Capitolo 13 Post credit L'arciere e la fatina, due anni dopo

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'Finalmente si è addormentato' Clint osservava il bambino dai capelli rossi, nella culla antistante il letto matrimoniale 'E' una vera peste'.

'Da qualcuno avrà preso: dal nonno, secondo me' Rafflesia ridacchiò, stesa sul letto; era nuda, coperta col lenzuolo fino alla vita. Il ciondolo con la fatina appeso al collo. Al seno aveva attaccato suo figlio che succhiava pigramente uno dei capezzoli scuri, da cui si nutriva. Il piccino aveva una testa di capelli biondi, come suo padre, le manine chiuse a pugno, il body bianco e viola.

'Smettetela, con questa storia. Me lo ricordate continuamente: Tony, Bruce, Nat. Siete insopportabili!' si lamentò Barton.

'Amore, sei un nonnetto giovane, così giovane che sei diventato nonno e papà nello stesso mese! Mica è da tutti!' lo disse seria.

'Sì, anagraficamente: ma che stanchezza! Non avremmo dovuto acquistare due appartamenti limitrofi. Hai tanto insistito, per restare vicino ai ragazzi, e ho ceduto, senza capire che era un'arma a doppio taglio. Quei due ci mollano il loro figlio ogni volta che possono...'.

'Dovevano andare al convegno sul tiro con l'arco, presentano le nuove frecce che avete ideato. Sarà un'ottima pubblicità per la scuola di Johnny!'. Da circa un anno, all'interno dello S.H.I.E.L.D. il rosso gestiva gli allenamenti degli arcieri, una vera e propria accademia nell'accademia. Le domande per accedervi erano numerosissime. Lui e Clint avevano perfezionato diverse parti dell'equipaggiamento. Brevetti depositati e soldi a palate. Kelly aveva prestato la sua immagine per vari spot pubblicitari ed era così attraente da essere diventata famosa nel mondo delle modelle.

'Non parlarmene! L'altro giorno sono passato al 'cubo', per dare un'occhiata. Un marasma di gente, che gridava. Per carità, esibizione fantastica. Sai come i suoi allievi chiamano mio genero? Maestro! Il Maestro sono io!'.

'E' tutto relativo. Sei un Maestro in pensione, forse. Almeno sei ancora un Avenger, a tutti gli effetti'.

'I giovani della nostra famiglia si stanno appropriando delle mie cose, senza ritegno. Anche quel mocciosetto meraviglioso sta usurpando ciò che è mio' indicò il suo seno. Il bambino si era profondamente addormentato e Rafflesia glielo passò. Lui prese il figlio con delicatezza, gli dette un bacino sulla fronte e lo poggiò nella seconda culla, accanto al nipote.

'Oramai non c'è più nulla di tuo' gli fece, ironica, sua moglie.

'Non credo proprio' le mise una mano sul retro della nuca e l'accostò a sé, un appassionato bacio sulla bocca. La mano scese lentamente e sensualmente a sfiorarle il seno, soffermandosi sul capezzolo e poi all'altezza del fianco. Con un unico movimento, la liberò del lenzuolo.

'Falco, sono esausta, meglio rimandare ed approfittare, per un po' di riposo' lo pregò, lo sguardo furbetto di quando aveva qualche idea che le frullava testa.

'Rafflesia, facciamo a modo tuo. Hai vinto e ti amo, fatina, lo sai bene'. Era sempre stata il suo attimo di felicità...

'Ora ho vinto, Clint, io ti amo...' gli si accoccolò di fianco, baciandolo lei. Con una mano gli sfiorò l'inguine, all'altezza dell'ombelico, carezzandolo, delicata, per proseguire il loro infinito gioco d'amore.

FINE 💘

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