Processo a Valerius

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Nel paesino sequestrato dall'esercito c'era un piccolo municipio dove Reika decise di organizzare una specie di processo. Sembrava che la donna mutante si divertisse in quella pomposità e quindi fece si che buona parte dei soldati vi partecipasse.

Lei, alcuni dei suoi collaboratori e Delatroux sedevano a una lunga scrivania di faccia al resto del pubblico. In prima fila tra il pubblico, circondato dai soldati, Valerius, privo di espressione.

Francine era sempre in prima fila, ma dall'altra parte della sala.

Reika declamò in modo teatrale tutto quello che era successo, dalla scoperta di Yuz al coinvolgimento di Valerius, senza dimenticare di ribadire l'importanza del progetto che stavano portando a termine. Poi, crudelmente, sorrise. "Per non mettere a repentaglio tutto quello che abbiamo realizzato l'unica soluzione è mettere a morte Valerius Demoire. Chiedo al generale Delatroux che proceda alla sua fucilazione."

Ci fu un momento di silenzio teso, un brusio difficile da controllare, poi Delatroux si alzò in piedi "In questo caso si predisponga..."

"No."

Francine Valery Santaroche, la spada immacolata di Francia, non aveva alzato la voce, ma il suo tono deciso aveva perforato il silenzio quasi sacrale dell'assemblea e aveva spezzato la frase di Delatroux.

"Prego?" chiese allora l'uomo, stizzito, guardando negli occhi la ragazza.

"Qualunque sentenza abbia espresso quella donna non ha validità. La sua autorità qui dentro è tutta da confermare."

Reika fissò prima Delatroux, poi si rivolse alla giovane. "Devo ricordati il patto su cui è fondata la nostra collaborazione?"

"Un patto che non vi conferisce nessuna autorità."

Delatroux fremette, indeciso se cedere più allo sdegno per vedersi scavalcato o al terrore per aver infastidito la mutante. "Francine, non hai nemmeno tu autorità di intervenire. Sono io al comando!"

Francine lo guardò, impassibile. "Ed è sua decisione assecondare i voleri di questa donna?"

"Assolutamente!"

Francine alzò un braccio, non meno di dodici soldati sollevarono i loro fucili di ordinanza e li puntarono contro il lungo tavolo, su Delatroux, Reika e tutti gli altri. Ancora, la ragazza non alzò la voce. "Generale Delatroux, lei si è già reso colpevole di negligenza, permettendo a una spia di farsi passare per il defunto professor Zeddai, ora mostra evidenti segni di sudditanza nei confronti di una forza estranea alla corona di Francia e, infine, vuole assassinare la più valida risorsa di conoscenza a nostra disposizione. E' mio dovere destituirla!"

Delatroux guardò i soldati, tentato di ordinare loro di abbassare le armi, ma quello che vide lo fece desistere. Non erano le accuse che gli muoveva la ragazza a far sì che loro fossero dalla sua parte, ma l'aura stessa che Francine sprigionava. Francine non era solo un giovane soldato dell'esercito francese, era l'unica persona capace di dominare il gigante di metallo, era colei che si era calata nel ventre del myrmidon e che aveva subito le sue torture per dominarlo. Lui non si era accorto di quanto l'operato della giovane avesse colpito i soldati. Erano tutti disposti a seguire lei... e obbedirle.

Reika non sembrava aver colto la sfumatura, spalancò gli occhi. "Piccola insolente!"

"Se ha intenzione di usare i suoi poteri" precisò Francine, tirando fuori la sua spada e puntandola sulla strega "sappia che i fucili sono puntati anche su di lei e farò si che sparino appena sentirò entrare in gioco le sue capacità. Che lei sia in grado o non sia in grado di fermare i proiettili che le verrano sparati contro è affar suo."

"Forse non ti è chiaro giovane troia" disse la mutante, con voce graffiante "quell'uomo distruggerà anche te. E più ti coinvolgerai con lui più saranno piccoli i pezzi in cui ti ridurrà."

"A oggi, strega, la Francia ne ha bisogno."

Fu così che Francine Santaroche, il pilota, prese il comando del progetto myrmidon in Uruguay e fu così che Valerius poté continuare a lavorare alle sue macchine. Il ragazzo non ebbe quasi reazione durante il colpo di mano della giovane pilota, sussultò solo alla fine, quando capì che era nuovamente libero.

Si preoccupò poi che niente, di quanto era avvenuto, restasse impunito.

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