una via di fuga da quella situazione.

Luana prese un gran respiro e strinse i pugni, preparandosi a eseguire un immaginario salto nel vuoto. Ormai aveva sollevato la questione, tanto valeva arrivare fino in fondo. – Ha detto che nella tua visione c'era Ichigo. Ichigo che ricambiava i tuoi sentimenti. Che era l'unica cosa che desideravi. – confessò, sforzandosi di mantenere un tono di voce incolore, sebbene il nodo che le ostruiva la gola si stesse facendo sempre più doloroso con il passare dei secondi.

In un sussurro spezzato, trovò il coraggio per porre la domanda che le bruciava nel petto da giorni. – È davvero così?

Senza più avere la forza per guardarlo in faccia, abbassò il capo, concentrandosi sul ricamo del copriletto. Ora che aveva espresso quel dubbio, era terrorizzata all'idea di leggere una tacita conferma nel suo sguardo.

Per questo non si rese minimamente conto dell'espressione di intenso sollievo che attraversò il volto di Kisshu non appena ebbe terminato di parlare, e rimase sconvolta quando lo udì imprecare ad alta voce.

– Che infame bastardo! Subdolo fino all'ultimo!

Presa in contropiede da quell'esclamazione colorita, sollevò il capo, freddandolo con uno sguardo accusatorio. – Che risposta sarebbe? Se non vuoi dirmelo, almeno evita di gridare imprecazioni a caso!

Per tutta risposta lui le posò le mani sulle spalle con decisione, avvicinando senza timore il proprio viso al suo, e divorandola con i suoi occhi color dell'oro. – Quell'infame ha mentito. – le rivelò, in un ringhio. – Ti posso assicurare che Ichigo non c'entrava assolutamente niente con la mia visione.

Quelle parole le giunsero alle orecchie talmente inaspettate che la ragazza non riuscì nemmeno a replicare, limitandosi a restare immobile con gli occhi spalancati in un'espressione di muta sorpresa. Com'era possibile che nella visione di Kisshu non ci fosse Ichigo? Quindi Kevin le aveva mentito spudoratamente?!

Vedendo che la Mew alien sembrava essersi pietrificata in uno stato di incredulo stupore, l'alieno la scosse per le spalle, per assicurarsi che avesse capito. – Luana? Mi credi?

L'altra, una volta riavutasi dalla sorpresa, non rispose subito, approfittando della vicinanza del compagno di squadra per cercare sul suo volto anche la più piccola traccia di menzogna. Fu solo quando non ne trovò nessuna che annuì lentamente. – Sì. Ti credo.

Il sorriso di intenso sollievo che l'alieno dagli occhi dorati le rivolse a quelle parole, rischiò di compromettere del tutto le sue già scarse capacità mentali, mandandola in uno stato di iperventilazione. Si stava pentendo di avergli posto quella domanda: così facendo non aveva fatto altro che confermargli implicitamente quanto fossero profondi i sentimenti che provava per lui.

Tuttavia, una parte di lei non poté esimersi dal sentirsi più leggera, nell'apprendere che l'amore della Mew neko, in fin dei conti, non fosse il più grande desiderio di Kisshu.

Non appena la sua mente raggiunse quella conclusione, tuttavia, una nuova domanda, se possibile ancora più scomoda della precedente, le affiorò alle labbra senza controllo: – Ma se non è Ichigo la cosa che desideri di più... che cosa ti ha fatto vedere Kevin?

Quando vide il sorriso dell'alieno congelarsi ancora una volta, iniziò a sospettare che la visione indotta da Kevin fosse in qualche modo collegata al malessere generale che il suo protetto sembrava provare ultimamente, e ai terribili sogni che elaborava quasi ogni notte.

– C'entra con il contenuto dei tuoi incubi, non è vero? – gli domandò con cautela, sporgendosi verso di lui per stringergli la mano in un gesto di tacito supporto.

Sentendosi sfiorare, l'altro sobbalzò, limitandosi a rivolgerle quello sguardo di cupa diffidenza che ormai aveva imparato a conoscere fin troppo bene.

Non disse una parola, e i secondi di silenzio si protrassero inesorabili, accumulandosi e iniziando a pesare su di loro come macigni.

Proprio quando Luana stava iniziando a rassegnarsi al fatto che anche stavolta non sarebbe riuscita a ottenere alcun tipo di risposta da parte sua, avvertì le dita di quest'ultimo ricambiare, esitanti, la sua stretta. Nello stesso istante, lo vide annuire impercettibilmente e trattenere il fiato, mentre i suoi occhi dorati venivano attraversati da un lampo di improvvisa decisione.

– Kevin mi ha fatto vedere i miei genitori.

Quella rivelazione fu pronunciata in tono così basso, che in un primo momento la ragazza credette di aver capito male.

– Sono morti quando ero piccolo. – sussurrò ancora Kisshu, in risposta alla sua espressione atterrita. – Ma Kevin mi aveva fatto credere che fossero ancora vivi e vegeti, e che stessimo vivendo felicemente insieme sul nostro pianeta.

Quando Luana riuscì a comprendere appieno il significato di quella frase, il suo sgomento fu tale da ghiacciarle il sangue nelle vene e, nonostante le brucianti domande che quella rivelazione aveva risvegliato in lei, non riuscì a emettere nemmeno un suono. Si sentiva sconvolta nell'avere appreso un dettaglio così doloroso del suo passato e, al tempo stesso, provava un profondo rammarico al pensiero che l'alieno avesse continuato a sopportare un lutto così immenso da solo per tutti quegli anni, senza mai condividerlo con nessuno.

L'immagine del bambino solo e piangente all'interno di un oscuro e soffocante tunnel le tornò alla mente con la violenza di un pugno nello stomaco, facendole salire le lacrime agli occhi. Era davvero lui, il bambino che aveva visto nei suoi sogni.
Non solo Kevin aveva cercato di usare quel dolore a suo vantaggio, aveva anche illuso Kisshu, facendogli credere che i suoi genitori non se ne fossero mai andati. Si era approfittato di una situazione straziante, solo per raggiungere i suoi scopi.

A quel pensiero non riuscì più a trattenersi e, in un attimo, azzerò la poca distanza che la separava dal suo compagno di squadra, circondandogli delicatamente la vita in un abbraccio.

Voleva offrirgli conforto, ma voleva anche tenere le proprie mani occupate in qualche modo, perché sentiva che se non lo avesse fatto sarebbe corsa a picchiare Kevin a sangue, gesto di cui poi, con ogni probabilità, si sarebbe pentita.

Kisshu, dal canto suo, rimase immobile, totalmente frastornato dalla situazione. Non riusciva a spiegare nemmeno a se stesso perché avesse rivelato a Luana quei dettagli, perché proprio in quel momento, quando fino a pochi giorni prima avrebbe protetto il suo segreto con le unghie e con i denti. In effetti, una parte di lui ancora stava gridando nella sua testa, facendogli notare quanto fosse pericoloso mostrarsi così vulnerabile.

Forse lo aveva fatto perché stanco di tenersi dentro tutto, forse voleva condividere quel peso con qualcuno... forse stava iniziando a fare affidamento sul supporto di Luana più di quanto non fosse saggio.

Una parte di lui, quella che detestava mostrarsi vulnerabile, non voleva lasciarsi andare: avrebbe preferito allontanarsi di lì, o allontanare lei, impedirle di intravedere il marcio che c'era nel suo passato e di sconvolgergli la vita più di quanto non avesse già fatto.

Tuttavia, quando avvertì il calore del corpo della giovane contro il proprio, tutto quello che riuscì a fare fu avvolgerla a propria volta fra le braccia per averla più vicina, affondando il viso nell'incavo della sua spalla e respirando il suo profumo speziato.

Si lasciò sfuggire un sospiro non appena avvertì le sue dita affusolate della giovane accarezzargli i capelli, spostandosi delicatamente tra una ciocca e l'altra.
Quel tocco così dolce e attento per un attimo lo fece sentire la persona più preziosa al mondo, risvegliando nel suo petto una sensazione simile a quella che aveva sperimentato quando quest'ultima l'aveva strappato al controllo mentale di Kevin.

Non riusciva a capire quali fossero esattamente i sentimenti che provava per lei.
Non si trattava di semplice desiderio carnale. O meglio, quello c'era, ma era solo una parte di quello che provava nei suoi confronti; a volte voleva semplicemente starle accanto, godere della sua presenza, vederla felice.

Non aveva mai sperimentato un attaccamento simile verso altre persone e la cosa lo stava confondendo e spaventando non poco.

Era questo che aveva voluto dire Shirogane, quando gli aveva rivolto quelle brutali osservazioni su Ichigo? Davvero i sentimenti che provava per lei non erano altro che una pallida ombra di quello che doveva essere veramente l'amore? E se era così, quello che provava per Luana cos'era?

Non era sicuro fosse amore, e anche se lo fosse stato, si rese conto, in cuor proprio, di non essere affatto certo di meritarselo.

Come se le sue febbrili elucubrazioni avessero evocato lo scienziato, in quel momento la spilla per la trasformazione della Mew alien iniziò ad emettere un trillo fastidioso, inducendoli a sciogliersi urgentemente dall'abbraccio.

– Finalmente! – esclamò quest'ultima, affrettandosi a estrarre il piccolo monile dalla tasca. –Speriamo non sia successo nulla di grave!

Come previsto, non appena premette il tasto di risposta, la voce di Shirogane si diffuse nella stanza. – Luana? Luana, stai bene?! – domandò, la voce più acuta e concitata del solito.

Preoccupata dall'urgenza insita nel tono dell'interlocutore, la Mew alien si affrettò a replicare: – Sì, io e Kisshu stiamo bene. Voi piuttosto?

Il creatore del progetto Mew ignorò bellamente quella domanda, ritenendo che ci fossero dettagli più urgenti di cui discutere. – Qualunque cosa stiate facendo per impedirci di entrare, smettete immediatamente.

Udendo quelle parole perentorie, Kisshu si avvicinò a sua volta al monile, chinandosi su di esso per farsi sentire meglio. – I nemici se ne sono andati?

– Per adesso sì. Ma non abbiamo molto tempo. Dobbiamo parlare!

– Ho eretto una barriera per proteggerci, dammi un secondo, la disattivo subito. – così dicendo, l'alieno balzò in piedi, affrettandosi a divellere i propri sai dal suolo per permettere allo scienziato di entrare.

Tuttavia, quando la porta si aprì, i due si resero conto con stupore che ad attendere al di là dello stipite non vi era solo lo scienziato, bensì l'intero gruppo Mew, tra cui una Zakuro dall'espressione più incupita che mai e una Mint piuttosto pallida e provata.

Rilevando l'espressione sofferente di quest'ultima, così come il fatto che si stesse avvalendo del supporto delle compagne per rimanere in piedi, Kisshu comprese in un attimo che la guerriera doveva essere stata ferita; pertanto, si affrettò a lasciare libero l'ingresso, in modo che le compagne potessero accompagnarla verso uno dei letti.

Avvertendo l'odore del sangue nell'aria, anche Luana balzò giù dal letto, preoccupata, avvicinandosi al gruppo per capire meglio l'entità del problema. 

Quando i suoi occhi intercettarono il profondo squarcio che si apriva sulla schiena di Mint, appena sotto le scapole, non riuscì a trattenere un'esclamazione scioccata. – What happened?

Fu Mew Ichigo a risponderle, subito dopo aver sistemato l'amica sul giaciglio. – Gli alieni nemici hanno attaccato con numerosi chimeri rapace. Uno di questi ha colto Mint di sorpresa, riuscendo a ferirla alla schiena e a intrappolarla.

L'altra si limitò ad annuire pensosa: non aveva mai visto una di quelle creature con i suoi occhi, ma i suoi compagni di squadra gliene avevano parlato nel dettaglio, spiegandole che avevano deciso di smettere di usarli poiché creavano troppi danni all'ecosistema terrestre. In base a come se li era immaginati, dovevano essere davvero delle creature temibili.

– Nonostante fossero numerosi, unendo le forze siamo riusciti a sconfiggerli e pensavamo fosse tutto finito. Ma in realtà l'attacco non era che un pretesto per studiare meglio le nostre capacità.

– E per lanciarci un ultimatum. – aggiunse Mint, la voce resa flebile dal dolore.

Nell'udire la parola ultimatum, la Luana avvertì tutte le proprie terminazioni nervose attivarsi, in allarme. – Come, un ultimatum?! – Oltremodo sconvolta, si voltò a guardare Kisshu, solo per scoprire che anche lui stava fissando la Mew neko con la stessa identica espressione.

Quest'ultima annuì con aria grave, lasciandosi andare a un sospiro sconfitto. – Ci hanno chiesto di consegnarvi, altrimenti avrebbero fatto esplodere il caffè Mew Mew.

Quella rivelazione bastò a innescare una reazione di attacco fuga nei due guerrieri, i quali agirono quasi contemporaneamente, la prima attivando la trasformazione e balzando a distanza di sicurezza con un ringhio, il secondo puntando minacciosamente i propri sai in direzione del gruppo.

– Volete consegnarci?! – li sfidò quest'ultimo, scoprendo i denti in una smorfia ferina.

Dopotutto, considerando che il caffè non era ancora esploso, nonostante l'ultimatum, e che l'intero gruppo Mew si era presentato alla loro porta, l'ipotesi più probabile era che avessero deciso di tradirli per garantirsi l'incolumità: sarebbe stata la scelta più logica, e anche la più saggia.

Contrariamente alle loro aspettative, prendendo atto della loro reazione spropositata, Ryou si esibì in uno sbuffo di scherno, alzando gli occhi al cielo. – Secondo voi avremmo fatto tutta questa fatica per proteggervi, solo per consegnarvi alla prima difficoltà?

– Grazie per la fiducia! – gli fece eco Berii, altrettanto risentita.

Quelle parole non bastarono a rassicurare i due, che rimasero fianco a fianco, tesi come una corda di violino, senza dare segno di voler abbassare la guardia.

– Se davvero avete rifiutato la loro proposta, allora perché non siamo ancora saltati in aria?! – li incalzò Mew Luana con voce tesa, facendo saettare lo sguardo da un componente all'altro della squadra, per essere sicura di non perdere neanche il minimo movimento delle guerriere.

– Infatti pensavamo che saremmo saltati in aria! – Purin fu la prima a rispondere a quella domanda a bruciapelo, limitandosi a fare spallucce come a voler dire che ne sapeva tanto quanto loro sul perché i nemici non li avessero fatti esplodere. – Ma non è successo.

– Non ancora. – le fece cupamente notare il capo del progetto Mew. – Per questo dobbiamo fare in fretta. Non sappiamo quanto tempo ci resta! L'unica nostra possibilità è batterli sul tempo.

Rendendosi conto con sollievo che le Mew Mew non sembravano intenzionate a consegnarli ai loro nemici, Kisshu si permise di abbassare cautamente le proprie armi, senza tuttavia smettere di esibire un cipiglio guardingo. – Va bene. Allora, la prima cosa che dobbiamo fare è ottenere da Kevin le informazioni che ci servono.

– Pensate di riuscire a potenziare le manette o dobbiamo procedere con il sigillo più debole?

L'alieno non rispose, voltandosi invece a guardare la Mew alien con sguardo interrogativo, come a volersi sincerare delle sue intenzioni.

Quella ricambiò, mordendosi nervosamente il labbro inferiore. Sapeva che le sue capacità non erano ancora sufficienti per creare un sigillo, ma forse valeva la pena tentare con l'idea del suo protetto, prima di lasciar perdere. – Penso che insieme a Kisshu potrei riuscirci. – si risolse a dire, drizzando le spalle e facendo un passo avanti.

Shirogane non aspettava altro: non appena ottenne il via libera, iniziò a tuonare una serie di ordini a tutti i presenti, battendo rumorosamente le mani per esortarli a mettersi all'opera. – Forza, dobbiamo sbrigarci! Ichigo, va subito a recuperare le manette al laboratorio, Key, serve che tu vada nella stanza di Kevin e inizi ad abbassare i dosaggi dei sedativi, tutti gli altri aspettino qui e mi diano una mano con le ferite di Mint.

– Agli ordini! – risposero all'unisono le sei guerriere Mew, mentre Luana, Kisshu e Keiichiro si limitarono ad annuire.

La ragazza avrebbe voluto aiutare le altre a prendersi cura delle ferite della Mew blu, ma non appena diede segno di volersi avvicinare al capezzale, Shirogane la bloccò, posandole una mano sul petto. – È meglio che risparmi le tue energie per il sigillo. – le fece notare, in tono che non ammetteva repliche.

Così quest'ultima fu costretta, suo malgrado, a tornare a sedersi sul letto, senza alcun modo per distrarsi dalla crescente sensazione di ansia che la stava attanagliando. Quando appuntò lo sguardo sul proprio protetto, in piedi a pochi passi da lei, si rese conto che anche quest'ultimo stava tamburellando le dita contro il muro con fare nervoso, tenendo lo sguardo tenacemente puntato sul pavimento.

Un comportamento strano da parte sua, dato che era solito gettarsi in ogni sfida che gli si parava davanti senza alcuna cautela, né ripensamento. Che fosse ancora scosso a causa di quanto le aveva rivelato poco prima riguardo i propri genitori?

"La cosa più strana è che non ha nemmeno scambiato un paio di convenevoli con Ichigo, oggi. E ce l'aveva davanti! Che gli prende?"

A conferma dei pensieri della giovane, quando la Mew neko rientrò trafelata portando le manette, il suo protetto non alzò nemmeno lo sguardo, troppo preso dalle sue elucubrazioni mentali per accorgersi che l'oggetto dei suoi desideri gli era appena sfilato davanti agli occhi.

In compenso parve avvertire con fin troppa chiarezza gli occhi di Luana puntati su di lui, dato che un attimo dopo sollevò il capo nella sua direzione, sorprendendola a fissarlo.

Anche in quel frangente la sua reazione fu strana, dal momento che non le rivolse un sorriso malizioso come avrebbe fatto di solito, ma si limitò a sostenere quello scambio con espressione a metà tra l'interrogativo e il corrucciato.

La Mew alien fu così inquietata dal suo comportamento, che non riuscì nemmeno a provare imbarazzo per il fatto di essere stata colta in flagrante, e si limitò a scandire silenziosamente con le labbra. –Va tutto bene?

Prima che il suo protetto potesse rispondere, tuttavia, la voce di Shirogane che chiamava il suo nome la riportò alla realtà, costringendola a voltarsi nella sua direzione e a interrompere il contatto visivo.

– Forza, Luana, non perdiamo altro tempo, vieni qui.

Capendo che ormai era arrivato il momento della verità, deglutì, avvertendo la tensione provata in precedenza invaderle ancora una volta le membra. Ciononostante, si affrettò a fare come le veniva chiesto, muovendo un rigido passo dopo l'altro verso il centro della stanza.

Intuendo che se avesse continuato a sentirsi così agitata non avrebbe fatto altro che favorire la perdita di controllo sui propri poteri, chiuse gli occhi e prese un gran respiro dal naso, cercando di visualizzare nella propria mente un posto dove si sentisse protetta e in pace con se stessa, come le aveva insegnato Zakuro.

Quando avvertì la calma scendere su di lei come un leggero mantello di piume, mormorò: – Sono pronta. Procediamo.

In risposta a quel segnale, le Mew Mew si avvicinarono al letto sul quale era distesa Mint, per permetterle di partecipare con meno fatica al rituale, dopodiché si presero per mano l'un l'altra fino a formare un cerchio e chiusero lentamente gli occhi, in silenziosa ricerca del fulcro del proprio potere.

Luana non poté trattenersi dall'emettere un'esclamazione di stupore, non appena vide i corpi delle ragazze iniziare a rifulgere di un'aura abbacinante. Rosa, blu, verde, giallo, viola e bianco: tutte le aure si unirono sopra le teste delle sei guerriere, andando a condensarsi in un'unica sfera di energia dal colore etereo che si diresse a gran velocità verso colei che era destinata ad accoglierla.

Quando la bolla di energia entrò in contatto con il suo corpo, la Mew alien provò un piacevole calore e, contemporaneamente, la sensazione di essere attraversata da una scarica elettrica di enorme potenza.

Non appena quel tripudio sensazionale scemò, si sentì sul punto di esplodere, come se qualcosa di troppo grande per il suo minuscolo corpo stesse cercando di farsi spazio dentro di lei: avvertì la pelle tirare, i muscoli contrarsi dolorosamente e perfino le ossa implorare pietà.

"Come posso governare una forza tanto immensa? Rischio di esplodere e fare saltare in aria tutto!" Si ritrovò a pensare con disperazione. Proprio quando le sue ginocchia minacciarono di cedere sotto il peso di quell'enorme potere, avvertì una presa salda sorreggerla per le spalle, impedendole di cadere.

Non ebbe bisogno di voltarsi per capire chi fosse, dato che ormai conosceva fin troppo bene il tocco delle sue dita sulla pelle.

– Avanti, possiamo farcela.

Capì che Kisshu stava cercando di stabilire un contatto e di guidarla attraverso il sigillo come aveva promesso.

Rinfrancata da quel pensiero e dalla sua presenza rassicurante, la giovane si sforzò di concentrarsi sul contatto delle mani dell'alieno sulle sue spalle nude, finché non avvertì le loro coscienze connettersi. Tuttavia, stavolta, anziché vedere delle immagini sconclusionate, avvertì solamente la voce di quest'ultimo dentro la propria testa.

"Anche se il potere che devi gestire è di più, quello che devi fare non ha nulla di diverso rispetto agli allenamenti, quindi concentra la tua mente sul sigillo che devi evocare."

Luana eseguì, allungando lentamente il braccio e iniziando a disegnare con le dita il glifo per evocare il sigillo.
Kisshu la guidò con pazienza durante tutto il processo, dandole rapidi consigli ogni volta che rischiava di sbagliare e, allo stesso tempo, sorreggendo il suo corpo ogni volta che la quantità di energia rischiava di farsi troppo estenuante per lei.

Quando terminò di tracciare il simbolo del sigillo, vi fu un bruscò spostamento d'aria, che rischiò di fare capitombolare a terra tutti i presenti, dopodiché il potere iniziò a riversarsi come un fiume in piena dalle mani della Mew alien alle manette, al punto che anche queste ultime iniziarono a emettere una luce abbagliante.

Poi, così come era sorto, quella straordinaria corrente di energia svanì, lasciando al suo posto solo un profondo e incredulo silenzio.

– Ce... ce l'abbiamo fatta? – riuscì solo a mormorare la giovane, prima di avvertire ogni briciolo di forza residua abbandonare il suo corpo.

Sarebbe di certo rovinata a terra, se Kisshu non avesse avuto la prontezza di afferrarla. – Mi sa che hai usato un po' troppa energia. – le fece notare in tono vagamente preoccupato, chinandosi per prenderla in braccio.

Quella, nonostante la tremenda stanchezza, sentendosi sollevare da terra, lanciò un gridolino di protesta. – Kisshu! Mettimi giù! – esalò, arrossendo fin sopra i capelli. – Il letto è a due passi! Non serve che mi prendi in braccio!

Avvertiva su di sé gli sguardi curiosi delle altre Mew Mew, e riusciva già a immaginare il sorrisetto malizioso di Shirogane. Se non fosse stata in procinto di perdere i sensi per la fatica si sarebbe quantomeno rallegrata per il fatto che anche Ichigo fosse presente ad assistere alla scena.

– Potresti evitare di agitarti, per una volta, visto che non riesci neanche a reggerti in piedi? – la zittì Kisshu, in tono che non ammetteva repliche, avvicinandosi a grandi passi al letto e adagiandola con delicatezza sulla sua superficie soffice. – Avanti, fai la brava e riposati.

– Ma come facciamo con l'interrogatorio? – Anche se percepiva le proprie palpebre farsi più pesanti a ogni secondo che passava, la giovane non riuscì a evitare di preoccuparsi per la riuscita della loro missione. Sapeva di non essere in grado di portare avanti alcun tipo di conversazione al momento, ma aveva promesso al suo protetto che avrebbero interrogato Kevin insieme. Non voleva rimangiarsi la parola data.

– Vorrà dire che sarà qualcun altro a fare il primo turno degli interrogatori, tu farai quelli successivi. Ho come l'impressione che Kevin non cederà tanto facilmente, in ogni caso.

Luana avrebbe voluto protestare, fargli promettere che non avrebbe commesso nessun gesto avventato, tuttavia prima che potesse aprire bocca, il senso di spossatezza causato dallo sforzo immenso a cui era appena stata sottoposta ebbe la meglio, facendola sprofondare tra le braccia di Morfeo.

Kisshu sospirò, sollevato dal fatto che la stanchezza di quest'ultima avesse vinto sulla sua testardaggine, togliendolo così dall'impiccio di doverla convincere a riposare con le maniere forti.

Tuttavia, non appena i suoi occhi si soffermarono sulla sua figura minuta, profondamente immersa nel sonno, avvertì un sorriso intenerito affiorargli alle labbra e, senza quasi accorgersene, si ritrovò a scostarle con dolcezza una ciocca di capelli che le era ricaduta sul viso.

– Sogni d'oro, Dreamcatcher...

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Spazio autrice:

E anche questo capitolo è terminato! Spero di riuscire a pubblicare il capitolo 22 per metà dicembre, anche se sono ancora in alto mare con la stesura. Stavolta, se tutto va come penso, dovrebbe essere leggermente più breve, quindi potrei riuscire a non spezzarlo e a pubblicarlo tutto in una volta sola. 

Nel frattempo fatemi sapere se questo capitolo vi è piaciuto, se preferireste che cambiassi qualcosa. Cosa pensate dei nuovi poteri che Luana sta sviluppando? Credete che prima o poi riuscirà a controllarli?
Per quanto riguarda la rivelazione scioccante di Kisshu? Vi aspettavate che nascondesse un segreto del genere?

Di sicuro le sorprese non sono finite qui, i nodi stanno pian piano venendo al pettine, ma ci saranno altre svolte. 

Nel prossimo capitolo, come si può intuire, tornerà anche un personaggio molto molto controverso e alquanto odiato.  Lo stavate aspettando con ansia? Forse no, ma ve lo beccate lo stesso.

A presto con il capitolo 22!

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