#per trovare un cuore gentile

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#per trovare un cuore gentile, bisogna essere gentile... e paziente.



Oceanus alzò gli occhi, mentre la cucciola di umana continuava a sorridere, per nulla intimorita dalla grande e possente creatura.

Come li chiamava quei cuccioli Anna?

Bambini?

Ah beh, poco male.

Quella "bambina" le aveva preso, con quelle manine piccolissime, un piccolo ciuffo del suo pelo bianco come la neve.

-staccati- disse in lingua umana, il drago, togliendo la coda dalle manine della piccola cucciola umana.

La piccina nella cesta non sembrava aver preso bene la novità, e guardò il drago curiosa.

La regina dei draghi d'acqua continuò a scostarsi dalla piccola, che iniziò a battere le manine.

Sembrava...contenta?

Probabilmente era a causa dei fiocchi di neve che la piccola umana cercava di acchiappare.

Per Oceanus era una cosa stupida: dov'era l'istinto di sopravvivenza del cucciolo?

La madre l'aveva lasciato nella natura per farglielo sviluppare, perché il cucciolo capisse che la neve, per creature sprovviste di pelo o squame come gli umani, era pericolosa e poteva ucciderla.

Eppure la piccola sembrava più che spaventata, felice.

Sembrava contenta che quei batuffoli bianchi scendessero dal cielo, e non pensava alla morte per il freddo che avrebbe avuto presto.

Era una cosa così...contro natura.

Così sbagliato.

Era come se la cucciola non si rendesse conto che la madre l'aveva lasciata ad apprendere a sopravvivere.

Come se quella creatura dipendesse da qualcun altro.

Come se non potesse uscire dalla cesta per trovare un luogo caldo.

Beh, la cosa ad Oceanus non importava più di tanto, alla fine l'importante era che potesse dormire.

Eppure la piccola cucciola umana fece qualcosa di ancora più strano per interrompere la quiete del drago.

Rise.

Oceanus pensò che quel suono era strano.

Però per essere prodotto da un essere umano non era... fastidioso

si insomma, gli uomini erano inutili per lei, ma quella piccola che rideva sembrava smuovere le acque del suo cuore stagnante.

Ma le smuoveva come solo la brezza leggera del vento poteva fare...

la neve cadeva ancora, e la cucciola umana ancora cercava di acchiappare i fiocchi con le sue manine, ma stavolta Oceanus non sembrava particolarmente infastidita o sbigottita.

Controvoglia, prese la cesta con la cosa e si avviò alla grotta dove passava gli inverni.

Probabilmente preso la madre della cucciola umana sarebbe tornata, per il momento avrebbe dovuto tenerla al caldo.

Così si mise a fare il suo agognato sonnellino.

La piccola umana non sembrava affatto stanca, e si mise ad accarezzare il dorso caldo e squamoso di Oceanus, sorrideva e non dormiva, ma finché la lasciava dormire poteva andare bene.

E per mezz'oretta andò bene.

Poi la piccola umana iniziò a piangere, come una iena.

Era piccolissima, ma urlava come le più grandi creature con cui aveva avuto a che fare.

-ma che vuoi?-chiese Oceanus, dopo aver aperto un occhio.

Poi aprì l'altro e guardò la creaturina.

Questa piangeva ed urlava ancora.

Sebbene fino a poco prima fosse felice vedendola, adesso urlava come una disperata.

Dopo qualche minuto con quel suono infernale, decise di chiamare Anna.

Dopotutto era lei l'esperta dei cuccioli umani.

Anna arrivò dopo pochi minuti (era a prendere un the con Lucy, quindi non le ci volle tanto a raggiungere il bosco fuori Magnolia), ma per Oceanus erano sembrate ore.

-che succede?-chiese la bionda, mentre la Draghessa indicava la cesta accanto a lei.

-ma cosa?- fece ancora Anna, avvicinandosi.

Nella cesta, c'era una piccola bambina.

Non poteva avere che pochi giorni, o anche meno.

Ma urlava, forse perla fame.

Urlava, piangeva sempre di più e la allontanava da Oceanus.

-ma questa piccina chi è?-

-una cucciola umana. La madre l'ha lasciata affinché potesse imparare lo spirito di sopravvivenza nella neve, ma questa cucciola non ne ha punto: ha provato a prendere i fiocchi che cadevano! Ho provato a portarla un po' al caldo ed adesso si è messa a piangere all'improvviso- ha spiegato Oceanus, mentre Anna si fece cupa sentendo che "la madre l'ha lasciata"

-io credo che abbia solo fame-

-bene, allora perché non va a procurarsi il cibo-

-perché non può farlo-

-sciocchezze, tutti gli esseri viventi cercano il cibo, è un istinto naturale-

-si, ma per i bambini umani è diverso: loro non possono andare alla ricerca del cibo quando sono così piccoli, i bambini di solito mangiano il latte materno e non vanno "a cercarlo" ma piangono per fare si che la madre si accorga dei loro bisogni, come per esempio mangiare o essere lavati e cambiati- spiegò Anna.

-bene, allora aspettiamo che la madre torni- disse, semplicemente Oceanus, appoggiando già la testa sulle zampe, pronta a riprendere il sonnellino.

-non credo ritornerà-

-ma certo che ritornerà, le madri hanno sempre l'istinto di proteggere i loro cuccioli quando sono così piccoli- fece disinteressata Oceanus, mentre già chiudeva gli occhi.

Vero che tali rumori per il suo udito erano insopportabili, ma aveva una gran voglia di dormire.

-si, è vero ma vedi alcune madri umane lasciano i propri figli, abbandonandoli, di solito lo si fa in strutture specializzate, ma se lei è stata lasciata qui...significa che la madre aveva voglia di lasciarla ...morire-Anna disse l'ultima parola dopo diversi attimi di silenzio, come se l'idea disgustasse anche lei.

Oceanus drizzò immediatamente la testa, e vedendo la piccola che ancora piangeva affamata poté costatare ciò che sospettava.

La maggior parte degli umani era disgustosa.



-mamma, papà io vado!- disse Cammy, uscendo svelta di casa.

Kinana non poté neanche provare a chiedere qualcosa alla figlia, perché la porta di casa loro era già stata chiusa.

L'unica cosa che la donna riuscì a domandarsi fu il perché di tanta fretta.

Ebbene Camelia, cercando di distrarsi dalla delusione d'amore avvenuta appena il giorno prima, aveva deciso di cercare la persona a cui appartenevano quegli occhi verde scuro che tanto l'avevano colpita.

Ritornò nel quartiere di Magnolia dove li aveva visti.

Ma niente.

Beh, in effetti era ovvio che non sarebbe stato semplice.

Ma mica si sarebbe arresa subito.

Il giorno dopo fece la stessa cosa, tornando in quella via.

Ma ovviamente non ci fu nessun risultato.

Il terzo giorno Cammy decise di fare una passeggiata, camminando pian piano.

Aspirando la fredda aria di dicembre.

-al Ladro!-

e pace finita.

Cammy si avvicinò, vedendo un ragazzo correrle incontro.

Ecco, quegli occhi verde scuro.

Freddi come la neve che la circondava.

Ce l'aveva fatta, aveva trovato quella persona.

Peccato che fosse un ladro che aveva appena rubato una borsa ad una signora.

Beh, i rischi del mestiere no?

-aspetta!- fece Cammy, rincorrendo il ladruncolo.

Era un ragazzino della sua età, però non potevano essere più diversi: il ragazzino era pelato, se non per una cresta castana con una ciocca bianca.

-ho detto aspetta!- 

-scusa bambolina, ma non ho la tendenza ad ascoltare i miei inseguitori- disse il ragazzino, con voce sarcastica ed arrogante.

Bambolina?

Che razza di soprannome era bambolina?

Cammy scosse il capo, ma decise comunque di continuare a rincorrerlo.

-non voglio arrestarti o altro, voglio solo parlare!- 

-peccato per te che io non voglia parlare! in più sono un poco impegnato- intanto, sempre più lontano da loro, la signora continuava a urlare "al ladro!"

Cammy continuò a correre, erano giorni che cercava quel ragazzo e ora che gli era così vicina non poteva farselo scappare.

Alla fine il ladruncolo fece un errore e si fermò in un vicolo cieco.

Si voltò vedendo la sua inseguitrice.

Era una ragazzina mingherlina, con i capelli lillà e lisci.

-finalmente ti sei fermato!- 

-e tu che vuoi fare? Arrestarmi?- 

-no, te l'ho già detto! voglio parlare!-

-si, certo ed io sono una fata- fece annoiato e sarcastico il ragazzino.

Camelia era troppo felice per offendersi effettivamente, quindi gli sorrise.

-ascolta, io voglio davvero parlare con te. Vedi io sono...-

-ECCOLO! E' LI' CHE E' ANDATO IL RAGAZZO CHE MI A PRESO LA BORSETTA!- urlò la signora, indicando alle guardie il vicolo dove ci stava il ragazzino con cui Cammy stava cercando di parlare.

-oh, guarda! Stonewall! Ancora non ha perso il vizio di fare queste cose?- fece un agente, riconoscendolo dalla descrizione della donna.

-merda- ringhiò il ragazzino.

Cammy alzò gli occhi al cielo.

-ho capito, nasconditi qui! Il li distraggo!- 

-ma come, tu non eri amica delle guardie ragazzina?- 

-veramente ho un nome, un bel nome per dirla tutta, e voglio parlare con te, quindi ti toccherà usarlo- disse Cammy, ingoiano l'ennesimo boccone amaro che quel ragazzino le stava facendo provare.

Eppure, oltre l'atteggiamento staccato e impertinente, sentiva che c'era tanta disperazione.

C'era un ragazzo che poteva salvare.

C'era qualcuno che doveva provare a salvare, scommettendo il tutto per tutto.

-salve signorina, ha visto un ragazzino alto più o meno così, con una cresta bianca e marrone?- le chiese uno degli agenti, Cammy finse di rifletterci.

In realtà stava andando nel panico, la sua timidezza non le permetteva di fare alcun tipo di suono.

Poi si ricordò che lei doveva salvare quel ragazzino.

E ciò era più importante della timidezza.

-sì, è andato da quella parte!- disse con "disinvoltura" la violetta.

-grazie.- disse la guardia, con uno strano luccichio negli occhi.

Aspettò qualche minuto, e poi diede il via libera, avvicinandosi al nascondiglio di Stonewall.

 lì, non c'era nessuno.

Ma c'era la borsetta lasciata.

Cammy sorrise, alla fine aveva ragione: quel ragazzino poteva ancora essere salvato, infondo perché rubare quella borsetta per poi lasciarla lì? in più con il portafoglio ancora pieno! 

beh, quasi pieno, ma quelli erano dettagli.

Camelia non avrebbe mai scoperto che proprio quella guardia aveva preso in simpatia il povero Stonewall e, quando ci riusciva, tendeva a chiudere un occhio per quel ragazzino, quindi aveva assecondato la nostra maghetta non perché lei fosse stata una brava attrice.

Camelia invece sarebbe stata sempre convinta che aveva sconfitto la timidezza per un bene superiore.

Ma sapete che c'è?

Va bene così.


-hai deciso come chiamare questa bambina?- chiese Anna, tornando da Oceanus con tutto ciò che poteva servire per la cura di un neonato.

La regina dei draghi d'acqua sbuffò.

Non poteva mica tenere effettivamente con sé quella cosa ridente.

Cosetta ridente che, se non nutrita con il latte, diventava un urlatrice provetta.

-non devo mica sceglierle un nome, alla fine non è affar mio.- disse poi Oceanus.

-va bene, allora vuoi che la porti in orfanotrofio? Lì potrà, un giorno forse, essere adottata da qualcuno...-

-in che senso "adottata"?- chiese curiosa Oceanus guardando la bionda.

La cosetta urlante e ridente si stava tranquillamente cucciando il dito tra la calda pelliccia candida di Oceanus.

-vuol dire che forse una famiglia la prenderà con sé e si occuperà di lei fino alla maggiore età. Succede quando i bambini si ritrovano senza genitori: abbandonati, oppure i genitori sono morti-

il drago pensava che quella creaturina fosse strana, ma l'idea di separarsene le faceva uno strano effetto.

Però quella cosetta doveva stare con i suoi simili: non con un vecchio drago ad un passo dalla morte....

-aspetta...che vuol dire "forse"?- chiese Oceanus, quando ormai era già pronta adire addio.

Anna sospirò.

-beh, non sempre i bambini vengono adottati...alcuni passano la vita all'orfanotrofio. Altri invece rischiano di finire in mezzo a gente sgradevole...o comunque uomini orribili...-

gli umani, si disse Oceanus, erano davvero disgustosi.

Poteva lasciare andare quella creaturina nel mondo umano, se rischiava di non avere nessuno pronto ad occuparsi di quella creaturina urlante e ridente?

-in più, alcuni orfanotrofi non sono proprio il massimo. Uno dei miei studenti veniva regolarmente frustrato con la cintura dell'istitutrice- aggiunse Anna.

La maestra bionda poteva vedere il dubbio negli occhi della sua vecchia amica.

Sapeva, prima che Oceanus se ne rendesse conto, che settimana dopo settimana, si stava affezionando a quella bambina.

Ed il desiderio di voler tenere con se quella creatura si faceva presente in quel silenzio.

-lei resta qui.- disse allora Oceanus, dopo diverso tempo rinchiusa nei suoi pensieri.

Non poteva lasciare quella creatura innocente nelle mani degli esseri umani, i quali erano spregevoli.

Bhe, la maggior parte.

-beh...allora prima o poi ti toccherà darle un nome...- sorrise Anna.

-prima o poi- disse la regina dei draghi, stringendo a se la cucciola addormentata.


-Mamma io vado!-disse Cammy quel giorno, pronta a tornare alla ricerca di Stonewall.

-aspetta Cammy, non ricordi che giorno è?- chiese Kinana, con uno sguardo cupo alla figlia.

Cammy si fermò, guardando la madre dubbiosa.

Era stata molto impegnata con le ricerche di Stonewall, che non aveva prestata troppa attenzione alla vita della gilda.

Magari suo padre stava tornando da qualche missione lunga?

No, "Cobra" era partito il giorno prima, ne era certa.

Allora era il compleanno di qualcuno?

No, per il compleanno di Shanw (l'unico nel mese di dicembre) mancava ancora una settimana.

Allora cosa....

-oggi c'è il funerale dell'amica di Nelly, ricordi? La donna anziana a cui andavate a fare visita di tanto in tanto.-

Cammy si sentì un mostro per essersene completamente dimenticata.

Nelly era "sparita", che poi sparita non era, solo perché stava affrontando il dolore della perdita, in un solo giorno, di Jason e di Chris.

Si, era stata crudele a non pensarci neanche per sbaglio alla sua amica.

La violetta annuì alla madre, tornò indietro e si cambiò in un vestito nero.

Era il secondo funerale a cui assisteva nella sua vita, e aveva solo 12 anni.

Ma doveva esserci per Nelly.

Perché alla fine, essere una famiglia vuol dire anche questo.



Angolo Autrice

ebbene...

sono ufficialmente tornata! 

ho completato la revisione, e ho pubblicato questo bel capitoletto che è da gennaio che attendeva di uscire...

grazie per tutti coloro che sono rimasti, e spero che questo capitolo vi piaccia. 

Matilda. 

p.s: in arrivo una sorpresa...

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