· Postfazione ·

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Una parte di me avrebbe voluto intitolare questa sezione Oh shit, here we go again. Insomma, per quanto sia ormai il quarto lavoro che concludo qui sulla piattaforma, non mi sono ancora abituata a mettere un punto ai miei progetti - e temo che non mi abituerò mai, visto che ogni volta mi ritrovo a fare lo stesso discorso senza senso. Tuttavia, è cosa buona e giusta spendere due parole conclusive, sia nei vostri confronti che nei miei, quindi eccomi qui.

Scrivere Twitterpated è stato qualcosa di liberatorio, così come condividerlo con voi. È nato infatti durante il primo lockdown ed è stato pubblicato nel corso del secondo, cosa che mi ha portato a viverlo come una piccola evasione dalla situazione in cui eravamo; mi mancava e mi manca tuttora la normalità di certe situazioni, quali possono essere il prendere la metropolitana o l'accamparsi in aula studio, e riportarle qui è stato un po' come viverle da lontano. Spero sia stato così anche per voi, e non solo una valanga di nostalgia.

Certo, mi rendo conto che la storia non è niente di così originale o nuovo, nonché con un finale da carie ai denti, però avevo davvero la necessità di lasciarmi andare. Anni e anni di fantasie su cotte improvvise e mai realizzate hanno trovato sfogo in Zaira ed Elia, tanto che mi sono affezionata moltissimo a loro due e alla loro storia; la cosa peggiore è che me ne rendo conto solo ora che sto scrivendo queste parole, tanto che all'idea di lasciarli andare mi viene il magone. È anche giusto salutarli, però, così come è giusto salutare voi.

Oltre a questo bisogno iniziale, però, Twitterpated porta con sé altre piccole parti di me che avevano bisogno di uscire. Per quanto Milquetoast rimanga tuttora il lavoro più personale in cui mi sono lanciata, anche in questo ho gettato brandelli di me in ogni capitolo, lasciando libera di scorrere sia quella parte più sentimentale e soffice che posseggo - molto in fondo alla mia anima -, sia alcune paranoie e situazioni che ho avuto modo di vivere in casa o con dei miei amici. Rimane un processo non molto semplice e poco intelligente da gestire, ma sono felice di aver trovato dall'altro lato delle persone in grado di capire ciò che ho proposto e di accoglierlo con la giusta delicatezza.

Da pessimista quale sono di natura, infatti, non credevo che anche qui avrei trovato lo stesso calore e supporto vissuto in altri miei lavori, e invece... Tutti i commenti, le critiche, le parole scambiate via messaggio privato e le stelline silenziose sono stati una benedizione per la me titubante e perennemente insicura di ciò che combina. So che Twitterpated non è una storia perfetta - ma quale lo è? -, ma voi siete stati in grado di darle una bellezza che temo sarà difficile replicare. Quindi, solo un grazie.

Non avete idea di quanto mi abbiate resa felice.

A questo punto, nel caso in cui abbiate ancora voglia di leggere qualcosa di mio, sul profilo potete trovare un paio di lavori a cui guardare.

Innanzitutto, c'è il già citato Milquetoast, che chiamerei il fratello maggiore di Twitterpated. Il genere è simile, per quanto sia meno fuffoso, la lunghezza anche, e i personaggi sono tanti altri pulcini a cui voglio molto bene e che spero possano conquistare anche il vostro cuore.

Dopodiché, nel caso in cui siate curiosi di vedere come me la cavo con qualcosa di diverso, ho pubblicato un lavoro di fantascienza, ovvero Gli esuli delle stelle, e un fantasy, che si intitola Hydrus; per quest'ultimo, in realtà, il mio consiglio è di aspettare fino a questo autunno, quando inizierò a pubblicare la nuova versione, visto che quella attuale è un po' troppo ingenua e con diversi difetti. Se siete però incuriositi, potete spulciare Storie da Hydrus, che consiste in una raccolta di one-shot ambientate nello stesso universo narrativo.

E con questo direi che ho detto tutto. Mi mancheranno gli aggiornamenti del lunedì, ma spero di poter proporre qualcosa di nuovo in tempi decenti.

Un abbraccio stretto,

Rebecca

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