Ricongiungimento

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Francine si lanciò dentro l'hangar consapevole che il mondo dietro di lei esplodeva. Lo spettacolo che si trovò davanti la colpì più di quanto avrebbe dovuto. L'accolse un gruppo di soldati male in arnese, stanchi e sporchi, che probabilmente mai prima d'ora avevano assaggiato la furia della battaglia come in quel momento. In un angolo, invece, non poteva non notare il mucchio dei corpi dei rivoluzionari che erano stati uccisi nella presa dell'edificio. Si era illusa, nella sua fuga assieme a Maschera di Ferro, si poter riuscire a liberarsi senza che nessuno si facesse male, ma questo non era ovviamente possibilie.

"Fermatevi" disse uno dei militari, supportato da quattro fucili spianati.

"Sono Francine Valery Santaroche, vi ho riportato la vostra contessa!"

Alla vista della nobile il volto del soldato si distese, ma solo per un secondo. "Dov'è l'uomo dal volto coperto?"

"Là fuori."

E appena Francine fece il gesto di girarsi alle sue spalle si sentì il profondo rombo di un altro degli ordigni anti-myrmidon che veniva lanciato. A quello però seguì una salva di mitragliatore di Tunguska, a dimostrazione che non era bastato.

"E cosa intendete fare adesso? Il piano era suo."

"Daikatana è ancora intatto?"

"Daikatana?"

"Il" Francine si trovò a provare una sorta di strano pudore "il mostro di metallo fatto di spine."

L'hangar tremò. Poteva essere un buon segno, poteva significare che uno dei myrmidon nemici era stato abbattuto oppure che quelli avevano deciso di radere al suolo l'edificio e avevano anche capito come. Fortunatamente lo scenario di guerra impediva che i tunguska usassero le loro formidabili capacità di artiglieria, ma nella Seconda Guerra del Vapore non mancavano i modi per far esplodere cose.

Il soldato, a sentire la descrizione di Francine, doveva aver capito di cosa stava parlando, perché la condusse con sé. Roksana, sebbene ormai potesse considerare finita la sua ordalia, continuò ad andarle dietro.

"Ci abbiamo messo un'ora a smontare tutti gli ordigni di cui era circondato." spiegò intanto il lealista "Non so perché i rivoluzionari lo temessero tanto."

"Allora non lo hai visto in azione." disse la contessa, cupamente.

Quando gli occhi di Francine poterono posarsi nuovamente sul suo gigante di ferro lei si sentì immediatamente sollevata. Questa, evidentemente, era ormai una sua debolezza. Un soldato esperto come lei non avrebbe dovuto avere un legame così forte con il suo mezzo, doveva accettare la possibilità che un giorno Daikatana venisse distrutto e che lei dovesse trovare una nuova macchina da pilotare. L'Orleans originale, a cui aveva tanto aveva dato, era bruciato nel rogo e con lui si era consumata la sua prima vita di soldato. Si chiedeva cosa ci fosse, una volta consumata anche la seconda.

"Eccolo qui." disse il soldato. "Ora dovete spiegarci qual è il piano."

Francine si strappò via la giacca militare. "Mi infilo in una tuta e vi salgo a bordo."

"Sembra che tutte le forze a disposizione dei rivoluzionari si stiano concentrando qui. Abbiamo dovuto rivedere i numeri che avevamo comunicato all'uomo mascherato. Ci sono almeno cinque tunguska attivi e hanno presto il controllo anche degli ORL."

Le tute erano ammonticchiate su un tavolo come stracci. Senza pudore Francine si ridusse seminuda e si infilò in una. Quasi non sentì la nota di esitazione nella voce del militare quando espose per un attimo le sue cicatrici. "Mi è chiaro. Ora aiutatemi a entrare nell'abitacolo."

"Avete intenzione di affrontare un'intera città da sola?"

"Questo è sempre stato il piano di Maschera di Ferro."

"Ma..."

Roksana guardò un momento Francine. Sul suo volto ricomparve l'ombra d'odio del loro primo incontro, quando lei veniva portata via dal palazzo dove i suoi genitori erano appena morti. "Lasciatela fare, capitano." disse la nobildonna, forse perché sapeva che cos'era la francese o forse perché semplicemente non le importava il suo futuro "Lasciatele usare il suo mostro."

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