Tormenti

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Una luna dopo
ZampadiTifone's pov
" Come ti senti piccola?"
Alzai gli occhi al cielo, seduta sul mio giaciglio.
" CuorediFiamma, mi faresti il favore di smettere di chiedermelo ogni maledetto giorno? Le ferite si sono rimarginate. Sto bene." sbuffai, irritata dalla regina. " Vai dai tuoi figli."
Lei si ritrasse, lievemente offesa. Poi finalmente se ne andò. Sospirai, leccandomi le cicatrici. Mi facevano ancora male, e non poco. Una stilettata di dolore mi fece ringhiare sommessamente.
" Ancora le cicatrici?"
Mi voltai, MantodiLava era di fronte a me, delle erbe in bocca. Sospirai, stanca:" Sì... mi bruciano."
La gatta me le toccò, causando un'altra stilettata di dolore.
" Sei rimasta a riposo come ti avevo detto?" chiese, lo sguardo blu preoccupato. Trasalii. VolodiCenere non voleva sentire storie. Era passato a insegnare a me e a ZampaGlaciale a lottare. La mia mentore, avendo visto il senso di colpa nel mio sguardo, sospirò esasperata:" ZampadiTifone, insomma! Pensi che io non sappia quello che faccio? Se ti dico di riposare tu devi farlo! Sei un'apprendista sciamana, mi sembra che tu dovresti saperlo meglio di chiunque altro!"
Sentii le lacrime lottare per uscire. Avrei voluto urlarle addosso che non era colpa mia, che ero spaventata, che quel gatto mi teneva in in pugno, che mi sentivo sola...
Ma non potevo e chinai la testa, cercando di non guardarla negli occhi. Sapevo che sarei scoppiata in lacrime se lo avessi fatto. Sussurrai:" Mi dispiace MantodiLava..."
La sua replica fu aspra, come mai lei  mi aveva parlato:" Mi dispiace un accidenti! Sembra quasi che tu non voglia addestrarti! Ti stai pentendo? Ti avevo detto che questa via è dura. O non mi hai ascoltato come non mi ascolti ora?"
Sentii il cuore sprofondare. Scattai in piedi, e sibilai, singhiozzando piano:" I-Io non mi sono mai pentita... Tu non mi conosci MantodiLava. Non mi hai mai conosciuta! Tu non sai niente. Non mi vuoi più come apprendista? Va bene. Ma non fingere che ti interessi di me."
Sussurrai:" Non so come fai a non vedere..."
La gatta mi rimase a fissare a bocca aperta. Le voltai le spalle, correndo fuori. Mi diressi fuori dal campo, correndo. Sapevo che MantodiLava non avrebbe mai potuto raggiungermi, con la sua zampa ferita. Corsi, corsi, piangendo. Arrivai al confine con i bipedi. Saltai la staccionata. Non mi importava più di niente. Forse fuori dai Clan sarei stata in pace. Senza pressioni, senza richieste, visioni, rimproveri.
" Hey gattina! Dove corri?"
Mi voltai di scatto. Un grasso micio domestico, il pelo rosso chiazzato di grigio, mi sorrideva, gli occhi verdi brillanti.
" Non sono affari tuoi." soffiai.
Il gatto rise:" Probabilmente. Odori di foresta, fai parte di quei Clan? Mia sorella me ne parlava."
Mossi le orecchie:" Chi è tua sorella?"
" Principessa. Nostro fratello viveva con loro."
Sentii il sangue gelare:" Chi era... tuo fratello?"
" Ruggine. Ma mia sorella diceva che aveva cambiato nome. Si chiamava StelladiFuoco."
Rimasi un istante in silenzio. Poi sussurrai:
" E... tu?"
" Io sono Flare."

" Perché tu sei qui, se fai parte del Clan del Tuono?"
Guardai il gatto rosso.
" Sono stanca Flare... ho deluso tutti. Non potevo sopportare lo sguardo deluso dell'unica gatta che mi avesse mai voluto bene. Voglio pace."
Il gatto anziano annuì, dicendo:" Se vuoi possiamo andare da qualche parte, tanto i miei padroni sono abituati a vedermi sparire per qualche giorno. Vieni."
Lo seguii, cercando di non pensare.
Non dovevo.
Non volevo pensare.

" Ti prego qui è pericoloso..."
" Dai Flare, hai paura?"
Un attimo.
Un botto.
La sensazione di volare, poi l'atterraggio duro, sull'erba ingiallita dell'aiuola. Il grido di dolore di Flare. Il bipede che rideva, prendendo a calci il gatto anziano, colpendolo alla testa, alla pancia, alla schiena. Poi lo afferrò, inerme e insanguinato, lanciandolo in un rovo. Se ne andò, ridendo.  Mi avvicinai, terrorizzata. Il gatto aveva metà della faccia sfregiata, sangue gli colava dalla bocca e dal fianco. Le zampe piegate innaturalmente.
" F-Flare... no..."
Mi accucciai di fianco a lui. Lo tastai, ma era evidentemente troppo grave. Lo tirai fuori dai rovi, lo sguardo perso.
" Mi... dispiace Flare... è colpa mia."

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