36. Bacio

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CORRETTO

Spazio autrice 
Ciaoo ragazzi, come state? Com'è rientrare a scuola dopo tanti masi? Per me super strano ma felicissima di poter rivedere i miei compagni 😂. Fatemi sapere. Comunque, scusate per l'assenza ma ho avuto la testa da tutt'altra parte. Oggi uovo capitolo corretto, come sempre fatemi sapere cosa ne pensate lasciando un commento o una stellina.
Buona lettura, 

Giuly  ❤🌺


<<Lo aiuti o no?>> mi chiede ancora Matt. Io non so cosa rispondere, inizio a balbettare e alla fine mi lascio guidare dal mio istinto primordiale.

<<Va bene, arrivo>> chiudo velocemente la finestra per poi guardare Matt.

<<Speravo dicessi no>>

<<Perché?>> domando confusa. Lui si volta ed indica con un dito la lavagna dietro di noi. Sgrano gli occhi.

<<Oh no... E adesso? E se la vedesse? Cosa facciamo Matt?>> lui riflette un attimo, poi lo sguardo gli si illumina: ha trovato una soluzione.

<<Va di sotto e fallo accomodare, poi inventa la scusa del sistemare la stanza perché è in disordine, ma in realtà mi lancerai la lavagna dalla finestra>> mima ogni gesto che dovremmo compiere e, a primo impatto, sembra pure un bel piano...

<<Peccato che la lavagna è più grande della finestra>> gli faccio notare.

<<Troppo scena da film?>> domanda ed io annuisco.

<<Va bene, piano c>> prende la lavagna e la porta dentro la cabina armadio.

Sposta tutti i vestiti appesi e la mette dietro ad essi così che si vedano solo i piedi. Chiude i vestiti come fossero tende e guarda soddisfatto il suo operato.

<<Bel lavoro>>

<<Lo so>> incrocia le braccia e sorride soddisfatto <<Ma adesso andiamo>> torna serio.Mi spinge fuori da lì così che possa chiuderla a chiave.

Io corro di sotto e lo faccio accomodare con molta ospitalità. Guarda per bene la casa e posso persino percepire cosa sta pensando: vorrebbe anche lui una casa che gli dia l'idea di un suo spazio personale.

Lo guido fino alla mia stanza, dove troviamo Matt seduto alla mia scrivania, le gambe distese con i piedi poggiati sopra la superficie di legno e tra le mani un libro a caso preso dalla mia libreria. Si volta verso di noi e ci sorride noncurante del fatto che quella lavagna potrebbe incastrarci e metterci nei guai.

Lo saluta per poi lasciarci da soli con una scusa banalissima. Mi ricorda all'orecchio di stare attenta ed io non posso far altro che rassicurarlo.

Quando torno in camera trovo Dylan proprio vicino alla mia cabina armadio, osserva ogni centimetro di questo concentrato di hobby, ricordi e soprattutto di disordine. Il cuore salta un battito e corro nella sua direzione per affiancarlo.

<<Carina la camera, me l'aspettavo più... >> lascia la frase in sospeso e arriccia le labbra.

<<Da nerd?>>

<<Da principessa delle favole>> diciamo all'unisono per poi scoppiare a ridere.

<<Ci sediamo qui>> indico la scrivania così da poterlo allontanare dalla cabina. Mentre mi volto verso il letto, ecco che vedo il suo telefono sopra di esso ma fortunatamente coperto dalle pieghe delle coperte. Mi tuffo sul letto per toglierlo da lì e metterlo dentro al cassetto.

<<Che fai?>>

<<Oh... nulla, nulla>> rido in modo nervoso tanto che potrei portare a qualche sospetto ma fortunatamente mi crede e continua a girare su se stesso con la sedia girevole. Mi siedo sull'altra sedia.

<<Davvero la trovi carina?>>

<<Cosa?>>

<<La camera, intendo>>

<<Oh sì: piccola, leggermente disordinata ma ordinata per la proprietaria, piena di mensole e...>> indica le mensole ma deve rendersi conto che non ci sono molte foto che ritraggono la mia famiglia e si blocca nel parlare.

<<Lì sopra c'erano solo foto di me e la mia famiglia ma da quando mio padre ha scelto di lasciarci non ho indugiato nemmeno un secondo a toglierle e farle sparire in soffitta>>

<<Ti capisco, anch'io ho fatto così quando è successo con mio padre, ma adesso non posso fare a meno di vederlo dappertutto>> sorride a disagio o forse nostalgicamente, mentre abbassa lo sguardo e si tortura le mani.

<<Allora non solo l'unica pazza che trova l'ordine nel suo disordine?>>

<<Ah no, non sei la sola... sono pazzo anch'io>> il suo sorriso si distende a tal punto da diventare una risata vera e divertita.

<<Sapevo che non ero sola, continuavo a ripeterlo a mia madre ma lei mi diceva che erano solo scuse per non riordinarla>> lo raggiungo e mi siedo accanto a lui.

<<Anche mio padre lo diceva, ma alla fine mi lasciava fare quello che volevo... Lui mi capiva>>

<<Anche mio padre... ti capisco>> sospiriamo entrambi, poi ci guardiamo negli occhi e dedichiamo all'altro un sorriso.

<<Perché non me lo chiedi?>> dice all'improvviso. Io arriccio il naso.

<<Cosa?>>

<<Cosa ci facevo dalla psicologa>>

<<Se non ne vuoi parlare, di sicuro non te lo chiedo, odio essere invadente>>

<<Peccato che Sofy non la pensi come te... Abbiamo litigato di brutto, lei diceva che dovevo dirglielo per forza perché si preoccupava di me, ma io non volevo perché è una cosa che mi fa abbastanza male>>

<<Quando i miei hanno divorziato e la gente sapeva che mio padre se ne era andato da casa, non facevano altro che chiedermi come stavo ed ogni volta che lo facevano mi sentivo morire dentro, ma non tanto per le loro parole, ma perché mi ricordavano che io non avevo più mio padre>> lui sembra immaginare per bene questi momenti, tanto che mi sembra vedere scorrere dei ricordi dentro quei occhi.

<<Sofy ha perso la madre e delle persone a lei care le hanno fatto del male, probabilmente adesso a lei interessa sapere sempre come stanno i suoi amici, il suo ragazzo... Le persone affrontano diversamente un trauma e questo è il suo modo>> mi sento di mostrargli quanto gli sia vicina e per questo, con delicatezza, poggio la mia mano sulla sua e la accarezzo con il pollice.

<<Quindi è inutile arrabbiarsi con lei, cerca di comprenderla>> lui abbassa lo sguardo e sembra riflettere. Istintivamente sento il bisogno di avere un contatto più intimo con lui così passo la mano sulla sua guancia e la accarezzo ipnoticamente, come fossi incantata da qualcosa.

Subito scatta qualcosa dentro di me, sento una voglia forte di poggiare le mie labbra sulle sue, testarne la morbidezza e sentire il loro sapore. E' una voglia che parte dalla bocca dello stomaco, sale su fino al cuore che lo fa accelerare di battiti fino ad arrivare alla gola che serra, non permettendomi di respirare.

I suoi occhi smettono di riflettere i suoi pensieri e passano ad osservare le mie labbra che poco a poco si avvicinano sempre di più alle sue. Ma non si tira indietro, anzi, sembra voler velocizzare le cose così inizia ad avvicinarsi anche lui. Posa una mano sulla mia guancia, il tocco è quasi impercettibile ma riesco perfettamente a sentire quanto sia morbida la sua pelle.

Ad ogni minuto che passa e ad ogni millimetro in meno, sento quella vocina dentro di me che mi grida di non farlo, che è il ragazzo della mia amica e rovinerei la mia amicizia con lei se dovessi farlo. Ma la parte istintiva di me non desidera altro che baciarlo e farmi trasportare dalle emozioni che mi scombussolano lo stomaco.

Non mi era mai capitato di provare una cosa del genere, delle emozioni tanto forti da buttar giù le mie regole morali di buona amica e ragazza fedele che mi sono sempre ripromessa di essere.

Le labbra ormai si sfiorano e sono sul punto di tornare sui miei passi perché mi rendo conto dell'errore immane che stiamo per commettere ma è così dannatamente bello che non resisto alla tentazione.

Finalmente le labbra si toccano, è un bacio lento, delicato ma pieno di sensazioni forti. La pancia comincia a fare capriole su capriole, le mani posate sulle sue guance iniziano a tremare e il cervello non pensa più razionalmente.

A lui non sembra dispiacere dal momento in cui cerca di intensificare il bacio, ma per me sembra quasi come uno schiaffo mentale che mi ricorda in che guaio ci siamo andati a cacciare.

Mi stacco violentemente da lui, respiro a fatica ma i pensieri sembrano non avere nessun problema a spiccare il volo e a far arrivare tutti i sensi di colpa dentro al mio cuore. Mi tiro indietro, portando le mani tra i capelli e pensando al peggio, mentre lui mi guarda confuso.

<<No, no, tutto questo è sbagliato... Noi non dovremmo farlo>> dico a corto di fiato. Lui annuisce mentre cerca di riprendersi.

Per quanto sia consapevole che queste siano le parole giuste da dire, ad ognuna di queste sento una piccola parte del mio cuore spezzarsi e mi sento così dannatamente in colpa a provare queste cose.

<<Hai ragione, io non dovrei farlo... Non dovrei nemmeno essere qui>> si alza dalla sedia e indietreggia, come ad allontanarsi il più possibile da me. Sembra quasi spaventato o, addirittura, schifato da ciò che è successo.

E quelle crepe che si stavano formando sul mio cuore prima, adesso il suo atteggiamento sta solo velocizzando il processo.

<<Scusami, sarà stata colpa dell'alcol>> e questo è il colpo di grazia. Poi si dirige verso la porta della mia stanza.

<<E' meglio se vada adesso>> non mi lascia nemmeno salutarlo che è già sparito via, nel corridoio che conduce al piano di sotto e fuori da questa casa.

Mi affaccio dalla finestra per non so quale motivo specifico e lo vedo correre in mezzo alla strada, guardandosi da ogni parte come ogni volta che cammina per strada.

E adesso che faccio? Come glielo dirò a Sofy? Improvvisamente vengo invasa da una paura diversa dalle altre, come se dovessi venir scoperta da un momento all'altro e non credo di poter resistere per così tanto tempo con questo peso sul cuore.

Mi sento di nuovo sola.

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Per tutto il weekend penso a quel bacio, quel solo contatto di labbra ma che è servito per tradire la fiducia di Sofy. Ovviamente non le ho ancora detto nulla, addirittura l'ho evitata come la peste. Chiamate, messaggi, tutto ciò che poteva fare per contattarmi. Credo che adesso o mi invierà dei piccioni con messaggi legati alle zampe o dei aeroplanini di carta con dei messaggi scritti.

Non potrò evitarla per sempre, lo so, ma mi serve tempo per inventare una scusa della mia scomparsa ed esercitarmi a mentire riguardo allo scorso pomeriggio. Vorrei evitare l'imbarazzo di dire per sbaglio la verità e farle scoprire così del tradimento.

<<Allora sei viva>> Alex spalanca la porta della mia stanza, ancora in penombra per via delle tende che coprono i primi raggi del sole. Mi copro con le coperte fin sopra la testa per via della luce accecante che arriva ai miei occhi abituati al buio.

<<Alex, chiudi quella porta>>

<<Avanti sorellina, sei chiusa dentro questa stanza da quasi due giorni... Non apri quelle finestre da allora>> invade il mio spazio personale e privato per andare ad aprire le tende lasciando entrare un luminoso raggio di sole. Chiudo gli occhi per la troppa luce.

<<Forza, giù da questo letto>> tira via le coperte al che mi lascio sfuggire un grido infastidito.

<<Alex, ma che vuoi da me? Lasciami dormire>> mi alzo nel tentativo di afferrare le coperte ma le allontana da me prima che possa arrivarci.

<<No, porta giù quel tuo culetto da principessa e vestiti>>

<<Ma per andare dove?>>

<<Ti ricordo che hai saltato due allenamenti in palestra... Per cosa ti ho iscritta a fare se mi lasci sempre solo?>>

Alzo gli occhi e sbuffo mentre mi lascio cadere sul letto. Alex mi da un colpetto alle gambe finché non sopporto più di essere colpita.

<<Va bene, va bene... Mi alzo>>

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<<Perché dobbiamo andare in palestra di mattina?>> domando a mio fratello che sta correndo sul posto, ancora un po' assonnata. Stringo il nodo della mia coda e aspetto che mi risponda.

<<Infatti non ci andiamo adesso>>

<<Ah no? E cosa faremo genio?>>

<<Corsetta mattutina>>

<<Ti sei bevuto il cervello per caso, Alex?>> si stiracchia mentre guarda fissa la strada davanti a sé. Ride sotto i baffi, poi mi guarda con una strana scintilla dentro agli occhi.

<<Se non stai al mio passo, sarai tu a pagare il pranzo>> inizia a correre all'indietro poi si volta, iniziando a ridere. Io lo seguo abbastanza sconvolta.

<<Pranzo? Quale pranzo?>>

<<Quello che faremo con nostra madre, oggi, in un posticino qui vicino>>

<<E come hai fatto a convincere la mamma a mangiare fuori casa?>> dico già con un po' di fiatone. Lui alza le spalle.

<<Non lo so nemmeno io, gliel'ho chiesto ed ha accettato senza esitazione>>

<<Strano da parte sua>>

<<L'ho pensato anch'io ma adesso... corri se non vuoi pagare>> aumenta leggermente la velocità, prendendosi gioco di me e ridendo della mia stanchezza.

<<Fai schifo come fratello>>

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Il pranzo inizia con tutta tranquillità. Nostra madre sembra stranamente serena e... Felice? Era tempo che non la vedevo così tranquilla in un luogo che non fosse casa sua.

Si guarda intorno di continuo come se cercasse qualcuno, continua a sorridere e non sembra nemmeno interessarsi del cibo che vorrebbe mangiare. E quando decide di andare in bagno, ecco che scambio due parole con mio fratello e constatare che non sono l'unica a notare il suo strano comportamento.

<<Non ti sembra strana?>>

<<Hai ragione, c'è qualcosa che non va... E' tutto troppo per la mamma, dobbiamo scoprire cosa c'è sotto>>

<<Si... Vado subito>> cerco di alzarmi e raggiungerla in bagno ma Alex mi blocca.

<<Almeno per una volta facciamo come le persone normali>> lascia il mio braccio e prende di nuovo in mano il menù per decidere quale dolce ordinare.

Faccio come dice e nel frattempo decido di liberarmi di un peso che tengo sullo stomaco.

<<Alex, cosa significa quando un ragazzo scappa dopo aver baciato qualcuna?>> alza gli occhi dal menù e sembra totalmente confuso. Arriccia il naso.

<<Hai baciato qualcuno?>>

Dopo averci pensato alcuni secondi, annuisco freneticamente senza riuscire a guardarlo negli occhi.

Posa il menù sul tavolo, poggia i gomiti sul tavolo ed è pronto ad ascoltarmi.

<<E' successo questo venerdì, per questo non sono uscita da camera mia da quel giorno>>

<<Ma perché è scappato?>>

<<Perché è fidanzato, Alex, con una mia amica ed entrambi l'abbiamo tradita come amica e fidanzata>>

<<Beh, questo significa molto... Sei sicura che lui la ama?>>

<<Credo di si, o almeno, è così che lui dice... Perché questa domanda?>>

<<Bianca, sai perfettamente che se un ragazzo sta con una ragazza e la ama non la tradirebbe mai, ma se è caduto in tentazione...>> lascia la frase in sospeso ma penso di sapere come continui.

<<Significa qualcosa, non è vero?>> chiedo con un filo di voce, quasi spaventata della sua risposta. Alex annuisce mentre si morde il labbro inferiore.

<<Dalla tua faccia deduco che non sei felice di questa cosa>>

<<Ed è così Alex... Ho baciato il ragazzo della mia amica e lei non lo merita>> sbuffo <<Non sono nemmeno sicura se dirglielo, ma ho anche paura che lo possa venire a sapere da altri e allora si che non mi perdonerà più>>

<<Capisco che tieni alla tua amica, ma prova a pensare a te per un secondo... A te è piaciuto quel bacio? Mentre lo baciavi, ti importava qualcosa dell'errore che stavi commettendo?>>

<<No, non me ne importava nulla... Io credo... Credo che lo volessi con tutta me stessa>> guardo fisso davanti a me, ammettendo ciò che mi ero imposta di tener nascosto dentro di me. E adesso, dirle ad alta voce, le rende così reali che inizia a battermi forte il cuore non so se per la paura o perché mi sembra di sentire ancora quel tocco di labbra proibito.

<<Sei sicura che non provi nulla per lui?>> la sua domanda mi lascia di stucco e questo mi porta a rifletterci veramente. Io provo qualcosa per lui?

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