Capitolo Cinque

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AYLA

"C'è qualcuno?"

La voce mi esce stridula rendendomi conto troppo tardi di aver detto una sciocchezza. Insomma se un ladro fosse appena entrato di sicuro non mi risponderebbe, giusto?
La smorfia di Rayden conferma il mio sospetto. Sì, è decisamente una domanda stupida da fare.

Alzo le spalle come a dire 'che c'è?' e si gira. Faccio per affiancarlo ma con il braccio mi rimette dietro di lui. Il suo tocco lieve mi fa venire la pelle d'oca e non dovrebbe farmi questo effetto.

Il pensiero che voglia proteggermi mi si insinua nella testa facendomi sorridere. Ma la femminista che è in me vuole ribellarsi.

"Non voglio la tua protezione" sussurro, "e tu non sei sicuramente il principe azzurro quindi evita di comportarti come tale."

Si gira guardandomi con un sopracciglio alzato, divertito. Il silenzio è assordante, non vola una mosca e comincio a pensare che quel rumore ce lo siamo sognato, perché il nostro inconscio sapeva che stavamo facendo qualcosa di sbagliato.

Si volta completamente verso di me e rimango confusa. A capo chino si avvicina finché non mi blocca contro la porta del frigorifero. La superficie ghiacciata mi fa fare un sussulto.

"Principe azzurro?" La voce è bassa e roca e credo di aver perso il filo del discorso. "E tu chi saresti? La principessa da salvare?"

"H-ho detto proprio il contrario poco fa."

Ho bisogno di respirare e se continua a starmi addosso non ci riesco. Gli appoggio le mani sul petto e cerco di spingerlo via.

"Spostati." Non lo fa e io non lo muovo di un centimetro. Alla fine mi dà di nuovo le spalle e io posso tirare un sospiro fi sollievo.

Ci avviamo verso il retro, il rumore proveniva dal giardino. Quando ci accaffiamo notiamo un vaso a terra con del terriccio versato sul pavimento, come se fosse stato buttato. Allora c'è davvero qualcuno.

Il cuore ricomincia a battere forte tanto da sovrastarmi le orecchie. Qualcosa mi dice che siamo in serio pericolo.

"Dovremmo chiamare la polizia, Ray."

Non lo avevo mai chiamato così. Anzi tendo priorio a non chiamarlo, le uniche volte che l'ho nominato è stato con il fratello. Perciò chiamarlo con un nomignolo mi sembra strano ma è uscito spontaneo.

"Perché? Hai detto che non hai bisogno del principe azzurro. Vai a controllare, dai. Io ti aspetto qui."

Sgrano gli occhi. È terribilmente serio e tranquillo. Come si aspettasse davvero che faccia quello che mi ha detto. Che dovrei fare? Se mi ritraggo passo per una fifona bugiarda, ma se accetto... E se qualcuno volesse uccidermi? A questo non ha pensato?
Perché mi devo cacciare in queste situazioni?

Ok Ayla. Fatti coraggio. Prendo un grande respiro e mi muovo in avanti. Passo dopo passo. Quando mi avvicino ad una sdraio di metallo una figura nera mi sfreccia davanti facendomi spaventare a morte. Scappo tornando indietro fino a saltare in braccio a Rayden. Mi aggrappo alle sue spalle, ancoro le mie gambe ai suoi fianchi e tuffo la testa nell'incavo del suo collo, tutto nel giro di qualche secondo.

Strizzo gli occhi dalla paura, ho il corpo indolenzito da quanto lo stringo forte. Fin'ora Rayden non si è mosso di un centimetro, sembra una colonna di marmo, forse preso alla sprovvista del mio gesto.

Ti prego, non farmi scendere, qui sono al sicuro.

Penso tra me e me. Ora mi scaraventa a terra, lo so. Ma poi... Una mano accarezza la base della mia schiena.

"Ayla."

Stringo più forte fino a quando boccheggia perché non lo faccio respirare. Quando me ne rendo conto lo lascio andare, solo un pochino. Tossisce due volte e appoggia le sue mani grandi sui miei fianchi per staccarmi da lui. Apro un occhio alla volta e Rayden mi sta fissando con la bocca dischiusa. È arrabbiato? Infastidito? Scioccato? Non lo riesco a capire.

"Era... Mmh-mmh, era solo un gattino."

Sussurra quasi in difficoltà. E lo sento a malapena, ma quando mi rendo conto di quello che ha detto spalanco occhi e bocca.

"Un gattino hai detto?"

Faccio per scendere ma le sue mani ancorate su di me mi bloccano. Non passa un filo d'aria tra i nostri busti e solo in quel momento capisco di non fare nessuna fatica a restare appesa. È lui che mi sta sorreggendo. È a questo che servono tutti quei muscoli?

"Posso... Posso scendere ora, grazie."

Al suono delle mie parole sembra risvegliarsi e finalmente riesco a scorgere il solito Rayden. Quello con la faccia arrabbiata e di malumore.
Il suo viso si indurisce di nuovo e quasi me ne pento. Piano mi fa scivolare sul suo corpo tonico, slaccio le gambe dalla sua schiena e le riporto a terra dritte quando sento una specie di rigonfiamento.

Le guance mi si infiammano all'istante ma cerco di non darlo a vedere. Lui deglutisce e mi posa sul suolo che, ora che ho sperimentato, non è poi così tanto stabile. Non quanto lui almeno. Sento le gambe molli ma mi reggo ai suoi avambracci percorsi da vene gonfie e una leggera peluria che non da fastidio, anzi.

Quando è sicuro che posso reggermi da sola mi lascia. La sensazione è la stessa di quando senti che ti manca qualcosa, che ti senti persa.

Scaccio quel pensiero e mi avvio verso il gattino, o almeno verso dove si è potuto nascondere. Giro la testa indietro e Rayden non si è mosso.

"Non vieni?"

Volta le spalle e si mette le mani sui fianchi.

"Tra un secondo." Lo sento borbottare.

"Se vuoi ti aspetto..." Dico titubante.

"Cristo, pulce, va avanti!"

Apro la bocca scioccata dalla sua risposta dal tono così duro.

"Sei proprio uno stronzo a volte!"

Nell'istante in cui quelle parole mi escono dalla gola, mi porto le mani sulla bocca a cono. Ecco. Ora mi uccide. Il silenzio che aleggia non è per nulla rassicurante. Vorrei andarmi a nascondere come ha fatto il gattino poco fa. Ma poi...

Rayden scoppia in una risata buttando la testa all'indietro e reggendosi il petto con una mano.

Sgrano gli occhi allibita dalla scena. Non l'avevo mai sentito ridere, non in modo così sincero almeno. Se ha riso davanti a me l'ha fatto sempre in modo sarcastico. Ma questo è tutt'altro. È un suono così... Bello.
E sono stata io. Io l'ho fatto ridere così. Mi viene spontaneo sorridere.

Si asciuga una lacrima all'angolo dell'occhio destro mentre si gira verso di me, con ancora qualche sprazzo di risata che va scemando.

"Mi hai appena dato dello stronzo?"

E lo dice con il sorriso. Alzo le spalle.

"Può darsi..."

Mi si avvicina cauto con uno sguardo diverso. Sembra quasi... Malizioso.
Ma non si ferma davanti a me, fa il giro e si mette alle mie spalle dove appoggia le sue mani. Si abbassa al mio orecchio e il suo respiro mi solletica la pelle.

"La prossima volta... Ti darò una sculacciata così forte che ti farà male sederti per una settimana. Non farmi diventare davvero stronzo, pulce."

E prima che possa comprendere quello che ha detto, mi spinge verso l'altra sdraio in metallo da dove esce un batuffolo di peli nero. È un cucciolo di gatto dagli occhi azzurri e una spruzzata di peli bianchi sul petto, sotto il collo.


Il cuore mi esplode di tenerezza e dimentico tutto ciò che è accaduto nelle ultime ventiquattro ore.
E quando miagola non reggo.

"Ciao patatino, che ci fai qua? Hai perso la tua mamma? Ma lo sai che sei priorio carino e coccoloso?"

Dico con voce stridula allungando un dito sperando che si avvicini. Con la cosa dell'occhio vedo Rayden alzare gli occhi al cielo. Ma subito mi distraggo quando qualcosa di morbido si struscia sul mio dito. Il gattino fa così con entrambe le guance e io sono follemente innamorata. Apro il palmo della mano e lui con due passi ci salta sopra e si accovaccia mettendosi comodo. Mi viene da piangere dalla gioia per questo piccolo contatto.

Non. Mi. Muoverò. Più. Da. Qui.
Fin quando questo dolce esserino non deciderà di muoversi. Giuro, starò così per sempre se lo desidera.

"Dai, lascialo andare. Così torna dalla sua mamma."

Rayden mi tira un piccolo calcio che non mi fa nemmeno oscillare.

"Cosa? No! Non lo vedi? Mi ha scelta!"

Alza il sopracciglio non capendo cosa sto dicendo.

"Non lo conosci il sistema di distribuzione universale dei gatti? Sono loro a sceglierti, non tu a loro?"

Ammetto che potrei sembrare una pazza, accovacciata a terra e con un gatto minuscolo sul palmo della mia mano, completamente immobile.

"Ok. Allora portatelo a casa."

"No! Non posso. Mio padre non me lo lascerà mai tenere."

Sbuffa spazientito della situazione.

"E che vorresti fare allora? Mia madre è allergica al pelo degli animali. Io non te lo tengo."

Lo fisso intensamente negli occhi, non ero al corrente di questa informazione. Pensa Ayla, pensa.
Poi i miei occhi vanno sul capannino in legno all'angolo del giardino. Lì ci mettono tutti gli attrezzi da giardinaggio e gli oggetti per la piscina. Rayden segue la traiettoria e capisce.

"Col cavolo. Trovargli un altro posto o lascialo libero."

Ok. È ora di fare la ruffiana. Mi alzo con il batuffolo in mano e lo porto al petto, mentre continua a riposare facendo le fusa. STA FACENDO LE FUSA. Potrei morire adesso ed esserne felice. Ma ho un compito da svolgere.

Mi avvicino a Rayden. Curvo le sopracciglia, apro più che posso gli occhi e, perché no, li rendo un po' lucidi. Spingo il labbro inferiore all'infuori e sbatto ripetutamente le sopracciglia.

"Ti prego, Ray. Dimmi di sì. Fallo per Lino."

Sgrana gli occhi per me la mia sceneggiata poi storce la bocca.

"Lino?"

Indico il gatto.

"Lino il batuffolino. O Lina, ancora non lo sappiamo."

Cerca di fare il duro, quello distaccato, ma lo vedo che piano piano sta cedendo. Si morde il labbro e so che è solo per non ridere.

"Ti preeego." Provo un ultima volta.

"E va bene. Ma te ne occuperai tu di quel coso. Se i miei lo scoprono sono fatti tuoi. Non ti aiuterò, mi hai capito?"

Non riesco a trattenere il sorriso e saltello sul posto quasi a rallentatore per non svegliare Lino o Lina. Mi allungo, gli stampo un bacio sulla guancia e lo ringrazio. Rimane interdetto e sbuffa un 'come vuoi'.

Andiamo nel capannino, apre la porta e io cerco qualcosa dove posso metterlo e farlo stare comodo e al caldo. Vedo un vecchio telo da mare usurato e lo prendo. Dico a Rayden di piegarlo e, nonostante mi ha appena detto che non mi aiuterà, fa quello che gli chiedo senza battere ciglio. Una volta fatto poso il batuffolino sull'asciugamano e lui continua a dormire. È ancora un cucciolo quindi dormirà parecchio. Domani andrò a comprare delle ciotoline, i croccantini, una lettiera e una vera cuccia. Magari anche qualche giochino.

Senza fare rumore chiudiamo la porta e torniamo in casa. Non avrei voluto lasciarlo per nulla al mondo, ma so che lì sta al sicuro.

Mi accarezzo il gomito, all'improvviso imbarazzata. Non ho sonno, a momenti i nostri genitori torneranno.

"Vado a casa."

"Ok."

Evita il mio sguardo e vorrei che tornassimo a poco fa, quando rideva e scherzavamo. Ora è come se non fosse successo nulla. Ma forse è meglio così. Lui... È stato gentile solo perché doveva esserlo.

Mi giro per andarmene quando mi afferra il polso per poi lasciarlo subito dopo.

"Ci vediamo domani. Per Lino."

Sorrido e deglutisco, è tutto così surreale.

"O Lina."

"Pff. È un maschio, si capisce perché ti è saltato addosso in un istante."

Stavolta rido per davvero. Forse mi sono sbagliata su Rayden. Nasconde qualcosa di ben più grande. Non è solo scorbutico e cattivo senza ragione. È molto altro.

"Buonanotte Ray."

Ci impiego due minuti per arrivare nella mia camera da letto. In quel momento sento una macchina parcheggiare nel vialetto a fianco. Mi affaccio per vedere i genitori di Riley e Rayden e mio padre scendere. Poi mi giro e noto Ray fare la stessa cosa. Li guarda con un cipiglio strano. Contrae la mascella e i suoi occhi diventano più scuri.

Faccio per salutarlo ma abbassa la finestra con un solo strattone, sbattendolo sul davanzale e mi sorprendo che i vetri non sono andati frantumi visto la forza usata.

Ma che gli prende?

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