View of Seoul

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Prefazione:

Questa Os è la versione originale della storia Undisclosed Feelings. Come più volte detto in altre occasioni, l'idea originale era di un solo capitolo auto conclusivo senza mai specificare il contenuto (solo poche persone conoscevano la trama originale). Nonostante ami la mia storia a capitoli, questa versione mi è sempre rimasta nel cuore e ho pensato, dopo correzioni, rivisitazioni, di renderla pubblica su Wattpad.

Quale occasione migliore se non in occasione del compleanno di Namjoon? 

View of Seoul

Era appoggiato alla balaustra del terrazzo condominiale.

Namjoon si mordicchiava il labbro inferiore. Era nervoso e guardava ogni minuto l'orologio.

«Le undici...», lanciò una breve occhiata verso la porta metallica, in trepidante attesa, e il cuore perse un battito quando la vide aprirsi.

Deglutì la saliva, passò una mano tra i capelli per ordinarli e sfoggiò un enorme sorriso per salutare la donna che lo aveva appena raggiunto.

Da settimane il terrazzo era teatro di un'insolita routine: Namjoon era in piena crisi creativa e si era recato sul tetto condominiale in cerca di pace e ispirazione. In quell'occasione aveva incontrato una donna straniera trasferitasi momentaneamente a Seoul per lavoro.

Avevano cominciato a salutarsi e guardare insieme in silenzio la città dall'alto fino a intavolare lunghi discorsi.

Lei era interessante, molto colta ed era amante della letteratura, dell'arte e della natura e Namjoon cominciava ad abituarsi alla sua presenza divenuta ormai quotidiana.

E così, ogni sera alle undici, si davano appuntamento per bere una bottiglia di birra o soju e parlare fino a notte fonda.

Namjoon era completamente rapito da quella donna di cui non conosceva nemmeno il nome né il piano dove alloggiava, ma non gli importava. A lui bastava starle vicino, osservarla e ascoltare la sua voce.

«Per me sei cotto!», aveva sentenziato Hoseok qualche giorno prima e lui aveva fatto finalmente chiarezza dei propri sentimenti.

Non era semplicemente cotto, era innamorato e lo sapeva da tempo, ma continuava a negarlo a sé stesso.

Se ne era accorto un pomeriggio, da Starbucks: stava leggendo Anna Karenina di Lev Tolstoj, ma il continuo vociare della clientela lo aveva irritato quando, tra il caos, riconobbe una voce familiare. Aveva alzato lo sguardo e lei era lì, alla cassa, a ordinare un cappuccino e dei biscotti al burro.

Era la prima volta che la vedeva di giorno, in un contesto diverso dalla terrazza  e in quel frangente Namjoon aveva pensato a una frase appena letta:

"Scese, evitando di guardarla a lungo, come si fa col sole, ma vedeva lei, come si vede il sole, anche senza guardare."

Per Namjoon la sua vicina di casa era il sole che illuminava le sue giornate, una creatura dolce che aveva lentamente conquistato il suo cuore e quella sera aveva deciso di rivelare i propri sentimenti.

 --- 🌃 --- 

Namjoon la osservò avvicinarsi alla balaustra e appoggiare i gomiti come suo solito. Era bella come sempre, i capelli castani ricadevano sulle spalle e in lui crebbe la voglia di toccarli, immergere le dita e scoprire se fossero morbidi e setosi.

«Sei silenzioso. Stai bene?»

Namjoon sussultò. La ragazza lo stava guardando e gli rivolgeva un timido sorriso.

«Sì», balbettò e si morse l'interno della guancia. Era nervoso, gli sudavano le mani e la sicurezza che lo aveva convinto a dichiarare il proprio amore sembrava svanita del tutto.

Rimasero in silenzio a scrutare la città. Il cielo era nuvoloso, l'aria umida preannunciava l'arrivo della pioggia. Era una notte insolita, fredda proprio come lo era lei.

«La settimana prossima torno a casa, nel mio Paese.»

Un brivido percorse la colonna vertebrale di Namjoon, il sudore freddo gli colava dal collo. Aveva un brutto presentimento.

«Poi torni qui?»

«No, è un viaggio di sola andata. Lascio la Corea.»

Smise di respirare per qualche secondo. Con una mano strinse con forza la balaustra per scaricare la tensione che provava in quel momento.

Non poteva andarsene, non prima di averle confessato i propri sentimenti e se non lo avesse fatto quella sera, sarebbe partito per il suo Paese per cercarla e dichiararsi.

Il suo Paese...ma dove?

In quell'esatto momento Namjoon realizzò di non conoscere la nazionalità della ragazza, né il suo lavoro e nome.

Si era innamorato di lei, della sua personalità e della sua anima.

Amava la sua risata, la forma delle sue labbra, l'eleganza con cui si legava i capelli, la sua intelligenza e cultura.

Era una forma di amore puro che andava al di là dell'età, della provenienza e della posizione sociale, un amore che Namjoon doveva rinunciare per sempre.

«E io?» 

La ragazza sgranò gli occhi per la sorpresa. 

«Come faccio senza di te?» Namjoon fece un passo e si avvicinò a lei. Mosso da un insolito coraggio, le accarezzò i capelli. Erano morbidi come aveva immaginato e immerse le dita in quella lunga e folta chioma.

«Sono costretta a rientrare...»

«Chi ti costringe? La tua famiglia?»

La ragazza scosse il capo, volse lo sguardo verso la città e prese un profondo respiro «Me stessa, perché più prolungo la mia permanenza e più sto male.»

Namjoon sentì una morsa allo stomaco: lei era a un passo dalle lacrime e lui non sapeva cosa fare.

Voleva abbracciarla, stringerla a sé, ma non sapeva se poteva lanciarsi in simili confidenze e lui era estremamente impacciato e insicuro.

«Perché stai male? Posso aiutarti?»

«È colpa tua se sto male!» si asciugò una lacrima con la manica della felpa «devo stare lontana da te.»

«Cosa?» Namjoon la prese dalle spalle e la obbligò a guardarlo negli occhi «Perché è colpa mia? Ho fatto qualcosa che ti ha ferita? Ti ho offes-»

«Mi piaci!» urlò, interrompendolo «Non so nemmeno come ti chiami né cosa fai nella vita, ma mi piaci e anche tanto e per questo devo andarmene.»

Il cuore di Namjoon perse un battito dall'emozione. Gli tremavano le mani, la gola era arsa e aveva perso l'uso della parola. 

«Perché?»

«Apparteniamo a mondi diversi. Tu sei coreano, io irlandese e abbiamo culture differenti e poi ti ho visto insieme a una ragazza che-»

Le labbra di lei furono catturate da quelle carnose di Namjoon.

Il ragazzo smise di respirare dalla gioia che stava provando in quel momento. La bocca di lei era dolce, sapeva di zucchero. Le leccò appena il labbro inferiore, lo solleticò per approfondire quel bacio che divenne subito passionale.

Con una presa decisa, la afferrò per i fianchi e la tirò a sé: aveva paura che fuggisse via da un momento all'altro.

«Namjoon», ansimò senza smettere di baciarla «mi chiamo Namjoon, sono un idol e la ragazza che hai visto è mia sorella.»

«Aylee», si allontanò appena con riluttanza, il tempo di guardarlo intensamente negli occhi «vengo da Waterford e sono una scrittrice.»

Scoppiarono a ridere, ebbri di felicità. Namjoon prese il volto di Aylee e la baciò ancora con più trasporto.

Il fragore di un tuono annunciava l'arrivo del temporale, ma a loro non importava. Ignorarono le prime goccie di pioggia e risero quando si ritrovarono zuppi in pochi minuti.

Rimasero abbracciati come se il mondo attorno a loro fosse scomparso.

Namjoon la strinse più forte. «Non partire, resta con me». Le sollevò il mento, guardandola negli occhi.

«A una sola condizione», Aylee sorrise «voglio che mi racconti tutto di te.»

Note Autrice:

Spero che questa breve OS sia di vostro gradimento.

Ovviamente il nome e la nazionalità di Aylee appartengono in questa storia autoconclusiva.

Borahae 💜

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