Affamati di ferro

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I cinque konsole avanzavano sul suolo curvi, praticamente a quattro zampe, con quella tipica posa animalesca che li faceva apparire grotteschi sul campo di battaglia. Avevano barattato la cautela con la velocità, non erano stati scaricati dall'aeronave poi così lontano dall'esercito nemico e se non fossero riusciti a compiere la loro missione abbastanza in fretta i Tunguska Atlas li avrebbero trovati e li avrebbero fatti a pezzi.

Cinque myrmidon erano stati perduti al termine del primo attacco dell'esercito russo e adesso ecco che in campo ne erano stati lanciati altri cinque. I piloti erano consapevoli che il loro destino sarebbe potuto essere molto simile, ovvero ritrovarsi perduti su territorio ostile e costretti a cavarsela. Non ne erano stati spaventati. I soldati tedeschi erano stati umiliati e insultati dal potere russo, le storie di caserma imputavano alla bambina puttana la follia di Wilhelm Haruden che nella morte era diventato una specie di santo intoccabile. Se c'era qualche modo per prendersi una rivincita sulla gente dello zar erano tutti pronti a offrirsi volontari, indipendenti dai rischi, anche senza aver assaggiato la comunione con la regina o anche solo col generale Bismark.

Bismark, da quando la missione era iniziata, si era chiuso nelle sue stanze e aveva esteso al massimo la sua concentrazione, fino a connettersi con la squadra. Vedeva con i loro occhi e riusciva a passare pochi stentati ordini, non aveva stretto con i soldati un legame troppo stretto e invasivo perché quel tipo di unioni erano sempre pericolose, quindi le sue possibilità erano limitate. In fondo però non aveva bisogno di comandare i suoi soldati come pupazzi, li aveva addestrati perché fossero autonomi e sapessero fare il loro lavoro anche senza nessuno nella loro testa.

I konsole raggiunsero la loro preda: la lunga striscia di ferro della ferrovia. Le ferrovie erano il segreto del successo dell'esercito dello zar. Mentre i myrmidon Tunguska procedevano nella loro caccia serrata convogli carichi di ignitium e rifornimenti attraversavano il paese e li rifocillavano. Nella zona in cui si trovavano la rete era capillare e una buona organizzazione poteva tenere in vita l'armata russa per mesi. A meno che non fosse successo qualcosa alle rotaie.

Quando hai a disposizione un gigante di ferro munito di artigli non è molto difficile decidere cosa fare. Appena raggiunsero la strada ferrata i konsole affondarono le loro mani uncinate sotto la terra e strapparono, svellendo i binari e curvandoli indietro in diverse forme. L'attacco in un punto specifico avrebbe fermato un treno, ma i russi avevano modi efficienti per riparare i danni per cui la strada ferrata andava distrutta per chilometri. Il punto che avevano scelto, fortunatamente, era lontano dai centri abitati, quindi potevano muoversi senza grosse cautele. Era come vedere un sabba demoniaco, creature mostruose alte diversi metri che si curvavano nella terra e si divertivano a deformare il metallo, traendo da questo alti stridii agghiaccianti. Si muovevano veloci ed efficienti, ci misero poco a capire come fare per procurare il massimo danno. Il loro capitano contava orgoglioso i chilometri che stavano mangiando.

Gli occhi di Bagatto erano spalancati sull'operazione, cercavano di stabilire la misura tra l'esercito russo e la piccola squadra. L'esercito ci avrebbe messo un po' ad accorgersi di cosa stava succedendo, ma a un certo punto una squadra si staccò dalla marcia principale. Erano più o meno i tempi che aveva valutato Bismark. Avvertito di quanto stava accadendo ordinò ai suoi la fuga.

I konsole non sarebbero potuti tornare all'aeronave, l'armata di Rasputin gli avrebbe tagliato la strada. Il loro piano era correre in direzione opposta, così da trascinarsi dietro la squadra nemica. Da lì gli scenari possibili erano diversi: poteva essere che i Tunguska si sarebbero stufati, oppure che sarebbero risultati così pochi e stanchi da poterli affrontare in campo aperto. C'era anche l'eventualità di sfuggirgli e allora loro ne avrebbero approfittato per trovare un'altra ferrovia.

La loro fame di binari non era ancora placata.

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