42 ~ Le Ombre della Notte

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RosaScarlatta's P.O.V

Il buio penetrante del vicolo mi avvolge e con esso giunge un turbinio di odori contrastanti. Tra tutti spicca il fetore di rifiuti, che mi fa storcere il naso disgustata. Sposto lo sguardo verso LeonediMontagna, che continua a trotterellare tranquillo al mio fianco, ignorando l'odore acre. I suoi occhi color nocciola saettano da una parte all'altra, rapidi come fulmini e attenti come ghepardi in agguato.

La sua espressione mi incute timore, per cui il desiderio di allontanarmi mi si accende nel cuore sempre più prepotentemente, ma la forza che il guerriero esercita su di me non me lo permette, ancorandomi a questo corpo vuoto. Ora sono il suo giocattolo, e lui può fare di me ciò che vuole. Non posso impedirglielo. Oh, se solo ci fosse una via di fuga! Non esiterei a intraprenderla, combattendo fino a farmi male, pur di liberarmi!

"Tranquilla, micetta" miagola LeonediMontagna con voce di miele "Siamo arrivati. Che ne pensi di questo posto? Favoloso, non è vero?"

"Seh, davvero favoloso... Se ti piace l'odore di cibo per corvi..." borbotto appiattendo le orecchie.

"Non osare dire queste cose, sciocca! Prova ancora a lamentarti, e non esiterò a macchiare di sangue quel tuo bel pelo bianco! Sai, nonostante sia così vaporoso e soffice, non credo che sarebbe in grado di proteggere la tua gola dai miei artigli..." Ghigna e mi fissa con uno sguardo da far gelare il sangue, portandosi una zampa alla bocca e cominciando a leccare gli affilati artigli sporchi di sangue.

Tremo e mi rannicchio in un angolo, trafitta dalle lame che quelle iridi sembrano scagliarmi addosso.

"Non fare così, piccola anima indifesa" mormora, falsamente premuroso "Non ti farebbe neanche male! Se anche tu avessi il controllo del tuo corpo, sarei così veloce che non sentiresti niente!" Comincia a ridere sguaiatamente, mostrando i denti giallastri.

Deglutisco e non ribatto, non sapendo quali parole usare per descrivere la sensazione che si fa sempre più largo in me: terrore e disgusto si mescolano, pulsando nel cuore insieme al sangue.

"Brava cucciola" esclama LeonediMontagna, spostando nuovamente l'attenzione sulla strada. Lo faccio anch'io e noto subito le figure sfocate di due imponenti gatti, che si avvicinano a noi con fare minaccioso.

"Forse dovremmo..." sussurro nella speranza che il guerriero bruno mi ascolti, ma lui non si scompone, rivolgendomi uno sguardo di rimprovero.

"Suvvia, RosaScarlatta. Non fare la fifona! Lascia fare a me" dice.

I soffi e i ringhi dei due nemici giungono distinti alle mie orecchie, facendomi rizzare il pelo. "L-LeonediMontagna... Io credo proprio che...".

"Taci!" grida il guerriero.

All'improvviso, una fitta mi mozza il respiro, immobilizzandomi. Il dolore mi invade, indebolendomi le zampe e facendomi cadere rovinosamente a terra. Inizio a boccheggiare in cerca di ossigeno, ma l'aria sembra evitarmi. È come se fossi stata avvelenata con delle bacche mortifere. No. Non sono quelle. È la rosa. Lo stesso fiore da cui prendo il nome. Quella che prima era una forza ora è una debolezza. Peggio che una debolezza: è proprio una tortura! Una tortura peggiore della morte!

"Basta! Ti prego..." urlo, dimenandomi in preda ai tremiti. Lui non mi ascolta, fissandomi con crudeltà pura, palpabile, terribile.

"Ora ti conviene darmi ascolto senza lamentarti, micetta. Sappi che ho il potere di torturarti in questo modo fino a ucciderti definitivamente" ghigna impietoso LeonediMontagna, distogliendo lo sguardo da me e facendo cessare il dolore. Oh, ma perché mai ho contribuito a liberare questo essere?

Sbatto più volte le palpebre e scuoto la testa con forza, stordita. Quando la nebbia che mi offusca la vista comincia a diradarsi, vedo che i due gatti possenti si sono fermati di fronte a noi. Le loro code ondeggiano al ritmo del vento, e i loro sguardi minacciosi mi pungono come aghi di pino, provocandomi fremiti di tensione.

"Che ci fate qui, intrusi?" soffia una voce femminile, appartenente a una gatta dal manto marroncino. I suoi occhi color castagna scintillano indignati, mentre sulle sue zampe muscolose spiccano artigli bianchi e taglienti.

Il suo compagno, un gatto dal folto pelo castano con sfumature più scure, simili a strisce di tenebre che si allungano su un terreno arido, emette un ringhio gutturale simile al rotolare dei massi giù per i pendii.

"Sta' calma, bellezza" esclama LeonediMontagna con un sorriso seducente "Io e la mia compagna vorremmo solo parlare con il vostro capo".

I due sconosciuti si lanciano uno sguardo d'intesa, incerti su come reagire alla richiesta del guerriero color nocciola.

"Come facciamo a sapere che non ci stai ingannando? E che non vuoi attaccarci?" urla il gatto dal manto vaporoso.

LeonediMontagna gli rivolge uno sguardo di sfida, poi un ghigno si accende sul suo muso. Alza una zampa imbrattata di sangue e se la porta all'altezza degli occhi, esaminando ogni singola chiazza scarlatta. Comincia a estrarre e a ritrarre gli artigli in un monotono e inquietante ritmo, rivolgendo di tanto in tanto un'occhiata di fuoco ai due avversari.

"Io non mi metterei contro uno come me, se fossi in voi..." biascica riappoggiando l'arto a terra e trascinandolo, producendo un acuto stridore e lasciando dietro di sé, come un serpente, una scia vermiglia.

I due gatti sembrano pensierosi, e per qualche secondo fissano il solco lasciato a terra dagli artigli del mio compagno. Cercano di rimanere impassibili e severi, ma un leggero tremolio delle gambe tradisce il loro atteggiamento spavaldo.

"D-d'accordo. Seguici" balbetta la gatta beige, voltandosi e inoltrandosi tra le nere ombre del vicolo. L'altro la raggiunge in poco tempo.

Soddisfatto, LeonediMontagna si accinge a seguirli, trascinando con sé il mio corpo, che cerca di opporgli resistenza.

Il ticchettio delle nostre zampe sul terreno ravviva l'atmosfera lugubre della stradina, costellata di qua e di là di buche e di cesti ricolmi di rifiuti, dai quali proviene un fetore nauseante. Mi guardo intorno, appiattendo le orecchie: questo posto mi fa venire i brividi. Ma come può un gatto vivere in mezzo a questa foresta di cemento?

Il gradevole profumo delle foglie imperlate di rugiada e del terriccio umido è sostituito dall'odore acre dei sospiri emessi dai mostri. I brillanti raggi della luna sono sostituiti da fredde e perenni tenebre, bucate ogni tanto da spicchi di fievole luce. Il silenzio ricco di pace che domina la notte nella foresta è rimpiazzato da sonori miagolii, intervallati da momenti di quiete sinistra.

All'improvviso, i nostri due accompagnatori si fermano. La gatta castana miagola un richiamo, e da dietro una grigia parete, sulla quale si allungano le ombre dei palazzi circostanti, sbucano delle esili figure feline.

Davanti a tutti, con passo elegante e sguardo fiero, avanza un giovane gatto dal pelo fiammeggiante solcato da profonde cicatrici. Una macchia di tenebre gli avvolge il muso affilato come la lama di un coltello, come se fosse bruciato. I suoi occhi, di un arancione vivo, assumono alla luce della luna, che debolmente penetra nel vicolo, sfumature ocra.

Al suo fianco, trotterella una guerriera color sole con una coda più scura, screziata d'ambra. Il suo ventre prominente mi fa ipotizzare il suo stato di gravidanza. Ogni tanto rivolge le tese iridi gialle verso il compagno fulvo, che prova a rassicurarla con occhiate dolci.

Più indietro, seguono un gatto bianco e bruno dal pelo corto e uno grigio con spruzzi di nero sulla schiena e sulle orecchie.

Alla fine, entrano nella mia visuale un felino alquanto simile a una volpe, dal manto rosso e dalla folta coda terminante con una chiazza bianca e morbida come una nube, una gatta color castagna dal ventre candido e dai profondi occhi verde acqua, e quelli che devono essere i loro piccoli: una cucciola nera dal dorso maculato e dalle lucenti iridi verdi e un giovane soriano corvino.

Il guerriero fulvo in testa al gruppo fa ancora qualche passo nella nostra direzione. Vorrei ritrarmi, intimorita, ma LeonediMontagna mi trattiene saldamente.

"Mio leader, io e Visone abbiamo trovato questi estranei nel nostro territorio. Dicono di voler parlare con voi" miagola la gatta castana che ci ha accompagnati, piegando la testa con reverenza. Il compagno al suo fianco annuisce con sguardo fermo, imperscrutabile.

"Molto bene, Martora. Me ne occupo io" esclama quello che deve essere il capo del gruppo, sorridendo ai due guerrieri che, chinato ancora una volta il capo, raggiungono il resto del gruppo.

Deglutisco a vedere il gatto rosso e nero avvicinarsi sempre più, fino ad arrivare a meno di una coda di volpe di distanza da noi.

"Chi siete voi? E come avete osato invadere il territorio delle Ombre della Notte, il più potente e temuto dei Clan di città?" ringhia indignato, mostrando i denti affilati.

"Ehm, noi..." provo a mormorare, ricordandomi poi che nessun altro, a parte LeonediMontagna, può sentirmi. Non mi piace essere uno spirito. Rivoglio il mio corpo.

"Non fare lo stupido, Fiero" interviene LeonediMontagna con tono disinvolto "Tu sai benissimo chi sono".

"Tu... Tu come fai a conoscere il mio nome?" sussulta Fiero, indietreggiando leggermente.

"Io so tutto, piccoletto. So più cose su di te di quanto tu stesso ne sai" biascica il mio compagno.

"Non osare dargli del piccoletto, feccia!" sputa il gatto bianco e marrone, facendosi avanti per poi tornare nella sua posizione iniziale di fronte a uno sguardo assetato di sangue di LeonediMontagna.

"Spavaldo il cuccioletto, non è vero? Ti chiami Furetto, giusto?" sbuffa il mio compagno, guardando divertito il guerriero screziato, dai cui occhi trapela un misto di arroganza e timore.

"Dimmi cosa vuoi e sparisci, intruso!" soffia Fiero, sguainando gli artigli.

"Oh, non chiamarmi intruso, Fiero. Chiamami LeonediMontagna. Sai, questo nome mi piace molto di più".

"D'accordo, LeonediMontagna. Ora ti decidi a parlare o devo ordinare ai miei guerrieri di cacciarvi o, peggio, di uccidervi?" urla il gatto vermiglio, esasperato.

"Non ti conviene farlo. Rischi di ritrovarti senza un clan da guidare" replica LeonediMontagna leccandosi minacciosamente una zampa.

L'intero gruppo ammutolisce sotto quello sguardo sanguigno. L'odore della paura avvolge i loro corpi ossuti, ricoperti a malapena dalla pelliccia e dai muscoli scattanti.

"Non ti conviene essere così arrogante. I miei guerrieri sono forti e addestrati al combattimento fin da piccolissimi. A un mio cenno ti attaccherebbero, e sappi che nessuno è mai sfuggito alla morte. Dubito che tu possa rappresentare un'eccezione" sentenzia Fiero scorrendo lo sguardo sui compagni, che lo sostengono con rochi ruggiti, simili a gorgoglii.

LeonediMontagna esplode in una sonora e profonda risata, una di quelle che bucano le orecchie e arrivano al cuore, stringendolo in una morsa di terrore. "Fiero di nome e di fatto, devo dire".

"Non fare lo spiritoso con me! Io sono serissimo! Peraltro, la tua compagna non mi sembra molto sveglia. È tutto il tempo che mi fissa con sguardo vuoto" replica il gatto fulvo con un sorrisetto di scherno.

"Mica è colpa mia..." soffio irritata, sedendomi nel mio anfratto di mente e ruotando gli occhi.

"Ah, lei? Non farci caso... La mia RosaScarlatta è un po' svampita. Ma prestate attenzione: quando combatte è invincibile. Vi sembrerà di avere a che fare con il più violento dei tornado" borbotta il guerriero beige dando dei colpetti al mio corpo immobile che, ovviamente, non reagisce, ondeggiando leggermente come un fusto cavo.

"Smettila di toccarmi o giuro che, quando avrò scoperto come liberarmi, ti trancerò quella zampa!" penso stringendo i denti fino a farmi male.

"Mi prendi forse per uno stupido? Le tue minacce non mi scalfiscono minimamente. E comunque anche il più piccolo dei miei cuccioli riuscirebbe ad abbattervi con estrema facilità" esclama Fiero, pieno d'orgoglio.

La gatta dorata dal ventre prominente gli rivolge gli splendenti occhi gialli, come per rimproverarlo per le sue parole colme d'arroganza. "Ma cosa dici, mio caro? Questo individuo non mi sembra affidabile. Potrebbe ucciderci tutti! Non pensi ai tuoi compagni? Non pensi ai nostri cuccioli?" urla avvolgendo la pancia con la folta coda ambrata.

Il gatto fulvo le rivolge un sorriso amorevole. "Non temere, mia dolce Sole. So quello che faccio, e non metterei mai a repentaglio la vita dei miei compagni. Questo tipo è solo un ciarlatano che cerca di prendersi gioco di noi. Ma io non ci casco. Donnola, Volpe! Accompagnate questi due intrusi fuori dal mio territorio! Avete il mio permesso di ucciderli se proveranno a ribellarsi!" ordina indicando con il muso la guerriera bruna dal ventre bianco e il felino dal folto pelo rosso fuoco. I due si alzano e fanno per avvicinarsi, ma LeonediMontagna li ferma.

"No! No! Così non va!" grida, allungando una zampa nella direzione dei gatti. "Se proprio volete cacciarci, che siano i cuccioli ad accompagnarci. Hai detto che persino loro sarebbero in grado di batterci facilmente. Voglio proprio vedere se stavi mentendo o dicendo la verità".

La guerriera scura, Donnola, si immobilizza e appiattisce le orecchie vellutate. Lancia un'occhiata preoccupata verso i due gattini, che se ne stanno acquattati in disparte, nascosti all'ombra del vicolo. "No, mio leader, non farlo! Ortica e Rododendro sono troppo piccoli! Li uccideranno!"

"Tranquilla, bellezza" mormora LeonediMontagna, falsamente premuroso. "Se tu e i tuoi figli vi comporterete bene, non torcerò loro un pelo. E poi, il tuo leader ha detto che sono già in grado di combattere come dei veri guerrieri. Voglio metterli un po' alla prova, tutto qui".

"Tu non ti avvicinerai ai miei cuccioli!" soffia Donnola parandosi davanti ai piccoli con fare protettivo. I due gattini osservano la scena immobili, con i vispi occhietti scintillanti di curiosità.

"Oh, guarda come la mammina protegge i suoi piccoli. Una scenetta patetica... Ma suvvia! Lasciami divertire un po' con queste dolci palline di pelo" esclama LeonediMontagna avvicinandosi alla gatta bruna con fare minaccioso. Lei non si muove, gonfiando il pelo e soffiando sempre più forte.

"Fatti da parte, micetta" grida il guerriero colpendo forte Donnola e mandandola a sbattere violentemente contro una grigia parete. Il suo corpo ricade a terra con un tonfo sordo, scosso da gemiti di dolore. I suoi occhi verde acqua sono vitrei, simili a specchi di paura e sofferenza. Prova a rialzarsi, ma le zampe le cedono.

"Donnola!" urla Volpe correndo a soccorrere la compagna ferita e lasciando incustoditi i due cuccioli. LeonediMontagna si avvicina pericolosamente a loro, uno sguardo sadico impresso sul muso. Vorrei aiutarli, vorrei gridare loro di scappare lontano, di salvarsi, ma non posso farlo. Per questi poveri piccoli indifesi è la fine. Non hanno speranza di sfuggire alle gelide zanne della morte.

La gattina pezzata rizza il pelo fino ad assomigliare a un riccio. Avanza e si para davanti al fratello, soffiando e graffiando il suolo con i piccoli ma affilati artigli. "Fatti sotto! Io non ho paura di te!" sputa saltellando sul posto per sembrare più minacciosa. Ondeggia la coda e si pone in posizione di attacco, fissando con ferocia LeonediMontagna, che le scoppia a ridere in faccia.

"Ah, ah, molto divertente, piccoletta... Non che io non apprezzi la tua spavalderia, ma non ti conviene provocarmi in questo modo. Sai, con una zampata potrei spaccarti quella testolina vuota che ti ritrovi..." ringhia il mio compagno.

"No! Tu non ci riuscirai!" grida la cucciola gonfiandosi ancora di più. Il fratello la incita con deboli miagolii, ma trema come una foglia.

"Bene, stiamo a vedere" sghignazza LeonediMontagna accingendosi ad attaccare la gattina. Vedo già il sangue della piccola unirsi al rosso che macchia quegli artigli crudeli. Vedo la sua giovane vita lasciare quel corpo minuto, aggregandosi alle altre brutalmente stroncate da quelle zanne spietate.

"No!" riesce a urlare Donnola, ma la voce le esce dalla bocca con un suono fioco, per quanto carico di tutta la sua furia protettiva. Le lacrime le inumidiscono gli occhi profondi, rigandole le soffici guance brune.

"Ortica, non farlo! Scappa!" urla Volpe, allontanandosi dalla compagna e facendo per lanciarsi addosso al gatto beige.

"Mi dovete proprio rendere le cose difficili..." sbuffa LeonediMontagna voltandosi e schivando agilmente l'attacco del guerriero rossiccio, il quale, sorpreso, ricade malamente e perde l'equilibrio. Il mio compagno ne approfitta per atterrarlo, schiacciando il muso dell'avversario sotto il peso delle sue zampe possenti. Volpe ansima e prova a divincolarsi, ma LeonediMontagna preme più forte.

"Ora fai meno il furbetto, eh?" miagola divertito il gatto beige, rivolgendo al nemico un ghigno sadico. "RosaScarlatta, attacca la gattina!".

Sobbalzo, colta di sorpresa da questo comando inaspettato. No! Io non lo farò! Io non obbedirò ai suoi ordini come un apprendista fa con il suo mentore! Io non macchierò la mia anima con il sangue di un'innocente!

"Attacca, RosaScarlatta!" Le sue parole rimbombano nel buio che mi avvolge.

Una scossa improvvisa mi sbalza all'indietro. Per un momento, troppo stupita e confusa, perdo il controllo della situazione. Scuoto la testa con vigore, finché non mi rendo conto che il mio corpo non è più immobile come prima, e si sta lanciando nella direzione della cucciola. No! Ma cosa sto facendo? Perché lo sto facendo?

"No! No! No! Fermati!" grido, come se in questo modo potessi fermare l'atrocità che presto si verrà a realizzare. E la colpa sarà mia. Il sangue ricadrà sul terreno freddo per colpa mia. Con i miei artigli spezzerò una vita innocente. Il mio spirito sarà plasmato da questo omicidio. Non laverò mai più le macchie che imbratteranno il mio cuore dopo un delitto del genere. Sarò un mostro, un'assassina, proprio come LeonediMontagna. Questa non sono io. Non voglio essere io.

"No! Ortica! Rododendro!" urla Donnola, ormai scossa da violenti singhiozzi. Prova di nuovo a scattare sulle zampe, ma queste cedono sotto il suo peso. "Vi prego! Non fate loro del male!"

"Patetica..." sento LeonediMontagna borbottare. I suoi sussurri sono potenti come il rombo di un tuono nelle mie orecchie. Il mio corpo si appiattisce, strisciando nella direzione dei due piccoli.

Ortica soffia ancora più forte. "Sta indietro! Non ti avvicinare!"

All'improvviso, mi ritrovo nuovamente spinta all'indietro. LeonediMontagna deve avermi fatto spiccare un balzo. 

La piccola color carbone si scosta di lato e mi lascia atterrare, per poi cominciare a graffiarmi le zampe anteriori, forse con l'obiettivo di farle cedere. Una tecnica non particolarmente efficace: anch'io l'ho provata da apprendista, ma PelodiVolpe mi ha spiegato che non è conveniente utilizzare tale tattica di combattimento, poiché in questo modo si lascia scoperta la parte superiore del collo e l'avversario potrebbe approfittarne per addentarla.

Prima però che le mie fauci riescano a stringersi attorno al suo fragile collo, Ortica scivola rapidamente sotto la mia pancia, colpendomi ripetutamente il ventre con le zampe posteriori. Il mio corpo viene sbalzato via con forza e si ritrova a volteggiare in aria prima di toccare terra pesantemente.

"Forte la piccoletta... Vediamo come se la cava con questo!" mormora LeonediMontagna. "RosaScarlatta, rialzati e inchiodala a terra!"

"Arg!" ringhio, mentre per l'ennesima volta mi ritrovo spinta all'indietro. Osservo la cucciola rialzarsi sulle sottili ma potenti zampe, acquattarsi con la schiena inarcata e il pelo gonfio e spiccare un salto degno del più agile dei giaguari. Volteggiando nell'aria leggera come un soffio di brezza, la giovane raggiunge il mio corpo soffiando rabbiosa.

Questa gattina ha un tornado nel cuore, un fuoco negli occhi verde giada, una notte eterna che le avvolge il morbido manto. La furia guida le sue mosse, mentre abilmente porta avanti con un ritmo vivace questa danza mortale.

"Muori, intrusa!" sputa, affondando gli artigli in profondità, tanto che riesco quasi a sentire una fitta di dolore attraversarmi la schiena. L'odore ferroso del sangue giunge fino a me, violento come l'onda vorace di un fiume increspato. I suoi denti pungenti come spine d'ortica sono sempre più vicini al mio collo.

Se LeonediMontagna non mi farà reagire immediatamente, morirò, uccisa da una cucciola di poche lune. Ma almeno sarò libera dalla prigione che io stessa mi sono costruita, quella prigione fatta dei miei peccati e dei miei errori. Non mi importa più quale sia la strada che dovrò intraprendere, se sia dolorosa o meno: l'importante è che mi riconduca alla perduta libertà.

Fa' in fretta, piccola. Libera il mio spirito da questa gabbia, anche se ciò coinciderà con la mia morte. Tanto non sentirò dolore.

Sollevo un momento lo sguardo nella direzione dei genitori dei due fratelli, che appaiono stupiti quanto me. Donnola fissa la figlia con la bocca spalancata e gli occhi vuoti come torrenti in secca. Non la incita, non prova neanche a gridare. Assiste alla scena in un silenzio colmo di meraviglia e timore.

"Impossibile..." mormora LeonediMontagna, visibilmente colpito e ammirato dall'abilità della piccola. "Allora era vero... Non era uno scherzo...". 

Allenta la presa sul capo di Volpe, permettendogli di liberarsi. Il guerriero fulvo scrolla il pelo ricoperto di polvere, per poi rivolgersi alla figlia. "Ortica!" la chiama, ma lei non ci fa caso. Con un ghigno trionfante, affonda le zanne nel mio collo, premendo sempre più.

"Basta! Ortica, lasciala!" urla Fiero, attirando a sé l'attenzione di tutti i gatti. Ortica tentenna un attimo, ma poi decide di dare ascolto al suo leader e molla la presa. Un suono soffocato segue il suo atterraggio. Rododendro l'affianca, complimentandosi con lei con una voce flebile come il sussurro delle fronde nella stagione delle foglie verdi.

La cucciola mi squadra ancora una volta, mentre un ringhio le rimbomba in gola. Inorridita noto quei denti, prima bianchi e puri come rose candide, sporchi di sangue rosso come il peccato. L'innocenza di questa povera creatura è spezzata per sempre, proprio come la mia.

"Credo che ora tu abbia imparato la lezione, LeonediMontagna" biascica il leader, sollevando la coda con arroganza.

"Ammirevole... Davvero ammirevole..." esclama il mio compagno, non perdendo il suo ghigno sanguinario. "Ho avuto la prova che il vostro gruppo è davvero forte come mi era giunto dalle voci che circolano. Dei guerrieri così potenti e temibili farebbero proprio al caso mio. Ora, ho intenzione di proporvi un accordo".

Fiero, gonfiando orgogliosamente il petto, annuncia: "Bene. Cos'hai da proporre a me, Fiero, leader delle Ombre della Notte?"

"Mio leader, avete davvero intenzione di ascoltarlo? Quel tale ha provato a uccidere i cuccioli di Volpe e Donnola!" mormora un gatto grigio e nero dalle grandi orecchie. 

"Non ti preoccupare, Zibellino. L'ho già detto: so quello che faccio" replica il gatto rosso e nero, convinto. "Ora parla, LeonediMontagna, se non vuoi che ti cacci una volta per tutte".

Il gatto beige si siede a terra e avvolge elegantemente la lunga e affusolata coda attorno al corpo massiccio. "Bene, il mio accordo è questo: voi mi aiutate a trovare e a uccidere i prescelti e io, quando avrò preso il potere sulla foresta, vi concederò il dominio di metà del territorio" spiega, ricevendo un'occhiataccia da parte di Fiero.

"E perché mai dovremmo accettare? Abbiamo già il controllo di buona parte dei vicoli del paese. Persino i bipedi ci temono!"

"Beh, la foresta è molto più grande e ricca di prede. Non vi ritroverete più a competere con i mici domestici e gli altri gatti di strada per il cibo. Non sarete più costretti a otturarvi le narici con il fetore dei rifiuti e del fumo. Potrete correre tra gli alberi, colmi di una nuova forma di libertà, fatta del profumo della rugiada mattutina, del vento che accarezza il pelo, del sole che illumina il cielo. Potrete ammirare le stelle la notte, e non più le luci artificiali dei lampioni. Potrete nutrirvi di succulenti scoiattoli e di carnosi conigli, e non più di ratti ossuti e malaticci. Tutto questo sarà vostro, se solo deciderete di divenire miei alleati. Formeremo un unico gruppo, e vi assegnerò dei nomi degni dei vostri spiriti ardenti. L'intera foresta si chinerà umilmente di fronte a voi!" esclama LeonediMontagna con tono solenne, alzandosi per pronunciare l'ultima frase. 

L'enfasi che pervade questo discorso mi spaventa: il mio compagno è davvero bravo con le parole, proprio come Ombrad'Acero, quella che ho avuto la sfortuna di ritrovarmi come spirito guida. Già una volta sono stata ingannata da quella voce melliflua, per cui sono consapevole di come andrà a finire: le Ombre della Notte accetteranno e le vite dei gatti della foresta saranno in serio pericolo. Se una gattina di poche lune può essere così spietata, cosa potranno fare contro un intero gruppo di assassini?

Fiero sembra rifletterci un attimo su. Osserva a uno a uno i suoi guerrieri, soffermandosi su Sole, i cui occhi preoccupati non si sono sganciati da lui per neanche un secondo. La felina dorata si accarezza la pancia con la coda, per poi aprire la bocca ed emettere un sordo miagolio. Il volto del gatto si addolcisce per un attimo, per poi tornare severo.

"Io non so se..." comincia a dire, ma viene interrotto da LeonediMontagna. "Oh, quasi dimenticavo... Nella foresta si trova qualcuno di tua conoscenza. Qualcuno che stai cercando da tempo, e che non sei mai riuscito a trovare".

Fiero si immobilizza. "Che... che cosa? No... non può essere lei...". L'agitazione gli attraversa il corpo, giungendogli fino alla punta della coda, che si dimena come un lombrico.

LeonediMontagna sorride: "E invece è proprio lei. E ti sta aspettando". L'altro lo fissa con sguardo assente e incerto. I suoi propositi vacillano, lo sento. Sta cadendo lentamente nella stessa trappola in cui mi sono ritrovata imprigionata io.

"Allora, affare fatto?" domanda infine il guerriero color nocciola, consapevole di stringere la vittoria tra le zampe. 

Fiero osserva ancora una volta i suoi compagni, incrociando infine lo sguardo di Ortica, i cui occhi non hanno ancora perso quella scintilla di follia. Scuote la testa e sostituisce l'espressione pensierosa con una determinata. Allunga una zampa e pronuncia, con tono solenne, quelle parole che avrei preferito non sentire. Il ghigno di LeonediMontagna si allarga, mentre la disperazione si impossessa di me. 

"Affare fatto"

~•~•~

Ecco a voi un nuovo capitolo? Che ne pensate delle Ombre della Notte? Rappresenteranno un pericolo per i gatti della foresta?

RosaScarlatta: *trema* Quei gatti mi fanno paura!

Sai, non si era capito... Alla prossima!

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