Il sistema saprà trovare i simboli

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Il tarot system sfrigolava e friniva come un grosso insetto, alimentato dal motore a ignitium alle sue spalle.

Arcadio ci aveva lavorato ininterrottamente per due giorni e aveva smesso la faccia da maniaco lascivo completamente. Sembrava più il capitano di una grossa nave, costretto però anche a fare il lavoro di tutto l'equipaggio.

Correva sulle sue corte gambette da una parte all'altra del capanno, montando e smontando strumenti, prendendo appunti su un foglio con una grossa matita o parlando tra sé e sé, a volte dando sinceramente l'impressione che le macchine gli rispondessero.

Persino Francine era impressionata, gli si rivolgeva quasi con paura e quando lo vedeva concentrato non osava disturbarlo. Germaine, invece, era diventata quasi una sua assistente, gli era sempre intorno, gli passava le cose, ogni tanto riusciva anche a rispondere ai suoi dubbi. Vedere la ragazzina così operosa fece quasi male a Francine, perché capì che il profondo rispetto per la scienza la legava a Arcadio esattamente come l'aveva legata a Valerius e che quel legame era qualcosa a cui lei non avrebbe mai potuto accedere. Sarebbe sempre stata solo un pilota, il cuore pulsante della macchina, un muscolo, incapace di capire cosa aveva intorno.

Alla fine la risposta all'enigma della macchina di Valerius, per Arcadio, parve essere un'altra macchina. Costruita evidentemente di notte, era un blocco di metallo da cui spuntavano infinite bacchette sottili, che finivano in punte affilate. Arcadio legò questa sua nuova opera al Tarot System e chiamò tutti. Solo Maschera di Ferro non si presentò, il brigante aveva lasciato casa di Martellone la sera prima.

"Credo di avere la quadra. Il vostro Valerius era un genio, ma non un genio di quelli semplici! Una mente contorta! Sfidante! Bellissima! Ma terribile!"

"Ha capito come funziona?" cercò di tagliare i discorsi inutili Francine.

"Cosa? No, assolutamente, ma so cosa fa!"

"E qual è la differenza?"

"Mh? non le è ovvia?"

Arcadio lasciò cadere il discorso, forse semplicemente se ne dimenticò, poi diede due colpi al motore a ignitium e strinse due o tre viti. La sua macchina si rizzò come un animale spaventato, poi le bacchette cominciarono a volteggiare nell'aria, infine calarono giù come lance, si impiantarono nel legno del tavolo e cominciarono a graffiarlo, muovendosi con decisione, in modo preciso"

"Mio Dio..." fece Germaine, avvicinandosi al tavolo.

"No..." disse invece Francine, emozionata. Le bacchette avevano qualcosa di ipnotico ed era come se Valerius in persona le stesse muovendo.

Arcadio si avvicinò, fece scorrere un dito in un solco. "Signori... l'ultimo messaggio di Valerius Demoire."

Sul legno i solchi erano evidenti, la calligrafia chiarissimo, il senso della frase oscuro.

Varcate la soglia di calendimaggio
Io non posso essere sconfitto
il sistema saprà trovare i simboli

E sotto un intrico di linee che sembrava casuale, se non fosse stato per la precisione con cui era stato tracciato.

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