Bloccati a Calendimaggio

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"Non sono venuti qui per diventare il suo esercito. Alcuni sono già andati via e certi preferirei se ne andassero, a sentire i discorsi che fanno." Ethienne guardò Germaine con le sopracciglia profondamente aggrottate. "In realtà conoscerlo ha... intaccato il mito."

Ethienne parlava a Germaine da amico e Germaine lo sapeva, ma nonostante quello la ragazza doveva filtrare i suoi discorsi perché, da amica, doveva ammettere con sé stessa un fatto importante: a Ethienne non piaceva Valerius. "Sto cercando di spiegargli che dobbiamo andarcene, ma si è messo a lavorare alla macchina. E finché non gli assicureremo che possiamo spostarla non si schioderà."

Il ragazzo sbuffò. "Ho mandato qualcuno a cercare una nave. Abbiamo dei contatti. Ma potremmo metterci del tempo e questo posto è una tomba impenetrabile sepolta. Se anche la lasciassimo qui..."

Germaine alzò le braccia come per difendersi. "Tu non... non lo... è complicato."

L'espressione del giovane soldato cambiò di scatto in qualcosa di acido. Era come una punta di freccia rimasta a lungo appoggiata alla corda tesa, che ora poteva partire. "Parlaci!" fu il suo ordine. Poi si dileguò.

Germaine era preoccupata. Valerius non era una persona facile e chi era vissuto conoscendone solo il mito si trovava spiazzato di fronte all'uomo. La scomparsa del vecchio non aiutava e lei stessa si cominciava a chiedere cosa ci facessero tutti lì.

Come aveva provato già molte volte a fare andò da lui. Facile trovarlo a trafficare intorno alla nicchia del myrmidon.

"Sono contento che tu sia qui." le disse il genio appena la vide, accogliendola con un sorriso. "Ho appena tolto la blindatura dello stinco e c'è qualcosa che devi vedere delle sospensioni."

Lei sapeva che avrebbe dovuto assecondarlo così gli si avvicinò. Andarono vicino alla gigantesca gamba della macchina e si accovacciarono, uno accanto all'altro. "Ecco, lo vedi questo cavo d'acciaio? E' collegato direttamente ai giroscopi del ginocchio. E vibra, costringendo questa struttura qui ad armonizzarsi. Così quando il piede cala a terra non è come un mucchio di metallo che crolla, ma un'unica struttura elastica. Mi è venuto in mente..."

Come faceva la gente a non amare Valerius Demoire? Come faceva a non capire quale gemma rappresentava? Non importava capirne o no di meccanica, la passione nei suoi occhi era qualcosa che nessun altro umano poteva avere. Non poteva bastare?

Germaine ascoltò pazientemente la spiegazione, poi si trattenne dal fare domande tecniche che pure le erano venute in mente e cercò gli occhi del ragazzo. "Non può continuare così, Valerius. Non siamo in Francia, qui."

"Ma cosa... cosa posso fare?"

"Riprendere la tua vita sulla terraferma, continuare le tue lotte."

"Non saprei neanche da dove cominciare..."

Lei abbassò la voce, cauta. "Potresti cominciare raccontandomi quello che è successo qui."

Lui non parlò, col labbro che gli tremava, poi appoggiò la testa al petto di Germaine. Era più grande di lei eppure sapeva farsi così piccolo, quando aveva bisogno di aiuto.

Lei non ebbe più il coraggio di dire nulla. Lo tenne a sè alcuni secondi, poi tirò su il suo volto, portandolo davanti al suo.

Lui accettò il bacio come un balsamo.

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