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2003 – Kagoshima

Rui sfoglia estasiato i dépliant di Okinawa, sventolandoli sotto il naso di Kei. «Guarda che meraviglia: la spiaggia è così bianca che sembra fatta di sale.»

L'amico sbadiglia rumorosamente. «Ho capito, Rui, vuoi andare ad Okinawa così tanto.»

Il bambino fa una smorfia. «Voglio vedere l'oceano.»

«Non è me che devi convincere. Hai fatto vedere a Saito il tuo programma?»

Rui si rabbuia. «Quel tappo quattrocchi ha detto che devo presentargli un programma scritto entro oggi pomeriggio, altrimenti boccerà la mia idea.»

Kei ride. «Un programma scritto? Tu?»

Quello geme, prendendosi la testa tra le mani. «Volevo vedere l'oceano...!»

L'amico alza gli occhi al cielo e prende a dondolarsi sulla sedia. «Potrei darti una mano...»

Rui alza la testa di scatto, fissandolo con gli occhi lucidi di gratitudine. «Lo faresti davvero?»

Il bambino finge di pensarci un po' su. «Beh, potrei...» sul suo viso appare un'espressione furba. «Se tu mi regalassi il videogame che hai ricevuto per il tuo compleanno.»

L'altro digrigna i denti. «No!» urla. «È appena uscito e non ho ancora finito tutte le missioni!»

Kei si alza in piedi, scuotendo le spalle. «Bene allora, come non detto. Buona fortuna per il tuo programma scritto.»

Rui stringe i pugni, furibondo e rivolge un'occhiata feroce alla schiena del suo amico, ma alla fine non può fare a meno di arrendersi. Con un sospiro, lo afferra per il bordo della maglietta. «E va bene.» cede. «Ti darò il mio videogioco, maledetto strozzino.»

I due si mettono subito al lavoro e, grazie al prezioso aiuto di Kei, il programma viene terminato e consegnato in fretta. Nel corridoio fuori dall'aula dei professori, i due amici chiacchierano vicino alla finestra, quando vengono interrotti da un gruppo di bambine dell'aula accanto.

«Yoshida. Buon pomeriggio.» esordisce una di loro.

I due posano gli occhi su di lei e Rui arrossisce. La bambina è deliziosa nella sua uniforme fresca di bucato e porta i capelli raccolti in due codini sulla nuca. La sua pelle chiara e gli occhi grandi fanno somigliare il suo viso a quello di una bambola di porcellana.

«Buon pomeriggio, Ito.»

Rui mette il broncio. «Ehi, ci sono anche io!»

La bambina posa infastidita lo sguardo su di lui, come se fosse seccata di quell'intromissione, poi rivolge nuovamente il suo più bel sorriso a Kei. «Ecco, Yoshida...» abbassa lo sguardo e si fruga rumorosamente in tasca, per poi estrarne tre buste rosa. «Queste... Sono per te.» le porge a Kei a capo chino e scappa via, rifugiandosi tra le sue amiche, che la circondano agitate, parlottando a bassa voce e lanciando sguardi.

Kei sorride, mostrando le lettere d'amore al suo amico. «Che carine.» commenta.

Rui sbuffa. «Stupide bambine.»

L'amico ghigna, stringendosi le lettere al petto. «Sei invidioso, Rui?»

Lui gli lancia un'occhiata ostile. Il loro aspetto non potrebbe essere più diverso: i lineamenti squadrati di Rui, incorniciati da una folta zazzera di capelli castani e la sua corporatura robusta non potrebbero mai competere con il viso paffutello di Kei, i suoi morbidi capelli neri e la sua figura longilinea. «Scusa se non siamo tutti popolari come te.»

Kei ci pensa su. «Se non facessi sempre il broncio penso che le ragazze ti troverebbero carino.»

«Carino?» strabuzza gli occhi. «E chi vuole essere carino?! Io voglio essere un figo!»

L'altro scoppia a ridere. «Ne vuoi una?» chiede sventolando le lettere.

«E che me ne dovrei fare? Sono indirizzate a te.» il suo volto si rattrista.

Kei gli dà di gomito. «Scommetto che un giorno sarai più popolare di me, con le ragazze.»

Rui sospira. «Magari quando andremo ad Okinawa incontrerò una bella ragazza che si innamorerà di me al primo sguardo.»

Il bambino ci pensa su. «Potrebbe darsi. Magari anche una ragazza più grande.»

«Dici sul serio?» i suoi occhi brillano speranzosi.

L'amico scoppia a ridere. «Certo che no, idiota! Una ragazza più grande che si innamora di te al primo sguardo? Cos'è un manga d'amore?»

Rui gli lancia un'occhiata truce, scuote la testa e se ne va con il capo chino e le spalle curve. Le risate di Kei continuano ad accompagnarlo fin quando non entra in classe.

Scrive la sua preferenza su un foglio di carta, poi lo ripiega e lo consegna al rappresentante, che lo legge e si gira verso la lavagna, scrivendo con il gesso una x nella colonna a destra, contrassegnata dal titolo 'Okinawa'.

«Allora siamo pari, per il momento.» dice Saito alla classe. «Tutti quanti hanno votato?»

Kei irrompe di corsa. «Saito, scusa il ritardo, il professore mi ha trattenuto.»

Il rappresentante di classe sospira sconsolato. «Non possiamo farci niente. Bene Yoshida, allora qual è il tuo voto?»

Lui prende posto con calma, prendendosi anche un po' di tempo per pensarci su. Rui gli lancia occhiate minacciose, ma lui finge di non vederlo e continua a far finta di riflettere. Infine, sbatte le entrambe le mani sul banco e ghigna. «Okinawa! La mia scelta è Okinawa!»

«Sì!» Rui salta letteralmente in piedi.

«Per favore Kimura, controllati.» lo rimprovera Saito. Quello si rimette a sedere compostamente e il bambino continua. «Bene, allora è deciso: la destinazione della nostra gita sarà Okinawa.»

Il sorriso s'illumina sul volto di Rui, che lancia un'occhiata gioiosa al suo amico, mimando con le labbra la parola 'evviva'. Kei scuote la testa, ma non può fare a meno di sentirsi contagiato da tanto entusiasmo. 

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