20. Andrew: confessioni

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Mi sentivo in colpa per come avevo trattato Liam, ma non ero pronto a rivelare ciò che ero a tutti. Avevo avuto parecchie difficoltà ad ammetterlo a me stesso, avevo ancora bisogno di elaborare tutto quello.

Quando i ragazzi della squadra se ne furono andati, i miei genitori tornarono nella stanza.

Mia madre aveva profonde occhiaie nere, il viso leggermente scavato e pallido. Non aveva una bella cera dal mio incidente, ma quel giorno stava molto peggio. Mio padre era visibilmente stanco e preoccupato.

«Di nuovo?» domandai.

Mia madre esitò un momento, tuttavia non era in grado di mentirmi; annuì brevemente.

Allungai una mano sul materasso, lei comprese e me la strinse. Mi accarezzò i capelli e ci depositò un dolce bacio. «Ora sto bene».

Finsi di crederle per non darle ulteriori pensieri. Rimasero lì per un po', a farmi compagnia e a parlarmi di cose senza importanza per cercare di distrarre - chissà se me o loro stessi.

Arrivò presto la cena, e io li rassicurai.

«Davvero, non c'è bisogno che rimaniate per la notte. Tornate domani, andate a riposarvi».

Ero sempre stato freddo, prima di Liam, non avevo mai mostrato preoccupazione o affetto per qualcuno. Volevo bene ai miei amici ma non lo dimostravo, usavo le ragazze senza pensarci.

Però con i miei genitori era diverso. Gli volevo bene e l'avevo sempre dimostrato, mi ero odiato ogni volta in cui li avevo delusi. Mi ero sempre preoccupato, ancora di più durante le crisi di mamma. Con loro era diverso, non dovevo avere paura di essere giudicato, loro mi volevano bene nonostante tutto, incondizionatamente, qualunque cosa avessi fatto.

Provai la tentazione di dirgli ciò che ero, ciò che provavo per Liam, ma non ci riuscii. Le parole mi morirono in gola e mi limitai a sorridere per rassicurarli.

Dopo qualche esitazione, i miei genitori se ne andarono.

Rimasto solo, mi accomodai meglio sul letto. Il dolore alle costole cominciava a diminuire, ma non stavo ancora benissimo. I dottori dicevano che sarei dovuto rimanere ricoverato per almeno altri cinque giorni, però io non sopportavo più di stare bloccato in un letto, oltretutto non mio.

Chiusi gli occhi, trovandomi a pensare a Liam. Ai suoi occhi color ghiaccio, ai suoi capelli biondi che gli coprivano buona parte della fronte, come un'armatura contro il male del mondo.

Mi addormentai così, un sorriso lieve che mi increspava le labbra, la mente inondata da Liam e dai sentimenti che provavo per lui.

***

Mi svegliai sentendo il dolce sapore delle labbra di Liam sulle mie.

Aprii piano gli occhi, trovandomi davanti proprio lui. Sorrisi, mettendomi seduto con qualche difficoltà.

Liam era arrossito; poche volte aveva compiuto gesti così coraggiosi.

Gli presi la mano, facendogli capire che avevo apprezzato. Lui, allora, mi baciò un'altra volta. Quella volta, però, non permisi che fosse un contatto breve; lo presi delicatamente per la nuca, attirandolo a me, rendendo il nostro bacio più intimo e passionale. Posai la mano libera sulla sua schiena, cominciando a massaggiargliela con lenti movimenti circolari.

Non so quanto tempo dopo, dovemmo interrompere quel contatto. Senza fiato, intrecciammo le dita e ci guardammo.

«È bello» sospirai.

«Cosa?»

Lo guardai con occhi dolci. «Provare qualcosa per qualcuno».

«Bellissimo» convenne Liam sorridendo.

Lasciammo che quella dichiarazione implicita aleggiasse tra noi, fino a che Liam spezzò il silenzio.

«Voglio dirtelo».

Lo guardai in cerca di spiegazioni.

Lui sospirò, stringendo i pugni. «Di Billy. E... dei miei genitori».

Avevo molte domande, ma non volevo rendergli tutto più difficile, perciò mi limitai ad annuire, per fargli capire che ero lì per lui.

«I miei genitori sono violenti, da sempre. Mi odiano, non avrebbero mai voluto che nascessi e non smettono mai di dimostrarlo» Liam prese un respiro prima di continuare. «Mi dicono che sono debole, mi insultano, mi rendono la vita un inferno, insieme anche ai miei fratelli maggiori. Credo siano proprio loro la causa della nascita di Billy: è una voce dentro la mia testa, forse la mia coscienza... è crudele con me, mi insulta, mi dice che sono uno scherzo della natura. Però da quando sono con te... riesco ad ignorarla».

Liam scosse la testa. «Ora mi crederai un pazzo».

Gli presi la mano. «No, Liam... Non ti credo un pazzo. Ora capisco tante cose... Mi dispiace molto per ciò che devi subire».

Alzò gli occhi colmi di lacrime su di me. «Quindi... quindi non vuoi che me ne vada?»

«No. Voglio che rimani. Io... io provo qualcosa per te, Liam. Non so bene cosa, ancora... Però so che qualcosa è. Se sei disposto a concedermi un po' di tempo, mentre cerco di capirlo...»

«Certo. Tutto quello di cui hai bisogno» sorrise.

«Vorrei... vorrei che non lo sapesse nessuno» mormorai, vergognandomi di me.

«Se ti permetterà di capire cosa vuoi, per me va bene. Mi basta che tu voglia stare con me».

«Potremmo... potremmo sempre fingerci semplici amici. E passare del tempo insieme» proposi.

«Mi piacerebbe».

Vidi che stavano arrivando i miei genitori. Lanciai uno sguardo a Liam, che capì. Mi baciò, stringendosi a me come fossi una scialuppa in mezzo ad un mare pieno di squali. Quando ci separammo, i nostri sguardi si incrociarono.

«Torno domani» sussurrò.

Gli afferrai una mano, una richiesta silenziosa. Lui si fermò, mi osservò.

«Rimani. Per favore» lo pregai.

Sembrò che aspettasse solo quello. Sorrise, quel suo bellissimo sorriso che sembrava far sciogliere il ghiaccio dei suoi occhi, che lo rendeva ancora più bello.

Angolo autrice

Io mi sciolgo a scrivere di loro due! Sono troppo carini ♥

Finalmente Liam ha trovato il coraggio di dire ad Andrew la verità sulla propria vita. (Se ve lo state chiedendo, sì, mi sono commossa).

Ma comunque!

Le cose sembrano andare sempre meglio. Chissà per quanto continuerà così...

Se il capitolo vi è piaciuto, lasciate commenti e stelline ♥♥♥

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