#nei capitoli precedenti.... il riassuntone! O forse no....

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#nei capitoli precedenti.... il riassuntone! O forse no....


"Caro Jason,

oggi è stato San Valentino e alla gilda ne sono successe di tutti i colori.

Per certi versi è stato come fare un salto nel tempo...

ma lascia che ti racconti tutto per bene, anche se so che Ele ha segnato tutto sul"vostro" quaderno apposta affinché quando tornerai avrai l'occasione di leggere tutto nei dettagli...

inutile dire che sono tanto fiera di lei, anche senza la nostra influenza è diventata una piccola fangirl!

Sì, tuo padre mi sta guardando malissimo per questo, dice che ho rovinato anche la nostra bambina, ma ci pensi?

Comunque oggi Sylvia e Celia sono entrambe partite, Axel ha fatto da babysitter a Igneel, Nelly si è addormentata alla gilda e gli altri....beh, anche gli altri hanno avuto la loro dose di avventure a quanto pare...."


[un'altra coperta scarlatta]

Nelly aveva sonno.

Che fosse l'aria pungente di febbraio che le aveva tolto le energie o il fatto che aveva passato tutta la notte a preparare del cioccolato per Mark ,che però non gli avrebbe dato perché era carbone (e ci aveva quasi avvelenato Jordan e Freed con quelli più decenti), Nelly era esausta e ogni volta che sbatteva le palpebre temeva di addormentarsi.

Proprio per rimanere sveglia era andata alla gilda, conscia che la loro allegra confusione non le avrebbe permesso di dormire.

Invece la sua stanchezza stava prendendo il sopravvento assieme ad un gran mal di testa.

Ovviamente, non si doveva far mancare nulla.

Tornare a casa a quel punto era impensabile, poteva solamente andare al piano disopra, dove di solito non andava praticamente nessuno, e provare a fare una dormita.

Però ogni volta che si alzava dalla panca, si sentiva come se stesse per crollare.

Maledetta stanchezza che le aveva reso latte le ginocchia!

La ramata prese un respiro profondo prima di fare l'ottavo tentativo.

Si mise in piedi appena prima di sentirsi cadere per l'ennesima volta.

Proprio in quell'istante una mano calda strinse la sua, gelida.

Nelly alzò gli occhi per guardare il caloroso sorriso di Mark, che chissà come l'aveva vista e raggiunta appena possibile.

Così la bimba si alzò dalla panca dove era sdraiata e, con la copertina in mano, mosse i primi passi.

Pensava di andare nella prima stanza libera che avesse trovato, per mettersi a dormire.

Nel frattempo Mark, che non voleva svegliare l'amichetto crollato, vide la piccola che camminava tutta sola, e decise di seguirla.

La prima volta che si mise a fare quel movimento nuovo, cadde.

Ma si rimise a sedere e tentò di nuovo. [...] Al settimo od ottavo tentativo vide una pallina. [...] Vedendo due cose che gli piacevano riuscì finalmente a mettersi in piedi ed a corricchiare verso la palla e la bimba.[...] Comunque sia, raggiunta la bambina dai capelli ramati, le prese la mano libera ed insieme si misero a girare per la gilda alla ricerca di un luogo tranquillo.

Più che altro si tenevano per le manine per non rischiare di perdere l'equilibrio mentre trascinavano la coperta rossa.[...] – dove sono Mark e Nelly?- magicamente una lampadina si accese a tutti i presenti, meno Axel che ancora dormiva beatamente, ed il terrore si fece largo neiloro visi.

Non potevano aver perso due bambini che neanche camminavano, vero?[...] Mentre cercavano sotto ogni tavolo e sedia, una coperta scarlatta veniva trascinata per le scale.

Senza dire una parola, i due salirono le scale e si misero a sedere su un tavolo al secondo piano.

Mark avvolse Nelly in una coperta scarlatta che aveva trovato, e lei si appoggiò alla sua spalla.

Nemmeno cinque minuti dopo, Nelly era stata rapita da Morfeo e Mark giocava con i suoi capelli.

Però questa volta, nessuno andò nel panico quando notarono che non erano al pianoterra...


[il periodo dei perché di Erik Cheney, il ritorno.]

-mamma...posso farti una domanda?- chiese Erik, avvicinandosi alla madre.

Per un istante Minerva non vide il suo primogenito di quindici anni.

No, per un attimo rivide l'Erik di quattro anni che teneva un dito in bocca e chiedeva il perché di tutte le cose.

Non era mai riuscita a negargli di porre domande, anche se poi se ne pentiva sempre....eppure Minerva non riuscì a dirgli di no neppure quella volta, anche se la lezione l'aveva imparata.

Anche se già sapeva che se ne sarebbe nuovamente pentita.

-mamma....come hai detto a papà di essere innamorata di lui?- chiese Erik, congelando completamente Minerva.

-beh...- iniziò la donna, cercando di trovare le parole giuste.

Si voltò per guardare suo marito, non molto distante da li e che di sicuro aveva sentito tutto.

Sì, Rouge aveva sentito tutto e per questo stava scappando a gambe levate, portandosi via Frosh e Skiadrum.

Maledetto traditore.

-dunque...ecco...perché non lo chiedi a tuo padre?- chiese Minerva, sperando di togliersi dall'ingrato compito di inventarsi una storia per non dover spiegare al figlio adolescente come lei e suo padre si erano girati attorno per molto tempo prima di prendersi una sbronza colossale a capodanno e...

beh, risvegliarsi completamente nuda nel letto di Rouge.

No, non avrebbe spiegato questa cosa a Erik neanche per sbaglio.

Avrebbe lasciato l'ingrato compito a Rouge, anche se lui era scappato proprio per non doverlo fare.

-ma perché tu sei la mia mamma- disse Erik, accigliato, interrompendo il flusso dei pensieri della madre.

...e a distanza di undici anni, ancora cadeva in questo trucchetto banale.

Minerva sospirò.

-beh, tesoro...io e tuo padre non eravamo grandi amici all'inizio. Ma questo era perché io ero una persona totalmente diversa al tempo. Ho dovuto fare un gran lavoro su me stessa prima di potermi innamorare fino in fondo di tuo padre. Io almeno ho imparato ad amare me stessa, prima di amare lui...poi finalmente diventammo amici e ci avvicinammo molto. Finché un giorno, durante la festa di capodanno, ebbi finalmente il coraggio per confessargli come mi sentivo. Fu anche grazie a Frosh a dire il vero.- disse Minerva.

Oh, già si immaginava tutte le domande che sarebbero seguite, perché nel periodo dei perché di Erik una domanda non veniva mai da sola.

-...grazie mamma, ora devo andare. Sylvia ha detto che mi voleva portare una cosa...-disse invece il moro, dandole un bacio sulla guancia e avviandosi verso l'uscita.

La Dama di Sabertooth guardò stupita il primogenito andarsene.

Poi sorrise con malinconia, mentre veniva colpita da un ennesimo ricordo di una conversazione avuta con Erik, proprio su Sylvia...

. -mamma perché Sylvia è così carina quando dorme?-[...] - forse ti piace, per questo la trovi più carina di Nelly o di Victoria- disse finalmente Minerva, stanca della conversazione[...] -in che senso?- domandò di nuovo il bambino, mentre l'adulta si mordicchiava il labbro. [...] -te lo spiegherò quando sarai più grande- detto questo un sorriso di soddisfazione scappò dal controllo della donna. [...] -mamma- fece nuovamente il bambino, mentre stanco, si accoccolava tra le braccia del genitore- Sylvia mi deve piacere davvero tanto tanto, perché la trovo bella quanto te-

detto questo il piccolino, sfinito, si addormentò.

A Minerva veniva da ridere, alla fine non aveva veramente dovuto spiegare proprio niente...

però una parte di lei, la costrinse a richiamare il figlio.

-tesoro, oggi è San Valentino giusto?- chiese la corvina, fingendosi ignara.

-beh, sì...penso di sì- disse Erik, arrossendo leggermente.

-allora ti do un piccolo consiglio: se ti ha portato della cioccolata dentro una scatola a forma di cuore non perdere altro tempo e baciala.- disse Minerva, facendogli l'occhiolino.

-MAMMA!!!- la riprese Erik, rosso quanto i capelli di Erza.

Vedendolo uscire finalmente, Minerva lasciò andare quella risata che tratteneva.


Quella stessa sera Bobby le disse che le avrebbe fatto una statua e Erik le raccontò che ci aveva provato ma alla fine era andato nel panico ed era stata Sylvia a baciarlo (dopo un lungo discorso delirante discorso dove cercava di ammettere che lei gli piaceva da sempre e che non sapeva come dirlo). 

[cornetto alla fragola]

Victoria alla fine con Nelly ci aveva parlato, e stranamente la ramata le aveva consigliato di dichiararsi dicendo, sue testuali parole, "Jason sarebbe entusiasta di vedervi insieme. Aveva in effetti paura di essere in mezzo alla vostra storia sapendo bene di non essere lui la "persona giusta" per Hurley. Ma questo non vuol dire che tu ti debba sentire come in obbligo con lui....anzi se sapesse che fai questi discorsi ti tirerebbe le orecchie e organizzerebbe tutto affinché tu possa dichiararti. Vi shippa, tanto. Perciò non preoccuparti e buttati".

Ed era facile da dire, ma difficile da applicare.

Quasi quasi desiderava che Jason tornasse e la aiutasse, perché non sapeva veramente cosa fare.

Non poteva semplicemente andare da Hurley e dire "hey, ma lo sai che mi piaci da morire?"

-VICKY! HO BISOGNO DEL TUO AIUTO!- la chiamò il diretto interessato.

-buongiorno anche a te Hurley.- disse la rosata, scuotendo il capo.

-ciao Surfista da strapazzo.- disse Shanw, o sarebbe più corretto dire che lo disse Aiden.

I due fratelli Vastia stavano facendo colazione, con Victoria che stava mangiando a metà un cornetto alla crema e metà di un cornetto al cioccolato, con Shanw che mangiava le altre metà.

-ragazzi non fate ammattire vostra madre, forza. Ora Vicky mangia e tu Den deciditi, vuoi il cornetto alla crema o al cioccolato?- [...]

-ho scelto crem... voglio dire cioccolato. Sì, ho scelto quello al cioccolato-fece il piccolo, con un espressione ancora titubante. - e se facessimo a metà?- chiese Shanw, per far piacere al fratello. [...]Shanw e Aiden fecero a metà con il cornetto alla crema e metà con quello al cioccolato, risolvendo così il grande dubbio esistenziale di Aiden.

-comunque Hurl, cosati serve?- chiese Victoria, cercando di scacciare dalla mente il ricordo dei suoi fratelli.

Faceva sempre male vedere solo Shanw, anziché sia Shanw che Aiden.

-beh...è un po'imbarazzante a dire il vero...- disse il rosato.

-giuro, se vuoi una mano per qualche ragazza appena conosciuta ti tiro un ceffone- disse Victoria, tentando di sciogliere il ghiaccio.

Era uno scherzo comune prendere in giro Hurley per le sue ex.

-cosa?! No! Ovvio che no! Volevo chiederti una mano per Gabi- disse il surfista.

-va bene! Se il piccolo Gabi ha bisogno di qualcosa sono super disponibile!- disse Victoria, sorridendo.

-...non ti ho neanche detto niente!- la rimproverò il diciannovenne.

-e allora? È qualcosa per Gabi, il quale non ha nemmeno quattro anni. Cosa mai potrebbe chiedere?- alzò le spalle la ragazzina.

-beh..-

si scoprì che effettivamente anche le richieste di un bimbo di nemmeno quattro anni possono essere complicate.

Soprattutto se il favore era fare da babysitter a quattro bambini esagitati in un Luna Park.

La maggiore dei Vastia sospirò, non era proprio così che voleva passare il San Valentino con il ragazzo che le piaceva.

Oramai era il tramonto e Hurley era scomparso dicendo che aveva dimenticato di prendere una cosa, lasciandola da sola a controllare le quattro pesti che stavano amabilmente parlando.

-un piccolo ringraziamento per oggi- disse Hurley, mostrandole lo zucchero filato dello stesso colore dei loro capelli.

-ma figurati....dopotutto siamo proprio un ottima squadra- disse Victoria accettando però lo zucchero filato, alzando l'altra mano a palmo aperto, in attesa di battere il cinque.

[...]-un po' come i cornetto alla crema e quello al cioccolato che Shanw ha diviso a metà stamattina?- chiese Victoria nella conferma di aver capito il concetto. -esatto Viky.- fece il padre. -quindi zio Lyon... un attaccante ed un difensore sono un ottima squadra?- fece Harley dopo aver ascoltato il discorso. -esatto!- confermò Lyon. -quindi anche io e Viky siamo un ottima squadra?- -esat...NO!- s'interruppe mentre la figlia quattrenne annuiva con la testa e si preparava già a battere il cinque al bambino poco più grande.

-lo siamo sempre stati- rispose Hurley sorridendo e battendole il cinque di rimando.

-Hurley? Posso avere anche io lo zucchero filato?- chiese Gabi, avvicinandosi al fratello.

-mi spiace piccolo, ma mamma ha detto niente zuccheri prima di cena...e quello è di Vicky, quindi non pensare di rubarglielo- disse Hurley, abbassandosi al livello del fratellino.

-e perché Vicky può?- chiese Gabi, continuando a guardare la nuvola rosa di zucchero.

-perché Vicky è grande- disse Hurley.

-...il mondo dei grandi è complicato- disse Gabi, facendo ridere i due ragazzi.


In effetti era vero, il mondo dei grandi era molto complicato.

[due fratelli ed uno spogliarellista: altro che perdere i vestiti, lo Stalking è il vero vizio della famiglia Fullbaster!]

-CELIA!!!- urlò una vocina, fermando la bluetta.

-Sky, tesoro, dimmi-la richiamò la sorella maggiore, prendendo in collo la piccola.

-Celia, non riesco a dormire! Posso venire con te?- chiese la bambina, mostrando la copertina azzurra.

Celia roteò gli occhi, non sapendo come reagire al fatto che la sua sorellina non avesse fatto il pisolino, da cui era ovviamente scappata.

-no Sky, devi fare la nanna, su- disse paziente la maggiore, sapendo bene che non sarebbe stata una battaglia facile.

-ma Storm non lo fa il pisolino!- disse Sky, gonfiando le guance.

-Storm è grande. Tu invece devi ricaricare le energie. Così dopo potrai giocare con Storm e Jude.- disse Celia, sperando che questo bastasse a tranquillizzare la bambina.

-ma Storm e Jude hanno detto che non posso giocare con loro perché sono in missione con Papà!- disse la bambina, mostrando il problema.

-una missione? Loro tre?...qui c'è qualcosa che puzza. Storm è troppo piccolo per andare in missione, né Jude né papà gli permetterebbero di partecipare- disse la ragazza, sospettosa.


-Sky mamma lo sa di questa "missione"?- chiese Celia, guardando la sorellina che ancora teneva in collo.

-sì, si è messa a ridere e ha detto che si cacceranno in un mare di guai- disse Sky.

-mh...questo mi rende ancora più sospettosa.- disse Celia, conscia però che non poteva indagare più di tanto: purtroppo aveva un treno da prendere da lì a poco.

-va bene, ora Sky, che ne pensi di andare dalla mamma? Così io posso partire- disse sospirando la maggiore.

-e dove vai?- chiese Sky, guardandola con occhioni talmente innocenti che Celia si sarebbe sentita un mostro nel mentirle.

-vado a trovare un amico- disse Celia, sorridendo.

-e io non posso venire?- chiese ancora Sky, mentre le due sorelle tornavano a casa.

-beh, meglio di no. Devi dormire...e poi devi scoprire cosa vogliono fare quei tre- disse Celia.

-mh...va bene!-disse la piccola.

Pochi minuti dopo la bambina era a letto con la sorella maggiore che le accarezzava i capelli color del mare.

Celia sospirò e poi diede un bacio sulla guancia della madre, prima di uscire di casa.

Aveva anche lei una missione.


Juvia guardò le sue bambine e non poté reprimere un senso di orgoglio nel vedere Celiache piano piano si trasformava in una giovane donna.

Ben diversa da quella bambina che anni fa aveva conosciuto.

Quando finalmente il treno si fermò i tre scesero. Ad aspettarli c'era una donna con dei lunghi capelli turchesi ed un bimbo in braccio. -GRAY-SAMA! JUVIAE STORM SONO QUI!- -ecco ve lo avevo detto che era particolare. -Celia infatti, leggermente spaventata dalle urla improvvise si nascose tra la schiena del fratello e la gamba del padre. - eccovi, è andato bene il viaggio?- -benissimo Juvia, loro sono Jude e Celia -Juvia fece un dolcissimo sorriso, che fece uscire Celia dal suo nascondiglio, e li salutò – ciao! Juvia è felicissima di conoscervi, ma dovrete essere stanchi perciò venite che vi si porta a casa. Juvia ha cucinato un sacco di roba, perché non sapeva i vostri gusti. Ma col tempo Juvia rimedierà!- [...]. I cinque arrivarono in una casetta con su scritto "Fullbaster" - casa dolce casa. Bene Jude, Celia Gray-sama vi mostrerà la vostra stanza: in realtà avevamo pensato a farne due ma poi ci siamo resi conto che forse per i primi tempi forse preferivate dormire nellastessa stanza. Intanto Juvia andrà a finire di apparecchiare- spiegò la padrona di casa, lasciano il terzo figlio in compagnia dei nuovi fratelli e del padre. [...] Però, a parte questo Gray Fullbaster era una brava persona e la moglie Juvia, anche se era un po' strana, era comunque molto gentile.

Ed il piccolo Storm, anche se non capiva moltissimo la situazione, sembrava essere contento dell'allargamento della famiglia. [...]Una volta che Storm fu pulito e profumato Juvia li chiamò a tavola. Il pranzo inizialmente era circondato da un silenzio imbarazzante, seguito dai complimenti sul cibo fatti da Jude e Celia perché erano quasi due anni che non mangiavano così bene.

Però nessuno sapeva cosa dire fino a quando il piccolo Storm iniziò a fare i versi per mangiare e Celia chiese timidamente se potesse provare lei ad imboccare il piccolo.

Da lì in poi ci fu un tripudio di risate mentre il bimbo mangiava le pappine che la nuova sorella maggiore gli offriva. Alla fine i due adulti raccontarono alcune delle loro avventure ai due figli e questi li guardarono estasiati. [...]

Quindi erano nervosi. - state tranquilli, loro sono più nervosi di conoscere voi.- - ma se poi non gli piacciamo ci riporterete indietro?- eccola, la fatidica domanda. Celia aveva ancora un po' di paura e per questo l'aveva posta. I coniugi si guardarono per poi scoppiare a ridere. Poi Juvia si inginocchiò e parlò con loro. - bambini nessuno vi riporterà indietro e la nostra famiglia vi adorerà, quanto vi adoriamo noi. Juvia è stata accettata ed accolta nonostante all'inizio fosse una nemica di una gilda rivale ed avessero combattuto. Quindi perché voi bambini innocenti non dovreste ricevere lo stesso trattamento? In più tutti lì dentro non vedono l'ora di conoscervi e già piacete a tutti anche se non vi abbiano ancora visti. Perciò siate voi stessi ed andrà tutto più che bene.- e sorrise facendo sorridere anche i due bambini, finalmente più tranquilli.

Ancora le veniva da ridere quell'imbarazzo che lei e Gray avevano provato nell'incontrare Celia e Jude per la prima volta.

Tutta quella eccitazione e quel nervosismo che le avevano fatto temere di non essere una buona madre per quei due meravigliosi bambini.

Adesso poteva ridere di quei dubbi: erano una famiglia, loro sei.

E lei aveva i quattro figli migliori del mondo.

Anche se Jude, Storm e Gray avevano deciso di seguire Celia per scoprire che tipo di "amico" andava a trovare a San Valentino.


Si scoprì però che nessuno dei tre era bravo quanto Juvia nello Stalking e Celia li beccò molto presto, rimproverandoli pesantemente per almeno mezz'ora(e forse aveva imparato a fare quei discorsi di rimprovero da Nelly, perché era terrificante quanto lei)...


[Caleb e lefavole della buona notte]

-tu hai dei problemi- disse Caleb, prima di tirare su con il naso per l'ennesima volta.

-sì, e il primo è che tu non apri la volta se non per lamentarti- disse Cammy, sbuffando.

-senti bambolina io quella roba nella mia bocca non la infil....mh!- rispose Caleb, prima che Cammy perdesse la pazienza e gli infilasse il cucchiaio di sciroppo in bocca.

-oh, vedi? È stato così difficile? C'era veramente bisogno di fare tutti questi versi? Per Mavis, giuro che Fine e Rain sono più tranquille di te- disse la violetta, prendendosi un nuovo sospiro.

Caleb ingoiò la medicina, prima di fare una smorfia per il sapore disgustoso.

-fa schifo Cammy-disse Caleb, con voce roca.

-se non volevi la medicina disgustosa non scommettevi contro Jude per fare il bagno nel fiume a febbraio.- disse Cammy, alzando gli occhi al cielo.

-hey! Ma ho vinto! E questo solo perché Jude è un fifone- disse Caleb, gonfiando il petto, per poi tossire violentemente.

Cammy roteò gli occhi.

-complimenti, hai vinto un'influenza- disse la maga, prima di fargli un applauso.

-infermiera, non c'èuna legge che dice di non poter maltrattare i pazienti?- chiese sarcasticamente Caleb.

ma la piccola si sentiva molto più vicina alla zia dai capelli blu.

Infatti Wendy possedeva un potere che l'aveva sempre affascinata. [...] E Cammy desiderava tanto riuscire ad entrare in sintonia con questo potere.

Il suo sogno era proprio quello di diventare un guaritrice.

Peccato che nessuno lo sapesse.

Quello era il suo piccolo segreto. [...]-che fai?- chiese ancora il bambino moro, mentre l'amichetta sussurrava la risposta.

Perché Cammy non parlava, lei sussurrava.

-sto leggendo il libro della zia Lucy...- sussurrò con un filo di voce.

Perché un altra grande passione per la piccola Cammy, erano le fiabe e le favole.

Infatti la bambina aspettava sempre con impazienza la sera, così che la madre od il padre, le raccontassero una fiaba della buona notte.

Le sue preferite erano le vicende dei genitori [...] -davvero? E quale?- provò a di nuovo a chiedere Mark, per tenere una conversazione mentre aspettava Jude e Axel e tutti gli altri.

-il primo delle avventure di Iris- sussurrò ancora la camelia. Il bambino annuì, e poi gli venne un' idea. -Cammy?- -s..si?- -ti va di fare un castello di terra?- [...] Quella sera Camelia era nel suo letto in attesa chela madre le leggesse una storia.

Quando però Kinana entrò nella cameretta, la piccola decise che per una volta era lei ad avere una storia della buonanotte per la madre.

Cammy sorrise sentendo quel nuovo soprannome -lo sai che volevo farlo?- chiese retorica, tornando a sussurrare proprio come quando era bambina.

Ovvio che non lo sapeva.

Non era una cosa che diceva, lo aveva rivelato solo a Xavier e a Jason, poco prima che partisse.

Lui le aveva sorriso e le aveva scompigliato i capelli dicendole che avrebbe fatto il tifo per lei ed era fiero per tutto il lavoro che aveva fatto per imparare a non farsi più bloccare dalla timidezza e a non parlare più per sussurri.

Il suo segreto forse non doveva essere più tale.

-mh? Non ho sentito, che hai detto?- chiese Caleb, avvicinandosi a lei.

-ho detto che volevo fare la guaritrice da piccola- disse Cammy, prendendo un respiro profondo.

-e stai facendo pratica con me?- chiese Caleb, alzando un sopracciglio.

-mh, forse- disse furba Cammy, facendogli l'occhiolino.

-ottimo infermiera, quindi stai cercando di uccidermi in realtà- disse il ragazzo, tirando ancora di più a se la coperta.

-oh accidenti! Hai scoperto il mio piano malefico- disse Cammy, ghignando.

Caleb alzò gli occhi prima di buttarsi di nuovo sul divano. -a beh....sai che c'è? Uccidimi. Tanto di qualcosa dovremo pur morire e preferisco essere ucciso da un'amica in buonafede piuttosto che da chiunque altro-sussurrò, prima di chiudere gli occhi.

Cammy sorrise a trentadue denti, ma non ammise che Caleb l'aveva definita sua amica(a parole e non più a gesti come negli ultimi anni!) perché quella era una conversazione da fare ad un Caleb non mezzo addormentato.

-Caleb...hey Caleb-lo chiamò Cammy, scuotendolo.

-che vuoi?- grugnì il ragazzo, mezzo addormentato.

-posso raccontarti una favola della buonanotte?-gli chiese Cammy.

-ma che ho? Cinque anni?- le rispose Caleb, senza però aprire gli occhi.

-...quindi posso?- -fa come ti pare.-

-bene. Dunque, quando avevo sette anni io, Mark e tutti gli altri avevamo deciso di costruire dei castelli di fango....-

[...]E così iniziò a raccontare di quel bel pomeriggio in cui diversi bambini giocavano a fare dei castelli con la terra e i ramoscelli.

la storia di quei bambini che per un bel pomeriggio furono solo bambini, dove la malvagità ed il dolore non esisteva.

Un pomeriggio di sole e di risate

una storia che rappresentava un semplice e classico "e vissero felici e contenti".

E, nonostante i rimproveri iniziali, quando Cammy terminò la storia, Caleb stava dormendo beatamente.


[Babysitter? No problem, abbiamo Ax e uno spirito stellare]

-sei sicuro Ax? So che Julia è con Ele ma...- chiese Lucy, guardando il primo e l'ultimogenito.

-mamma sta tranquilla. Tu e papà andate pure al vostro appuntamento. Io e Igneel staremo bene.- disse il biondo, scompigliando amorevolmente i capelli del fratellino.

-...Andiamo Lu! Ax è sempre stato il più responsabile della famiglia! Sarà perfettamente capace di occuparsi di Igneel!...insomma non è Julia che, per errore, stava per gettare Igneel nel fuoco quando erano piccoli-disse Natsu, sussurrando l'ultima parte alla moglie, che rabbrividì.

-cosa?- chiese invece il piccolo Igneel, alzando gli occhi dal disegno che stava facendo.

-niente!- si affrettarono a dire i genitori.

Il loro innocente figlioletto non meritava traumi infantili, non più di quelli che già avrebbe avuto in quella famiglia ovviamente.

Axel invece si mise a ridacchiare e a scuotere il capo, guardando gli occhietti verdi di Igneel osservarlo confuso.

-che dici cucciolo, ti va di passare un pomeriggio con Ax?- chiese Natsu, abbassandosi all'altezza di Igneel.

Il piccolo sembrò pensarci un attimo, poi sorrise entusiasta.

-ASSULUTAMENTE-disse il biondino, rivolgendo alla madre i migliori occhi da cucciolo imparati dal padre.

Fu quando anche Happy le rivolse uno sguardo tenero che Lucy si rese conto che non aveva veramente più voce in capitolo sulla questione e che i suoi ragazzi avevano vinto la discussione senza neanche farla partire.

-....d'accordo, non è che mi state lasciando scelta dopotutto- disse Lucy, sospirando.

Già si immaginava le peggiori catastrofi....poi si rese conto che i due elementi più confusionari e distruttivi erano entrambi assenti.

I tre "uomini" di casa sorrisero e si batterono il cinque mentre anche Happy esultava con loro e questo rese Lucy molto meno preoccupata.

Dopotutto Axel era responsabile quanto lei e Natsu (perché sì, contrariamente alle credenze popolari chiunque conoscesse bene Natsu sapeva che lui era molto responsabile con i suoi figli e nipoti, o in generale con i bambini).

Così, dopo pranzo, Natsu e Lucy uscirono tra mille raccomandazioni.

-bene, ora Cucciolo, cosa vuoi fare?- chiese Axel, guardando il suo fratellino.

Non è che fosse la prima volta a fare da babysitter, anzi aveva una discreta esperienza tra Julia e tutti gli altri cuginetti, però Igneel aveva l'abitudine di sorprendere sempre i genitori e i fratelli.

Il piccolo maghetto degli spiriti stellari solitamente era incredibilmente tranquillo(cosa che aveva stupito tutta la famiglia al completo) fin quando non entrava in contatto con le sue due migliori amiche: Rain e Fine.

E lì sia lui che Shade finivano per essere trascinati ovunque dalle due piccole Fernandez, assieme a Sky Fullbaster, Damon Dreyar (il quale non aveva bisogno di chissà quali stimoli per essere vivace e combina guai) e, quando c'era, a Arion Sherwind (il nipote di Sylvia).

Ecco, quando le due gemelline rosse e blu davano la loro vivace influenza, il suo fratellino calmo e pacato (calmo e pacato con il cognome Dragoneel non dovrebbe nemmeno essere possibile, invece Igneel lo aveva dimostrato reale....che fosse l'influenza di Andromeda?) si trasformava in una versione ben più vivace e gioconda.

Stessa reazione la si poteva scatenare con Julia....infatti il più piccolo della famiglia spesso cercava di seguire la sorella maggiore, esattamente come Damon.

Non a caso Shade, Igneel e Damon erano migliori amici.

-mh....ho un idea!-disse il piccolo biondo, destando il maggiore dai suoi pensieri.

-davvero? E cosa?-chiese Axel, guardando Igneel chiudere gli occhi.

Il bambino sembrava concentrarsi al massimo

-io hem...sono il...mh...ponte tra questo mondo e quello degli....spiriti stellari eti invoco, oh principessa della Eti....Etiopia: Andromeda!- disse alla fine il bambino, sorridendo fiero.

-non azzardarti ad insegnare a mio figlio a diventare un dongiovanni, chiaro?-minacciò l'amico Lucy – non ti preoccupare, queste lezioni me le tengo per quando non ho anche Andromeda dietro.- sorrise Loki, sistemandosi gli occhiali da sole e la giacca dello smoking, lasciando trasparire la bambina dai capelli rosa che si trovava dietro di lui -Hey Andro, non saluti la zia?- invitò l'uomo la figlia di sette anni.

La piccola cercò di nascondersi ancora di più dietro il padre, ma i capelli rosa confetto risaltavano dietro la giacca nera. [...]-b...bene...-rispose la piccola con un fil di voce e facendo un piccolo passo fuori dal suo nascondiglio. Finalmente non era più nascosta per trequarti, ma solo per metà.

Così le si vedeva uno dei due occhi verdi e metà del vestito rosa...in più si vedeva una delle ballerine rosse con una rosellina rosa sopra.

[...]peccato che avesse ereditato il carattere timido della madre, quindi raramente giocava con gli altri bambini.

-mi fa piacere. Senti cara, vorresti un biscotto?- -...si grazie...- sussurrò la piccola talmente leggera che sembrava che non l'avessero sentita per davvero... -ottimo, allora andiamo in cucina, così scegli quello cheti piace di più prima che Natsu li mangi tutti- propose la bionda, tendendo la mano alla bambina. [...]

Ed ovviamente Natsu aveva mangiato tutti i biscotti, tranne uno, che era in mano diAxel.

-ingordo-bofonchiò Lucy, scocciata.

Una volta che era riuscita a farsi prendere per mano dalla piccola Andromeda!

Il piccolo biondo passò lo sguardo dalla madre alla bimba che le stava stritolando lamano, al biscotto.

Il bambino si avvicinò e fece per offrirglielo ma la piccola, rossa come i capelli di Erza e Xavier, lo negò.

Allora Axel lo spezzò offrendo una metà ad Andromeda e mangiandone metà lui.

-menomale che tuo figlio sa condividere...a differenza di qualcuno di mia conoscenza....- rispose Lucy.

Voleva usare un tono di rimprovero per il marito, ma il sorriso per la dolce scenetta non l'aveva resa credibile. [...]

Loki sorrideva reprimendo quello sgradevole sentimento ne vedere Axel e Andromeda insieme, mentre dava da mangiare alla piccola Julia.

Doveva essere felice che la sua bambina giocasse a carte con il piccolo, senza balbettare ogni frase detta (balbettava una volta sì ed una frase no).

Doveva essere felice che fossero tranquilli e beati...

che non aveva dovuto costringere nessuno a mangiare i broccoli (eccezion fatta perse stesso). [...]

Jude iniziò a fare parecchie domande, a cui Loki fu più che felice di rispondere, continuando a guardare Andromeda e Axel che avevano ripreso a giocare insieme. -scusa Loki avrei una domanda- -certo Jude, dimmi pure- -se sei geloso di tua figlia e di Axel, perché lasci entrare un pedofilo?- lì, Gray spalancò gli occhi urlando -PER LA MILLESSIMAVOLTA NON SONO UN PEDOFILO- [...] - a cosa giocate?- -carte, vuoi giocare?- -non so se alla tua amica può andare bene- fece il piccolo guardando la bambina che si stringeva a se.

Andromeda sospirò e decise di fare uno sforzo.

Quel bambino era il figlio di zio Gray e lei poteva farcela a parlagli.

In più era un amico di Axel, motivo in più.

Axel era il suo migliore amico.

Perché rispettava sempre i suoi silenzi, perché la spingeva ad essere se stessa.

Certo lo facevano anche i suoi genitori e i suoi zii, ma Axel era l'unico bambino con cui si sentiva a suo agio.

-p....per me....per me puoi restare....se voi- i due si voltarono a guardarla. -che hai detto? Non ho sentito?- fece Jude stupito, quanto Axel ma il biondo era stupito per altri motivi: per la prima volta Andromeda aveva parlato con una persona che non conosceva! Era un giorno da segnare sul calendario! Ah c'era da tradurre a Jude, giusto

-ha detto che non c'è problema se giochi con noi.- -oh, ok! Allora accetto volentieri! Almeno faccio qualcosa mentre Gray si mette ad ubriacarsi- [...]

Addormentati tutti e tre.

Axel in mezzo con Andromeda per mano e con Jude affianco.

Le foto che Lucy scattò in quel momento sono ancora conservate da tutta la gilda, da Juvia e da Aries.

-mi hai chiamato Igneel?- chiese Andromeda, comparendo nella stanza.

Nonostante gli anni, Andromeda non era cambiata più di tanto d'aspetto, com'era prevedibile: magari i suoi lineamenti si erano fatti più maturi, ma per il resto portava ancora i capelli lunghi e cotonati come una soffice nuvola di zucchero filato, gli occhi ancora di quel verde magnetico che da sempre stregava Ax, sempre la solita toga greca e la corona di fiori che non sembravano mai appassire. 

I piedi, inoltre, sempre e immancabilmente scalzi da quando aveva dieci anni.

Caratterialmente invece era quasi un altra persona per certi aspetti: non balbettava più, parlava con un tono normale e sorrideva.

Aveva fatto passi da gigante rispetto a quella bambina che stava dietro al padre o che balbettava ogni frase sussurrata.

Però, sotto tutti quei cambiamenti quella era sempre la sua Andromeda.

-ce l'ho fatta!!!!-disse Igneel, iniziando ad esultare e a scioccare il fratello maggiore: in effetti Igneel di quattro anni (li aveva compiuti la settimana prima) aveva avocato uno spirito stellare.

Però dallo scintillio divertito di Andromeda si rese conto che in realtà si era evocata da sola: raramente un mago o una maga degli spiriti stellari riusciva a evocare uno spirito stellare prima dei cinque anni(nemmeno sua madre aveva mai evocato da sola nessuno prima del quinto compleanno) e questo Andromeda glielo aveva spiegato più e più volte.

Ovviamente c'era stata un eccezione quando Igneel aveva avocato Andromeda quando erano piccoli.

-bravissimo tesoro!-si complimentò Andromeda con il suo maghetto.

-adesso possiamo giocare!- disse il bambino, tirando fuori altri fogli di carta e pennarelli.

Andromeda sorrise ad Axel, prima di accovacciarsi verso Igneel.

Axel sorrise ancora di più, nascondendo con l'abbronzatura il leggero rossore che aveva, e poi raggiunse mago e spirito stellare.

Accidenti, adesso era lui quello che arrossiva.


["perdersi non è sempre un male" dicevano, infatti perdendosi lui la aiutò...]

Jean amava tante cose del suo lavoro.

Amava cantare, mettere in musica tutto quello che aveva da dire, amava ballare e su quel palco si sentiva viva.

Era come se cantare fosse respirare per lei, le luci della ribalta erano il suo sole quotidiano.

Ogni volta che tutte le teste si voltavano su di lei, quando le persone cantavano con lei, Jean si sentiva completa.

Per quell'ebbrezza tutto sembrava avere senso.

Mentre si guardava allo specchio e si pettinava i capelli blu inchiostro non poteva farea meno di pensare che c'era stato un periodo dove le ansie e le paure stavano prendendo il sopravvento su di lei.

Non aveva fatto il pienone, ma la ragazzina dai capelli blu scuro e dalle due ciocche azzurre e lilla era riuscita ad attirare un po' di gente.

Ed ovviamente la bella bluetta fu presa dal panico da palcoscenico. [...]

-tutto bene?-chiese a quella ragazzina. [...]

-e a te che ti importa?- chiese la ragazza.

Non si lascia nessuno piangere, neanche una ragazzina antipatica.

-mi importa perché non sono il tipo da lasciare solo qualcuno che piange....quindi, ciao. Io sono Xavier e tu?- gli tese la mano lui, mentre la bluetta si asciugò le lacrime.

-...Genevieve.-disse lei mentre gli prendeva la mano.

Gli occhi color zaffiro di lui si scontrarono di quelli color ametista.

-...Xavier... tu sei mai arrivato al momento più importante della tua vita, un momento che stavi aspettando da così tanto, per cui hai faticato tanto e ti sei impegnato tanto, e poi ti sei trovato spaventato? Perché se no non puoi capire.- fece la ragazzina. [...]

-scusa, non volevo prenderti in giro. È solo che conosco questa sensazione...ma non la trovo una ragione per piangere. Tutti hanno paura, è normale.... però... scappare e piangere non serve a nulla, anzi rovinerà tutta la fatica e il lavoro fatto fino ad ora.- disse il ragazzino [...]

Genevieve si mise a guardarlo, senza più lacrime agli occhi.

Quello strano ragazzino aveva ragione.

Stare a piangere o in preda all'ansia non l'avrebbe portata da nessuna parte.

Sorrise e lo stava per ringraziare, quando il suo stomaco brontolò.

Xavier rise e quella risata contagiò anche Genevieve, il rosso allora le offrì quella granita che si era comprato.

-grazie Xavier.... grazie davvero.- sorrise la bluetta, mentre Xavier diventava rosso. [...]

-ora devo andare.... devo cogliere il momento più importante della mia vita!-si alzò la dodicenne, salutando con la mano il nuovo amico, dopo aver finito la granita.

-beh, tiferò per te Genevieve.- la salutò Xavier.

-JEAN! PUOI CHIAMARMI JEAN!- urlò la ragazzina mentre correva.

In effetti, se Xavier non fosse arrivato all'improvviso lei sarebbe rimasta a rimuginare per tutto il tempo, lasciando che la vita le passasse davanti.

D'improvviso le venne l'impulso di prendere carta e penna e di vomitare parole sul foglio.

Come impossessata da una qualche musa del canto, Jean iniziò a scrivere freneticamente una canzone.

Le parole le uscivano con la più grande naturalezza del mondo, come se fossero sempre state lì, e le note vennero fuori come se fossero semplicemente affiatate alle parole.

Dopo qualche ora la bozza era pronta.

Si sentiva scarica e felice.

Lasciò il foglio sul tavolo, e poi mandò un messaggio alla sua musa.


-ti dispiace aspettarmi alla stazione di Magnolia? Mi sono avanzati dei cioccolatini (regalo di fan) che devo portare a Kate, ma sono troppi anche se divisi con lei. E odio sprecarli. sarebbe proprio questione di minuti, perché poi devo subito ritornare qui.

-Jean

si mise in attesa, prendendo i biglietti che aveva comprato qualche giorno prima per "quell' evenienza", perché non l'aveva mica premeditata.

Assolutamente.

-Certo! È un crimine far avanzare la cioccolata!

Comunque un giorno ti devo far fare un giro della città, immagino che tu non l'abbiamai vista tutta! Ed è un peccato! Comunque a che ora hai il treno?

-granita alla fragola

Jean sorrise, prima di digitare l'orario e di finire di prepararsi.

Poi uscì, e lì, abbandonati a se stessi, il quaderno e la chitarra. Ancora leggibile il titolo della nuova canzone "una granita per sciogliere la paura"


[una Fangirl e un povero pazzo]

andare in biblioteca con Kate per Shanw era un esperienza mistica, per così dire.

Aveva Aiden che ogni volta commentava quello che Kate faceva o non faceva e Kate che cambiava espressione facciale per ogni pagina, forse addirittura per ogni riga, che lo incantava.

Che dire, Shanw si era ritrovato in mezzo a quei due...perché capitava che entrambi parlassero contemporaneamente con Kate che commentava il suo libro e Aiden che commentava cosa faceva Kate.

Gli stava venendo un mal di testa, per non dire altro.

Però l'odore di marmellata alle ciliegie di Kate lo inebriava ogni volta che lei entusiasta gli mostrava qualcosa delle righe che leggeva.

Il piccolo maghetto del ghiaccio diventava sempre più rosso ogni volta che una bibliotecaria entrava a dire loro di fare silenzio, scuotendo la testa esasperata, perché ormai Kate la conosceva bene e in realtà la adorava.

In effetti, ora che ci pensava, sapeva che l'aveva notata la prima volta proprio a causa di quei suoi commenti che non riusciva a trattenere...

-FINALMENTE!- urlò una buffa ragazzina, guadagnandosi le occhiatacce di tutti e una grande sgridata da parte della bibliotecaria.

Quella divenne rossa come un pomodoro e balbettò uno "scusi", per poi rimettersi a leggere il suo libro.

Intanto Shanw si massaggiava le orecchie e si dovette mordere il labbro per non lasciar uscire Aiden a sgridare quella ragazzina.[...]

Decise dismettere di fissare la ragazzina, perché non era educato, e si rimise a leggere il suo libro.

-Shanw, quella tizia è strana.-

-perché no i siamo normali?- sussurrò appena udibile l'undicenne al suo gemello nella sua testa. [...]

Ed uscì dalla biblioteca.

-abbiamo fatto bene ad andare via...-

-ma dai? Avremmo potuto studiare un altro poco-

-ma dai! C'era una pazza che si metteva ad urlare e a sghignazzare. In più sorrideva come una scema per tutto il tempo-

-perché ti lamenti così? Era solo la tizia che leggeva, non vedo perché ti ci soffermi tanto.- pensò Shanw in risposta al fratello

Shanw riprese a camminare mentre il vento autunnale portava con se le foglie rossastre di quella stagione.

-SHANWVASTIA!!!!- urlò una voce sconosciuta, chiamandolo.

Il piccolo ragazzino si voltò, per poi vedere la ragazzina dai capelli blu scuro e dai grandi occhiali che aveva visto in libreria.

-ma che fa ora questa? Ci Stalkera?- [...]Non era raro che persone che non conoscesse sapessero il suo nome, infatti non era raro che in città le persone parlottassero alle sue spalle definendolo "un povero pazzo".

Se c'era una cosa che faceva incazzare Aiden era il fatto che Shanw venisse compatito e la loro famiglia venisse avvolta dalla pietà. [...]Forse pazzo lo era per davvero. Ma era felice e con le persone a lui care, quindi essere pazzo non gli dispiaceva affatto.

Dall'altra parte che quella buffa ragazzina avesse saputo di quelle voci, un poco gli dispiaceva.

Dopotutto che voleva fare amicizia con un pazzo?

Solo quei matti dei suoi amici.

-l'ho letto dal libro e l'ho urlato. Chiamarti "albino con la sciarpa" fuori dalla biblioteca non mi sembrava il caso....- ha replicato la fanciulla.

-questa è matta- commentò Aiden dentro la sua testa, e Shanw non poté fare a meno di concedersi una risata.

-felice di averti fatto ridere...Shanw. Io comunque sono Caterina Ross, ma gli amici mi chiamano Kate.- fece la bluetta, tendendogli una mano.

Quella buffa ragazzina gli era rimasta accanto tutto il tempo, nonostante alle volte la trattasse male (il 5 dicembre), non le avesse mai spiegato per bene la storia di Aiden, Kate non lo aveva lasciato dal giorno in cui gli aveva restituito il libro...non aveva mai dimenticato gli abbracci dati da Kate, il fatto che lei gli aveva sempre regalato i sorrisi più luminosi che poteva fare e le sue chiacchiere infinite con cui Kate lo intontiva (di proposito) quando lui si perdeva.

Kate gli aveva regalato la speranza di un lieto fine in cui Shanw non credeva più.

-l'ho sempre detto, Kate è matta- disse Aiden nella testa di Shanw, facendo sorridere l'albino.

-una matta e un pazzo non sono un duo fantastico?- chiese sussurrando Shanw, guardando Kate che sorrideva in un momento e nell'altro aveva gli occhi lucidi.


Con Kate essere chiamato pazzo non era più una cosa a cui non prestare attenzione: era un motivo d'orgoglio.  

Angolo Autrice: 

detto questo, direi di essermi fatta ampiamente perdonare con questi bei capitoli. 

un altro parto immenso questo capitolo, che avevo già iniziato a scrivere da quando ho pubblicato gli ultimi tre.

i nostri bimbi stanno diventando grandi e stanno imparando l'amore, almeno quasi tutti. 

beh, ci saranno tante nuove sorprese da ora in poi e nel frattempo, vi lascio con una notizia sconvolgente, almeno per me. 

mancano poco più di dieci capitoli alla fine della storia. 

mi sembra ieri che scrivevo il primo capitolo, ed  ora siamo già qua. 

grazie a tutti coloro che mi hanno sostenuta, soprattutto @semidea7  e @oh_my_Darvill .

detto questo vi saluto, al prossimo capitolo.

Matilda. 

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