Mani legate

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Enlevez-moi même tout le reste
Mais pas la douceur de ses gestes
(Kendji Girac, Les Yeux de la Mama)

Con un clic la serratura si aprì.
— Bravissimo, Pickett! cosa farei senza di te?
— Shhh, non urlare, ci sentirà!
Jacob non poteva crederci: i suoi amici erano andati a salvarlo! Prima ancora che potesse riprendersi dal terrore di qualche istante prima, Queenie gli afferrò la mano e lo tirò via. Confortato dal suo tocco, tornò in sé e seguì Queenie e Newt fuori da quel luogo infernale. Trovarono l'uscita dopo numerosi tentativi, perdendosi e ritrovandosi, scivolando silenziosi sul pavimento di marmo, attenti a non sfiorare il prezioso arredamento e tenendo gli occhi bassi, come per paura di trovarsi davanti qualcosa di orribile. Erano arrivati alla soglia, a un passo dall'esterno, quando Jacob ricordò:
— I bambini! Dobbiamo salvarli! — esclamò, e lasciò la mano di Queenie prima che lei potesse protestare. Corse a cercarli sparendo ancora una volta nel buio.

La porta della stanza in cui erano stati rinchiusi era strettissima, ma così alta che sembrava andare anche oltre il soffitto. I bambini si guardarono e, approfittando della distrazione del loro rapitore, si arrampicarono l'uno sull'altro, cadendo e rialzandosi di continuo, e allungandosi per raggiungere la maniglia. Erano abituati a fuggire dalle stanze chiuse, lo facevano sempre quando volevano evitare le punizioni, e c'era da dire che avevano anche un certo talento. La bambina dai capelli rossi era in cima alla torre, e aveva la fronte aggrottata per la concentrazione.
— Ci sono, ci sono! — urlò ai suoi fratelli, e in quel preciso istante la porta si aprì.

Jacob aguzzò la vista nella speranza di scorgere nel buio le tre sagome spaventate dei bambini. Aprì una porta dopo l'altra, stringendo i denti nello sforzo di non farle cigolare, ma tutti i suoi tentativi andarono a vuoto. A un tratto, un lampo rosso entrò nel suo campo visivo. Dapprima pensò fosse il mago incappucciato, ma guardando meglio scorse i capelli rossi della bambina, seguita dai suoi fratelli. Il viso di Jacob si illuminò, e corse verso i tre ragazzini con espressione sollevata, ma appena si resero conto della sua presenza i tre iniziarono a indietreggiare, spaventati e diffidenti. Fecero per correre dalla parte opposta, ma Jacob fu più veloce e li afferrò in un unico gesto.
— Venite, bambini, andiamo via di qui. Non vi farò del male — disse dolcemente prima che potessero urlare, prendendo il più basso in braccio.
I bambini sembrarono un po' incerti all'inizio, ma decisero di seguire Jacob nella sua corsa disperata.  Che alternative avevano?
L'uscita era vicina, Newt e Queenie avevano aperto il portone per farli passare, quando il bambino in braccio a Jacob urlò: — Violet!
Jacob si girò e inorridì: l'uomo in rosso era riapparso senza far rumore, e si stava portando via la bambina dai capelli rossi, lontano, sempre più lontano, fino a sparire, senza un gemito, tra il freddo marmo.

A vederla, la madre dei tre bambini appariva proprio come un ramoscello spezzato, o una foglia che tremava al soffiare del vento, schiacciata dal suo stesso dolore. Sapeva bene perché tutti evitavano quella zona, sapeva che non avrebbe mai dovuto portarci i suoi bambini, ma non aveva avuto scelta. Adesso che capiva cosa significasse perdere i propri figli, però, faticava a considerarla la scelta migliore. Ma che alternative aveva? Verso mezzanotte vide due uomini e una donna avanzare verso di lei. La donna portava per mano due bambini. I suoi bambini.
— Mamma! — gridò il più basso, correndo verso di lei. L'alto scoppiò a ridere e iniziò a saltare, felice di vedere la sua mamma. Sembravano aver completamente dimenticato quello che era accaduto nella casa.
— Siete qui... — sussurrò lei, asciugandosi le lacrime e sorridendo con dolcezza e incredulità. Si era già rassegnata a non vederli mai più, e poterli stringere ancora tra le sue braccia era una sensazione meravigliosa. Queenie guardò la famiglia riunita con una punta di rimorso. Aveva sempre voluto una vera famiglia, ma questo privilegio non le era mai stato dato, né da ragazzina, né da adulta.
— Violet! — chiamò la madre, con gli occhi ancora colmi di gioia. Si guardò intorno alla ricerca della figlia, ma non la vide. Il sorriso le morì sul volto. — Do..dov'è Violet?
— Mi dispiace tanto — fu Queenie a trovare il coraggio di dirlo. — abbiamo fatto il possibile, ma... — la sua voce si incrinò, ma si costrinse a terminare la frase. — È stata presa —.
— La mia bambina... la mia bambina... — mormorò la donna, fissando un punto lontano. — Cosa ne sarà di lei?
— Starà bene — promise Queenie con voce gentile.
— Bene... — ripeté la donna in tono distaccato, come se quella parola non avesse alcun senso per lei.
— Deve perdonarci — disse la Legilimens, appoggiando una mano sulla spalla ossuta della madre. — è accaduto tutto così velocemente...
— Non scusatevi — la signora sembrò riacquistare lentamente consapevolezza, ma l'espressione distante e addolorata non abbandonò il suo volto. Strinse più forte le spalle dei due bambini, come per trovare la forza. — Avete già fatto molto —.

— Quando torna Vi? — chiedevano i bambini, ma nessuno sapeva come rispondere.
Newt intervenne e aiutò loro e la madre a sedersi, cercando di pensare a qualcosa di rassicurante da dire, ma ritrovandosi con la gola completamente asciutta e le labbra incapaci di articolare qualsiasi suono. Quando però si rese conto che i bambini tremavano per il freddo, tutto gli fu chiaro.
— Jacob, ti andrebbe di andare a prendere un po' di legna? — disse Newt, sedendosi e agitando leggermente la bacchetta per evocare una fiammella.
— Scusa amico, non posso aiutarti... ho le mani legate! — rispose Jacob in tono sconsolato.
— Ti ho solo chiesto di andare a prendere un po' di legna per il fuoco, — ribatté Newt, perplesso, — non credevo fosse un compito così...
— No, Newt — lo interruppe Jacob, — intendo che ho proprio le mani legate. Letteralmente — si voltò e mostrò i suoi polsi, stretti da una corda.
— Oh... — commentò Newt, — E come è successo?
— Ho l'impressione che Queenie non abbia apprezzato la mia gita solitaria nella casa...
— Queenie? — Newt guardò Queenie sempre più confuso. Lei sorrise senza scomporsi.
— Newt, caro, possiamo scambiare due parole? — disse, cogliendo immediatamente i suoi pensieri e trascinandolo in un luogo appartato.
— Sai cos'è quella? — l'espressione di Queenie si fece immediatamente seria mentre indicava la casa alle sue spalle.
— Una... casa, credo — azzardò Newt.
— Sei un purosangue, vero? — domandò Queenie senza un'apparente ragione, e vide Newt arrossire per qualche strana ragione.
— Sì — rispose lui un istante dopo, colto di sorpresa.
— Io no, invece. — affermò lei. — Nelle mie vene scorre sangue No-Mag, l'ho sentito...
— Cosa?
— Il richiamo, ovviamente!
— Scusa, continuo a non capire
— Buon Lewis, Newt! C'è una stanza incantata, lì dentro. Me ne sono accorta quando siamo entrati, ma non so dirti cosa ci fosse, la porta era chiusa
— Pensi che...?
— Lo so per certo. Ci scommetto, quella stanza attira i No-Mag, è come se li ipnotizzasse. Jacob non è passato per di là, ma ci è andato vicino. Ha sentito la voce, ancora ci pensa...
— Non c'era bisogno di legarlo. Adesso è salvo!
— Lo è, ma non possiamo permettere che accada di nuovo — Queenie esitò per un istante. — Ho sentito qualcosa di strano nella sua mente
— Potresti esserti solo suggestionata — la rassicurò Newt. — eri spaventata, e la Legilimanzia non è infallibile. È comprensibile, ti sarai sbagliata...
— Lo spero tanto —.



A Always_Newtina, nella speranza che abbia trascorso un meraviglioso compleanno.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro