Tane di topi

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Spagna

Nemmeno loro erano andati abbastanza sotto da poter sfuggire alle onde di calore, ma anche loro, evidentemente, contavano sul fatto di non essere visti. Era un concetto di trincea tridimensionale, copriva da davanti, da dietro e anche da sopra. Il risultato è che finivi lo stesso col fare la vita del topo, a respirare fango, bere pioggia e strisciare.

Avevano recuperato 15 uomini, divisi a metà tra i loro e gli spagnoli. Ora erano tutti seduti lungo la trincea, dei teli che li rendevano praticamente invisibili dall'alto. In qualche modo, gli avevano dato del té.

"Non sono cannoni normali." affermò Morgan all'uomo che era venuto a prenderlo. Di tutti quelli che erano stati salvati, era l'unico in vena di parlare. Tutti gli altri fissavano il vuoto, in particolare quelli che avevano visto qualche loro compagno spazzato via a pochi metri da loro.

"Sono artiglieria, principalmente spagnola. Ma abbiamo dovuto modificarli. Avevamo bisogno di più alzo e più gittata. Spariamo molto meno, ci vuole una vita a caricarli, ma è sufficiente."

"Quindi voi sapevate di quella cosa."

L'uomo sorrise. "Sono settimane che sopravviviamo a quella cosa."

Anche l'ufficiale spagnolo s'era salvato. Stremato, respirava a fatica addossato a un muro di fango. Uno dei loro salvatori gli si era avvicinato e si era seduto accanto a lui. Gli parlava piano nella sua lingua, pareva conoscerlo.

"Siete mischiati spagnoli e inglesi." continuò a notare Morgan.

"Come voi."

"E continuate a ripetere... quel nome."

"Valerius Demoire."

"Perché?"

"Venga con me."

Scesero nel cuore della tana. In certi punti le trincee erano state allargate in vere e proprie sale, puntellate di travi per sostenere una crosta di terreno che no poteva essere più profonda di un metro. Topi. Topi. Topi. A Morgan venivano in mente solo topi.

Al centro di una sala l'unico pezzo di tecnologia disponibile in tutta quell'area: un'ottoniera che gracchiava a vuoto, ottusa, grattando come un insetto.

"Quali comunicazioni potete ricevere qui?" chiese Morgan scettico. A loro nemmeno le avevano date le ottoniere.

"Ascolti."

Il gracchiare dell'ottoniera cominciò a divenire intermittente, poi iniziarono ad afferrarsi parole, in mezzo ai rumori di statica. Alla fine c'era qualcuno che ripeteva una frase all'infinito. Fu una fortuna per Morgan, perché dovette ascoltarla almeno una decina di volte prima di afferrare il significato.

"La battaglia per liberare Valerius è iniziata" diceva la voce, con tono cantilenante. E poi aggiungeva: "Io non posso essere sconfitto."

Morgan si grattò la testa, ricordava le parole del pazzo che lo aveva portato lì. "Cosa significa tutto questo?"

"Che presto la vera guerra comincerà."

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