Capitolo 1 Adesso ho vinto...ti amo (Prologo)

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Era stato come essere colpiti, nel cuore, da una freccia, come quelle che tirava lui.

Nel cuore, nell'anima e nel corpo.

Da molto tempo non si congiungeva con una femmina e mai gli era successo di fare l'amore in un modo simile, con un'intensità che lasciava i brividi, con l'adrenalina che scorreva nelle vene e un fuoco nel petto che pareva esplodere.

Clint aveva acceso una sigaretta nel buio della camera, illuminata solo dalla fioca luce esterna senza riuscire a placarsi, in attesa.

Le labbra gli bruciavano dalla passione con cui lei ci aveva saldato sopra le proprie.

La vide rientrare nella stanza: il profilo del corpo si stagliava attraverso il chiarore del neon del bagno.

Era sensuale, aveva un fisico da perdere la testa. E lui ce l'aveva lasciata mentre si amavano.

La donna gli si accoccolò vicino nel letto, col viso sulla sua spalla, la coscia ripiegata sopra la sua, il seno appoggiato al suo bicipite, il capezzolo eretto che premeva, dolcemente, sulla sua pelle.

Con una mano gli sfiorò l'inguine all'altezza dell'ombelico: disegnava chissà cosa con i polpastrelli.

Ghirigori e spirali, probabilmente dell'estasi, pensò in quell'attimo sentendosi imprigionato in una beatitudine senza tempo.

Un formicolio leggero lo colse nelle parti basse; era nuovamente eccitato e pronto per la sua tenera compagna.

Voleva aspettare, non voleva dargliela vinta subito, farle capire l'effetto che gli faceva dal primo momento in cui ne aveva incrociato lo sguardo.

Perduto... perduto... perduto...

Tentò di tenere duro: la mano di lei risalita sul torace a delineare la circonferenza dei propri capezzoli piatti era lenta e inesorabile.

Un lunghissimo brivido gli percorse la schiena.

Lo schivò, mentalmente: concedersi un'altra sigaretta... quello sì, era un buon piano.

Nell'oscurità riuscì ad afferrare il pacchetto poggiato sul comodino, la estrasse e l'accese fra le labbra col mozzicone dell'altra, prima di schiacciarlo nel posacenere e aspirare a pieni polmoni la prima boccata, la più buona. Il gusto perverso del tabacco!

Solo allora udì la sua voce, delicata, suadente, il suo solito tono di rimprovero 'Spegnila'.

'No' fu secco nella risposta.

La donna strofinò il proprio corpo su quello del partner, strusciandogli sulla coscia l'intimità umida di un piacere che stava per arrivare, mentre il seno che gli stuzzicava il braccio, impetuoso.

'Spegnila!!!'.

'Ho detto di no!' ribadì. Era bello il gioco che facevano sempre e che l'altra iniziava perché era bella lei!

La femmina si staccò leggermente e poggiò la bocca sul suo collo, gli fece un succhiotto via l'altro fino all'orecchio; si nutrì del suo lobo e, con la lingua, ne esplorò l'interno sussurrando con voce roca 'Spegnila, subito'.

L'arciere stava per abdicare, forse qualche altro attimo ancora si teneva 'Ti ho detto di no!'. Prese un'altra boccata lunghissima e buttò fuori il fumo, facendosi sentire con pesantezza, accentuando il gesto di proposito.

Lei gli salì addosso, carnalmente, con la bocca a ventosa che non si staccava dalla sua epidermide neanche per riprendere fiato. Lo aizzò su ogni millimetro di pelle del torace, insistendo sulla parte più tenera del petto, per poi scendere giù, in un cerchio umido attorno all'ombelico. Ed ancora più giù sulla peluria castana che sfiorava anche con la mano, in un solletico divino.

'Spegnila!' sibilò, netta e dura. Bastarda.

'Nooooooo' l'Avenger urlò dal godimento del tocco, impaziente e curioso di capire fino a dove si sarebbe spinta.

Lo intuì, immediatamente: le labbra femminili sbaciucchiarono il proprio scettro virile con maestria e gentilezza, con l'impeto e con la dolcezza premurosa tipica della compagna di giochi.

Lo solleticava, e sollecitava, divertita, con la propria mucosa, tra una risatina e un sospiro di ben altra natura.

L'arciere si ritrovò a un passo dall'urlare con un'eccitazione pulsante all'altezza dei fianchi.

Aveva divaricato le cosce e inarcato la schiena, con la sigaretta ancora nella mano sinistra che si consumava da sola fino a bruciare la carne delle dita: era stato l'oggetto della discordia, il pretesto per quel martirio crudele e propizio.

Gemeva, in un litania continua.

La bocca della splendida partner lo cinse, forse per l'ultima stazione della Via Crucis del percorso d'amore che stavano compiendo assieme.

Un lampo di estasi squarciò il buio della camera, poi assaporò una luce bianca nel suo vuoto mentale.

'Spegnila, o smetto!'. Era un ricatto d'amore e lei altrettanto seria: aveva imparato a conoscerla!

La donna lo udì pasticciare, veloce, con la cicca nel posacenere, rialzandosi di poco prima di rimettersi supino con uno sbuffo.

Lei ricominciò la tortura senza perdere un secondo, in un movimento regolare, soddisfacente da impazzire, nessun tentennamento o indecisione.

L'uomo l'afferrò per i capelli scuri che adorava per tenerla più stretta possibile a sé, temendo di perderla, nel momento in cui aveva aumentato il ritmo, giunto a un climax che non poteva più aspettare, a un punto di non ritorno.

Stillò la sua ambrosia fino all'ultima goccia, esibendosi in un grido straziante e superlativo, baloccandosi delle lusinghe femminee che continuavano, appropriandosi di ogni lembo, ogni striatura, di qualsivoglia particella del suo piacere.

La compagna gli riandò sopra per baciarlo allineando le loro labbra, alla ricerca del gusto del partner: il suo nettare e le sue sigarette.

Lui la contraccambiò, intenso e vorace.

'Vinco sempre io, Falco' gli bisbigliò, al suo fianco.

'Con me, così, vinci facilmente' la agguantò con una mano sul collo, per darle un bacio ancora più passionale, con veemenza. 'Voglio la rivincita e adesso!'.

La rivoltò a pancia in sotto con tutto il peso del corpo a piombo sulla creatura prodigiosa che da quella notte gli apparteneva. Forse gli era sempre appartenuta!

Le donò una miriade di baci sul collo, sulle spalle e sulla nuca.

'Va bene' mormorò la partner, affettuosamente.

Il ventre di lui si collocò sui glutei, insistente e ancora voglioso, in cerca di un novello desiderio per possederla, accompagnato da una scia di morsi sulla scapola.

Fu una questione di secondi percepirlo di nuovo rigido che abilmente le si univa, come lo avesse fatto mille altre volte e non una soltanto.

Scivolò in lei, in ginocchio, in un torrente di fluidi, spostandosi di continuo per accarezzarle l'orchidea schiusa con le proprie carni, riuscendo a condurla alle porte dell'assoluto delirio, sentendola rabbrividire.

All'ennesima spinta, lo travolse un'onda avvolgente di suoi spasmi muscolari, avvincenti, inesorabili, repentini.

Si tenne, resistendo alla lascivia.

Il loro gioco sarebbe durato ancora parecchio, la partita continuava. La fece girare, ruotandola per i fianchi e si chinò a degustare le saporite vischiosità che lui stesso le aveva provocato.

Calmo, le aprì i petali leggeri ricoperti di rugiada, fino alla splendida perla che l'adornava l'interno della conchiglia carnosa, un gioiello da gustare e tormentare.

Il re lusingò la sua regina in ogni modo possibile.

'Falcoooo' l'urletto di lei, accompagnato da un'ondata di onde concentriche, spirali amorose e intense, lo convinse di aver colto nel segno. Aveva colpito il bersaglio, nel suo gergo 'Sto vincendo...'.

Travolta da un godimento inenarrabile, la donna si stese sul talamo, supina e l'arciere si ripropose, nella posizione più tradizionale dell'arte del Kamasutra.

Un bacio - scoccato con la stessa precisione e perfezione della sua miglior freccia - deliziò la sua femmina, in un valzer di miele in cui le loro lingue non smettevano di rincorrersi, piene di brama e passione: lei era sempre una prelibatezza da scoprire, bacio dopo bacio, carezza dopo carezza. Non se ne sarebbe mai annoiato, mai.

Entrò alla ricerca del tesoro prezioso, più calmo e con delicatezza, stavolta, per un breve tratto di strada.

La fissò, nella lucentezza delle ametiste che brillavano, nonostante il buio che li avvolgeva: erano il suo faro, lo avevano guidato, aiutato. Ci sarebbero state sempre per lui, pazienti e disponibili, altruiste!

In pochi attimi si ritrovò a possederla interamente.

Colmata l'accondiscendente e disponibile compagna nel cuore e nello spirito, oltre che nelle carni corporee, provò a cadenzare il piacere di entrambi con dei lievi colpi di bacino; lei gli andò dietro in una danza erotica, coinvolgente e straordinaria, in un ulteriore e condiviso momento di estasi.

Ansimando si abbracciarono stretti, con le labbra incollate.

Nella stanza c'era solo odore di sesso, di sudore, di loro.

'Hai vinto tu, Clint, io ti amo...'.

'Ora ho vinto, Rafflesia, io ti amo...'.

💘

Ndr Il prologo è cronologicamente la scena successiva al capitolo 9

Copertina realizzata da 


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