L'anima di Caleb

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Caleb guardava avanti a sé. Davanti a sé c'era Mosca anche se era ancora troppo lontana per vederla. L'aeronave stava veleggiando verso la sua meta finale. La battaglia contro l'esercito russo non era stata facile, avevano riportato gravi perdite, ma avevano vinto e ora avevano l'occasione di puntare direttamente al cuore del nemico. Se Caleb avesse avuto una mente più propensa alla tattica militare, più disciplinare, avrebbe visto anche lui che quello poteva essere il più grande sbaglio disponibile, che dopo aver esaurito le energie contro le truppe russe niente diceva che avrebbero avuto vita facile contro la capitale dei loro nemici, ma Caleb aveva altre doti, un altro modo di ragionare e fremeva semplicemente per arrivare.

Non era facile trovare Caleb da solo. Il più delle volte era impossibile stabilire dove fosse, quando si mostrava lo faceva perché era alle spalle di Valerius. Francesco Pupo Torvergata però era un inquisitore, la sua vita era dedicata a leggere i comportamenti degli uomini e in uno spazio ristretto come il vascello volante persino prevedere la posizione di un personaggio così sfuggente diventata possibile. Lo affiancò a fissare il vuoto dell'orizzonte.

"Sembra che nessuno abbia più niente da dire." esordì.

Il consigliere di Valerius rimase immobile, accennando solo a guardarlo. "Cosa intendete?"

"Sembra che questa battaglia abbia saziato le brame di tutti. Non sentite anche voi uno strano clima di... noia? Quando siamo arrivati in Russia eravamo tutti trepidanti di avventarci sulla forza nemica, ora invece abbiamo esaurito l'entusiasmo."

"Entusiasmo..."

"Bismark dice che è una cosa normale, lui può lavorare per tenere allertati i soldati, ma tutti gli altri... tutti gli altri si comportano così perché non hanno capito la situazione."

Caleb si guardò intorno come una lucertola che abbia visto un falco volteggiargli sopra e cercasse un sasso sotto cui nascondersi. Era evidente che era perfettamente in grado di tenere testa a Francesco, ma qualcosa lo portava istintivamente a non farsi mai trovare in campo aperto. Usava Valerius come un paravento, stando sempre un passo dietro lui, sfruttando la sua gigantesca ombra. Per questo, probabilmente, non si faceva mai trovare solo. "Anche voi siete annoiato?"

"Mai. Nemmeno un giorno della mia vita. Vi sono troppe persone intorno a me perché non abbia qualcuno di cui interessarmi."

"Qualche anima."

"Le anime riportano i segni di quello che facciamo, ma quello che facciamo continua ad appartenerci."

Caleb non riusciva a muoversi, sentiva l'artiglio del prete sul petto. Un artiglio gentile, che nessuno vedeva, nascosto nella pacatezza delle sue parole. La forza degli uomini di Santa Madre Chiesa era che spesso gli bastava parlare. "Avete faticato a trovarmi per parlarmi da solo. Siete preoccupato della mia anima?"

"Sono preoccupato di tutte. Ma prima della vostra anima mi interessa quello che sapete. Voi e Valerius."

"Molte cose, troppe..."

Quella era una frase che Caleb usava per spaventare le persone, ma che non poteva funzionare con Francesco Pupo Torvergata. Forse un tempo, forse prima di quella guerra, ma ormai non esisteva abisso in cui non si sentiva pronto a scendere. "Voi e Valerius siete impenetrabili ai mutanti. E siete naturalmente impenetrabili a me. Io so che il vostro scopo è quello di abbattere i rettiliani, non avete un secondo fine oltre a questo, ma so anche che ci state nascondendo qualcosa. Il cosa... il cosa non è affar mio, paradossalmente. Io sono un uomo a cui interessa capire perché."

Caleb non allargò le braccia, gesto troppo plateale per lui. Si limitò a puntare le dita intorno, come ad abbracciare tutto. "Se credete che tutto questo basti a fermare quelle creature non avete imparato nulla in questi anni. E' stato necessario fare molto di più."

"Un molto di più che non abbiamo il diritto di vedere?"

"Probabilmente no."

Francesco Pupo Torvergata era soddisfatto. Voleva solo assaggiare ciò che Caleb realmente era, non pretendeva di più. Il suo occhio aveva visto molte cose che nemmeno la grande capacità eretica di Bismark avrebbe potuto scavare fuori. Annuì. "Oggi mi limito a tenere d'occhio quello che state facendo" concluse allontanandosi "ma prima o poi tornerò per la vostra anima."

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