Capitolo unico

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La tensione nell'aria era quasi tangibile, Voldemort era tornato ma nessuno aveva il coraggio di ammetterlo. Anche il Ministero cercava di far tacere le voci, l'unico testimone era Harry Potter e ovviamente tutti faticavano a credere al racconto di un ragazzino. Il bambino sopravvissuto in cerca di ulteriore fama e attenzione, ecco come lo definivano. Io invece avevo avuto modo di conoscerlo a scuola, tramite la nostra amica comune Hermione Granger, e non avevo alcun dubbio circa la sua sincerità. 

Durante il torneo Tremaghi Silente e gli altri presidi delle scuole partecipanti ci avevano proposto uno scambio di sedi durante l'estate. Invece di passare le solite vacanze con le nostre famiglie, avremmo potuto optare per una delle altre scuole magiche per partecipare a lezioni extra e poter osservare altri metodi di insegnamento. Avevo scelto velocemente la scuola, perché sapevo che un certo studente sarebbe stato lì e avrebbe tenuto delle lezioni speciali. "Non mi interessa ciò che hai da dire, non ci andrai!", urlò mia madre facendomi sussultare mentre tentavo di chiudere il baule.

"Mamma non sono più una bambina, non puoi impedirmelo!", urlai di rimando.                   

"Tesoro mio, se fosse vero che Tu-sai-chi è tornato, non voglio saperti in giro, in chissà quale parte del mondo a correre dei rischi per partecipare ad una semplice attività scolastica", entrò nella mia stanza con un'espressione preoccupata.                                                                             

 "Mamma posso capire la tua agitazione, ma con il Suo ritorno ogni luogo può diventare pericoloso, anche casa nostra. E' un'occasione unica questa, non è mai successo prima e io non voglio perdere l'opportunità di poter visitare un'altra scuola e imparare cose nuove. Per favore, ripensaci". Mia madre ovviamente non sapeva che quella era solo in parte la verità, ma, dopo quasi un'ora di trattative, riuscii a convincerla.

Due giorni dopo mi trovavo finalmente davanti all'ingresso dell'istituto Durmstrang e sempre più vicina a lui.

"Norah che fai ancora lì? Dai dobbiamo entrare!", la voce della mia migliore amica Ally mi riscosse dai miei pensieri. Avevamo deciso di passare i mesi estivi nella stessa scuola e io la implorai di scegliere Durmstrang. Ero una cercatrice, il Quidditch era una passione che coltivavo da sempre e il mio idolo era quello di tutti, il più grande giocatore e cercatore di Quidditch: Victor Krum. Lo avevo visto in un paio di partite e in occasione del torneo Tremaghi, quel suo sguardo sempre truce e duro diventava il più dolce e sensibile ogni volta che si trovava a leggere in biblioteca. Lo avevo osservato da lontano senza avere mai il coraggio di parlargli, ma questa volta avrei avuto la mia occasione, avrei seguito le sue lezioni e mi sarei presentata. 

"E tu come ti chiami? Ruolo?", ero talmente incantata che neanche udii la domanda, ma Krum alzò la voce e ci riprovò : "Mi hai sentito o devo usare il Sonorus?".                                

"Ehm...No...mi chiamo Norah e sono una cercatrice", non riuscivo neanche a infilare una parola dietro l'altra, ora di sicuro mi avrebbe preso per sorda e balbuziente.                                       

"Proprio come me, mi divertirò ancora di più allora con te!". Non riuscii a capire che cosa intendesse esattamente, ma per un attimo mi sembrò di vedere dell'ammirazione nei suoi occhi. Di sicuro me l'ero sognata, perché l'allenamento fu durissimo. Continuava a urlarmi che ero troppo lenta, che così non sarei mai riuscita a prendere il boccino perché una pluffa mi avrebbe disarcionata prima. Avevo cercato di attirare la sua attenzione ma non avevo fatto altro che brutte figure; uscii da quella lezione sfinita e depressa. Ero talmente amareggiata che non mi accorsi che Krum mi stava inseguendo, fino a quando non mi tirò per un braccio.                     

 "Vuoi davvero diventare un bravo cercatore o lo fai solo perché tutti gli altri ruoli ti si adattano ancora meno?", rimasi spiazzata dalla sua domanda, formulata in maniera tutt'altro che carina. Il mio orgoglio però mi diede la forza di fronteggiarlo e rispondere:"Certo che lo voglio! Non potrei farei a meno del Quidditch! So di non aver dato il meglio di me oggi, ma mi alleno molto e cerco sempre di essere all'altezza del mio ruolo!                                                                                   

"Credo che tu ancora non sappia quale sia il massimo che puoi dare, da stasera inizieremo delle lezioni extra, ti aspetto alle 21.00 al campo e non fare tardi", non aspettò neanche una mia risposta e se ne andò.

Mi aveva davvero proposto di darmi lezioni private? Oppure stavo nuovamente sognando? La giornata mi sembrò infinita, continuavo a controllare l'ora perché il tempo sembrava non passare mai. Finalmente arrivò la cena, ma non riuscii a mandar giù neanche un boccone, così corsi ad indossare la mia divisa e a prendere la scopa.Raggiunsi il campo alle 21.00 precise, non volevo dare l'impressione di aver aspettato quel momento per tutto il giorno.                            

Victor era lì ad aspettarmi:"Iniziamo bene, sei puntuale, la precisione è una delle doti fondamentali per essere un buon giocatore", mi accolse con un grande sorriso.                         

"Ehm grazie...", il complimento mi aveva ovviamente lasciata spiazzata.                                  

"Aspetta la fine della lezione per ringraziarmi, non sarò gentile con te, è con la disciplina e la tenacia che si ottengono grandi risultati, non con la dolcezza", in un attimo era tornato ad usare il suo tono duro e autoritario.                                                                                                                 

"Inizieremo dalle basi, dobbiamo innanzitutto allenare i tuoi riflessi. Un buon cercatore deve saper schivare le pluffe mentre si fa strada per il boccino. Quindi tu inizia a volare, io lancerò una palla dietro l'altra e dovrai cercare di evitarne il maggior numero possibile, tutto chiaro?", mi domandò infine.                                                                                                                                                             

"Sì certo, io volo e tu lanci", riassunsi iniziando a volare.                                                                     

"Bene, cominciamo e cerca di non cadere Norah", il suono della sua voce che pronunciava il mio nome rischiò di farmi vacillare, ma riacquistai il controllo di me stessa e la concentrazione.Fu facile schivare le prime pluffe, erano lanci semplici e prevedibili, ma quando cominciò a lanciare palle più velocemente e da ogni angolo, diventò sempre più difficile rimanere a bordo della mia scopa che veniva sempre più colpita. Sentii il panico iniziare a soffocarmi, non avevo mai partecipato ad un allenamento così duro e dovevo ammettere di non essere in grado di affrontarlo, ci tenevo a fare bella figura con Victor ma era evidente che non fossi troppo brava. Persa nei miei pensieri e con l'ansia che mi attanagliava lo stomaco, sentii la concentrazione svanire sempre di più, fino a che una pluffa lanciata con troppa potenza mi fece perdere l'equilibrio. Non avvertivo più la scopa sotto le mie gambe ma solo il vuoto che mi avvolgeva. Dopo quella che mi parve un'eternità, due braccia mi avvolsero e bloccarono la mia caduta. Non mi accorsi di avere chiuso gli occhi fino a che non li riaprii per incontrare i suoi, neri e profondi che mi scrutavano come se potessero leggermi fino in fondo all'anima. L'unica consapevolezza che avevo, erano le sue braccia che mi stringevano, il calore del suo corpo che rischiava di farmi prendere fuoco.

 Toccammo terra, ma nessuno dei due muoveva un passo per sciogliere quell'abbraccio; poi Victor sembrò riscuotersi, mi lasciò andare e mi domandò: "Stai bene?", annuii, avevo la gola troppo secca per riuscire a parlare, così continuò: "Non stavi andando male, ma ho visto il panico nei tuoi occhi quando ho iniziato a rendere le cose più difficili. Non puoi permetterti di farti immobilizzare dall'ansia, altrimenti non sarai grado di rincorrere il boccino e di certo non starà lì ad aspettare che tu ti riprenda". La dolcezza di poco prima era di nuovo scomparsa per lasciare posto al suo atteggiamento da professorino.       

 "Mi dispiace, davvero, non ero mai stata sottoposta ad un allenamento così duro", risposi demoralizzata, ma dentro di me sapevo che non mi sarei data per vinta.                                           

"Te l'ho detto, per essere i migliori ci vogliono costanza, impegno e una grande forza di volontà. Hai del potenziale, ma devi imparare a sfruttarlo. Ci vediamo domani qui, alla stessa ora, ma ricorda che ogni volta sarò sempre più esigente. Ora vai a letto, è già molto tardi. Buonanotte", lo salutai e mi incamminai verso il dormitorio. 

Quella notte sognai pluffe che mi rincorrevano e due braccia sempre pronte a salvarmi. Non avevo iniziato nel migliore dei modi, ma ero certa che sarei riuscita a dimostrargli il mio valore.

"Allora, racconta, come è andata ieri sera?", Ally iniziò il suo interrogatorio mentre eravamo a colazione.                                                                                                                                                                         

"Un vero disastro, sono pure caduta dalla scopa e sarei sicuramente finita gambe all'aria se non ci fosse stato lui a prendermi", risposi sconsolata.                                                                                          

"Mi stai dicendo che ti ha salvata?? Proprio come in quelle storie d'amore che ci piace tanto leggere? Come l'eroe che libera la povera donzella in pericolo, dal terribile mostro? Come..", 

"Ally hai chiarito bene il concetto!", la interruppi, "Non c'è stato niente di romantico, solo una grandissima figuraccia!" Non avevo più voglia di parlarne, così mi alzai e mi diressi verso l'aula di Difesa contro le Arti Oscure. Il professore aveva preferito una lezione pratica a una teorica, così aveva preparato una lunga pedana sulla quale avremmo duellato. Mi era già capitato di farlo, quindi non ero particolarmente preoccupata. Quello che non sapevo è che era stato chiesto anche a Krum di partecipare.                                                                                                    

"Signorina White, tu combatterai con Krum", sobbalzai non appena sentii il suo nome. Deve essere uno scherzo, come riuscirò a rimanere concentrata!? Ero persa nei miei pensieri quando l'insegnante ci chiamò per salire sulla pedana. Eravamo l'ultima coppia rimasta e ormai non c'era più tempo per trovare una scusa per svignarmela. Mi costrinsi a muovermi per il saluto di inizio duello. Ci guardammo per un istante ma mi sembrò di intravedere un sorriso amichevole sul suo viso. Prendemmo posizione e iniziammo subito a lanciare incantesimi, Krum era molto bravo ma io avevo i riflessi pronti e riuscii a schivare e difendermi. Continuammo per un bel pò questo scambio senza riuscire a colpirci.                                                                                  

"Expelliarmus!", gridai. Approfittai di un momento di distrazione di Victor per disarmarlo, ma la potenza dell'incantesimo lo sbalzò a terra. Tutti gli studenti iniziarono ad applaudire, mentre l'insegnante non sembrava particolarmente contento. Imbarazzata raggiunsi il mio avversario e gli offrii la mano. Ero sicura che sarebbe stato furioso con me ed invece mi spiazzò:

"Complimenti Norah, sei stata davvero una degna avversaria. Difficilmente in questi anni qualcuno è riuscito a togliermi la bacchetta", continuò abbassando la voce e sussurrandomi all'orecchio, "Ora che so di che cosa sei capace, stasera mi aspetto grandi cose da te".                Non ebbi il tempo di replicare, rimasi impietrita mentre lui se ne andava. A tenermi compagnia c'erano solo i brividi che mi aveva causato la sua vicinanza. Passarono i giorni e ogni sera mi allenavo regolarmente con Victor, fortunatamente le figuracce della prima volta non si ripeterono. Iniziai a essere sempre più veloce e il mio allenatore passò ben presto a lanciare in aria il boccino d'oro per insegnarmi i trucchi migliori per catturarlo. 

"Questa sera faremo una pausa, vorrei mostrarti qualcosa", mi disse con uno di quei sorrisi che riuscivano sempre a togliermi il fiato. Avevamo cominciato a vederci anche nei momenti liberi, facevamo lunghe chiacchierate sulle nostre passioni e quello che avremmo voluto nel futuro. "Questa è una novità, professore, concedermi una tregua è davvero un grande atto di generosità", risi di lui colpendolo sul braccio.                                                                                        

"Attenta a non farmi cambiare idea, signorina, ora andiamo che stanno per riprendere le tue lezioni, ci vediamo più tardi". Quel pomeriggio mi sembrò interminabile, ma, finita la cena, corsi al campo da Quidditch dove eravamo soliti trovarci.                                                                         

 "Victor!", lo chiamai per attirare la sua attenzione. Era già lì ad aspettarmi, si voltò nell'udire la mia voce. Mi venne incontro e mi prese per mano, indicandomi di seguirlo.Era la prima volta che lo faceva e non sapevo come interpretare quel gesto, ma decisi di godermi semplicemente il contatto delle sue dita che si intrecciavano con le mie. Camminammo per circa dieci minuti, ci addentrammo in un bosco che in un'altra occasione mi avrebbe terrorizzata, ma al suo fianco mi sentivo sicura e protetta. Era così strano, ma avevo la certezza che con lui non sarebbe potuto succedermi niente di male. Tutto d'un tratto si fermò, e lo sentii pronunciare: "Lumos". La luce sgorgò dalla sua bacchetta e mostrò la radura in cui ci ritrovavamo.                                                 

"Ecco questo è il mio posto preferito, quando vengo qui mi sembra di essere in un mondo tutto mio, lascio fuori il resto, mi siedo e leggo o semplicemente ascolto solo i rumori della natura", ero incantata e non sapevo cosa dire ma lui continuò, "Può sembrare sciocco ma ci sono momenti in cui ho bisogno di fuggire dal caos che ci avvolge e di respirare".                                 

"Non lo è per niente, è meraviglioso, gli alberi che ci avvolgono, il fruscio delle foglie, sembra di essere in una culla, come se niente qui potesse colpirci o rovinare la pace".                                        

"E' esattamente quello che provo quando sono qui. E' la prima volta che lo condivido con qualcuno".                                                                                                                                                                  

"Come mai hai portato proprio me?", chiesi incerta e imbarazzata.                                               

"La mia fama di cercatore crea una serie di pregiudizi nei miei confronti. Tutti pensano che io sia solo un giocatore duro, inflessibile e irraggiungibile. Nessuno pensa mai che dietro alla mia tenacia ci sia dell'altro. Per tutti sono Krum, il cercatore migliore degli ultimi anni e nient'altro. Tu sei entrata per caso nella mia vita, ma hai guardato oltre, mi hai ascoltato, mi hai conosciuto per quello che sono e sapevo che se ti avessi portato qui tu avresti capito e apprezzato".          

"Sai devo confessarti una cosa", feci una pausa, dubbiosa su come continuare, ma poi feci un respiro profondo e ripresi, "Anche io sono una tua ammiratrice da sempre, sono venuta alle tue partite e ho seguito attentamente le prove del torneo tremaghi, ma non ho fatto solo questo, ti ho osservato nei momenti in cui non eri sotto i riflettori, a scuola, in biblioteca e ho visto che c'era qualcosa di più oltre l'apparenza. Sono venuta qui a Dumstrang per te, per seguire le tue lezioni e con la speranza di poterti conoscere davvero. Di sicuro all'inizio ho fatto solo la figura della sciocca, ma con il tempo ho sperato di poterti donare la mia amicizia e mostrarti come sono davvero".                                                                                                                                            

"Tu...davvero sei venuta qui solo per me? Per conoscermi meglio e diventare mia amica?, mi chiese sorpreso.                                                                                                                                                       

"Mmm mmmh...", risposi con vergogna.                                                                                                      

"Spero sinceramente che tu non voglia rimanere solo mia amica, perché vorrei che tu fossi molto di più".                                                                                                                                        

"Che....che...che cosa hai detto scusa?", non potevo credere alle mie orecchie. Non può essere vero, non posso piacergli, è impossibile. Lui è così perfetto e io una semplice strega anonima. 

"Norah mi piaci, molto. All'inizio mi sembravi una ragazzina impaurita ma avevo notato sin da subito la tua potenzialità. Hai dimostrato di essere una strega coraggiosa e soprattutto una ragazza con una grande forza di volontà. Ho sempre apprezzato la tua capacità di buttarti a capofitto in ogni prova e amo il modo in cui parliamo, ridiamo, scherziamo, semplicemente il modo in cui stiamo insieme e averti come amica non mi basta più".                                                         Mi prese il viso tra le mani, non ebbi neanche il tempo di realizzare che cosa stesse succedendo, quando sentii le sue labbra premere contro le mie. Dapprima fu un bacio dolce e tenero, ma poi mi strinse forte tenendomi per la vita, io gli buttai le braccia intorno al collo ed esplose la passione. Quante volte lo avevo sognato, ma mai avevo immaginato che sarebbe stato così perfetto. Mi sentivo come un pezzo di un puzzle che aveva finalmente trovato il posto giusto dove incastrarsi. Ci separammo solo per riprendere fiato e abbracciarci stretti. Appoggiai la testa sul suo petto e mi lasciai cullare, sentendomi a casa. 

Il tempo da quel giorno sembrò trascorrere sempre più velocemente, andavo a lezione e in ogni momento libero scappavo da lui per reclamare un bacio o solo per guardarlo sorridermi. Le serate le passavamo allenandoci o nella nostra radura, a parlare, raccontarci e amarci. Era tutto ciò di cui avevo bisogno. 

Ben presto arrivò la sera della mia partenza, ero terrorizzata da quello che ci sarebbe potuto succedere. Che cosa ne sarà di noi? La domanda continuava a rimbombarmi in testa.    

"Domani, come da consuetudine, ti verrà prelevato il ricordo del viaggio che hai fatto per arrivare qui. Ti verrà lasciato tutto il resto ovviamente".                                                                       

"Come farò a ritrovarti?", chiesi spaventata.                                                                                              

"Amore mio, non devi preoccuparti, io ti troverò sempre, ovunque sarai. Presto riuscirò ad avere una casa tutta mia e allora sarà più semplice per noi".                                                                               

"Me lo prometti? Non ti dimenticherai di me vero?"                                                                                   

"Non potrei mai farlo mia piccola Norah, perché ti amo e questa è una promessa". Mi buttai fra le sue braccia, baciandolo e sussurrandogli quanto anche io lo amassi. Non sapevo che cosa ci avrebbe riservato il futuro, se Voldemort fosse davvero tornato e avremmo dovuto prepararci ad una guerra, ma avevo il nostro amore ed ero certa che quella sarebbe stata la nostra arma contro tutto e tutti.

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