CHAPTER 5

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Link's pov

...

Stanco di restare appeso ad elaborare un piano, mollo la presa, lasciando il piccone conficcato nel muro della stanza ormai senza fondo; Con un salto balzo giù nella camera - probabilmente un sotterraneo del castello - e non vedendo nulla di preoccupante, procedo in esplorazione.
È buio, cupo, stretto, silenzioso, e tramite il tatto tasto le pareti ruvide di quella specie di corridoio, continuando a vagare a vuoto finché non percepisco sul mio palmo destro un oggetto attaccato al muro: una torcia, perfetto.
È umida e oliosa, quindi mi basta darle fuoco per utilizzarla. Cerco di inventarmi qualcosa per trovare il necessario ed accenderla, ma essendo al chiuso non ho né rami, legnetti o fasci d'erba, né fiammiferi o accendini; Frugo nelle tasche della tuta e casualmente trovo un pietra focaia, strano...
Dopo averla sfregata un paio di volte sulla parete, una scintilla infiamma immediatamente la torcia
Adesso mi è tutto più chiaro, riesco ad orientarmi più facilmente e posso utilizzare la vista.

Avanzo cautamente mantenendo sempre un passo veloce, poi noto qualcosa brillare infondo alla strada dritta del corridoio: è la spada di prima, quella che ho usato per annientare la strana creatura sul soffitto; la sua lama è di un acciaio luminoso, il manico decorato da sbuffi sfarzosi completamente turchese, dai riflessi argentei sull'impugnatura e una piccola pietra di zaffiro al centro.
Solo ora mi rendo conto della bellezza di quell'arma, così la prendo e la tengo stretta nella mano sinistra mentre con l'altra porto la torcia.
Continuo il viaggio nel sotterraneo finché quest'ultimo non termina in un vicolo cieco senza via d'uscita; Faccio dietrofront e con la coda dell'occhio intravedo un altro luccichio poco più in là.

Mi avvicino per capire cosa fosse ed è un lucchetto in metallo: sembra impossibile aprirlo date le grandi dimensioni e il materiale solido, ma con un po' d'ingegno provo ad inserire la spada nella serratura.
La mia era solo un'ipotesi, non credevo funzionasse davvero... E invece avevo ragione, la spada combacia nel chiavistello e in uno scatto il lucchetto si rompe e posso accedere alla botola sottostante.
Se c'era un catenaccio significa che quella botola doveva essere protetta, ma da cosa?

Sollevo quella porticina in ferro anch'essa, e butto la torcia per controllare la sicurezza del luogo, ma quest'ultima atterra e si spegne.
Forse ho sbagliato a lanciarla, forse no, ma intanto so quanto è alta la distanza da terra e che non c'è nulla anche lì dentro.
Non avendo altra scelta scendo da una scaletta appesa alla botola, e mi affretto ad accendere nuovamente la torcia per illuminarmi la visuale.
Stranamente inizio a percepire un caldo venticello sulla schiena, ma essendo al chiuso non dovrebbero esserci correnti d'aria; utilizzo l'ultimo fiammifero e la torcia funziona finalmente. Non c'è niente nella parte nord della gigantesca stanza se non una pila di letame dalla quale un cattivo olezzo si fa immediatamente sentire. Mi copro il naso con la sciarpa di pelliccia della tunica, e continuo a guardarmi intorno; Nella parte ovest invece, ci sono una centinaia di mucchietti di ossa, e qui inizio a preoccuparmi.

Lo sterco poteva essere collegato al pozzo nero del castello, - ma era l'ipotesi meno probabile dato che la principessa Delilah era l'unica abitante - ma quelle ossa potevano significare solo una cosa: c'è qualcuno o qualcosa di vivo in questa camera che si ciba di macerie umane.
Istintivamente mi guardo le spalle, intravedendo la parte est e sud del resto della stanza.
Il mio cuore smette di battere per un paio di secondi per lo shock, mi iniziano a tremare le gambe che quasi non mi mantengono più in piedi, e gli occhi sgranati non mi permettono di distogliere lo sguardo da quella "cosa".
Esatto, proprio dietro di me c'era un gigantesco animale bizzarro ma spaventoso allo stesso tempo, dal respiro pesante e caloroso, piuttosto arrabbiato che mi fissa.

Mi riprendo dopo poco e non perdendo un altro solo istante afferro la spada e appoggio la torcia ad una parete, preparandomi al peggio.
Questa è davvero la fine.
Non posso scappare perché non c'è via di scampo se non tornare indietro, non posso tornare indietro perché salire la scala è troppo pericoloso, non posso lottare con la creatura perché è troppo grande.
Rischio in ogni caso.
Ogni mia mossa potrebbe essere azzardata e rischiosa, per questo guadagno tempo rimanendo immobile per inventarmi una strategia migliore.
Quindi, ricapitolando, non era il lucchetto a proteggere qualcosa dentro la botola, era la botola a proteggere chi veniva da fuori da quello all'interno di essa.
L'unica idea che mi era saltata in mente era di lanciare la torcia infuocata verso l'animale, ma subito dopo me ne sono pentito perché quest'ultima si è spenta. Non posso più riaccenderla dato che la pietra focaia si è consumata ed anche l'olio sulla lucerna si era asciugato.
Alla cieca corro verso la scala salendo il più velocemente possibile, ma solo dopo pochi secondi la creatura sfonda il muro facendo crollare metà della stanza compreso me e la scala; ora c'è la luce esterna, più chiara, luminosa e diretta.

Riesco a studiare meglio l'animale, notando il suo mostruoso aspetto: il corpo ricorda quello di un drago, con zampe e pelle squamosa di colore bianco sporco, gli artigli e le zanne affilate come quelle di una tigre, i grandi occhi gialli e ipnotici senza pupille nere, le orecchie e la coda ricoperte di punte ghiacciate, e per finire le narici enormi e rumorose che creano quei respiri profondi.
Senza esitare due volte mi alzo da terra e scappo fuori al castello, portandomi dietro anche la spada e seguito dalla creatura; ora, cosa dovrei fare oltre a scappare per evitare le grinfie di quella specie di drago che mi rincorre sulla neve creando terremoti a più non posso sopra una montagna?
Fatico a correre tra la neve e le vibrazioni terrestri non aiutano.
Con lo sguardo cerco un riparo, ricordandomi anche della giovane nel castello quasi morente e Zayk in sua compagnia.
Per il momento l'unico piano che ho a disposizione è difficile da mettere in atto, ma possibile; Procedo avviandomi verso i versanti scoscesi della montagna.

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