Le prime luci della rivoluzione

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C'erano poche luci a Rostokov. Anche se la città era lontana dalla guerra, la guerra pesava nell'aria e suggeriva di rimanere nascosti. Come in un moto d'orgoglio, però, proprio la caserma della città, il centro del potere, era illuminata, a voler dimostrare il controllo dello zar. A nessuno era venuto in mente che questo l'avrebbe resa un bersaglio più semplice.

Daikatana, Coniglio e gli altri tre ORL erano allineati fuori città, nella tenebra più completa, invisibili. Avrebbero potuto andarsene e nessuno li avrebbe fermati, ma non era così che si comportava Francine Valery Santaroche e persino quei russi di provincia l'avevano capito. Era stata molto chiara con Pasternak, non avrebbe messo a ferro e fuoco la città, non avrebbe portato la guerra a Rostokov, quello che si sarebbe limitata a fare sarebbe stato calare sulla città al culmine della ribellione, neutralizzare le truppe, lasciare che il movimento rivoluzionario prendesse il potere. Erano tutte cose che avrebbe potuto fare praticamente senza uccidere nessuno, se i suoi alleati si fossero rivelati realmente astuti. Purtroppo, in quei giorni non le avevano dato quell'impressione.

"L'ottoniera tace ancora." si lasciò sfuggire Artemisia. La ragazza si era fatta adulta, il che significava che era un soldato molto più prezioso di prima, ma stava anche perdendo la cieca devozione che l'aveva caratterizzata quando l'aveva conosciuta. Non era stato facile convincerla del piano, farle capire che avrebbero dovuto scendere su un campo di battaglia non loro contro un popolo praticamente indifeso. Artemisia era ancora convinta che ogni suo gesto dovesse portarla per la via più breve alla sconfitta dell'unico nemico che conosceva, ogni deviazione le sembrava un inutile spreco di sangue. Aveva dovuto imporsi, per convincerla, farle capire che si trovavano in un vicolo cieco. Come comandante, di certo non era un bene che dovesse spendere energie anche per portare alla sua idea i suoi sottoposti, ma sotto sotto era contenta che Artemisia le tenesse testa. Aveva bisogno che qualcuno mettesse un freno a quello che era, la costringesse a riflettere una volta di più. Tutte le volte che le persone avevano semplicemente obbedito lei aveva finito per fare degli errori.

Una sirena echeggiò nella notte, fatta per essere udita ovunque e infatti il rumore arrivò anche a loro. Alcune luci della città si accesero, ma dalla loro posizione non potevano vedere nient'altro. In ogni caso era tutto parte del piano. "Sembra che abbiano cominciato." spiegò Francine.

Pasternak e i suoi non sarebbero stati così stupidi da colpire Rostokov frontalmente, c'erano altri obiettivi che interessavano allo zar e che erano più vulnerabili, come le grandi fabbriche di motori a vapore pesante. La rivoluzione non sarebbe cominciata per le strade delle città, ma nei luoghi di lavoro, avrebbe paralizzato i muscoli della nazione russa così da fargli far chinare più facilmente la testa. Luoghi che potevano essere presi con poche armi, ma che avrebbero subito allertato i soldati del regno.

"Comandante?" chiese Artemisia. I movimenti delle braccia di Coniglio indicavano che stava controllando lo stato del fucile.

In quel momento Francine realizzò che non sarebbe riuscita a finire quella notte senza uccidere nessuno. Era stato un bell'inganno crederlo fino a quel momento, ma adesso che metteva mano alla spada le era ovvio che non si sarebbero arresi e che lei non avrebbe potuto lasciarli scappare. Mandò il motore di Daikatana su di giri. "Andiamo."

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