Capitolo 4.

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Marino sorride.

"Fammi avere il copione, ma al novanta per cento mi hai già convinto semplicemente chiedendomelo!" Esclama facendomi ridere.

"Grandioso! Tu che mi racconti invece?" Gli domando mentre ci rechiamo verso l'entrata della scuola.

"Come sai che devo dirti qualcosa?" Chiede arrendendosi.

"Conosco troppo bene quell'espressione, amico!" Gli faccio la linguaccia, e lui incomincia ad assumere un colorito rossastro sulle gote. "Weeei, qui ci sono novità che scottano!" Lo prendo in giro. "Racconta. Ora"

Abbassa la testa arrossendo ancor di più, poi mordendosi il labbro sussurra: "Io e Thomas usciamo insieme domani"

"Oh mio dio, ma è stupendo!" Esclamo abbracciandolo.

Thomas è un ragazzo a cui Marino fa il filo dalle medie. Crescendo, ci siamo ritrovati nella stessa scuola e i due hanno avuto modo di conoscersi meglio, ma questa è una vera e propria svolta!

"Ha fatto tutto lui in realtà" Ride il mio amico. "No, okay... Allora, è successo che eravamo in classe la settimana scorsa, e lui è entrato col Prof perché doveva finire una verifica di inglese. Aveva bisogno di una mano con una risposta, così ho fatto in modo che gli arrivasse.

Ha ovviamente capito che ero io, così, nell'intervallo è entrato in classe a cercarmi. Sfortunatamente non ero lì, ma non si è perso d'animo, e ha fatto letteralmente il giro della scuola, soltanto per ringraziarmi e chiedermi di uscire!" Sorride. "Te lo giuro, ancora non ci credo..." Si copre il volto con le mani.

"E' bellissimo amico mio, non sai quanto io sia felice per te..." Lo abbraccio nuovamente.

"Grazie... Grazie mille. Però adesso piedi per terra" Torna alla realtà. "Dev'essere tutto perfetto, e per farlo bisogna essere realisti"

"Coraggio: è il tuo momento. Dimmi che cosa ti serve, e io te lo farò avere"

"Grazie" Dice solamente prima di salutarmi e allontanarsi ancora scuotendo il capo.

Ridacchio ed entro a scuola.

Seguo le lezioni con interesse, e alla fine esco con tanta voglia di fare.

Vado a casa, pranzo, studio, faccio ginnastica, poi riprendo a studiare. Dopo due ore decido di fare una pausa sui social.

Apro distrattamente Facebook e rispondo a qualche messaggio, posto le foto del penultimo shooting e riguardo con una tenera nostalgia quelle della sfilata a Saint Tropez della scorsa estate e ad un tratto il mio occhio cade su un provino per modelle.

Non è molto lontano da dove abito io, è a soli tre chilometri.

"Per fare il modello o la modella ci vuole dedizione" Comincia la pubblicità. "Non tutti lo possono fare. Se vuoi avere un provino con me, assicurati di avere queste misure:

Per le donne l'altezza minima è di 175 cm, nel caso di sfilata su passerella, la taglia è la 38 e la 40. Per gli show-room, che sono sfilate per un numero ristretto di spettatori (spesso è il solo cliente interessato ai capi mostrati) l'altezza minima può scendere a 170 cm, la taglia può salire sino alla 42. Chi sfila negli showroom di solito ha comunque già sfilato in passerella, mentre è più difficile il contrario (arrivare in passerella dagli showroom). Per gli uomini l'altezza minima è invece attorno ai 185 cm, mentre la taglia va dalla 46 alla 50.

Queste sono le misure standard che vi saranno chieste ovunque"

Non è possibile... Qui bisogna agire immediatamente.

"Tutti questi numeri mi danno alla testa, provocandomi una tristezza e una noia infinite.

Il "modello" dovrebbe essere un esempio da seguire, e noi davvero vogliamo imporre alla società dei canoni estetici così tremendamente rigidi? <<L'altezza minima>> , <<La taglia è>>... Ma perché non diciamo che ogni cosa dev'essere proporzionata?

Il peso si basa sull'altezza, o ve ne siete forse dimenticati?

E un modello che è alto 190 e porta una 54 come taglia sarebbe sbagliato? Non potrebbe essere un modello? Davvero?

Continuate a dare i numeri, io continuerò a portare avanti il mio pensiero, e cioè che la moda è espressione di sé, è arte! 

È esclusiva perché tutti siamo diversi, e ciascuno ha il suo stile, ma non deve imporre canoni estetici - irraggiungibili e tossici tra l'altro! "


Subito mi chiama il mio agente, Richard.

"Pronto?"

"Si può sapere che cosa stai facendo?" Domanda.

"Stavo studiando..." Rispondo non capendo.

"No Carola, mi riferisco al tuo post pubblicato un secondo fa"

"L'hai già letto? Wow! Che rapidità!" Scherzo. "Non ci trovo niente di male, ho semplicemente portato avanti il mio pensiero come faccio da anni"

"Carola, adesso tu hai un seguito a cui pensare. E non puoi fare cose avventate"

"Non faccio cose avventate, mi preoccupo della salute dei miei coetanei e dei ragazzi più giovani. E indovina un po'? Questo lo deve fare una modella, non il fotografo!" Esclamo irata più che mai. "Tu non capisci Richard, voi non capite. Nessuno si ricorda com'è essere adolescenti, o peggio ancora entrare in quella fase.

Hai solo aspettative e un sacco di paure, ti senti sbagliato per ogni minima cosa che fai perché sembra che nessuno ti capisca, e vorresti solamente sparire in un buco nero, per poi riuscire anni dopo e scoprire che è tutto a posto. E invece no, devi lottare per affermare le tue idee, e farle comprendere agli altri. Devi lottare per uscire di casa e fare le esperienze che vuoi fare, che ti servono. Devi lottare per ottenere il tuo diritto a cadere e a rialzarti. Ti sembra che debba lottare per ogni minima cosa, quando gli altri sono felici e basta, e al contrario di te possono fare tutto!

Io adesso non so se tu non sappia di cosa stia parlando o semplicemente non ti ricordi..." Concludo. "Ma sarò sempre al fianco dei ragazzi, e userò sempre la mia immagine per tentare di eliminare i canini tossici che la società ci impone, con o senza una troupe che lavora con e per me"

"Non so come tu faccia, ma in un modo o nell'altro riesci sempre a stupire tutti..." Sospira. "Brava. Però se ci arriva una querela la paghi da sola"

Ridiamo.

"D'accordo... Ah, Richard?"

"Sì?"

"Grazie" Sussurro prima di riattaccare.

Controllo, per curiosità, il post.

Trecento likes e ventotto commenti.

Wow!

Sorrido e continuo a studiare fino all'ora di cena, quando squilla il telefono e vado a rispondere.

"Pronto?"

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