Il ricevimento. Seconda parte.

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Esco dalla porta imprecando mentalmente, colpire papà non mi piace ma devo continuare la farsa. È importante prendere Auberton con le mani sui codici di accesso e nel frattempo tenerlo lontano da me. Anche se rivelassi i nostri colloqui sarebbe la mia parola contro la sua e ne uscirebbe pulito.

Ho il cuore in tumulto ma costi anche dolore, Auberton va fermato in modo definitivo, potrebbe arrivare a colpire Rosie e tutta la mia famiglia.

Anthea mi raggiunge senza dare nell'occhio, fingiamo di appartarci, la spingo alla parete con un approccio un po' spinto, lei capisce e sta al gioco mi dà il tempo di sussurrarle all'orecchio quello che devo fare.

La sua voce è gentile. "Tranquillo, organizzo tutto io con tuo padre. Tu vedi di colpirlo da destra a sinistra e ti prometto che sanguinerà dal naso, come da copione. La lite gestiscila tu."

Acconsento mentre appoggio la guancia sul suo viso. "Mi raccomando Anthea non voglio fargli male per colpa di quel bastardo." Le stringo i fianchi. "Hai visto Serge lo scagnozzo? Sta girando per la sala e ci osserva." Mi dà un bacio sul collo e mi sussurra rassicurante. "Visto e segnalato.

Mi mordicchia l'orecchio. "Anthea, quanto tempo vuoi?"

Mi passa le mani sotto la giacca. "Venti... Dammi venti minuti, tra un po' va in bagno, fingiti imbarazzato." Le rispondo in affanno. "Se continui così temo non avrò bisogno di fingere."

Lei ridacchia e mi spinge via, mi guardo il cavallo dei calzoni e scivolo in bagno brontolando, devo prendere tempo. Darle quei venti maledetti minuti! Intanto ripasso mentalmente: destra, sinistra. Destra, sinistra all'infinito.

Entro nella lussuosa toilette, mi osservo allo specchio e vedo tutta la paura di non essere all'altezza. Non sono così forte come sembro, ma voglio dimostrare a papà che sono un Holmes, che sarò al suo fianco, sempre e comunque.

Fatico a rientrare nella parte del figlio irrequieto, ma alla fine mi dirigo verso la biblioteca. Anthea, guarda caso, chiacchiera con papà lì vicino. Cammino fingendomi mezzo ubriaco, lo urto, lo insulto e lo trascino dentro con una scusa, ma vuole che Anthea rimanga e io acconsento annoiato.

Sbotto seccato. "Questa serata è qualcosa di devastante, potevo rimanere a casa."

Lui mi fissa adirato, Mycroft è bravo a recitare, Sherlock mi ha detto che è stato un'ottima lady Bracknell, "Nell'importanza di chiamarsi Ernesto."

"Non hai fatto altro che importunare Anthea." Ghigna irritato.

"Ma è l'unica persona viva qui dentro! E lei mi sembra sia d'accordo." Le strizzo l'occhio, Anthea è imbarazzata ma regge il gioco.

"Devi portarle rispetto, sembri un animale in calore." Sbuffa camminando avanti e indietro, le mani nervose stringono la stoffa della giacca. Non capisco se sta fingendo o invece è realmente teso.

È angosciante vederlo così, ma devo continuare. "Non ti ho chiesto di essere qui, mi hai trascinato in mezzo alle tue lotte di potere. Guarda come mi hanno ridotto! Non voglio essere un bersaglio, voglio quello che mi spetta per gli anni di abbandono!"

Si ferma e mi guarda, c'è qualcosa che passa tra noi, mi sta incoraggiando a continuare, mugugna alzando la mano.

"Per sprecare il tuo tempo a non fare nulla? È questo che vuoi? Sei solo un arrogante...senza cuore, degno figlio di tua madre."

Mettere in mezzo mia madre è un colpo di genio, mi rende tutto più facile, anche l'eventuale perdono che verrà dopo.

Lo avvicino con i pugni serrati, papà si è fermato davanti alla piccola telecamera, visibile solo a un occhio esperto, è pronto, sa che devo colpirlo.

Destra, sinistra.

Destra, sinistra.

Vedo un guizzo nei suoi occhi.

Parte il pugno, non devo titubare, lo tocco e lo sfioro, perché è stato pronto a voltare il capo. Barcolla più del necessario, girando il corpo di spalle alla telecamera. Anthea è veloce, lo sorregge e lo copre con un fazzoletto già intriso di sangue finto. Quando si gira inveendomi contro, lo stringe tamponando il naso ed è così rosso che sussulto e tremo.

La recita è accettabile, Mycroft mi scosta con rabbia, mi sfiora il braccio ed esce. Anthea lo sorregge, lo porta via, mi strizza appena gli occhi.

Devo smettere di tremare, ma è giustificabile vista la tensione.

Rivolgo uno sguardo compiaciuto alla telecamera di sicurezza mentre mi aggiusto la giacca. Se siamo stati bravi lo saprò presto.

Riprendo la calma, esco dalla biblioteca con quell'aria arrogante e di superiorità massaggiandomi soddisfatto la mano, probabilmente avranno visto Mycroft uscire ferito e sanguinante accompagnato da Anthea. Mi fissano tutti e sento un brusio poco piacevole. Devo essere risoluto, niente rimorsi arrivati a questo punto.

Auberton è nella terrazza, Serge gli è vicino con un sorriso fastidioso stampato in faccia, avrei voglia di cancellarglielo a suon di schiaffoni.

Non hanno dubbi, Mycroft con il sangue che gli cola dal naso, non si presterebbe mai a una simile recita, avere un figlio degenere non è certo il massimo della reputazione a cui tiene così tanto. Lui è il British Government, l'affidabilità in persona

Quando lo raggiungo Auberton è appagato, sembra gongolare.

"Bene Holmes, vedo che sei un tipo deciso. Portami le password, avrai quello che vuoi, ti restituirò gli accessi al patrimonio Holmes. Intanto te ne starai tranquillo e il tuo bel faccino sarà salvo."

"Sir, stia sereno. Ma se vuole giocare sporco le scatenerò contro l'ira di mio padre. Ne stia certo." Perde per un attimo il sorriso, mi sono sbilanciato, ma non ho resistito dopo quello che mi ha fatto fare.

Lui fa lo sprezzante per darsi un contegno. "Bello, sfrontato... e cazzuto. Sherrinford, la parte nera degli Holmes!"

"Già. La parte peggiore." Gli sibilo all'orecchio mentre me ne vado.

Serge freme, ma si ferma mentre mi giro a fissarlo sfacciato, Anthea mi raggiunge furente per quello che ho fatto al suo capo, e principalmente per togliermi dagli impicci.

Incollerita si sta preparando a schiaffeggiarmi, la mano parte decisa verso il mio volto, la trattengo prontamente. Rido mentre le stringo il polso, noncurante della vicinanza di Auberton, le appoggio la mano sul fianco e la spingo via mentre si dimena umiliata.

Usciamo tra gli sguardi dei presenti, abbasso la testa perché non reggo per molto le loro attenzioni. Almeno per ora, la recita è finita.

Ho infangato per bene papà, ora tutti sanno che sono un mascalzone della peggior specie.   

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