Chiamata alle armi

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"Lei, signorina Santaroche, è rimasta troppo tempo a bordo di quei cosi! Ormai la sua percezione della realtà è distorta." inveì Darwin, battendo un pugno sul tavolo. Nuovamente veniva fuori la sua doppia natura di uomo fragile e allo stesso tempo pieno di energie.

Francine non aveva bisogno di combattere con nessuno in quella stanza, non doveva dimostrare niente, niente che le sue cicatrici non dicessero già. "Possiamo facilmente entrare in Francia, nessuno ci fermerà e a quel punto posso portarvi dove si radunerà l'esercito francese."

"E vuoi sbaragliarlo con un unico myrmidon?" chiese acido Valerius.

Ma Francine, stavolta, lo guardò negli occhi. "No, voglio sollevarlo contro il tiranno."

Fu de Seuze l'unico ad aprire bocca, lasciandosi scappare un'esclamazione sconnessa, mentre tutti gli altri trovavano più opportuno il silenzio. Era quella un'idea incredibile, che gli uomini nella stanza stentavano a elaborare, ma che, nel suo essere clamorosa, era anche terribilmente affascinante.

"Non dubito ci siano grandi sacche di malcontento in Francia oggi." notò Arcadio "Re Gregoire è sempre stato completamente pazzo e quel poco che si sa della corte è abbastanza sconfortante. E' anche il primo responsabile della guerra e questo è stato un inverno molto duro."

"Proprio tu proponi un piano del genere" obiettò invece Valerius "tu che non ti sei mai posta domande a combattere per lui?"

"E proprio tu lo rifiuti, Valerius Demoire" ribatté lei "tu che hai chiesto a tanta gente di combattere per te?"

"Touchè!" scappò ad Arcadio, prima che il buon senso gli frenasse la lingua.

"Touché o non Touché" tornò a inveire Darwin "non potrò mai convincere i Rosacroce a divenire parte attiva di questa guerra. Non dopo aver concordato che il nostro scopo deve essere limitare la devastazione."

"Usa l'ottoniera, Valerius!" continuò invece a dire Francine, rivolta solo a Valerius, rivolta all'uomo a cui aveva affidato il giudizio sulla sua stessa persona, rivolta all'uomo che più aveva amato e che più male le aveva fatto nella sua giovane vita. "Dì loro di combattere per te e loro combatteranno."

"Non puoi sapere..."

"E se non combatteranno per te" incalzò Arcadio Martellone "lo faranno per la Spada Immacolata di Francia."

La ragazza sbiancò. "No, Arcadio, io non intendevo..."

"Valerius è un spettro potente e un'ombra mistica, mademoiselle. Ma sappiamo tutti e due cosa è lei, per i soldati francesi."

E fu a quel punto che Valerius, forse, compì l'unico genuino atto di crudeltà di tutta la sua vita, l'unico vero affondo fatto in nome della rabbia e del rancore. Sappiamo oggi, dopo aver esplorato il suo animo, quali e quanti corrosivi pensieri offuscavano il suo giudizio e forse lo capì anche lui, col tempo. Ma allora decise di compiere un atto malvagio, per una vendetta infantile dovuta al suo infantile orgoglio, per nutrire la sua arroganza contro gli assalti continui del panico.

Valerius accettò il piano della sua antica amante, ma lo modificò in minima parte: attraverso le segrete ottoniere fu il nome di Francine Santaroche a chiamare tutti alle armi.

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