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A vincere è...

Nives

Peter Pan credeva nelle fate.
Cenerentola sperava di tornare a casa prima della mezzanotte.
La sirenetta di poter ricevere dei piedi.
Bella di poter salvare la Bestia.
Io? Io credo nel destino, nulla è lasciato al caso. Tocca a noi seguire la retta via, persino Dante si ritrovò nella selva oscura quando perse la strada. Tutti abbiamo delle possibilità, l'importante è saper scegliere giusto. Speranza è sinonimo di ottimismo. Sono rinata nello stesso momento in cui ho messo piede nel posto in cui mi è stata privata la libertà d'espressione, nel momento in cui tornare a Denver mi ha reso una donna forte. Sono rinata nello stesso momento in cui Blake mi ha guardata per la prima volta. È stato lui la mia speranza. Ho trovato l'amore che cercavo da molto tempo. Non ho più avuto bisogno di preoccuparmi per il futuro, nulla mi faceva paura. Quando ho iniziato a scrivere di Elettra e Hunter non pensavo di poter provare le stesse emozioni che il mio cuore dettava, ma inconsciamente una parte di me già sapeva. Sarebbe arrivato qualcuno a sconvolgere i piani della mia vita, rendendoli imperfetti. Perché Blake è tante cose, ma la perfezione non fa parte delle sue caratteristiche principali. Il nostro amore non è quello delle favole, non è mai stato ricoperto d'oro oppure di fiori profumati, sempre pieno di spine e schegge. Blake ha sempre fatto la differenza non solo nel basket, ma anche nel campo chiamato: vita. Ha sempre preferito il silenzio piuttosto che urlare al mondo il suo dolore. In questi quattro mesi mi ha insegnato tante cose. Mi ha insegnato ad essere forte, furba e ad amare. Amare senza barriere, senza pregiudizi, senza interruzioni e con passione. Ripenso ai giorni senza di lui e mi si forma un magone in gola, non vorrei che andasse via mai. É parte di me, parte mancante del mio cuore. Sento le lacrime cadere lungo le guance, ho paura che questa felicità duri così poco da sfuggire al mio controllo, ancor prima che me ne accorga.
«Smettila Nivs» mi richiama dallo stato di trance, mettendomi una mano all'altezza del cuore.
Batte forte, solo per te.
Vorrei dirgli tante cose ma mi limito ad annuire con un cenno del capo, Drew sta per fare la sua comparsa sul ring. Mi ritrovo nello stesso posto in cui ho intravisto un cuore nel buio pesto del suo petto, dove mi è stata concessa la possibilità di entrare nella sua mente. Con Drew nello stesso posto, recuperati ed accolti come se non avessimo mai rinunciato alla nostra amicizia. È stato un fratello per me, un compagno di vita.
«Eccolo!» esulta Starr, indicando il suo ragazzo. Saluta tutti alzando il braccio dentro, indossa i guantoni che gli ho regalato il giorno del suo compleanno. Ha preferito indossarli in un'occasione importante, non potrei esserne più che felice, riesce a dare importanza ad ogni mio gesto. Sono orgogliosa dei traguardi che ha raggiunto con le sue forze, adesso capisco perché è così affine con Blake. Hanno entrambi le stesse ferite da curare, Starr è davvero fortunata ad essersi innamorata di lui. Stringo la mano del mio fidanzato, guardando con la coda dell'occhio Chris e Daisy intenti ad acclamare Drew.
«È molto bravo, Jordan avrà del filo da torcere sento dire al mio fianco. Mi scosto per origliare meglio la conversazione: basso, la carnagione olivastra risalta gli occhi chiari messi in evidenza da un paio di occhiali dalla struttura spessa. Ricevo uno sguardo indignato, nello stesso momento in cui vengo colta in flagrante dal giocatore di basket.
«Non fissare troppo le persone, qui non sono tutti buoni» mi rimprovera, tirandomi verso sé. Sporge il capo per lasciare un bacio sulle mie labbra a pochi centimetri dalle sue, mi basta un solo secondo per riconoscere il profumo che emana il suo corpo.
One Million, quello di sempre. Mi concentro, precisamente sul mio migliore amico, il coach esulta infilandogli il paradenti con calma, mentre lo sfidante scalpita dall'altra parte del quadrato.
«Jordan Ares Jones non era stato accusato di aver assunto droga alcuni mesi fa?» dice Chris, chiede conferma a Dorian. Il ragazzo dai capelli corvini annuisce, prendendo la mano di Daisy per proteggerla dalla folla. Non è sicuro qui, ci sono troppi uomini. Blake guarda tutti con una tale alessitimia da far paura, l'empatia non è il suo forte. Vorrei riuscisse a trasmettermi un minimo della sua sicurezza in un posto come questo: dove la violenza riecheggia tra le mura. Parte il fischio d'inizio che mette a tacere tutti i presenti. Drew parte per primo caricando un pugno nella parte alta della guancia, mira all'occhio, ma invano. Jordan è più veloce, si rimette in posizione eretta subito dopo. Il ragazzo dalla pelle scura è in netto vantaggio rispetto a quello con la pelle chiara. Dovrei tifare per Drew, ma non posso non ammettere che Jones affascina ad ogni colpo. Quest'ultimo riesce a distrarre il mio amico, attacca con un calcio alla gamba sinistra e un gancio sullo zigomo destro. Blake ringhia inferocito alla vista dell'occhio gonfio del suo coinquilino, il destro appena ricevuto è stato terrificante. Il primo round finisce con quest'ultimo sanguinante e Jordan illeso da ogni colpo. L'immunità sembra essere dalla sua parte. Nel secondo tempo qualcosa in Andrew scatta improvvisamente, drigna i denti e ruggisce come un leone che ha appena scovato la sua preda. Colpisce la parte debole con ferocia, sorridendo malvagio. Nessun colpo riesce a fermarlo, prima che possa anche solo prepararne un altro, il corpo di Jordan cade inerme sul pavimento.
Andrew è il nuovo campione.
Piango.
Sento le lacrime calarsi lungo le guance, mentre corriamo verso il nostro amico. Tiene la coppa tra le mani, ma quando incontra la sua amata la lascia cadere sul pavimento. Mi tremano le mani, ogni singolo momento poteva essere quello decisivo per la sconfitta. Drew è riuscito a coronare il suo sogno.
Blake lo stringe fortissimo quando arriva il suo turno di congratularsi.
«Credevo in te, l'ho sempre fatto» le sue parole colpiscono le corde della mia anima. Come posso aver solo dubitato di lui? Blake è il ragazzo più buono che io abbia mai conosciuto. Siamo così storditi dal momento che non ci accorgiamo della figura che sta venendo nella nostra direzione. Alto, molto alto. È l'unico aggettivo che potrebbe descrivere Jordan Ares Jones.
«Complimenti!» stringe la mano del mio amico con una presa ferrea.
I nostri sguardi s'incontrano per un secondo, strizza l'occhio nella mia direzione.
«Lo conosci?» nego con un cenno del capo, mai visto in vita mia. Il moro assiste alla scena senza mutare d'espressione. È turbato. Blake si fida di me, io mi fido di lui. Ci dirigiamo verso l'auto in silenzio, non proferiamo parola. Affanna quando non riesce ad infilare le chiavi, lo guardo stranita ma sono consapevole di essere la causa della sua agitazione.
«Non mi è piaciuto il modo in cui ti ha guardata, voleva spogliarti con gli occhi» ecco il suo lato insicuro, quello che mostra solo in alcuni momenti.
«Non ci conosciamo, non l'ho mai visto prima. Non voglio litigare okay? Sta andando tutto bene tra noi»
«Non litighiamo da un po' in realtà»  ed è vero, ma non sembra il momento giusto per puntualizzarlo.
«Stavo pensando che...» blocca la mie parole.
«Non hai più bisogno, ci penso io a te» mi sorprende ancora una volta. Le sue mani scivolano lungo i miei fianchi.  «Vuoi andartene ancora?» il suo naso tocca volontariamente il mio, il suo respiro s'infrange sulle labbra. No, non voglio più andare via.
«
Il mio posto è qui con te» infilo le mani nei capelli, mugugna di piacere.
«Io sarò sempre con te, fino alla fine dei miei giorni» prego in silenzio che questa sensazione di piacevole serenità non finisca mai.

Fino alla fine, per sempre.

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