3. Liam: bravo, il mio Liam

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La mia vita era un vero disastro.

Il viso mi faceva male, ogni centimetro mi doleva terribilmente.

Avrei tanto voluto qualcuno che mi consolasse, che mi stesse vicino...

Ma tu non lo meriti, mi interruppe Billy, tutto ciò che puoi avere sono io.

«Sí, Billy» mormorai.

Mi alzai, ancora intontito dal sonno, e cercai tra i pochi vestiti che possedevo. Erano stati tutti quanti dei miei fratelli maggiori, ed erano consunti e rovinati.

È tutto ciò che puoi avere, mi ricordó Billy.

Non mi impegnai neanche a rispondere.
La mia camera era troppo piccola per contenere un armadio, perciò i miei vestiti venivano tenuti in un ripostiglio, insieme agli attrezzi di mio padre e i detersivi. Scelsi a caso dei jeans e una maglietta, tanto a Billy non sarebbe andato bene nulla. Lei diceva che dovevo vestirmi bene, o la gente mi avrebbe giudicato, a scuola. Ma non disponevo di abiti migliori, perciò era inutile provarci.

Andai in autobus, come al solito. Quello spazio ristretto pieno di gente mi faceva venire gli incubi, da piccolo. Ora, rabbrividivo ogni volta che pensavo di doverci entrare. Mi sedetti nei primi sedili, laddove non andava mai nessuno. Strinsi il mio zaino come per proteggermi e chiusi gli occhi. Era così che passavo ogni singolo viaggio.

Quando, finalmente, l'autobus si fermó, io aprii gli occhi. Mi mancò il fiato nel vedere la folla di gente davanti alla scuola. Era la stessa di tutti i giorni, ma non mi ci sarei mai abituato.

«Muoviti, sfigato» ringhiò qualcuno.

Alzai lo sguardo su Adam, tanto alto e muscoloso quanto stronzo.

Avrei tanto voluto dirgli quello che pensavo di lui ma, come al solito, Billy me lo vietò.

Subisci.

Sbuffai, ma Billy era troppo forte, e io troppo debole. Sì, Billy. Come vuoi.

Abbassai lo sguardo e non dissi nulla. Adam rise, mi mollò un pugno sulla spalla e se ne andò.

Cazzo.

La spalla mi faceva già male dalla sera prima. Ora non riuscivo quasi più a muoverla. Sospirai, non c'era molto che potessi fare. Scesi dal pullman, avevo le gambe molli. Billy ora taceva, niente consigli, niente prediche. Avrei preferito che dicesse qualcosa, qualsiasi cosa, almeno mi sarei sentito meno solo tra tutte quelle persone. Ma no, era quello che voleva. Farmi sentire insicuro, solo, abbandonato. Diceva di farlo per il mio bene, ma io sapevo che quello era l'ultimo dei suoi interessi. Sempre che una voce dentro alla mia testa potesse averne. Mi feci largo tra la folla, sempre ad occhi bassi. Rimasi meno tempo possibile all'armadietto e andai in classe. In ultima fila, verso il muro, il posto che nessuno utilizzava.

«Buongiorno, ragazzi» salutò il professor Davis entrando.

Gli altri risposero in coro, e io mi sforzai di mormorare un saluto.

«Oggi, come sapete, interrogazione» continuò l'uomo.

Sentivo il cuore battere.

Bum. Bum. Bum.

Ritmo quasi regolare, per ora.

Se chiama te... cominciò Billy, ma quasi non la sentivo. C'era solo il battito del mio cuore.

Bum. Bum. Bum.

Il professor Davis fece scorrere il dito sul registro.

Bum. Bum. Bum.

Più veloce. Potrebbe chiamarmi.

Intervenne Billy. Se capiti tu, non devi rispondere a nessuna domanda. Ti sembra di saperlo, ma non è così. Sembreresti ridicolo.

Mi spazientii. Zitta, Billy!

Bum. Bum. Bum.

Sempre più veloce.

Bum. Bum. Bum.

Bum. Bum. Bum.

«Liam Anderson» chiamò l'uomo.

Bum.

Ora il mio cuore andava a rallentatore.

Bum.

Non rispondere, si raccomandò Billy.

Bum.

«Liam, forza» mi chiamò di nuovo il signor Davis.

Si stava spazientendo. I miei compagni cominciarono a mormorare, alcuni a ridere. Mi alzai tremante, mentre Billy mi diceva qualcosa. Non la capivo, ero confuso, spaventato. Sentivo tutti gli occhi su di me, le guance in fiamme.

Bum. Bum. Bum.

Sempre più veloce.

Mossi qualche passo verso la cattedra, ci arrivai davanti. Sentivo il cuore scoppiarmi.

«Finalmente» sbuffò il professore.

Sì alzò un coro di risate dai banchi davanti a me.

Guardali. Guardali in faccia, mi ordinò Billy, e come al solito non ero abbastanza forte per dirle di no. Persone. Troppe persone. Troppe, troppe, troppe persone.
Il professore mi dettó un esercizio, e io lo trascrissi sulla lavagna. I numeri e le lettere erano incomprensibili a causa del tremore alla mano. Altre risate.

«Forza, avanti!» mi incitó il signor Davis, ormai al limite della pazienza.

Obbedii, o meglio tentai. Mossi una mano per cominciare a scrivere, ma avevo la mente vuota.

Io le so fare queste cose. Ho fatto tutti i compiti! Le so fare, devo solo respirare.

Ma, come al solito, si presentò Billy. No no. Tu credi di saperle fare, ma non è così. Faresti la figura dell'idiota. Non fare nulla.

Quanto avrei voluto oppormi... ma come potevo?

Billy è forte, più di me. Lei sa cos'è meglio per me.

Billy ne fu felice. Proprio così. Bravo, il mio Liam.

Abbassai lentamente il braccio e mi voltai verso i miei compagni. Stavano ridendo, tutti quanti. Alcuni bisbigliavano, altri mi insultavano apertamente, senza nascondersi. Il professore non si preoccupó di farli smettere. «Allora? Non lo sai fare?»

Scossi debolmente la testa, con le lacrime che mi pizzicavano gli occhi.

Non piangere! Billy era arrabbiata. Non ci provare.

Sì, Billy.

«E allora come hai fatto?» il signor Davis sbatté sulla cattedra la mia verifica, esattamente sull'argomento su cui mi stava interrogando. Avevo preso A. Nessun errore. Ovviamente non risposi. Billy aveva come il potere di togliermi il fiato.

«Puoi star certo che parlerò con i tuoi genitori. E, ovviamente, la verifica verrà valutata con una F, visto che hai copiato» continuó il signor Davis.

Di nuovo. Non gli era bastato chiamare a casa mia per lamentarsi del fatto che non rispondessi mai quando mi veniva fatta una domanda. Sarei stato picchiato. Di nuovo.

«Io non ho copiato! Sono bravo in matematica!»

Avrei voluto così tanto dirlo...

E, invece, rimasi zitto.

Bravo, il mio Liam...

Angolo autrice

Sto piangendo. Giuro.
Non so come mi sia venuto in mente. Ora sono diventata una fontana.

Ma ricomponiamoci.

Abbiamo conosciuto un ulteriore aspetto dell'ansia sociale di Liam, di Billy. Abbiamo compreso meglio il rapporto tra Billy e Liam. Poveretto, l'unica cosa che gli piace è andare a scuola, e non può godersi neanche questo. Certo che, se avesse una famiglia più comprensiva, non avrebbe questi problemi. Ma, purtroppo per lui, non è così. Chiedo venia, Liam. Non odiarmi. La vita riserva molte sorprese.

Nel prossimo capitolo, conosceremo la vita di Andrew a scuola. Chissà come mai, ho il sospetto che sarà del tutto diversa da quella di Liam...

Se aveste voglia di supportarmi con commenti/pareri/stelline, mi fareste molto piacere ☺️

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