L'esilio di Francesco Pupo

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Francesco Pupo Torvergata pregava presso la piccola edicola della Madonna, inginocchiato sui cuscini vinaccia, le mani chiuse di fronte al volto.

In questo modo, completamente raccolto, aveva la possibilità di sentire vibrare i pensieri di tutte le persone nella casa, capire dove si trovavano, dove stavano andando e cosa provavano.

I poteri di Francesco Pupo erano i poteri di un inquisitore, non aveva nessuna delle empie capacità dei mutanti, ma anni di addestramento gli avevano concesso di analizzare e decodificare l'animo umano con una nitidezza e una precisione che gli permetteva di guardare attraverso il suo prossimo sviscerandolo, smembrandolo nei suoi sentimenti. Nessuno mentiva a Francesco Pupo. Nessuno gli sfuggiva.

Ma sobbalzò comunque quando la porta si chiuse dietro di lui con uno schiocco. Si girò e incontrò il sorriso benevolo di Alfredo Colonna. Francesco Pupo non conosceva dettagliatamente la natura dei poteri di Colonna, quello che sapeva era che, quando provava a esplorarlo, si trovava davanti una lastra di impenetrabile piombo.

Si fece un rapido segno della croce e si alzò in piedi.

"Il mio buon prete." disse semplicemente Alfredo Colonna, annuendo. Poi scivolò alla grande finestra della stanza.

Francesco Pupo gli si affiancò. "Sono accorso appena avete chiamato. Siete dunque giunti a delle conclusioni?"

Alfredo parlava con sul viso un sorriso beffardo che faceva si che nulla sembrasse importante. Uno dei suoi mille trucchi per sviare i nemici. "De l'Hopital era effettivamente Avignone. Ha avviato il programma dei myrmidon francese con la complicità di Zeddai. Poi dice che ha smesso di ricevere informazioni, ha creduto che la faccenda fosse sfuggita di mano a tutti."

"Voi non gli credete?"

"Io credo che dica la verità, la sua verità. Ma De l'Hopital è stato abbandonato a sé stesso, semplicemente. I suoi alleati lo hanno lasciato solo, ma sapevano benissimo cosa stavano facendo, purtroppo."

"E dei rettili? Ha parlato?"

"Come un invasato, mio buon prete. Una creatura terrorizzata dalle squame. Superstizioso, devoto, assolutamente inaffidabile. Una persona consumata da una fede incomprensibile. Immagino che non le stia raccontando niente di nuovo."

Francesco Pupo annuì con un sorriso. La natura della fede. Ci si era interrogato per un periodo e quando aveva capito che non avrebbe trovato risposta aveva chiesto di essere trasformato in un inquisitore. Proteggere ciò che non si conosce è più facile di conoscere ciò che si deve proteggere. Nella sua vita, poi, aveva incontrato domande sulla fede ovunque. Nelle sue vittime, nei suoi alleati, nei sui nemici. E non aveva mai capito se almeno loro avevano una qualche risposta.

Alfredo Colonna si staccò dalla finestra con un'espressione diversa. "E ora veniamo a voi."

"A me?" chiese stupito Francesco.

C'era una scrivania di legno pregiato, lucidato a specchio, Alfredo vi si sedette dietro e incrociò le dita. Francesco Pupo sapeva che molte volte Alfredo era stato vicino a prendere i voti, sicuro di una veste da cardinale. Aveva sempre rifiutato all'ultimo. Perché diventare un alto esponente della Repubblica del Santissimo Vaticano, quando poteva essere un burattinaio per tutte e cinque?

"Ovviamente il vostro operato ha suscitato perplessità." cominciò.

L'inquisitore chinò il capo. "Eseguivo gli ordini del Santo Padre."

"Eseguivate ordini che il Santo Padre vi ha dato su vostra proposta. Cerchiamo di essere chiari: io, il Santo Padre e buona parte delle persone importanti nelle cinque repubbliche vi approviamo. Ma quello che abbiamo ottenuto da De l'Hopital non giustifica totalmente quello con cui ci siamo immischiati. E voi avete da lungo tempo dei nemici."

Francesco Pupo tacque. Inutile aggiungere parole a un'analisi tanto lucida.

"Per cui farvi tornare a Roma è fuori discussione. Rischiate di esporre l'intero istituto dell'inquisizione a attacchi deleteri in questo momento."

Francesco Pupo continuò a tacere, i suoi occhi semichiusi a schermare i suoi sentimenti. Non aveva paura, non si può provare paura dopo aver aderito al ministero dell'inquisizione.

"Fortunatamente abbiamo una missione adatta a voi. Molto lontano dai nostri confini. Persone con cui dovete prendere contatto ora, prima che sia troppo tardi. Abbiamo disvelato uno snodo fondamentale della guerra e dobbiamo giocare d'anticipo questa volta."

Alfredo Colonna tirò fuori dalle sue maniche una lettera, la pose sulla scrivania.

Francesco Pupo Torvergata prese la lettera, non la lesse e la fece scomparire fra le sue vesti. "Sono strumento della mia chiesa." disse soltanto. E non gli fu difficile dirlo, perché ci credeva davvero.

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