Giganti nella notte

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Germaine e Louis guardavano Valerius da sotto le loro cappe scure. Anche Valerius indossava una cappa scura, era quella con cui si era mosso per Parigi, nella notte, per andare da palazzo ai magazzini. Lui vedeva nei loro occhi la tensione e la paura e sentiva il peso di quelle sensazioni. Fino a quel momento, Valerius non si era mai preso la responsabilità di nessuno. Tutto quello che aveva fatto lo aveva fatto eseguendo gli ordini di qualcuno. Ma adesso doveva prendere decisioni che solo a lui spettavano e quindi doveva cominciare ad accettare cosa questo comportava. "Avete paura?" chiese.

"Si, mastro Demoire." rispose di getto Germaine. Louis annuì a ruota.

"Non siamo un esercito." precisò Valerius "Siamo solo tre uomini. E non importa cosa avremo tra le mani, non importa quanto sarà il potere. RImarremo sempre e comunque tre uomini. E' giusto che abbiate paura, saremo tre uomini contro il mondo intero. Ma dovete fidarvi di me."

Germaine e Louis annuirono con decisione. Li aveva... soggiogati? Plagiati? Sottomessi? Era capace Valerius Demoire di una cosa del genere? Lui lo temeva, io sono sicuro che non fosse così. Valerius Demoire era una persona eccezionale. Persone con una certa sensibilità sanno di potersi realizzare solo seguendo persone eccezionali. Come biasimare quei due ragazzi, così giovani, così ingenui e così privi di futuro? Inservienti e aiutanti di campo di un esercito che gli avrebbe negato ogni onore per la loro mancanza di un blasone, ragazzi che avevano deciso di affrontare il fuoco delle battaglie per fuggire alla strada. Quello era il loro destino. Come contestargli che la lotta che offriva Demoire fosse migliore?

Germaine però continuava a essere perplesso. "Mastro Demoire..."

"Cosa?"

"Ci sono gli esplosivi. Non sarebbe difficile. Non morirà nessuno. Basterà organizzare la cosa affinché non si muova, che ci faccia guadagnare tempo. Posso sabotarlo nella maniera corretta. Conosco bene anche lui."

Valerius esitò. Esitò per un tale numero di ragioni che sarebbe noioso e lungo elencarle qui. "No. Non toccatelo."

Germaine annuì di nuovo, Louis pure, Valerius fece loro un cenno e li cacciò via.

Li vide allontanarsi a fare quello che gli aveva ordinato, poi si girò verso il Danse Macabre. Il myrmidon sembrava quasi triste per il lungo periodo di inattività a cui era stato costretto. Valerius si arrampicò fino al suo abitacolo e vi entrò, ritrovando la piacevole sensazione di essere protetto, nel grembo del mostro, nell'unico luogo dove sentisse di essere sé stesso. Poiché non c'era nessuno si prese tutto il tempo per allacciarsi le imbragature, fare i controlli e sistemarsi sulla testa il casco con le ottiche. Quando ebbe finito accese l'ottoniera. "Pronto." disse solo.

"Pronto." disse la voce di Germaine, così diversa, attraverso il sistema di comunicazione.

"Pronto." disse anche Louis.

Valerius attese un lungo secondo. Poi accese il motore del myrmidon, facendo tremare le pareti del magazzino. "In marcia."

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