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Tu puoi amare.

Blake.

Sono passati sette giorni da quando ho visto il suo corpo sparire tra la folla dell'aeroporto. Avrei voluto che mi notasse nascosto dietro la colonna, le mani in tasca e gli occhi lucidi. Sarei corso da lei, nello stesso momento in cui ho visto le lacrime calarsi lungo le guance.Sono troppe le paure che non conosce, avrei voluto che insistesse invece ho lasciato che si illudesse. Mi isso sulle braccia e sollevo il capo. Il campo non è mai stato così vuoto, il coach mi ha chiesto di restare per parlarne ma appena ha notato il viso livido ha deciso di lasciarmi da solo. Ho fatto qualche flessione per tendere i muscoli delle braccia, ma mi sono ritrovato disteso sul pavimento impolverato con le braccia sotto la testa. Ho valutato a lungo le parole di Nives, non avrei mai pensato che potessero colpirmi così a fondo. Ho ignorato le chiamate di mia madre e persino quelle di Scarlett. Ho guardato il mio riflesso nello specchio, e per una manciata di secondi, il mio viso è stato sostituito da quello di mio padre. Ho pianto come un bambino, mi sono nascosto in camera ed ho fatto crollare tutte le difese. Sin dalla tenera età mi hanno insegnato che comprimere la voglia di piangere è sinonimo di forza, ma ad oggi posso dire che non è così. Piangere vuole dire essere ancora capace di provare emozioni. Vuol dire essere ancora capace di avvertire dolore. Mi accorgo che la porta si è aperta, la testa rossa di Daisy fa capolino attraverso essa.
«Sapevo di trovarti qui» un sorriso a trentadue denti le orna le labbra.
Si stende al mio fianco ed appoggia la testa sulle gambe, entrambi non proferiamo parola per non interrompermi flusso dei pensieri. Mi conosce bene e sá che potrei crollare da un momento all'altro. Non è solo Nives il problema, sono tante le cose che mi fanno stare male negli ultimi tempi. Penso costantemente a mio padre, a tutto quello che avremmo potuto fare insieme se solo lui non avesse scelto la deviazione sbagliata. Penso a quanto io abbia bisogno di un abbraccio dall'uomo che mi ha cresciuto, penso a quanto mia madre abbia bisogno di me mentre io non ci sono. Vorrei essere l'uomo che ho sempre desiderato, invece, sono solamente un ragazzino che ha paura di affrontare la realtà.
«Lei sarebbe rimasta se solo tu ti fossi scusato» sussurra, incrociando casualmente i suoi occhi con i miei.
So benissimo di chi sta parlando, per questo è venuta.
«Lei ha semplicemente scelto quello che in realtà avrebbe dovuto fare tanto tempo fa. Le serviva un pretesto, una scusa facile ed ha scelto me» le parole fluiscono velocemente fuori dalla bocca.
Daisy estrae una cicca dal pacchetto e mi porge una delle sue Camel.
«Nivs odia le Camel» espone, annuisco ricordando vagamente l'ultima volta che le ho confessato di essere pazzo di lei. È stata la sera in cui l'ho baciata per la seconda volta. È stata la sera in cui ho ricevuto il bacio più bello della mia vita, lei era incapace di fermarsi. Io mi ero persino dimenticato come si facesse a respirare. Dopo Julie non avrei mai pensato di volere una ragazza nello stesso modo in cui ho sempre desiderato lei. Quando abbiamo fatto l'amore ho sentito i battiti del suo cuore in sincronia con i miei, mi tremavano le mani e le gambe al pensiero che nessuno prima di me l'aveva sfiorata. Perché si, sono stato la prima volta di Nives Hamilton. Non si è mostrata impacciata, non si è vergognata quando è rimasta nuda davanti al mio sguardo. In quel momento ho pensato che amarla era estremamente riduttivo, che io avrei voluto vederla sempre in quel modo. Con quella sicurezza che non ha quasi mai.
«Le ho dato il tuo pacco» c'è una punta di rimprovero nel tono, ma so che Daisy non potrebbe mai essere realmente adirata con il sottoscritto.
«Cosa c'era nel pacco?» mi passa la cicca quasi intera e tossisce conclusivamente. Cerca l'inalatore nello zaino, ma lo trovo io. Aspira e collassa sul pavimento con le mani sul petto, ha il respiro spezzato.
«Cazzo Daisy, ti ho sempre detto di lasciar perdere questa merda» mi metto a sedere, le accarezzo i capelli per tranquillizzarla. L'ultima volta che ho controllato, Daisy non aveva più un solo pacchetto nascosto sotto al materasso. Non è più così, la situazione è peggiorata. Sono stato stato troppo occupato con me stesso per accorgermi che ha ripreso ad inalare nicotina.
«Lascia stare, questa è la prima dopo sei mesi. Le ho comprate per te, ma come vedo non hai gradito il regalo. Adesso ho bisogno di sapere, cosa c'era nel pacco misterioso?»
Il canto dei folli di Charles Bukowsky e altri quattro libri di cui ricordo ogni singola parola. Tutte le poesie racchiuse in quei libri mi hanno lasciato qualcosa. Un brivido, un tremolio, un pensiero. Ho amato ogni parola di ogni singola pagina. Tra di loro ho nascosto una lettera, piegata in quattro e lasciata lì per essere letta da lei una volta aperto il pacco.
«Ho scritto una lettera molto tempo fa. Avrei preferito che la leggesse qui con me, ma il destino ha scelto due strade differenti per noi» inizio a giocare con le dita, mi accorgo dei vari rigonfiamenti in alcuni punti.
«Io non so amare Daisy, lei ha ragione. Tutto ciò che al mio passaggio viene sfiorato, si distrugge. Non sono capace di amare una persona senza risucchiare la sua anima. Sono distrutto, uno specchio rotto non lo vuole nessuno» inspiro l'ultimo tiro, getto la cicca nel piccolo contenitore d'argento. La rossa è immobile al mio fianco, riesco a percepire le sue gemme verdi che mi scrutano confuse per le mie parole.
«Invece riesci a rendere tutto più complicato. Le cose semplici non piacciono a tutti e Nives non ha mai detto il contrario. Io penso che tu debba semplicemente concederti un'altra possibilità, Julie non tornerà e Nivs è l'unica che riesce a renderti davvero felice. Mi sono accorta di come la guardi, ce ne siamo accorti tutti. Sei diverso quando sei con lei, sorridi con gli occhi e non con le labbra. Diventi uno stupido quando pronunciano il suo nome e vorresti prendertela con il televisore ogni volta che esprimono opinioni personali su di lei. Sei innamorato Blake. Dovresti concederti la possibilità di amare senza limiti e senza barriere. Tu puoi amare» si alza con uno scatto delle gambe, lasciandomi interdetto.
Il pomo d'Adamo si abbassa quando inghiotto fiotti di saliva.
Sono innamorato.
«Adesso devo andare Dorian mi aspetta qui fuori, ha un'importante appuntamento con un'azienda e desiderava la mia presenza. Vai a riprendertela, lei aspetta solo te» stampa un bacio sulla fronte.
Le sussurro di stare attenta, ma corre verso l'uscita come una lepre. Ripenso alle parole di Daisy. La palla per la quindicesima volta, entra nel canestro e rimbalza nella direzione opposta.
Davvero è innamorata di me? Dovrebbe amare qualcuno che potrebbe offrirle molto più di tutto questo.
Invece lei ama me.
Dovrebbe amare un ragazzo di buona famiglia, non il figlio di un detenuto.
Lei ama me, ha bisogno di me.
Io ho bisogno di lei.
Chiamo Starr, le chiedo l'indirizzo della casa e quasi con urgenza prenoto un volo last-minute.
Sto arrivando Nivs, vengo a riprenderti per non lasciarti andare mai più.

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